Prendendo lo spunto dalle lungimiranti affermazioni di P. Orsi (alla fine del secolo XIX) circa il fattore di incivilimento rappresentato nel Meridione d'Italia dal contatto con le marinerie egeo-micenee, si cerca di inquadrare quella prospettiva di ricerca nella storiografia preistorica dell'Italia post-unitaria (fino al ventennio fascista). Muovendo dalla specifica chiave di lettura orsiana si propone, con i dovuti aggiornamenti, una questione meridionale di età preistorica, su basi di eccellenza e in un contesto compiutamente mediterraneo.
I grandi cambiamenti che hanno caratterizzato la seconda parte del XX secolo, l'accelerazione che tutto il sistema di vita ha ricevuto dalle nuove forme di comunicazione possono essere considerati fenomeni capaci d'intervenire sul profilo personale di ciascun essere umano, sul suo sentimento identitario e sulle modalità attraverso le quali lo stesso declina i ruoli che, nell'arco dell'esistenza, si trova ad affrontare. In questo quadro di rapidi e profondi sconvolgimenti che intervengono sull'agire e sul pensare umano, anche l'idea che ciascuno ha di sé in quanto genitore (reale o rappresentato) viene sottoposta ad un processo di rimodulazione continua.
Oltre ai grandi e più noti contributi alla logica e alla storia della logica di pensatori come Tarski, Lukasiewicz, Lesniewski, la filosofia polacca contemporanea ha elaborato concezioni originali su questioni filosofiche generali e di filosofia della scienza. In particolare, si sono distinte due scuole, quella di Leopoli-Varsavia, sviluppatasi fra le due guerre, e quella più recente di Poznan. Elemento comune che caratterizza entrambe le scuole è una concezione della scienza antiempirista che valorizza il ruolo dell'astrazione e dei modelli nella costruzione delle teorie. Questo studio ­ che si propone in versione riveduta e corretta dopo la sua prima edizione del 1990 ­ ha fondamentalmente due scopi: colmare una lacuna nella storiografia filosofica italiana sulla filosofia polacca in generale nonché sulle due scuole prima menzionate e utilizzare gli strumenti analitici da esse forniti per contribuire al dibattito su alcuni di quei problemi ­ quali il realismo, la verità, il progresso scientifico ­ che sono stati al centro dell'attenzione dopo la crisi del positivismo logico e con lo sviluppo della filosofia della scienza post-positivista.
Diverse organizzazioni che operano in difesa dei diritti umani documentano annualmente la gravità e la diffusione della tortura. La consapevolezza inoltre che questo genere di violenza è diventato uno strumento sempre più sofisticato e un fenomeno sempre più ampio ed eterogeneo ha fatto avvertire l'esigenza di interrogarsi e discutere della pratica. Al fine di comprendere le ragioni del continuo ricorso di tale forma di violenza estrema occorre individuarne e analizzarne le dinamiche e le logiche, nonché i presupposti politici, militari e sociali. Il fenomeno è invero una realtà composita e complessa al punto che si rivela necessario indagare approfonditamente ogni singolo aspetto che la compone in modo da evitare di risolvere la questione con la semplice affermazione per cui la tortura, benché pratica di per sé sbagliata e inaccettabile, può essere ammessa per singoli e isolati casi, può essere legittima quando utile a garantire la sicurezza collettiva.