Il romanzo rivela un episodio semisconosciuto della storia italiana durante la seconda guerra mondiale. Nel 1941, la Cina (in quanto stato nemico del Giappone, membro dell'Asse) diventa nemica dell'Italia. I pochi cinesi nella penisola il governo italiano li fa rinchiudere nell'ex monastero di Isola (ai piedi del Gran Sasso, in Abruzzo), adibito a campo di concentramento. Il campo non ha sbarre, e i guardiani sono piuttosto tolleranti. Malgrado i rapporti con gli abitanti di Isola siano sporadici e difficili, gli internati vengono guardati con rispetto. La vita di questi centosedici individui travolti dalla Storia, cambia con il crollo del regime fascista. Se alcuni decidono di rimanere, altri scappano facendo perdere le proprie tracce, mentre altri ancora si uniscono alla Resistenza. Durante l'evasione un cinese vede "passare l'aereo che avrebbe cambiato tutto", diventando testimone inconsapevole della fuga di Mussolini dal Gran Sasso. L'autore sceglie di non dare la parola agli internati e di farne emergere l'umanità, i ricordi, le paure e i sentimenti attraverso una scrittura precisa, rarefatta, dove ogni parola è pesata, una scrittura capace nella sua pregnanza di catturare e restituire l'inesprimibile che abita in fondo ai cuori di questi come di tanti altri immigrati. L'elenco finale con i centosedici nominativi restituisce ai protagonisti l'individualità cancellata dalla Storia, e che solo il romanzo può riportare in vita.
Dagli anni del Terrore staliniano, un'epoca della quale restano pochissimi documenti privati, ci arrivano oggi queste lettere rimaste nascoste per decenni negli archivi sovietici. Sono le voci di alcune vittime che cercavano di sfuggire all'arresto, o si riconoscevano colpevoli, o chiedevano pietà (più raramente giustizia) per sé, i propri cari, il proprio paese. Erano scrittori, intellettuali, militari, diplomatici, dirigenti politici caduti in disgrazia. Si rivolgevano all'unica persona che sarebbe potuta intervenire in loro favore, la stessa, peraltro, cui dovevano la loro condanna: Stalin. Tranne in un caso, non li salvò dal boia nessuna di queste lettere, che restituiscono una visione tremenda della società sovietica negli anni dello sterminio di massa.
La Torah è composta dai primi cinque libri della Bibbia - per gli ebrei la parte più importante. Ma che cos'è la Torah? Cos'è il rotolo che contiene questi cinque libri? Che posto occupa nell'insieme della Bibbia? Come la si legge? Cosa significa per gli ebrei lo studio della Torah? Chi l'ha scritta? Dove e quando? Come e perché la Torah mescola racconti e leggi? E se dovessimo conservare un unico versetto, quale sarebbe? C'è un rapporto tra Dio, la Torah e la geometria? Con la profondità e lo humour che gli sono propri, Marc-Alain Ouaknin propone un'introduzione alla Torah totalmente inedita, ma veramente istruttiva. Prefazione di Gad Lerner.
Può un nemico essere utile? Plutarco non ha dubbi: in questo breve, ironico pamphlet, ci guida alla scoperta di chi ci detesta e, cosa molto più importante, di noi stessi. Se infatti è impossibile un'esistenza priva di avversari, non è però sufficiente, per sopravvivere, menare colpi alla cieca e sbraitare insulti, come ci insegnano, oggi, mass media e social network: è invece necessario riflettere a lungo, prima di reagire, per cercare i nostri difetti e riconoscere i nostri limiti, allo scopo di migliorarci. Perché la difesa deve essere un atto costruttivo, deve tendere anzitutto alla nostra crescita interiore, non all'annientamento del nemico, che spesso ci rivela le verità più scomode, oscurate dall'adulazione e dalla compiacenza di amici e parenti. Un libro straordinario e attualissimo, che è allo stesso tempo un efficace manuale di vita, perché stimola un impulso vitale dell'uomo, sempre più soffocato dal frastuono del mondo globale: l'autocritica.
In queste lettere discrete, complici, appassionate e sofferte, la Storia e la nascente Italia unita appaiono sullo sfondo di un anomalo, estremo romanzo d’amore. Protagonista, nei messaggi che Cavour scrisse all’ultima donna della sua vita, Bianca Ronzani, è la passione sincera di un uomo conscio delle proprie fragilità e dei propri sentimenti. Non c’è spazio per simulazione o compiacimento in questi messaggi spesso frettolosi, scritti tra il 1856 e il 1861. La politica stessa vi si mostra per quel che è, nella sua dimensione meno nobile, e i suoi protagonisti appaiono alla luce di una quotidianità che li rende più umani e ne svela tratti insospettati e inimmaginabili tristezze. In una prosa schietta, ironica e autoironica, Cavour non teme di confrontarsi con il tempo che passa, con l’amore per una donna molto più giovane e con i bilanci di una vita che non lo soddisfa più. Lasciati alle spalle tutti i desideri, la gloria e la vita mondana, uno solo è l’antidoto al peso dei giorni: «la Bian - ca» – con lei, il tepore del suo affetto.
Politico e patriota italiano, Camillo Benso conte di Cavour fu ministro del Regno di Sardegna, capo del governo e, infine, primo presidente del Consiglio del Regno d’Italia. Perseguì una politica liberoscambista e si affermò come leader della destra liberal-moderata. Divenuto presidente del Consiglio, attuò programmi di ammodernamento e di sviluppo economico e civile, affermando la piena laicità dello Stato. Svolse una intensa attività diplomatica e politica verso gli stati italiani e verso le forze liberali e democratiche, convincendo gli altri statisti europei ad affrontare la questione italiana al congresso di Parigi del 1856, dopo la guerra di Crimea. Fu il fautore dell’accordo con la Francia (Plom bières ’58), preludio alla seconda guerra d’Indipendenza. Morì il 6 giugno 1861 poco dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia.
1906, Senlis, cittadina medievale a pochi chilometri da Parigi: nella solenne cattedrale gotica, la Vergine Maria ordina a una donna di quarantadue anni di dipingere. Séraphine è una domestica, figlia di povera gente, e ha sempre obbedito. Obbedisce anche ora, senza esitare; del resto il suo desiderio di dipingere è più forte del pensiero. Séraphine è un'ispirata. Non ha mai preso una lezione di pittura né di disegno, né mai vorrà prenderne. Dipinge di notte, al lume di una lampada a petrolio, cantando salmi, dopo aver portato a termine i "lavori neri" del giorno, le umili fatiche quotidiane che le permettono di guadagnarsi da vivere e sono l'opposto dei suoi "lavori colorati" notturni. Dipinge unicamente fiori, frutta, alberi, forse un ricordo della sua infanzia in campagna - è nata nel 1864 ad Arsy, un villaggio dell'Oise, nel Nord della Francia. Mai una figura umana nelle sue tele, mai un volto. Questa routine è spezzata dall'incontro con il collezionista Wilhelm Uhde, scopritore di Picasso, Braque e del doganiere Rousseau, che la fa conoscere ai più importanti galleristi di Parigi. Séraphine continua a dipingere grandi tele di impressionante intensità, ma la sua mente è destinata a smarrirsi. Nonostante le premure di Uhde e i tentativi di guidarla su una via di regolare creatività, la donna è sempre più in preda alle sue ossessioni. Nel 1931 viene ricoverata nell'ospedale di Senlis e l'anno successivo nel manicomio di Clermont dove resterà fino alla morte.
In seguito a una visione notturna, Sinesio di Cirene scrive di getto Il libro dei sogni nelle ultime ore della notte, per poi offrirlo in dono a Ipazia, la leggendaria filosofa che fu sua maestra di vita e scienza. In questo breve trattato, Sinesio fonde ragione e tradizioni antiche in pagine dense, ispirate e rigorose, in cui leggerezza e profondità filosofica si uniscono allo scopo di ricercare le origini dei sogni. Ricorrendo a una ricca, godibilissima casistica di esperienze personali, Sinesio mostra l’efficacia delle premonizioni oniriche e invita gli uomini a farsi interpreti dei propri sogni, tenendo un «diario notturno» in cui annotare con cura i messaggi delle visioni allo scopo di trovarne le chiavi interpretative. Un breve manuale che costituisce una vera e propria guida dell’anima lungo il difficile cammino verso l’Assoluto e, allo stesso tempo, afferma l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, dal più potente al più umile, di fronte al mondo divino e ai messaggi di cui il sogno è veicolo.
Un incontro casuale in treno si trasforma in una lunga amicizia. Uno scrittore importante, Giovanni Testori, ogni mattina svuota le sue tasche piene di storie davanti a un giovane scrittore condannato a far carriera in pubblicità. Sulle carrozze delle Ferrovie Nord spuntano i fantasmi di Luchino Visconti, Pasolini, Géricault, Alain Delon, Arbasino, Grünewald, Gadda, Rubens, papa Wojtyla, Montale, Tanzio da Varallo, Giulio Einaudi… E poi compaiono folle di poveri disperati e sublimi dementi, boxeur, prostitute, mariuoli, magnaccia, ragazzi sbandati e apocalittici disintegrati, i protagonisti dei primi libri di Testori. Personaggi reali e inventati che hanno popolato una vita piena di eccessi, sregolatezze, passioni assolute, misticismi erotici, bestemmie e preghiere, dannazioni e conversioni… In parallelo alle vicende dello scrittore lombardo emerge la trama di una metropoli in piena mutazione. Si scorge il passaggio dagli anni del terrorismo all’edonismo reaganiano. Ogni mattina una nuova puntata corre sulle linee di una ferrovia che attraversa la vita come una landa senza fine, una transiberiana domestica con moltitudini di pendolari scarrozzati su una città agitata dalla caffeina del profitto.
Un'antologia di estratti fra i più diversi della letteratura di viaggio. Nella scelta si è privilegiato lo humour e l'interesse esotico dei paesi visitati. Tra gli autori, alcuni sono molto famosi come Charles Dickens o Mark Twain, altri, come Alexander Kinglake o Eliot Warurton, sono meglio conosciuti come scrittori di libri di viaggio. Molto rilevante è la presenza femminile: al contrario degli uomini che focalizzano l'interesse sul cosa e dove, le donne si concentrano maggiormente sul come e perché, risultando, spesso, più divertenti, lucide e perspicaci della loro controparte maschile. Gli estratti sono ordinati per tema: la partenza, le prime impressioni, l'architettura, la natura, gli incontri, gli usi e costumi, l'abbigliamento, le avversità, l'euforia, il ritorno, in breve tutti gli aspetti dell'essere altrove, a formare un unico, grande viaggio virtuale, pur nella diversità degli stili, dei caratteri, dei resoconti di questi autori.
New York, 1927: giovane donna dalla bellezza classica, Lee Miller è "scoperta" da Condé Nast, compare sulla copertina di "Vogue" e viene immortalata dai più grandi fotografi del tempo, tra cui Steichen, Hoyningen-Huene e Horst. Parigi, 1928: amica di Eluard e di Picasso, allieva e compagna di Man Ray, inventa con lui la tecnica della solarizzazione, diventa una brillante fotografa e interpreta il ruolo della statua in "Le Sang d'un poète" di Jean Cocteau. Europa, 1944-1945: corrispondente di guerra, è l'unica donna al seguito delle truppe alleate, dalle coste della Normandia ai campi di sterminio, al "nido dell'aquila" di Adolf Hitler in Baviera. Le sue fotografie di Dachau sconvolgono il mondo intero. Queste sono solo tre delle molteplici "vite" di Lee Miller, raccontate dal figlio Antony, nato dalla sua unione con il pittore surrealista Roland Penrose. Di questa eroina sorprendente quanto bella e intrepida, il fotografo David Scherman diceva che "ha incarnato quant'altre mai la nuova donna della metà del Novecento". Arricchito da oltre centocinquanta fotografie in duotone - tra cui anche alcuni ritratti firmati dai più grandi fotografi - il libro ripercorre l'esistenza di quella che fu per certo una delle donne più straordinarie del suo tempo.