
L'autobiografia di S. Ignazio di Loyola, nota anche come "Il racconto del pellegrino", è un testo fondamentale della spiritualità ignaziana, e una risorsa indispensabile per conoscere la personalità del fondatore della Compagnia di Gesù. S. Ignazio era un uomo umile e riservato, che non amava parlare di se stesso. Se raccontò la storia della sua esperienza personale, fu solo perché la richiesta insistente di alcuni giovani confratelli gli fece comprendere che gli ascoltatori e i futuri lettori, intuendo il significato universale di quanto era a lui accaduto, avrebbero potuto trovare aiuto e orientamento per il loro cammino umano e spirituale.
Questo libro è dedicato a tutti coloro che si sentono attratti dalla preghiera, o perchè non hanno mai pregato veramente e desiderano cominciare, o perchè pregano da tempo ma non sono soddisfatti. Non tratta tutti i tipi di preghiera ma solo quella personale. Insegna come renderla più viva, più intensa, più profonda: una preghiera che non sia solo opera dell'intelligenza, ma che proceda soprattutto dal cuore. Possiamo infatti distinguere in noi un livello più superficiale (quello della mente) e uno più profondo (quello del cuore). Il livello della mente è quello del ragionamento, delle analisi, delle distinzioni; il livello del cuore è quello dei sentimenti, delle intuizioni, delle decisioni.
Il volume presenta un commento spirituale e pastorale delle letture della Sacra Scrittura che la liturgia propone per le celebrazioni eucaristiche delle domeniche e delle solennità per il secondo anno del ciclo triennale, detto Anno B. Scritto in uno stile chiaro e semplice, il commento cerca di manifestare le molteplici ricchezze della Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, e di nutrire così la preghiera e la vita cristiana. La caratteristica dell'Anno B è il ricorso abituale al Vangelo di Marco. Di questo Vangelo si può dire che è il Vangelo degli eventi e del mistero. A differenza di Matteo, Marco non riferisce molti discorsi di Gesù, ma racconta i fatti con maggior abbondanza di dettagli, presi dal vivo. D'altra parte, Marco sottolinea l'aspetto paradossale e misterioso della rivelazione di Gesù Cristo. Tutto il ministero di Gesù viene messo sotto il segno del "segreto messianico". Le letture bibliche dell'Anno B ci aiutano molto ad accogliere meglio nella nostra vita "il Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio" (Mc1,1), Vangelo illuminante ed esigente, nel quale Gesù ci dice: "Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc 8,35).
Che senso ha parlare di "riparazione"? L'autore vuole chiarire il Significato di questa espressione, così tipica della spiritualità del Sacro Cuore, tanto da caratterizzarne per secoli il linguaggio e la pratica. Gesù Cristo è l'unico che ha veramente espiato tutte le nostre colpe, e noi tutti viviamo nel Suo perdono: a noi dà, nella grazia dello Spirito Santo, la possibilità di amare Dio e il prossimo, proprio perché Lui ci ha amato per primo. I nostri atti di giustizia, dunque, non ottengono quella misericordia che ci è stata data gratuitamente, ma la rivelano; sono veramente atti umani, interamente nostri, e al tempo stesso dono gratuito di Dio a noi Suoi figli, che siamo stati creati in Cristo Gesù per le opere buone affinché le praticassimo.
Per quanto le tre Lettere cattoliche commentate in questo volume non siano tra gli scritti più considerati del Nuovo Testamento, esse conservano e trasmettono con singolare efficacia l'evangelo primitivo, che fu vissuto e annunciato al mondo dalle Chiesa dei primi discepoli di Gerusalemme. La memoria riconoscente di quella della Chiesa, composta esclusivamente da giudei, che fu madre di tutte le Chiese, costituisce ancora l'incentivo doveroso e fecondo per ogni futura evangelizzazione. A partire da Gerusalemme, la lettura spirituale della Lettera di Giacomo, della Lettera di Giuda e della Seconda lettera di Pietro interpella la missione delle nostre Chiese di oggi e trasmette un'eredità sempre creativa alle Chiese di domani.
Nel suo primo Angelus, Papa Francesco ha detto: "Non dimentichiamo questa parola: Dio mai si stanca di perdonarci, mai! Ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti voi". A Roma, la persona che più di tutti personificava l'instancabile misericordia di Dio nel confessionale fu il gesuita Padre Felice Cappello, morto in fama di santità nel 1962. Fu stimatissimo professore di diritto canonico alla Gregoriana e consultore della Curia Romana, ma si fede nome anzitutto come il "confessore di Roma" nella chiesa di Sant'Ignazio. "Perché vedite da me?" chiese Padre Pio ai pellegrini romani: "A Roma avete Padre Cappello". In questo libro sono raccolti, insieme ad una breve biografia del Servo di Dio, i preziosi consigli che soleva dare ai suoi penitenti, e le commoventi testimonianze delle grazie che essi ricevettero tramite il suo ministero sacerdotale. Il Cardinale Re, che lo conosceva personalmente, ha scritto nell'introduzione: "Aveva il dono di intuire ciò che c'era nel cuore dei penitenti e di esprimerlo meglio di loro. Parlava con grande chiarezza. Sapeva dare sicurezza e incoraggiare. Aveva il dono di infondere serenità e pace. Tutti uscivano dalla confessione con lui rasserenati."
Tra tutti i vizi l'ira è forse quello più riconoscibile e di cui ci si vergogna maggiormente, perché più facilmente individuabile. Eppure la sua fenomenologia è estremamente ricca e complessa, come la riflessione di tutti i tempi ha mostrato con chiarezza. L'articolo passa in rassegna le varie posizioni in merito, evidenziando la sua fondamentale caratteristica di richiesta di giustizia, che la differenzia da altri vizi, come ad esempio l'invidia e l'odio, e che può trovare una risposta adeguata solo in una prospettiva religiosa.
Quando a me, vi parlerò qui della preghiera così come la viviamo nella lotta della nostra anima, cioè non ciò che è oggettivamente la preghiera, ma soggettivamente come noi stessi la viviamo, come chi prega sperimenta e riconosce la preghiera.
Il Piccolo ufficio del Sacro Cuore viene proposto soprattutto per la preghiera comune e personale degli associati all'Apostolato della Preghiera, ma anche con l'intenzione di diffondere e rinnovare la devozione al Sacro Cuore fra i fedeli cattolici in Italia. Vengono offerti tre differenti schemi sia per le Lodi che per i Vespri. In appendice vengono riportati alcuni inni in latino, una selezione di lettura e responsorio a scelta per Lodi e Vespri, come pure alcune antifone mariane, una preghiera di ringraziamento all'Eucaristia e due nuovi schemi di Litanie al Sacro Cuore.
Scopo di questo libretto è presentare, spiegare e diffondere tra i fedeli una forma di devozione che ha segnato in passato la vita di molti, come singoli e come comunità (famiglie o Congregazioni religiose): la consacrazione al Sacro Cuore.L'Autore si limita a presentare poche considerazioni per aiutare a conoscere l'amore di Dio come ci è stato rivelato in Gesù Cristo e a rispondere ad esso con fiducia ma, al tempo stesso, non rinunciando a capire e pensare.