In Italia gli emblemi dei valori nazionali sono tornati di moda. Non più confinati agli eventi sportivi e alle missioni militari, il tricolore e l'inno di Mameli sono diventati protagonisti di un vero e proprio revival. Ha cominciato Carlo Azeglio Ciampi a richiamare l'attenzione di noi tutti sul prestigio della bandiera - "una in ogni casa" -, sulla forza evocativa del Canto degli italiani, sull'importanza di celebrare degnamente la festa della Repubblica, reintrodotta nel 2001. Ha raccolto il testimone il presidente Giorgio Napolitano che, nel centocinquantesimo anniversario dell'unificazione italiana, commentando la crisi ha chiesto che "ognuno faccia più che mai la sua parte" operando nell'interesse, unico e unitario, del Paese. Gli autori di questo libro ripercorrono la genesi dei due simboli nazionali per eccellenza e raccontano la storia del tricolore, fatta di momenti di clandestinità ma anche di gloria, dalla nascita a Reggio Emilia nel 1797 alla sua adozione da parte della Repubblica italiana un secolo e mezzo dopo. E narrano anche la vicenda, in parte sconosciuta, del nostro inno, Fratelli d'Italia, ricostruendo la figura suggestiva del suo autore, Goffredo Mameli, che perse la vita a soli ventidue anni nella difesa della Repubblica romana.
In terra c’è una borsa aperta, contiene già alcuni indumenti da notte, dei documenti, un tubetto di dentifricio. Manca solo un libro, e poi può essere chiusa. Sul vialetto davanti a casa è parcheggiata l’auto di un’amica, la persona che accompagnerà Brenda in ospedale.
Il libro che verrà infilato proprio sotto la zip è la prima cosa che lei prenderà in mano, quando si ritroverà in una stanza vuota, in un luogo che nemmeno riesce a immaginare. È una scelta importante, dev’essere il libro giusto, e Brenda Walker, scrittrice e docente di letteratura, è sempre vissuta di libri.
Ora che è diventata anche altro – una paziente – non può abbandonare la narrazione.
La diagnosi di tumore al seno è stata come una vertigine, la sensazione di precipitare in caduta libera. La paura per sé, per quel figlio che ancora deve finire di crescere, e poi la consapevolezza dei passi da compiere: leggeri ma decisi, via dalla morte, verso uno scopo. Verso la speranza. Sono cinque le fasi di questo pericoloso viaggio e i titoli hanno un suono netto, inequivocabile: chirurgia, chemioterapia, radioterapia, ricostruzione, sopravvivenza.
Viaggio scandito dai libri giusti, quelli che offrono sostegno ma non per forza consolazione, perché se uno scrittore può portarci in luoghi strani, difficili, le sue sono mani fidate. Quei libri che ci fanno vivere altre vite, altri amori, altre paure che la nostra singola esistenza non può contenere. Il percorso tumultuoso di Brenda verso la guarigione, grazie ai libri, è diventato denso di bagliori, rivelazioni che hanno tenuto a bada la paura. Così ha riletto – e noi con lei – da Don DeLillo a Dante, da Beckett a Karen Blixen, da Nabokov a Dickens, da Tolstoj a Cunningham, da Remarque a Coetzee.
Non vuole fuggire dalla realtà, Brenda, vuole acquisire una più profonda consapevolezza dell’amore di madre, della somiglianza tra fratelli, della meraviglia del corpo, della dolcezza di un’amicizia, di tutto ciò che la possibilità della nostra morte rende essenziale comprendere.
Intelligente, sensibile, affettuoso, allegro. Sono solo alcuni degli aggettivi che possono definire il cane, questo animale che accompagna l'uomo da tempo immemorabile. Ce ne sarebbero molti altri, perché i cani sono dotati di personalità multiforme e, forse, non sono ancora stati compiutamente compresi. Per questo l'etologo Danilo Mainardi ha deciso di dedicare loro un intero volume, sommando le riflessioni dello studioso ai racconti della sua vita con i cani, o meglio dei cani della sua vita. Non è infatti il classico manuale del bravo educatore, quello che vi trovate tra le mani perché, da osservatore nato, Mainardi ha sempre avuto con i suoi animali un atteggiamento poco ortodosso, nel senso che il piacere di scoprire comportamenti spontanei ha sempre prevalso sull'idea di addestramento. Certo, per comprendere quegli atteggiamenti è essenziale ripercorrere, insieme a lui, la storia naturale e culturale della specie a partire dal progenitore lupo, accolto per primo nella famiglia umana, lontanissimo capostipite delle oltre quattrocento razze canine "ufficiali" di oggi. Per non parlare dei cosiddetti meticci (definizione politically correct dei bastardini, o bastardoni che siano), rappresentanti di un universo affascinante ove è possibile scoprire storie che se non fossero vere parrebbero davvero incredibili. Pure divertente nonché sorprendente è la scoperta dell'etologicamente raffinata interazione che il cane sa imbastire col suo più caro nemico, il gatto.
Una giovane donna muore e il marito Matteo, sconvolto, comincia a interrogarsi sulla loro vita in comune. Mano a mano viene trascinato in un vortice di indizi e di incredibili rivelazioni, di false piste e di agnizioni inattese. Un telefonino che continua a suonare, messaggi che lampeggiano nella notte. Un amante segreto? Un amico troppo caro? Una seconda vita misteriosa? Una malattia nascosta? Un passato che ritorna? O solo un uomo e una donna che hanno smesso di comunicare, che non hanno saputo mettere a nudo il loro cuore. Questo non è un romanzo. È una storia che scommette sull'impossibile e trasforma la narrazione dell'indicibile in lettura awicente. È un libro sulla paura e sull'incapacità di amare. Un racconto estremo sulla mancanza di coraggio che affligge spesso la nostra vita quotidiana. Sulla difficoltà di vivere appieno la propria vita. Succede tutto nel tempo veloce e atroce del funerale di Luisa, in quello spazio breve e vuoto dove il tempo viene sospeso. Matteo scopre di non sapere nulla della giovane moglie e vorrebbe a tutti i costi tornare indietro. Vorrebbe amarla, abbracciarla, conoscerla, condividere giorni felici con le due figlie piccole. Ma non è più possibile. Si può soltanto pensare di ripartire, stavolta senza troppi preparativi e con un bagaglio nuovo di verità irrinunciabili. Scabra, essenziale, affilata dalla lama di uno sguardo impietoso, la narrazione corre veloce verso il suo finale liberatorio.
La Bibbia come non l’avete mai letta: è questa l’impresa che, con rispetto, passione, emozione, hanno affrontato Sandro Mayer e Osvaldo Orlandini, dopo il successo dei due libri precedenti, La grande storia di padre Pio e La grande storia di Gesù.
La creazione, Adamo ed Eva, Caino e Abele, l’Arca di Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè: Mayer e Orlandini hanno studiato le storie più coinvolgenti dell’Antico Testamento, le hanno interpretate, poi arricchite con fonti storiche, infine rielaborate con il loro talento narrativo in un romanzo epico. Così, guidati dalla loro penna, sarete trascinati in quel mondo di millenni fa che è raccontato nella Bibbia e che vi avvolgerà in un crescendo di emozioni: la disperazione di Sara per la sua sterilità; Giuseppe venduto dai fratelli come schiavo, ma poi premiato fino a diventare viceré d’Egitto; Mosè salvato dalle acque, i suoi colloqui con Dio, la marcia con il suo popolo verso la Terra Promessa. E poi episodi, intrighi, amori irresistibili.
Come un kolossal del cinema, la Bibbia di Mayer e Orlandini è una lettura per tutta la famiglia, dove gli attori di questa grandissima storia, anche quelli minori, rimangono impressi nella mente. Sarà come vederli scorrere sul grande schermo, calati nel contesto storico e geografico di quel tempo antico, con i loro volti, le loro voci. Una Bibbia quindi non solo da tenere in biblioteca, ma da leggere dalla prima pagina all’ultima, perché il ritmo è serrato e avvincente e perché i personaggi, che i secoli hanno avvolto nella leggenda, diventano di carne e sangue.
Dopo aver combattuto con valore nella prima crociata per liberare Gerusalemme dagli infedeli, il conte Raniero di Pontremoli è entrato nella leggenda aggiungendo ai suoi titoli quello di cavaliere del Santo Sepolcro. Ed è sulla via del ritornoche incontriamo per la prima volta il nostro eroe. Affamato e stanco per il lungo viaggio, Raniero chiede ospitalità nella modesta locanda di un villaggio nella Lunigiana. Qui il locandiere gli rivela che due giorni prima una banda di spietati briganti ha rapito le donne più giovani e più belle della pacifica comunità, strappandole ai suoi indifesi abitanti. Mosso a compassione dallo sconforto del locandiere, nonché turbato dalla sua inspiegabile arrendevolezza, Raniero lo esorta a una reazione consona alla gravità degli eventi. E si offre di mettersi alla testa di un manipolo di uomini del villaggio, non usi alle armi né al combattimento, per raggiungere i briganti prima che questi possano trarre profitto dal loro prezioso bottino. Il cammino è lungo e disseminato di incontri: prima i frati di un accogliente monastero, poi una scaltra tribù di nomadi e una compagnia di teatranti, infine un'avvenente nobile fanciulla di nome Maddalena, figlia del duca Carlo di Sarzana. Tra Maddalena e Raniero è amore a prima vista, nasce una passione intensa che sconvolgerà la vita di entrambi.
In questa nuova edizione arricchita e aggiornata di “Amore senza parole” e “Cuori fedeli”, Sandro Mayer e Osvaldo Orlandini raccontano le vicende umane e i sentimenti che agitano uomini e donne quando vivono accanto ad amici molto speciali: gli amici a quattro zampe. Ispirandosi a fatti di cronaca realmente accaduti, che hanno come protagonisti cani straordinari, gli autori costruiscono un romanzo avvincente che parla soprattutto d’amore, ma anche dei sentimenti negativi che muovono gli uomini: odio, rabbia, invidia, gelosia. Sentimenti che i cani, diversamente da noi, non conoscono, perché sanno amare con un cuore sempre fedele. Per questo i veri protagonisti sono loro. Capaci come sono di influenzare l’esistenza degli umani, li trascinano intrecciandone destini e sentimenti, e li conducono attraverso un groviglio di passioni, intrighi, gioie e tradimenti. Un romanzo commovente, che appassionerà i lettori e li terrà con il fiato sospeso fino alla fine, emozionandoli con la storia dell’amore più bello e incondizionato (e spesso immeritato): quello dei cani per gli uomini.
È possibile vivere in maniera ecosostenibile? Colin Beavan l'ha fatto e tutti parlano di lui. Tutta colpa di una giornata di gennaio, a New York. Con 22 gradi e la gente in canottiera e shorts. In quel giorno estivo in pieno inverno, Colin è a disagio, il suo cronico pessimismo sullo stato di salute del pianeta comincia a tingersi di tonalità apocalittiche. E a un tratto si chiede - e ci chiede: di fronte a un clima obiettivamente impazzito, io posso fare qualcosa o devo aspettare che siano gli altri a trovare una soluzione? Devo deprimermi, arrabbiarmi, e al tempo stesso delegare sperando che qualcuno intervenga? Oppure devo darmi da fare in prima persona? Io ci provo, è la sua conclusione. Ed è così che Colin mette a punto il suo Progetto Impatto Zero, trascinando con sé nell'incredibile avventura la moglie e la figlia. Per non parlare del cane. 365 giorni abolendo gradualmente rifiuti, detersivi, ascensori, mezzi pubblici, cibo confezionato, aria condizionata, televisione, carta igienica. 365 giorni adottando gradualmente bicicletta, monopattino, local food, candele, pannolini di cotone, bucati a mano. Nella città dalle mille luci, nel cuore pulsante del ricco Occidente, Colin ci prova e ci riesce. Un esperimento sorprendente, esasperante, folle, in cui l'Uomo a Impatto Zero scopre che la vita senza auto, tv, shopping compulsivo, pizza d'asporto non significa ascetismo, ma semplicemente più movimento fisico, più salute, più risparmio.
Marzio Lavetti, cinquant’anni, professore universitario, è proprio stufo della vita accademica. Scartoffie, riunioni, coordinamento didattico finiranno per ucciderlo di noia. Unica via di fuga, un anno sabbatico per immergersi nella sola attività che ancora gli dà un brivido: lo studio sul campo del comportamento animale. In particolare, quello del vampiro Desmodus rotundus che vive in Florida, in piccole colonie.
Ma, appena atterrato negli Stati Uniti, Marzio scopre che Paolino, l’amico e collega americano che doveva ospitarlo, è stato colpito da un malore tanto improvviso quanto fatale, una rara forma di encefalite fulminante. È una morte strana, come strana è la morte di quel piccolo pipistrello che Marzio una sera trova nella sua stanza, ancora tiepido. L’illustre professore decide di vederci chiaro e nella sua indagine coinvolge Agnese, graziosa e vulcanica etologa napoletana, appassionata di bufali e di Pino Daniele.
I due “detective per caso” si ritrovano così al cuore di un cupo intrigo che investe un intero dipartimento dell’Università di Pointsville, Florida, in cui nessuno – professori invidiosi, spregiudicati ricercatori, oscuri assistenti – sembra innocente. E poi la posta in gioco è l’onore del piccolo Desmodus succhiasangue, che i tradizionali metodi investigativi additano come l’indiziato numero uno. Traccia dopo traccia, esperimento dopo esperimento, Marzio e Agnese arriveranno alla verità. Una verità inaspettata. Ancora una volta animali assolutamente deliziosi ed esemplari umani che lo sono infinitamente meno sono al centro del “giallo etologico” di Danilo Mainardi, che in questo caso è anche un affettuoso «risarcimento» alla reputazione di una creatura vilipesa dall’ignoranza e dalla superstizione.
Quando un cane si rotola sull’erba appena falciata diciamo che è felice. Quando invece si accascia a orecchie basse sul pavimento dopo avere ricevuto un rifiuto diciamo che è abbattuto. Ma la sua gioia e la sua delusione corrispondono davvero a ciò che noi umani intendiamo quando usiamo queste parole? Fino a che punto il cane è simile all’uomo?
Sì, perché il luogo comune in cui si rischia di cadere è sempre lo stesso: proiettare sul nostro cane sensazioni ed emozioni che in realtà appartengono a noi. L’antropomorfismo a ogni costo è il rischio che un etologo non vuole correre: per questo la «sfera emotiva» degli animali scivola in secondo piano rispetto all’analisi dei comportamenti.
In questo che ormai è considerato un grande classico, Jeffrey Masson si è concentrato sull’esplorazione del misterioso universo interiore del «nostro migliore e più sincero amico», infrangendo così un tabù. E lo ha fatto da pioniere, con gli strumenti che la professione di psicoanalista gli ha insegnato a usare. Attingendo al mito, alla letteratura, agli studi scientifici – da Senofane a Voltaire, da Freud a Lorenz, da Thomas Mann a Kundera – ma soprattutto alle storie personali e a quelle degli amanti dei cani.
Racconti che divertono, che commuovono, che descrivono «i moti del cuore» canino: gratitudine, lealtà, solitudine, delusione, aggressività, malinconia, sogni, percezione delle altre specie – esseri umani inclusi. C’è la storia di Dudley, ex randagio che durante un terribile incendio in California si rifiuta di allontanarsi dalla sua padrona morta asfissiata dal fumo; quella di Bobbie, capace di tornare a casa percorrendo tremilaseicento chilometri dall’Indiana all’Oregon in un inverno glaciale; quella di Hachi-Ko, l’akita diventato eroe nazionale giapponese (e protagonista del nuovo film con Richard Gere), che per dieci anni ogni sera si reca alla stazione per aspettare il padrone ormai deceduto. Ma soprattutto ci sono Sima, Sasha e Rani, i tre cani di Masson – veri protagonisti del libro. Un omaggio dell’autore alla loro emozione per eccellenza: l’amore, su cui i cani, diversamente da noi, non mentono mai.