Non si può comprendere la personalità di La Pira se non si pone in evidenza la sua dimensione mistica, il suo confidare totalmente nella Grazia divina e soprattutto il ritenersi strumento di Dio per elargire e programmare la carità anche dal punto di vista politico. Riflettere sulla tematica della città era per La Pira una chiamata divina. Era del tutto convinto che l'umanità è stata intessuta da virtù e valori per mezzo del ruolo e della funzione che alcune città hanno assunto nel corso della storia. Chi vive all'interno della città è responsabile di un patrimonio che gli è stato consegnato per il bene delle generazioni. La metafisica della città dunque portava verso un cammino di unione tra le città per poi avere come effetto più prossimo l'unione degli Stati. Nell'opera di La Pira è possibile intravedere un intervento politico che si è concentrato verso le associazioni che sono fondamentali nella grande società, attuando un'opera chirurgica d'intervento intorno ai mali sociali. Tenendo conto di questo manifestiamo disaccordo verso chi annovera La Pira tra gli utopisti, poiché il suo intento non si è manifestato nel tracciare l'isola della felicità, ma nell'individuare tutto ciò che impediva ai suoi concittadini di indirizzarsi verso di essa.
La Chiesa è il popolo della Nuova Alleanza che perfeziona l'Antico Israele secondo la carne ed è foriero di salvezza per tutte le genti (cfr. LG, 9). Su queste basi bibliche fondarono la loro riflessione sulla Chiesa i Padri. Da qui lo studio in oggetto prende l'avvio e mostra lo stretto legame dell'indagine patristica con il dato biblico. Le immagini che i Padri usano per descrivere e presentare la Chiesa, la sua natura e la sua missione sembrano modellate su quelle bibliche, che, integrate con la riflessione teologica, danno corpo, Padre dopo Padre, secolo dopo secolo, a un'ecclesiologia sicura, ulteriormente arricchita nei secoli successivi dall'apporto dei grandi teologi medievali e contemporanei, dal magistero ordinario e straordinario e dalle angolature ecclesiologiche sia della Commissione Teologica Internazionale che dal Catechismo della Chiesa Cattolica e del Nuovo Codice di diritto canonico.
Nel 5° anniversario dalla morte del Cardinale Giacomo Biffi, don Samuele Pinna e Davide Riserbato con l'Arcidiocesi di Bologna ci offrono un libro in sua memoria. Non una semplice antologia di testi, ma una sintesi del suo pensiero teologico e pastorale nei punti fondamentali della sua teologia: Cristo, la Chiesa, l'uomo e l'importanza dell'annuncio della verità nella carità. Postfazione di Matteo Maria Zuppi.
Prendendo spunto da alcuni episodi del Vangelo l’autore, a volte in modo ironico a volte in modo serio, dà libero sfogo alla sua fantasia immaginando il ruolo di alcuni personaggi marginali del racconto evangelico, oppure individuando una valenza contemporanea di alcuni fatti ivi narrati. Ad esempio prendendo spunto dalla “strage degl’innocenti”, Panico affronta il tema del potere che ha la capacità di inebriare e ubriacare fino a trasformare la vita di chi lo esercita, e che non di rado lascia dietro di sé vittime innocenti. Come una droga, esso, una volta conquistato, mira all’autoconservazione e mortifica la pietà e la compassione. Altresì in tono umoristico l’autore, considerando il fatto che nel Vangelo si parla della suocera di Pietro, imbastisce una storia a medaglioni con l’unico intento di dimostrare che si può anche ridere benevolmente delle cose sante, senza per questo diventare eretici.
Più che un esercizio di pietà questa Sacra rappresentazione vuole offrire al credente una meditazione atta a stimolare la consapevolezza della propria scelta di fede. Fin quando esiste un credente, bisogna che egli sperimenti il paradosso dell'Uomo-Dio, sia cioè contemporaneo della straordinaria presenza di Cristo sulla terra. Tale è la condizione della fede o più esattamente è la definizione della fede. Questa Sacra rappresentazione è pertanto un invito a seguire Cristo sulla via della croce così da vederlo nella sua vera figura e nell'ambiente dove realmente camminava sulla terra e non nella forma di un ricordo, vuoto e insignificante, nelle chiacchiere della storia; vederlo così come è, come fu e come sarà fino al suo ritorno nella gloria: segno dello scandalo e oggetto della fede, uomo umile e tuttavia Salvatore e Redentore dell'umanità venuto sulla terra per amore, per cercare quelli che erano perduti (Mt 18,11), per soffrire e morire e insieme preoccupato di dover ripetere sempre: "Beato colui che non si scandalizza in me!" (Mt 11,19).
Il libro raccoglie le relazioni del convegno organizzato dal Centro studi Rosario Livatino il 29 novembre 2019 su Magistratura in crisi. Percorsi per ritrovare la giustizia. Trae spunto dalle indagini e dai procedimenti disciplinari che nella primavera 2019 hanno scosso la magistratura italiana, colpendo componenti togati del CSM, in carica e appartenenti a precedenti Consigli, ed esponenti di vertice di significativi uffici giudiziari: ciò ha fatto emergere con evidenza quel che era già noto all'interno del "corpo", e cioè anomalie nella attribuzione dei posti direttivi, nelle progressioni in carriera, nella gestione della formazione, nel giudizio disciplinare. Poiché dopo i primi giorni è calato il silenzio sull'intera vicenda, il convegno, e il libro che ne riprende gli atti, pur non celebrando processi paralleli, né prendendo posizione pro o contro le c.d. "correnti" della magistratura, contribuisce all'approfondimento delle cause remote e prossime delle degenerazioni venute alla luce, nella prospettiva di individuare vie di soluzione. Dopo le introduzioni di Vari e Prosperetti, prende le mosse dal corretto inquadramento di quel che sulla magistratura prevede la Costituzione, spesso disattesa dalla prassi (relazione Ronco); prosegue con le caratteristiche attuali dei magistrati italiani, dall'età al sesso (relazione Blangiardo); ne segue l'evoluzione storica a partire dal Secondo dopoguerra e analizza le modalità di accesso alla funzione, comparandole con quelle di altre Nazioni (relazione Guarnieri); ricostruisce la formazione delle "correnti" e le degenerazioni provocate (relazione Airoma); individua le riforme possibili e necessarie, quali vie d'uscita dalla crisi (relazione Mantovano). Completa il volume il discorso che il giorno del convegno Papa Francesco ha rivolto ai componenti del Centro Studi Livatino, allorché, parlando di «una crisi del potere giudiziario che non è superficiale ma ha radici profonde», ha censurato lo «sconfinamento del giudice in ambiti non propri, soprattutto nelle materie dei cosiddetti "nuovi diritti", con sentenze che sembrano preoccupate di esaudire desideri sempre nuovi, disancorati da ogni limite oggettivo».
Di quanti scrittori un Sommo Pontefice ha detto: «Era più cristiano di me»? Forse nessuno, prima che papa Francesco lo dicesse di Charles Péguy. Chi era costui? Non proprio un Carneade: è stato studiato da centri universitari piccoli ma agguerriti, ripetutamente riproposto all'interno di importanti movimenti ecclesiali (ad esempio CL), rappresentato in circuiti teatrali di base. L'opera poetica di Péguy gode di una stabile presenza editoriale da decenni. Più difficile trovare in Italia la sua produzione saggistica: acutissima e nient'affatto superata analisi del pensiero «moderno». Questa ampia antologia, composta da traduzioni del tutto nuovo, vuol colmare tale lacuna. Prefattore: Julian Carron.
Nella sua ampia diffusione storico-geografica, l'islam ha ispirato molte culture e scuole di pensiero e ha assunto forme a volte in profondo contrasto, anche violento, persino tra loro. È difficile dunque darne una prima descrizione che superi l'eccessiva generalità senza cadere già nella specializzazione. Con chiarezza e precisione, Annie Laurent offre delle risposte alle numerose e legittime domande che l'islam suscita, sia per la sua onnipresenza in una realtà sempre più inquietante, in Francia e nel mondo; sia per il suo progetto antropologico, giuridico, sociale e politico i cui fondamenti contrastano con quelli della civiltà europea. È quindi una sfida decisiva che l'Europa deve affrontare nel momento in cui è costretta a fare i conti con una grave crisi identitaria senza precedenti. In un tempo in cui dominano relativismo e confusione, dove l'emozione ha soppiantato la ragione, il rapporto con l'islam e i musulmani affronta due gravi insidie: il rifiuto e la passione. È tempo quindi di abbandonare ogni superficialità nell'approccio con realtà ancora troppo poco conosciute o distorte, focalizzando sull'islam uno sguardo più lucido e oggettivo, senza preconcetti e nel rispetto dei musulmani. È questo lo scopo di questo libro, che si ispira anche all'esperienza dei cristiani d'Oriente. Prefazione di Rémi Brague.
Nell'archivio della Penitenzieria Apostolica si trovano decine di migliaia di suppliche inviate al Papa da uomini e donne da tutte le parti della cristianità con la richiesta di una grazia speciale che solo il sommo pontefice poteva concedere. Per l'Inghilterra, la Svezia ed i paesi di lingua tedesca queste fonti eccezionali - accessibili solo da pochi anni - sono già state pubblicati. In questo libro sono raccolte 270 suppliche chieste nella diocesi di Siena, fra gli anni dal 1458 al 1513, interpretate e messe in relazione con la prassi del dicastero centrale della Curia papale e la storia della città toscana.
L'Autore, uno dei massimi esperti mondiali di Dottrina sociale della Chiesa, analizza il magistero di papa Francesco incentrato sulla Dottrina sociale della Chiesa.