
Questo manuale, ricco di esempi illustrati, si rivolge agli archeologi con l'intento di insegnare l'uso di una serie di strumenti che sono indispensabili per la documentazione e lo studio dei resti antichi. Si descrivono i principali strumenti di rilievo indiretto - stazione totale, GPS, fotogrammetria, laserscanner -, ma viene dato anche grande spazio al rilievo diretto, procedimento che è essenziale per interpretare correttamente il contesto da rappresentare. La seconda parte del testo descrive in dettaglio il funzionamento di alcune tipologie di programmi che servono per l'archiviazione, l'elaborazione e l'interscambio dei dati: software di grafica raster, DBMS, GIS e in particolar modo il CAD, sia per il disegno 2d che per la modellazione tridimensionale. La finalità è quella di indicare un metodo operativo il quale, aggiornato dalle recenti tecnologie, sia in grado di produrre risultati coerenti rispetto ai principi dell'archeologia stratigrafica, favorendo l'analisi e la ricostruzione dei monumenti del passato.
Una nuova traduzione, ricca di note esegetiche e corredata da paralleli tratti dalla letteratura classica e rabbinica, che si propone di esaminare il singolare vocabolario marciano mediante una dettagliata analisi filologica, ideata come utile sussidio a chi intenda affrontare lo studio scientifico del secondo vangelo.
Questo volume raccoglie alcuni studi dell'autore sull'esperienza storica canonistica con particolare riferimento alle relazioni tra Chiesa e società politica. Gli studi riguardano un arco temporale che va dall'XI al XVII secolo; dalla Respublica Christiana, nella quale impero e papato coesistono in un sistema in cui l'unione dei popoli e dei re cristiani è fondata sull'unità della fede, fino all'inizio dell'età moderna quando, conseguentemente alla nascita degli Stati nazionali, viene messa in discussione l'unitarietà di tale sistema, e la scienza giuridica contribuisce alla nascita e all'affermazione dello jus publicum ecclesiasticum.
Il volume è un tentativo di analizzare il rapporto difficile e contraddittorio che intercorre tra cinema (o perlomeno tra l'idea occidentale di cinema) e buddhismo. Attraverso l'analisi delle opere di tre dei maggiori autori cinematografici viventi che hanno affrontato, da occidentali, il tema del buddhismo, Scorsese, Herzog e Bertolucci (i film presi in considerazione sono, ovviamente, "Kundun", "Piccolo Buddha" e "Kalachakra", cui si aggiunge anche "Sette anni in Tibet" di Annaud), l'autore costruisce un complesso affresco di interrelazioni, di rimandi, di incastri tra la filosofia buddhista e il materialismo capitalista del mondo occidentale. "L'analisi filmica quindi", per usare le parole dell'introduzione di Giovanni Spagnoletti, "si riprende la libertà e la fantasia interpretativa che le compete, proponendo degli scenari altri rispetto a quanto di consueto si legge nei lavori di esegesi cinefila".