La percezione del limite dell'esistenza personale è sempre presente nell'uomo, e induce angosce che variano di intensità a seconda del carattere dell'individuo o dei momenti della sua vita. L'autore non prende in considerazione gli approcci filosofici, sociologici, religiosi o mistici al problema della morte, ma si propone di descrivere come il pensiero psicoanalitico abbia esplorato il tema della cognizione della morte nell'inconscio personale e quali possano essere le risorse interiori di cui disponiamo per pensare a questa evenienza nel corso della vita e per affrontarla quando non è più evitabile.
Dopo una prima parte dedicata alla ricostruzione delle culture native delle Americhe prima del 1492, Stannard fornisce tutti gli elementi di fatto necessari per capire la dimensione umana della distruzione prodotta su scala continentale dalla violenza e dalla introduzione di malattie mortali. Descrive poi il contesto ideologico e sociale di quelle che furono eufemisticamente chiamate le 'guerre indiane' negli Stati Uniti per interrogarsi infine sul razzismo e sul genocidio come componenti fondamentali e non ancora superate della civiltà euro-americana. All'approfondita ricostruzione storica si accompagna così un'appassionata riflessione che mette nella sua giusta prospettiva più recenti olocausti.
"L'essere che viene: né individuale né universale, ma qualunque. Singolare, ma senza identità. Definito, ma solo nello spazio vuoto dell'esempio. E, tuttavia, non generico né indifferente". Così veniva presentata nel 1990 la prima edizione di questo libro. Nella "Postilla 2001" aggiunta a questa edizione, l'autore non può che constatare che ciò che all'inizio era solo un'ipotesi - l'assenza d'opera, la singolarità qualunque, il "bloom" - è diventato realtà.
Le Alpi stanno diventando un immenso parco giochi del rischio o, più semplicemente, il luogo indifferente di un turismo distratto e devastante. Compaiono ovunque parcheggi, funivie, piste tracciate, sbarramenti contro le valanghe. Ma, insieme ai turisti, aumentano anche gli incidenti. Messner, impegnato nella promozione di un rapporto con la montagna più equilibrato e compatibile, denuncia in questo volume quello che, del resto, è sotto gli occhi di tutti e propone le sue ricette per salvare le Alpi e l'alpinismo.
Il testo è suddiviso in tre parti che curano rispettivamente gli aspetti normativi della teoria dell'informazione, lo studio della teoria dei codici di sorgente e dei codici correttori d'errore e la comprensione dei modelli matematici che sono alla base delle moderne tecniche crittografiche per la protezione (attiva e passiva) dei dati mediante cifrari. La trattazione congiunta, in unico libro, di tali argomenti si giustifica in base alla considerazione che tanto la teoria dell'informazione quanto la crittografia devono il loro assetto normativo attuale ai lavori di Claude E. Shannon, che dotò di un modello matematico efficace e stabile sia il processo di trasmissione dell'informazione sia quello relativo alla sua protezione.
Molte pagine di questo libro possono essere lette come un diario o come un delirio, una narrazione dove si confondono realtà e immaginazione, passato e presente, eventi gravi e futili. Si direbbe che l'autore abbia voluto concludere il discorso dei sui scritti precedenti esaurendo in una specie di trilogia un'esperienza di vita. L'inizio del racconto: "Giano ha cento anni e ha deciso di sedersi sotto un nespolo a contare i giorni senza più cedere alle tentazioni mondane. Gli sembra una decisione assennata e adeguata alle circostanze. Non farà nulla e lascerà vagare i suoi pensieri come nuvole oltre il fogliame. L'estate è una stagione che favorisce questa disposizione d'animo. I castagni e i faggi delle colline sono più ombrosi di un nespolo..."