Nel presente volume l'Autrice traccia un'analisi dettagliata di tutte le sculture realizzate da Wiligelmo e dalle maestranze a lui direttamente collegate sulle Porte collocate all'esterno del Duomo. Se con ciò l'opera non vuole certamente pretendere di esaurire le questioni affrontate, si propone almeno di indicare nuovi percorsi di lettura che tengano in considerazione non solo gli aspetti iconografici, letterari e storico-artistici, tendenzialmente privilegiati, ma anche quelli per così dire "filosofici" di un'epoca in cui il pensiero cristiano ha svolto un ruolo fondamentale nella formazione della cultura. Proprio a partire dalla filosofia si intende tracciare, per la prima volta, una nuova ed originale interpretazione complessiva del programma scultoreo del Duomo di Modena.
Il libro, che si propone essenzialmente finalità divulgative e didattiche, va inteso come testo integrativo e di supporto ai molti e validi manuali oggi in circolazione. Il periodo storico affrontato è l'alto medioevo con quasi esclusivo riferimento alle vicende dell'Europa Occidentale ove si è formata quella civiltà che è parte di noi stessi e che deve essere al tempo stesso riaffermazione orgogliosa di una identità culturale e di una comune sensibilità.
Il libro indaga sulle vicende del tenimentum Silae, antico demanio della Corona e uno dei più estesi del Regno di Napoli, le cui prime memorie documentate risalgono al duca Ruggiero il Normanno e la cui storia ha influenzato gli svolgimenti politici dell'Ottocento e quelli sociali del Novecento, fino al secondo dopoguerra. Una particolare attenzione è rivolta al secolo XIX, che ha conosciuto le cosiddette leggi eversive della feudalità che hanno influenzato le vicende della Sila, sebbene quest'area ne fosse esclusa -, l'usurpazione dei demani e degli usi civici, e il conseguente inasprimento dei rapporti sociali, tanto che quasi tutto il secolo fu caratterizzato da una forte tensione popolare volta alla rivendicazione degli usi civici usurpati o alla divisione delle terre comunali. Con il passare degli anni, infatti, la piccola borghesia agraria, detentrice delle cariche comunali, si era impadronita delle terre indivise, frammentandole e usurpandone la proprietà.
Una camicia pulita, una frase imprudente, una berretta gialla, un atteggiamento sospetto o sospettabile: alla fine del Cinquecento e nel Seicento poteva essere sufficiente uno di questi elementi per essere sottoposti a processo davanti al Santo Tribunale dell'Inquisizione di Venezia. A volte gli imputati venivano accusati di giudaizzare, vale a dire onorare in segreto le usanze ebraiche, come la celebrazione del sabato o di altre feste rituali, oppure il rifiuto di mangiare carne di maiale o altri cibi proibiti. Spesso al centro dell'attenzione erano i marrani, cioè gli ebrei di origine iberica che avevano subito il battesimo coatto.
Da scontro civile a gioco letterario, da campo di azione a grammatica del comportamento: il tragitto percorso dalla riflessione cinquecentesca sull'arte del conversare raffigura il difficile equilibrio tra la dimensione privata dell'esercizio intellettuale e la dimensione pubblica del servizio cortigiano prestato al signore. Già prima della stagione che vede l'affermazione della figura professionale del segretario, la cultura italiana si interroga sulla possibilità di individuare spazi, rituali simbolici e forme di convivenza che garantiscono la separatezza dell'attività intellettuale. In quattro capitoli, che vanno dal trattato "De sermone" di Pontano all'"Apologia innanzi al Tribunale dell'Inquisizione" di Sperone Speroni, passando per l'opera di Castiglione e Della Casa, questo libro descrive la tensione culturale e politica che si nasconde dietro il dibattito sulla conversazione e l'arte del racconto. Una vicenda che si sarebbe chiusa con l'identificazione di uno spazio insieme astrato e corposo, inerte ma sempre riattivabile: la pagina del libro avrebbe infine smesso di confrontarsi con la viva parola orale che agitava le corti e le piazze per diventare un luogo ideale di identificazione collettiva.
Questo libro raccoglie al proprio interno le fonti d'epoca indispensabili per una conoscenza diretta del mondo storico e spirituale della crociata, scelte, tradotte e commentate da Franco Cardini. Al di là di ogni discussione sul senso e il valore dell'esperienza crociata, la conoscenza delle fonti dirette del tempo consente al vasto pubblico di accedere direttamente e in prima persona alle motivazioni che spinsero migliaia di europei verso un'avventura, spesso tragica, che ha cambiato la storia del Mediterraneo.
A partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, l'Europa ha vissuto enormi cambiamenti sociali, ideologici e politici. Sono state proprio le distruzioni umane e materiali prodotte dalla guerra a spingere i popoli del continente ad una rottura radicale con il proprio passato, ad indurli a trasformare questo spazio geografico da contenitore di Stati in antica rivalità e costante competizione tra loro in un laboratorio in cui si vanno sperimentando nuove forme di stabilità, tolleranza, democrazia e prosperità. Nelle quattro parti in cui è suddiviso il volume, Hitchcock analizza il ruolo giocato dagli europei di fronte al predominio americano e sovietico e le sfide opposte da leader come de Gaulle, Brandt, Thatcher e Mitterrand alle due superpotenze.
Il volume ricostruisce l'elenco delle dinastie e di tutti i sovrani che hanno lasciato il loro nome e il ricordo delle loro vicende nei tre millenni della storia dell'Egitto antico dalla I dinastia (3150 a.C.) alla conquista romana (31 a.C.). La sconfitta subita ad Azio, infatti, pose fine al sogno di un grande impero d'Oriente come lo avevano immaginato Antonio e Cleopatra. Il vincitore Ottaviano fece dell'Egitto una provincia romana. I faraoni delle dinastie indigene e di quelle degli occupanti stranieri che avevano assunto i titoli del protocollo e le prerogative sovrane proprie della tradizione egiziana, vengono qui elencati in ordine di successione, ciascuno nel suo contesto storico e nei conseguenti risvolti religiosi, politici e sociali.
Sanzioni, obblighi, espulsioni, privazioni, fino all'internamento e alla deportazione: l'Italia non fu seconda a nessuno per la meticolosità e la severità delle misure imposte agli ebrei. Con una prosa netta e incisiva, Colletti ricostruisce la genesi e la natura della legislazione antiebraica dalla sua fase di avvio, alla confluenza tra razzismo coloniale e antisemita, fino ai tardivi risarcimenti da parte della Repubblica. Una persecuzione che non conobbe tregua fino all'armistizio del 1943 e che ebbe il suo culmine in una vera e propria dichiarazione di guerra da parte del fascismo della Repubblica sociale, durante l'occupazione dell'Italia da parte della Wehrmacht.