La Descriptio orbis terrarum appartiene al genere della letteratura geografica dell'antichità accanto alle opere più note di Stradone e di Pausania; se questi ultimi hanno avuto grande fortuna nella tradizione occidentale, l'opera del Periegeta è stata invece letta e commentata soprattutto dai bizantini. L'autore, vissuto probabilmente ad Alessandria d'Egitto al tempo di Adriano, risente della cultura della seconda sofistica e del medioplatonismo e scrive in esametri in stile omerico, mescolando alla descrizione geografica dei tre continenti conosciuti vari elementi di etnografia e mitologia relativi alle località descritte poeticamente. Il curatore è professore di Filologia classica all'Università di Friburgo.
Il cretino che siede alla scrivania accanto potrebbe essere promosso al vostro posto da un momento all'altro. Se accettate un ruolo di responsabilità, vi ritroverete un mucchio di lavoro in più sulle spalle e solo un pugno di noccioline in busta paga. Meglio defilarsi, perciò, perché i più esposti sono quelli che più rischiano il licenziamento... Un pamphlet appassionato contro chi profetizza sempre nuovi riconoscimenti e nuove rivoluzioni culturali e quelli che pensano di poter modificare profondamente la realtà dalla loro scrivania.
Storie di passioni e di perdizione, di amori destinati a durare per sempre e di incontri fugaci, di erotismo e di pure idealità romantiche, di misantropi, scienziati, profeti e angeli. Tahar Ben Jelloun, attingendo alle mille fonti dell'immaginario favolistico e delle tradizioni magiche del mitico Oriente, tratteggia in questi racconti l'universo del sentimento amoroso, e lo declina nelle sue molteplici e spesso impreviste forme, nella consapevolezza, ora divertita ora malinconica, che l'amore e il sesso sono i più grandi incantesimi del mondo, veicolo e luogo di supremi misteri, di pulsioni incontrollabili, di fascinazioni uniche e irripetibili: come la natura umana.
"Agostino, non è forse vero che tu ci richiami alla vita interiore? Quella vita, che la nostra educazione moderna, tutta proiettata sul mondo esterno, e tutta informata delle dominanti impressioni del mondo esterno, lascia illanguidire, e quasi ci fa venire a noia? Noi non sappiamo più raccoglierci, non sappiamo più meditare, non sappiamo più pregare." Legatario di queste annotazioni di Paolo VI, Carlo Cremona ce le offre come unica chiave di lettura della sua originale antologia, che abbraccia l'opera del grande Dottore della Chiesa.
Fin dalle sue origini il pensiero occidentale, in tutte le sue forme (filosofica, retorica, letteraria, scientifica, psicologica), si è interrogato sulla natura della metafora ma il valore cognitivo di questa figura retorica è stato spesso trascurato. Intento del volume, invece, è sostenere la portata conoscitiva della metafora: non si tratta infatti di un ornamento del discorso ma di una strategia per mettere sotto gli occhi di tutti concetti altrimenti inesprimibili. A sostegno di questa tesi, una ricca raccolta di saggi, che spazia dall'antichità alle più recenti ricerche di neurologia e intelligenza artificiale. Fra questi, due importanti contributi di Umberto Eco, di cui la curatrice è allieva e collaboratrice.
Un grande scrittore spiegava alla sua bambina di dieci anni che cos'è il razzismo, come nasce, perché è un fenomeno così tristemente diffuso, dando vita a un dialogo capace di trascendere i confini dell'occasione intima e famigliare e porsi come lezione di vita per tutti i lettori. Il suo sommesso e pacato dialogo con la figlia si arricchisce oggi di nuovi elementi: la ricostruzione della storia dell'Intifada, la spiegazione della differenza tra Islam e islamismo, l'analisi dei diversi fondamenti storico-ideologici degli usi e costumi di ebrei e palestinesi. La sua parola d'ordine è: tolleranza.
Questo terzo volume delle opere di Cesare Zavattini contiene "Una, cento, mille lettere" (1988), curato da Silvana Cirillo, e "Cinquant'anni e più. Lettere 1933-1989" (1995), curato da Valentina Fortichiari. Il primo raccoglie 300 lettere a Bertolucci, Bernari, Falqui, De Sica, Bompiani ecc. e ricostruisce gli anni dell'attività editoriale e quelli del neorealismo. Il secondo raccoglie le migliori lettere che "Za" e Valentino Bompiani si scambiarono fra il 1933 e il 1989. Biglietti privati, lettere-manifesto, piani ragionati ed entusiasti, piccoli racconti: tutto insieme, all'insegna di un pathos primigenio che resta la caratteristica essenziale del carattere di quell'uomo geniale di cinema e letteratura che fu, appunto, Cesare Zavattini.
Scritto da un Agostino trentaduenne all'indomani della conversione, il "Contra Academicos" è un dialogo filosofico in tre libri, basato sulle conversazioni realmente avvenute a Cassiciaco nell'autunno del 386. Il problema discusso nel I libro è il rapporto tra felicità e verità: per il giovane Licenzio all'uomo basta cercare la verità per essere felice; per il suo compagno Trigenzio, al contrario, occorre trovarla. Nel II e nel III libro Agostino in persona discute con l'amico Alipio, il quale sostiene il punto di vista degli Accademici "nuovi", secondo cui l'uomo non può ottenere conoscenze certe nel campo della filosofia. Con una serie di argomentazioni, Agostino cerca di mostrare che, invece, la verità è conoscibile con certezza.
Il Silmarillion, iniziato nel 1917 e la cui elaborazione è stata proseguita da Tolkien fino alla morte, rappresenta il tronco da cui si sono diramate tutte le sue successive opere narrative. "Opera prima", dunque (ma anche "ultima", e di tono assai diverso, ben più elevato delle altre), essa costituisce il repertorio mitico di Tolkien, quello da cui è derivata, direttamente o indirettamente, la filiazione delle sue favole, da Lo Hobbit a il Signore degli Anelli, da Il cacciatore di Draghi ai racconti di Albero e foglia.
La terza parte delle Opere di Alberto Moravia, proposta in due tomi raccolti in un cofanetto, propone i romanzi e i racconti risalenti al periodo 1950-1959: "Il conformista" (con un episodio espunto), "I racconti", "Racconti romani", "Il disprezzo" (con un capitolo espunto), "L'epidemia", "Racconti surrealistici e satirici", "La Ciociara" (con la conclusione espunta), "Nuovi racconti romani" e "Racconti dispersi".