
"La famiglia vuota" è il ritratto composito e corale della quotidianità di uomini e donne di oggi che vivono lasciando indietro, a volte sbadatamente, a volte volontariamente, persone, volti, momenti, pezzi di vita che, improvvisamente, ritornano come punture di un ago invisibile a risvegliare la nostalgia, la rabbia, il dolore, l'amore. Nei racconti che compongono questo libro il passato non è mai passato. Il passato riprende sempre vita, il passato supera i personaggi in avanti e chiede loro di avanzare ancora qualche passo. Il passato è profezia, promessa, seme. Così, una stenografa di successo, torna nella sua Dublino - grande protagonista del libro - incontra la seconda moglie del suo grande amore, ora scomparso, lasciato in una notte di ira; o un professore di letteratura vola da New York per incontrare un'ultima volta sua madre in una corsa contro il tempo per chiederle perdono della sua assenza; o un giovane immigrato pakistano alla ricerca di stabilità in una città estranea; un riottoso e superbo sceneggiatore e romanziere di successo viene brutalmente convocato da ciò che pensava di essersi risolutamente lasciato alle spalle; un attivista di sinistra torna in Spagna dall'esilio londinese per trovare tutto cambiato.
Questa nuova traduzione dell'"Estetica" di Hegel assume come testo canonico l'edizione postuma curata da H. G. Homo, pubblicata tra il 1835 e il 1838. In nota al testo sono state inserite le varianti più significative tratte dal nuovo materiale di appunti e trascrizioni degli studenti relativo alle lezioni di estetica tenute da Hegel a Berlino nel 1820/1821, nel 1823 e nel 1826, di cui nell'ultimo decennio si è intrapresa la pubblicazione. L'"Estetica" di Hegel rappresenta lo sforzo più grandioso, per ampiezza e profondità, di attraversamento e comprensione storico-concettuale dell'arte nella civiltà occidentale. L'introduzione delinea lo statuto ontologico della dimensione artistica; segue una prima parte dedicata alla concatenazione sistematica delle varie forme dell'arte; da ultimo si traccia una visione complessiva dello sviluppo storico delle arti, inteso come movimento progressivo dello spirito verso la conoscenza di sé, scandito secondo tre periodi: simbolico, classico e romantico.
Quando il Piccolo Principe e il suo amico Volpe atterrano sul pianeta del Tempo, c'è qualcosa che non torna. In un villaggio, tutto si è fermato; in un altro, tutto è accelerato. Con l'aiuto del loro nuovo amico Caracatùs, decidono di partire alla ricerca del Grande Orologiaio. Lui che conosce così bene il tempo possiede forse la chiave dell'enigma? Età di lettura: da 6 anni.
Età di lettura: da 6 anni.
Età di lettura: da 6 anni.
Età di lettura: da 3 anni.
C'era una volta un pianeta in cui il vento cessava misteriosamente di soffiare. Senza energia dei venti, gli Eoliani non sono in grado di riscaldare il pianeta e la loro città rischia di essere ricoperta dai ghiacci. Per conto del Governatore e di suo figlio Zefiro il Piccolo Principe e Volpe indagano per scoprire chi sta rubando il vento. Età di lettura: da 6 anni.
Si può descrivere la musica con le parole? Roberto Piumini riesce a ricreare con racconti e filastrocche le atmosfere e le suggestioni dei più importanti generi musicali: dal gospel al blues, dal jazz al country, dal reggae al rap. Età di lettura: da 6 anni.
Marsilio Ficino (1433-1499) è tra i maggiori filosofi del Quattrocento. Dalla personalità complessa, egli fu insieme medico, astrologo, teologo, filologo e filosofo, fine traduttore e interprete e sottile pensatore, tanto votato alla più astratta speculazione dialettica, quanto consacrato all'impegno presbiterale, secondo una particolare visione del rapporto tra ricerca filosofica e dignità sacerdotale, fondata sull'unità di sapientia e religio. Se gli va ascritto il merito di avere, alle soglie dell'età moderna, offerto al mondo latino la conoscenza dei testi fondamentali della tradizione platonica greca, che ebbero sulla coscienza occidentale un influsso equiparabile a quello esercitato dalle opere di Aristotele sul pensiero medioevale del XIII secolo, nondimeno va riconosciuto che, assumendosi consapevolmente e pienamente il compito di affiancare alle traduzioni che andava svolgendo i necessari strumenti ermeneutici, quali introduzioni e commentari, da un lato egli seppe realizzare una sintesi dottrinaria che assurge alla dignità di un autentico sistema filosofico; dall'altro concorse in modo decisivo alla "nascita" di una nuova immagine e di un nuovo linguaggio della filosofia, non più patrimonio esclusivo dei magistri, ma presente e operante nella cultura di letterati e filologi, storici e uomini politici e, addirittura, di un nuovo ceto di tecnici e artisti, contribuendo alla fine dell'egemonia aristotelica in seno alle università.
Negli ultimi anni della sua vita Jorge Luis Borges si dedica a indimenticabili dialoghi radiofonici con lo scrittore Osvaldo Ferrari. Queste conversazioni non nascono espressamente come interviste, ma dal piacere condiviso di trattare e discutere su temi vari, nonostante la differenza di età. I dialoghi vengono poi raccolti in tre volumi tra il 1985 e il 1987; una selezione appare nel 1992 in Argentina e in Spagna, e viene poi tradotta in Francia, Italia, Portogallo, Svizzera e Germania. Quest'ultimo volume è pubblicato per la prima volta in Argentina in occasione del centenario della nascita dell'autore e raccoglie dialoghi inediti fino a quel momento. Si tratta del libro definitivo delle "conversazioni", e si concentra (tranne quella iniziale, che è la prima dei tre anni di collaborazione) sui temi tipici di Borges: la letteratura fantastica, la fantascienza, il tempo, il caso, Gesù Cristo e il cinema; o sulla propria opera letteraria o quella di altri autori, come James Joyce, Oscar Wilde, Adolfo Bioy Casares e Robert Louis Stevenson...