
Roma è di fronte a un bivio: continuare a espandersi in maniera incontrollata, sfrangiandosi nella perdita d'identità e nel dominio di interessi privati, oppure ripensare il senso di un luogo unico al mondo, ripartendo dalle periferie per rigenerare l'esistente. Per offrire un contributo alla progettazione futura, il testo indaga il mutevole significato che la città ha assunto dalle sue origini a oggi, sotto particolari aspetti: la multiforme presenza dell'acqua, il simbolismo geometrico degli assetti territoriali, il segno delle differenze sociali impresso neli'edificato abitativo, il valore degli spazi pubblici sempre più ridotti dal consumo di suolo. Chiave per la costruzione di un nuovo senso del luogo potrebbe essere la "convivenza responsabile", non solo della città storica con le moderne periferie, ma anche tra le differenti etnie e culture che convivono in una metropoli sempre pronta all'accoglienza, sulla scia di quella vocazione all'inclusione che le sue origini, al di là del mito, confermano.
Tra austerità del welfare e riduzione della spesa sociale, è possibile cambiare le strategie di intervento dei servizi sociali? Che cosa possono fare gli assistenti sociali? E come? Da questi interrogativi nasce l'idea di un volume, fondato sul rigore teorico e metodologico, che non eluda la domanda chiave: che cos'è e come si attua il servizio sociale di comunità? Promuovere fiducia, solidarietà e coesione sociale nei contesti locali implica appropriate interazioni tra diversi attori e richiede un innovativo impegno ai professionisti. L'analisi degli aspetti distintivi della dimensione collettiva del servizio sociale è declinata in diverse prospettive: metodologica, teorica, etica, politica e di ricerca. Alcuni progetti, casi di studio ed esercizi completano la presentazione della metodologia e degli strumenti per la pratica. Il testo si rivolge a chi - studente, professionista, dirigente, docente, studioso - sia interessato ad approfondire la dimensione collettiva del servizio sociale nelle sue differenti prospettive.
Fare un progetto didattico è la richiesta più comune che viene sempre più spesso avanzata alle scuole o nei corsi di formazione per i nuovi insegnanti. Ma cos'è un buon progetto didattico? A ben vedere, la maggior parte dei documenti progettuali presenta criticità ricorrenti che riguardano sistematicamente la genericità degli obiettivi, la non chiara corrispondenza tra questi e il sistema di verifica, la scarsa coerenza tra le azioni didattiche attuate con gli obiettivi e la loro valutazione. Attraverso esempi e suggerimenti operativi, il volume intende indicare come si possano superare queste criticità.
Le sempre più frequenti criticità della politica internazionale contemporanea sono dovute in parte al superamento dei modelli politici tradizionali sovranità, legittimità, ingerenza - e in parte al declino dei principi di ordine politico che avevano dominato il Novecento. Grandi discontinuità come la fine del bipolarismo e l'attacco alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001 ci hanno offerto l'occasione - che purtroppo la politica non ha saputo cogliere - per riflettere sulle trasformazioni in corso nel mondo, che superano le tradizionali logiche diplomatiche e che vertono piuttosto sull'individuazione del futuro prossimo della Terra. Nel libro si argomenta che l'anarchia che si sta sviluppando nel mondo potrà essere contrastata soltanto se in esso aumenterà la quantità di democrazia.
Le traduzioni hanno svolto e svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo delle letterature nazionali poiché influenzano generi, creano nuovi modelli simbolici e producono mutamenti nella cultura dei paesi. Operando in uno spazio interdisciplinare, aperto e dialogico, gli studi sulla traduzione hanno trasformato la dispersione linguistica in ricchezza culturale, mettendo in evidenza come la traduzione costituisca un arricchimento del testo autoriale, in un rapporto non gerarchico. Il libro, in una nuova edizione aggiornata, traccia una breve storia delle teorie traduttologiche, allargando la riflessione critica al concetto di "mondialità" della letteratura (worldliness) in un intreccio tra cultural studies e comparative studies.
La teoria della narrazione, fondata da maestri della semiotica quali Propp, Greimas e Lévi-Strauss, è stata poi oggetto di grande attenzione anche da parte di psicologi, storici, specialisti di letteratura e di cinema, di marketing e di comunicazione politica, sicché oggi il tema dell'espressione narrativa, o dello storytelling, si presenta come centrale. Nel libro, una rilettura in chiave attuale delle teorie classiche offre una visione profondamente nuova dell'universo narrativo: una prospettiva che tiene conto anche degli apporti di altre discipline, dell'odierna attenzione per gli impieghi operativi del narrare, nonché dello stretto legame che le forme narrative intrattengono con i processi emozionali e con i tanti modi in cui cerchiamo di rendere leggibile la realtà che ci circonda e di dare un senso alla nostra esperienza di vita. Il volume vale dunque come introduzione aggiornata alla materia, di cui propone una sistemazione teorica nuova e originale, presentata grazie anche a un ricco apparato di esempi che spaziano dalla letteratura al cinema, dal folclore alla musica, dal melodramma alla pubblicità.
Il volume, che coniuga agilità di trattazione e approfondimento critico, traccia una storia della cultura letteraria a Roma dagli albori alla magnifica stagione dei "classici", destinata ad allungarsi nei secoli sino alla frantumazione dell'impero e alla nascita delle identità nazionali in Europa. Tenendo conto soprattutto delle esigenze imposte dai programmi dei corsi di laurea triennali, nella loro esposizione gli autori si sono impegnati a collegare sempre la scelta delle informazioni a un'analisi problematica delle forme letterarie in continuo sviluppo, sullo sfondo delle dinamiche sociali e politiche ben rispecchiate dai mutamenti di gusto del pubblico. Questa seconda edizione si caratterizza, oltre che per una serie di aggiustamenti e integrazioni, per una preziosa appendice dedicata alle fonti elettroniche, al giorno d'oggi indispensabili per uno studio più approfondito e consapevole della storia letteraria latina.
Il volume problematizza il significato normalmente attribuito alla grammatica proponendo di andare oltre la sua accezione tradizionale, che la caratterizza esclusivamente come sistema formale ed indipendente della lingua, ampliandone i confini per divenire parte di una più ampia gamma di sistemi, pratiche e schemi organizzativi che sottostanno all'organizzazione della vita sociale. Tale ampia visione di grammatica permette di riflettere sulla fondamentale capacità umana di linguaggio, costituendo dunque un'utile premessa per chiunque intenda studiare la grammatica di lingue particolari non soltanto nella loro dimensione strutturale e frasale bensì acquisendo consapevolezza relativa a tutto ciò di cui si compone la comunicazione umana.
Arturo Carlo Jemolo era cattolico ma non clericale; difensore dei diritti dello Stato, nei suoi rapporti con la Chiesa cattolica, ma non anticlericale; liberale e cattolico; oppositore di talune scelte del partito radicale, ma rispettato e apprezzato dai radicali; convinto anticoncordatario, ma partecipe dei lavori per le trattative della revisione concordataria; fermo sostenitore del valore essenziale del senso dello Stato, ma impegnato nella difesa del sentimento religioso e delle garanzie delle istituzioni religiose. Fermissimi e ripetuti furono i suoi no all'intolleranza, al giurisdizionalismo, al concordato, al venir meno dei valori cristiani e i suoi sì alla separazione tra Stato e Chiesa cattolica, alla scuola pubblica, al divorzio; mai democristiano, ma neppure comunista; "bastian contrario", "piccolo borghese" e "malpensante". Più di trent'anni dopo la sua morte, tenendo conto delle tante novità che hanno caratterizzato l'evoluzione della società italiana, molti sono ancora i motivi che inducono a continuare ad ascoltare la sua voce per una valutazione dei problemi civili, politici, giuridici e religiosi dell'Italia odierna, forse ancora più tormentata di quella di allora.
C'è stato un tempo in cui statisti illustri - quali Churchill e De Gasperi - e intellettuali di primissimo piano - quali Croce, Arendt, Bobbio, Thomas Mann, Kojève, Laski - hanno guardato con rispetto, simpatia e persino con ammirazione a Stalin e al paese da lui guidato. Con lo scoppio della Guerra fredda prima e soprattutto col Rapporto Chruscev poi, Stalin diviene invece un "mostro", paragonabile forse solo a Hitler. Darebbe prova di sprovvedutezza chi volesse individuare in questa svolta il momento della rivelazione definitiva e ultima dell'identità del leader sovietico, sorvolando disinvoltamente sui conflitti e gli interessi alle origini della svolta. Il contrasto radicale tra le diverse immagini di Stalin dovrebbe spingere lo storico non già ad assolutizzarne una, bensì a problematizzarle tutte. Ed è quanto fa Losurdo in questo volume, analizzando le tragedie del Novecento con una comparatistica a tutto campo e decostruendo e contestualizzando molte delle accuse mosse a Stalin. Con un saggio di Luciano Canfora.