Ci sono vite segnate dal destino e quella di Romano Tamani, settantenne chef del celebre ristorante Ambasciata di Quistello, vicino Mantova, è una di queste. Il suo destino è la cucina, il cibo, la gastronomia - e insieme a questi, la tradizione. Attraverso le sue ricette, Tamani rievoca il mondo contadino arcaico, patriarcale e matriarcale insieme, da cui proviene; rievoca le sue terre; rievoca il suo passato, nutrito di religione, senso della famiglia, rispetto del destino. E critica alcuni vizi della modernità: il fast food, i cibi di importazione, la passione per l'estetica a scapito della qualità. La testimonianza di uno chef che ha fermato il tempo, e così ha conquistato i palati d'Italia e la Michelin. Introduzione di Vittorio Sgarbi.
Le frasi ispirate di Paulo Coelho, l'autore di "L'alchimista", "Il cammino di Santiago", "Monte Cinque", "Undici minuti", "Lo Zahir", solo per citare alcuni successi, scandiscono lo scorrere dell'anno in questa agenda che offre speranza e suggerimenti per la riflessione.
Darling ha solo dieci anni, eppure deve navigare nelle agitate acque del mondo in Zimbabwe. Darling e i suoi amici rubano guava, cercano di tirare fuori un bambino dalla pancia della piccola Chipo, e si aggrappano ai ricordi di Prima. Prima che le loro case venissero distrutte dalla polizia paramilitare, prima che la scuola chiudesse, prima che i loro padri partissero per lavori rischiosi all'estero. Ma Darling ha una possibilità di fuggire: ha una zia in America, così decide di viaggiare verso questa nuova terra in cerca della famosa abbondanza americana, ma solo per scoprire che le sue opzioni come immigrata sono terribilmente ridotte. L'esordio di NoViolet Bulawayo ha sorpreso pubblico e critica, ha fatto subito pensare ai grandi narratori che hanno raccontato l'esilio e le nuove patrie, da Zadie Smith a Monica Ali.
"Qualcuno dice però che, tra le sofferenze di quella notte e del giorno successivo, la più grande per il Nazareno fu quella di non vedere me, e io penso che quel qualcuno abbia ragione, perché non solo io e quell'uomo eravamo veramente amici, ma lui è stato il più grande tra tutti i miei amici, e forse io il suo." Lo si capisce leggendo attentamente il Vangelo: quella tra Gesù e Giuda Iscariota fu una grande amicizia, che crebbe a dispetto della radicale differenza di vedute tra i due, e che nemmeno il tradimento riuscì a cancellare. Giuda amava la legalità, l'armonia, Gesù amava le eccezioni, e portava la guerra. Giuda è un ebreo devoto, un uomo razionale, che tradisce Gesù nella speranza di salvarlo dall'ira della gente e soprattutto dalla sua "presunta" follia, affidando il suo destino alla Legge di Mose mediante un regolare processo. Solo dopo avere compiuto il suo gesto Giuda comincia a rendersi conto dell'enormità del proprio sbaglio, e dell'orrore che, attraverso quella porta aperta, fa il suo ingresso nel mondo. Tuttavia l'ultima parola non è ancora stata pronunciata: nemmeno tutte le tenebre del mondo possono cancellare la realtà dell'affetto che li ha uniti.
"Sono apparso alla Madonna è l'esperienza e la frase che Carmelo ha scelto come titolo e come vertice della sua prima autobiografia. Una frase che non ha mai amato ripetere - lui che amava repertoriare e ribadire le sue battute migliori - ma che tutti invece ripetono quando pensano a Carmelo. La ripetono avversari o complici - è lo stesso - come fosse il massimo della provocazione o della dissacrazione, spesso dimenticandosi (gli uni e gli altri) che Carmelo è sì il campione teatrale della libertà ma anche il maestro della verità del teatro. E in verità e in teatro non ha senso ripetere una frase come quella, poiché 'sono apparso alla Madonna' non è mai stato un dire ma un fare di Carmelo Bene, un evento che ha segnato il corpo del suo attore e il corpus delle sue opere: apparire alla Madonna è diventato complemento della sua grazia e compimento del suo genio." (Dalla Postfazione di Piergiorgio Giacché)
Michail Michajlovic Bachtin (Orel 1895 - Mosca 1975) è una figura fondamentale della cultura europea del Ventesimo secolo. A partire dal 1963, anno di riedizione in russo della sua prima monografia, quella su Dostoevskij (prima edizione 1929), seguita dalla pubblicazione, nel 1965, del suo secondo lavoro monografico, quello su Rabelais, e dalle due raccolte (rispettivamente nel 1975 e nel 1979) dei suoi scritti prodotti tra il 1919 e il 1974, l'interesse per Bachtin è andato via via aumentando. Ciò è attestato anche dalla traduzione delle sue opere in molte lingue e dall'influenza esercitata dal suo pensiero in ambiti disciplinari diversi. Il "circolo di Bachtin", costituitosi negli anni Venti, i cui maggiori rappresentanti furono Valentin N. Volosinov (1885-1936), Pavel N. Medvedev (1892-1938), Ivanov I Kanaev (1893-1984), non era una "scuola" nel senso accademico del termine, né Bachtin era un "caposcuola", né, in questo senso, un "maestro", sicché non solo l'espressione "circolo", ormai abbastanza in uso, può essere in questo caso fuorviante se le si attribuisce un significato di scuola, ma lo è anche, e a maggior ragione, l'espressione "di Bachtin", se la si intende in termini di derivazione, di appartenenza, di genealogia. Si tratta piuttosto di un sodalizio, di un'intensa e affiatata collaborazione, all'insegna dell'amicizia e sulla base di interessi e competenze diverse a partire dalle quali ci si trova a occuparsi di temi comuni.
La storia del burattino più famoso del mondo interpretata da Carmelo Bene: una favola senza tempo rivive nella drammaturgia di un grande autore e interprete. Fedele al testo di Collodi, Carmelo Bene allestisce la sua versione del Pinocchio per l'inaugurazione del Teatro Laboratorio di Roma, nel 1961. Lo spettacolo ebbe un tale successo che venne più volte replicato nei decenni successivi, a teatro e in radio, fino a diventare una versione televisiva per la Rai nel 1999.
Dalla felicità di vivere, dal sentirsi vivi nasce quest'opera, diario di un viaggio in Sardegna, pubblicata per la prima volta nel 1932 dallo scrittore appena ventiquattrenne. Fin dalle prime pagine la Sardegna diventa pretesto e occasione per esprimere una profonda ansia e frenesia di conoscenza. L'incontro tra Vittorini e le cose, la natura, i villaggi o le città, gli uomini, si realizza sempre con l'entusiasmo di chi vive proiettato fuori di sé, con un'apertura totale alle novità, con lo sguardo dei bambini e dei poeti. Prefazione di Michela Murgia. Introduzione e bibliografia di Silvio Guarnieri.
"Inventare la pace" muove dalla constatazione che noi, di solito, "guardiamo il mondo senza osservarlo", lasciandoci scorrere davanti agli occhi, magari con indifferenza o per mancanza di tempo, tutto ciò che di male ci accade intorno, quotidianamente: guerre, ingiustizie, sofferenze, violenza. Quali sono allora le conseguenze etiche di questo guardare senza vedere? E, soprattutto, che fine ha fatto la nozione di pace in tale contesto di non-attenzione, non-conoscenza? Un grande regista contemporaneo, Wim Wenders, e la filosofa Mary Zournazi dialogano su una delle questioni cruciali del nostro tempo, affermando la necessità non più differibile di reinventare un linguaggio visivo e morale finalizzato alla pace e alle strategie per costruirla insieme. Ecco la vera sfida intellettuale del Terzo Millennio, raccolta, nei modi della confessione più intima e avvincente, da un poeta della visione e Maestro del cinema contemporaneo. Postfazione di Guido Brivio.
Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1973, "Paura di volare" ha destato da subito scalpore, alimentando le fantasie dei lettori e infiammando il dibattito sul sesso e le donne. John Updike ha scritto che Isadora Wing "riserva al corpo maschile più parole gentili di ogni altro autore dai tempi di Fanny Hill". Il racconto esuberante e sincero delle avventure, e disavventure, sessuali di Isadora, con le sue osservazioni penetranti su matrimonio, maternità e ambizione, continua oggi a provocare e ispirare, restando un'icona della scoperta di sé e dell'emancipazione femminile. Prefazione di Lidia Ravera. Postfazione di Mario Andreose.