Corrado Augias è un comunicatore? Questo volume nasce dalla convinzione che capire cosa sia un comunicatore equivalga a capire gran parte della società dei nostri tempi. La comunicazione ha tessuto, infatti, una tale indissolubile alleanza con la realtà - si è a tal punto confusa con essa - che di tale confusione questa figura finisce probabilmente per diventare la prima entità da indagare. Scongiurando l'ipotesi che si possa fare cultura sullo schermo solo a patto di farla male, Augias è riuscito a elevare la televisione alla cultura invece di abbassare la cultura alla televisione, smentendo il luogo comune che vorrebbe ridurre quest'ultima a mero contenitore. Ma Corrado Augias non è solo uomo di televisione: al mestiere di comunicatore ha associato, negli ultimi anni, quello di divulgatore della storia del cristianesimo. È diventato così un punto di riferimento fondamentale per chiunque - esperto o neofita che sia - voglia restituire un significato più profondo di una semplice eredità storica a quella che è considerata da molti la "radice" dell'identità europea.
Conobbi Claudio Magris qualche anno fa, In Egitto. Su un breve tratto di arenile accanto alla fortezza di Qaitbey, a una mia confidenza rispose, citando Singer: "Comportati come se fossi felice: la felicità verrà dopo". E in un attimo capii che si poteva essere infelici senza troppo badarvi. Cioè, più o meno, essere distrattamente felici. Magris ci ha narrato la straordinaria forza morale che tiene insieme l'esistenza. Quella che sovrintende all'armonia fra unità e caos, fra grandezza e meschinità, fra luce e ombra, fra Tolstoj e Kafka, fra epica e nichilismo. O, utilizzando una metafora di cui egli è diventato analista insuperato, fra l'Impero asburgico e il suo crollo. Il dispiegarsi della misteriosa avventura umana nella sua perpetua ricerca di una sintesi - per dirla con lo scrittore Ernesto Sàbato fra dimensione "diurna" e dimensione "notturna". Parlare con lui è quindi parlare del tempo che stiamo attraversando, in quello che di migliore ha perso e in quello che di buono, quando può, riesce a conservare. Compresa la moralità, che non tollera date di scadenza.
Pensioni d'oro, stipendi d'oro, consulenze d'oro. Una parte dell'Italia si arricchisce grazie all'intreccio di politica e affari, cosa pubblica e interessi privati, derubando l'altra parte dell'Italia: quella dei pensionati, dei lavoratori dipendenti, dei precari, degli imprenditori onesti. A vent'anni da Tangentopoli il Paese, da Nord a Sud, annega negli scandali: questo libro ve li racconta.
Una storia di amicizia e di potere tra due figure storiche straordinarie. Aristotele racconta la vita trascorsa alla corte di Filippo il Macedone in qualità di tutore del giovane e ribelle Alessandro Magno. Il rapporto tra i due, reso complesso da ambizioni, affetti e intrighi imperiali, va stringendosi sempre più, sul drammatico sfondo delle guerre di conquista e delle liti di corte. Tra conflitti, passioni e dolori, il filosofo racconta con brillante ironia la crescita del ragazzo sotto la propria guida, poco prima che questi erediti il regno paterno e diventi il più leggendario dei conquistatori mai esistiti.
«Drogati di merda». Così Don saluta i suoi ragazzi che gestiscono l’osteria marinara A’ Lanterna in via Milano dove si mangia un pesce da favola. «Ciao Don, in ritardo questa sera…», è la risposta di Fabio, che serve ai tavoli. Don gli batte una mano sulla spalla e poi girandosi verso di me: «Solo io li posso chiamare così».
Nel saluto c’è tutto l’affetto del mondo per i suoi giovani, per i tanti che sono passati dalla comunità di San Benedetto al Porto, che lui ha aiutato a uscire dal tunnel della droga e del malaffare.
Don lo avevo incontrato altre volte, durante un dibattito o un suo intervento in qualche mia trasmissione. Le sue parole mi hanno sempre affascinato, non sono mai buttate al vento, hanno sempre un senso, ti rimangono dentro, ti fanno pensare (è banale dirlo figuriamoci scriverlo, però non ho altro modo per raccontare quello che provo).
Quando è stato ospite a Che tempo che fa, mentre Fazio lo intervistava, io ero seduto dietro la scena, seguivo la ripresa attraverso un monitor di servizio, ascoltandolo pensavo: «Peccato che Don sia un prete, se fosse un politico, avremmo trovato il nostro leader». È facile fare il rivoluzionario con il fucile in mano, anche se a volte è inevitabile, soprattutto quando si lotta contro il dittatore o l’usurpatore.
Di Andrea Gallo conosco quasi tutto e mi sono reso conto, studiando la sua vita, che è quella di un grande rivoluzionario – sicuramente lui non sarebbe d’accordo con questa affermazione, scommetto che mi direbbe: «Io ho seguito solo le impronte lasciate da altri» – non solo per il bene che fa, ma per la forza della sua parola, l’esempio dato dal suo modo di vivere, per la capacità di rendere semplice tutto quello che è complicato.
Così ha scritto in una lettera pubblicata dal «Secolo XIX» qualche tempo fa: «Mai finora ci siamo ritrovati con animocosì turbato come oggi. Siamo di fronte, nel nostro bel Paese, a una caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica. La mia coscienza di uomo e di prete che intende coniugare fede e impegno civile è in difficoltà a prendere la parola. Dov’è la fede? Nelle crociate moralistiche? Dov’è la politica? Nei palazzi? Dove sono i partiti? Sempre più lontani. È una vera eutanasia della democrazia, siamo tutti corresponsabili, anche le istituzioni religiose».
Loris Mazzetti
Una società che investe sull'energia nucleare è una società che ha deciso di non fare i conti con l'estinzione nostra e della Terra. Le politiche energetiche attuali non prevedono un futuro, sia che si concentrino sui combustibili fossili, sia che scommettano sul nucleare: in un caso ci aspettano infinite guerre, nell'altro infinite Fukushima. La fine dei dinosauri. Testi per un altro futuro non è solo un libro contro il nucleare, ma la descrizione di un futuro possibile, purché gli investimenti si concentrino subito sulle energie rinnovabili, con un impegno generale, di cui i comuni, le regioni e i cittadini saranno i principali protagonisti. Hanno scritto Stefano Argirò (fisico), Federico M. Butera (fisico), Stefano Gaserini (climatologo), Marcello Cini (fisico), Guido Cosenza (fisico), Giuseppe Genna (scrittore), Roberto Natalini (matematico), Giuseppe Onufrio (fisico, Greenpeace Italia), Wolfgang Palz (fisico), Giorgio Parisi (fisico), Tommaso Pincio (scrittore), Francesca Sartogo (architetto, EuroSolar Italia), Hermann Scheer (premio Nobel alternativo '99 per l'Energia Solare), Stefano Sylos Labini (geologo), Junko Terao (giornalista), Paolo Valente (fisico).
Vincitore del Premio Satira Forte dei Marmi, miglior blog italiano dal 2009, Spinoza.it è ormai il punto di riferimento della satira in rete. Ogni giorno la community coordinata da Stefano Andreoli e Alessandro Bonino offre a centinaia di migliaia di lettori un controcanto satirico alle notizie di cronaca, politica e attualità, conquistando un numero sempre crescente di fan con il suo stile scorretto e irriverente, che ha dato vita a innumerevoli tentativi d'imitazione. Dopo "Spinoza. Un libro serissimo", il collettivo satirico più saccheggiato del web torna a raccontarci il mondo con una nuova raccolta. 2.500 battute (in gran parte mai pubblicate sul sito) più velenose che mai in cui oltre seicento autori, con dissacrante verve, fanno deflagrare la realtà: un'ironia che non si ferma davanti a nulla, travolgendo convenzioni e barriere. Una risata che vi disseppellirà.
Giulio Giorello non disdegna confrontare il pensiero del filosofo con quello di qualunque altro essere umano. Tale attitudine è ancora più esplicita in questo volume: lo spirito di disponibilità al confronto, che presiedeva all'idea di "società aperta" di Karl Popper, trova qui risonanze particolari. Giorello abbatte il preconcetto disciplinare e accademico di filosofia e chiede riflessione sul senso a chiunque sia in grado di proporla. Né retrocede all'avanzata della fisica e della matematica nei territori della speculazione. Ma, soprattutto, sulla scia del suo maestro e "antagonista" Ludovico Geymonat, riconosce che oggi "la filosofia si annida proprio nelle pieghe della scienza". Una combinazione così fertile che, probabilmente, tra i tanti saggi scritti, meritava una riflessione ulteriore: quella che si propone qui.
L'Italia è stata fatta contro la Chiesa cattolica? Mazzini può essere definito un terrorista? Cosa successe a Pontelandolfo? E a Debrà Libanòs? Chi erano gli Imi (Internati militari italiani)? I partigiani comunisti volevano instaurare un regime stalinista? Cosa c'entra la Resistenza con la Costituzione? Alla fine della guerra c'è stata la mattanza dei fascisti? Cos'è stato il "boom economico"? Cos'era Gladio? E la P2? Cos'è la Padania? Cento domande (e risposte) a un interrogativo sempre più diffuso "Ma che Paese è questo?" Un Paese capace di combattere per i valori che la Costituzione ha sancito, ma troppe volte passivamente esposto a progetti autoritari o pronto a chiudersi nel proprio "particolare", accettando compromessi etici prima ancora che politici. Un percorso attraverso centocinquant'anni di storia unitaria, un contributo a mantenere viva l'ostinata speranza che esista la possibilità di un'Italia migliore, riuscendo finalmente a recuperare, anche attraverso una seria riflessione sulla sua storia, il proprio ruolo nel panorama europeo.
Fecero l'Italia. E poi, indigesti e spesso incompresi, continuarono a combinarne di tutti i colori. I Mille di Garibaldi. I Mille dopo la Spedizione del 1860. Chi finì in Patagonia e chi a Sumatra. Un gruppo di lombardi deportato in Siberia, altri sbaragliati in Africa, in molti emigrati all'estero. Un direttore di giornale assassinato dagli anarchici, parecchi chiusi in manicomio, chi si suicidò in un fiume e chi con una rivoltellata, un ungherese ingegnere tentò invano di realizzare grandissimi canali, un tiratore scelto bergamasco finì a cacciar gatti e un suo compaesano risalì l'Italia con un teatrino di marionette. A Roma uno di loro fu il primo sindaco, un altro ormai ultraottantenne aderì più tardi al fascismo, l'unica donna fu ripudiata dal potente marito diventato primo ministro. L'ultimo dei Mille morì nel 1934. Per oltre settant'anni, dopo la Spedizione, i volontari garibaldini continuarono a dare filo da torcere. In questo libro, Paolo Brogi ricostruisce la grande diaspora dei garibaldini, la miglior gioventù di allora. Con Oreste Baratieri sconfitto ad Adua, Giuseppe Cuzzi prigioniero in Sudan, Febo Arcangeli nei campi di prigionia dello zar, Carlo Invernizzi sepolto vivo nel terremoto di Messina, Giuseppe Nuvolari contadino e accanito accusatore del nepotismo meridionale, Nino Bixio stroncato dal colera nelle isole della Sonda e altri duecento garibaldini seguiti nelle loro esistenze inquiete. Prefazione di Gian Antonio Stella.