«Negli scritti di Moioli la “questione del prete” si propone nella sua identità di questione teologica, propriamente secondo la prospettiva della teologia spirituale, mirata intenzionalmente a rilevare la figura cristiana del prete. […]
Su questa linea, la ricerca di Moioli si muove con fermezza e disinvoltura. Propriamente non è più una ricerca, ma piuttosto una lezione lucida, convinta e persuasiva, che merita di essere appresa, anche perché è maturata non nel rifugio ovattato e senza tempo delle biblioteche, ma nel fermento vivace e a tratti convulso del post-concilio. […]
La vicenda postconciliare del prete non è conclusa e l’accompagnamento di Moioli mantiene la sua attualità. Lucidi e illuminanti, i suoi scritti consentono di prolungare l’accompagnamento, oltre la morte, anche oggi. Sarebbe stata insipienza non raccoglierli; rischiavano di smarrirsi senza poter essere utilizzati, in un momento in cui il prete non è ancora uscito dal suo disagio e la letteratura sul prete non è ancora uscita dalla deriva dell’improvvisazione e dell’insignificanza. L’averli raccolti significa avere prodotto un testo imprescindibile per il prete e per la letteratura sul prete» (dalla Prefazione di Giuseppe Colombo)
«Essere, fino al dono della vita, “liturgo” del culto spirituale che è la comunità cristiana e l’uomo,
a cui fraternamente si mantiene legato; e quindi essere deputato a svolgere
presso i fratelli il compito del “pastore”, mettendo sempre più in risalto
e vivendo per sé e per gli altri un radicale riferimento a Cristo,
unico Signore e Salvatore e Sposo della Chiesa: ecco il senso spirituale sintetico
dell’essere presbitero (e vescovo) secondo il Concilio».
(Giovanni Moioli)
A partire dalle letture del Vangelo delle domeniche dell'anno liturgico C, nelle sue omelie don Walter Magni suggerisce riflessioni sui grandi temi del nostro tempo. L'autore «non "vende" risposte preconfezionate e artefatte, ma desidera farsi compagno di viaggio di chiunque cerchi il proprio passo. Non ci sono schemi precostituiti, né nell'accostarsi ai testi, né nella struttura delle omelie». Sono omelie che nascono dal vivo desiderio dell'autore di ascoltare per primo la Parola che deve predicare.
Sfogliando le pagine evangeliche di Luca si incontra l'inquietudine della ricerca e l'entusiasmo del discepolato e, d'altra parte, il dramma della pasqua e la gloria della risurrezione. Le resistenze della fragilità e dell'incomprensione del discepolo ma anche i vertici dell'esperienza spirituale nella trasfigurazione. È una frontiera mistica: sta tra il quotidiano e l'eterno. Proprio nel quotidiano, corpo del tempo, viviamo la nostra relazione, intima e comunitaria allo stesso tempo, con Gesù. Raggiungerlo sulle vette dell'esperienza spirituale non significa mai fuggire gli incroci metropolitani: poesia e prosa son fatte delle stesse parole. Stare negli incroci degli incontri e degli impegni non significa soffocare nell'affanno di aria pesante, né ridurre lo sguardo sulla distanza corta. Si sta dentro con il respiro creatore di Dio e il soffio del suo Spirito eterno, si sta dentro con lo sguardo lungimirante di Gesù che, allo stesso tempo, giunge al cuore di ciascuno e all'orizzonte eterno del mondo.
Parlare di vocazione con i ragazzi non riguarda solo una scelta religiosa, ma riguarda tutte le aree della vita, sia personale che professionale. È poi importante aiutare gli adolescenti a comprendere la propria vocazione in modo completo e positivo, senza farli sentire costretti a scegliere una determinata strada. Agli adolescenti è proposto un percorso graduale per aiutarli a comprendere la propria vocazione. Questo percorso inizia con l'amore per la vita, prosegue con la consapevolezza di essere chiamati da qualcuno e si conclude con l'orientamento al servizio. L'approccio è rispettoso delle dinamiche della personalità degli adolescenti per aiutarli a elaborare una prima ipotesi di sé e della propria vita, senza forzarli a prendere decisioni affrettate.
La traduzione inedita di Emidio Vergani ci restituisce tutta la bellezza e la profondità degli Inni che Efrem il Siro (306-373), padre della Chiesa siriaca, ha dedicato a Nisibi, sua città natale e avamposto dell'Impero romano più volte assediato dai Persiani. In questa raccolta si trovano tutti gli aspetti centrali e fondamentali della teologia di Efrem e la sua ammirevole poetica. «Le prove che la città e i suoi abitanti hanno subìto, e la salvezza che viene loro data, provengono dall'opera redentrice di Colui che per noi si è incarnato, ha accettato volontariamente la sua passione e ci ha fatto rinascere, germogliare, essere ricreati grazie alla sua rugiada di risurrezione», spiega padre Manuel Nin (vescovo titolare di Carcabia ed esarca apostolico per i cattolici di tradizione bizantina in Grecia) nella Presentazione del volume. Oltre agli Inni di Nisibi, viene presentato nel volume un inedito Inno sulla Chiesa. Efrem utilizza simboli e allegorie bibliche per illustrare la natura della salvezza e la guarigione del mondo, raffigurando Cristo come il medico divino che cura l'umanità malata. Il libro esplora anche il tema della risurrezione del corpo, usando la metafora del seme e della terra per spiegare la dinamica escatologica della risurrezione. Efrem confuta gli increduli che negano la risurrezione, sottolineando l'importanza dell'incarnazione e la centralità di Cristo nella speranza cristiana. Una lettura edificante per il suo valore spirituale e poetico
Un percorso di riflessione e approfondimento per il nuovo anno pastorale con riflessioni per la condivisione e la crescita delle fraternità presbiterali. Percorsi di ascolto, approfondimento, confronto e studio personale tra presbiteri.
Il libro sottolinea l'importanza di celebrare le feste in famiglia come occasione per rompere la routine e rafforzare i legami famigliari, suggerendo e scoprendo tradizioni, riti e attività creative concrete per trasmettere valori e creare ricordi condivisi. Insieme a una riflessione sul valore delle feste in famiglia come strumento per riscoprire la dimensione spirituale e comunitaria all'interno della vita quotidiana, l’autore propone la pratica di gesti, preghiere, canti, attività manuali, ricette, visite a luoghi della fede, giochi. Tutti momenti da vivere insieme dentro e fuori le mura domestiche, perché fare festa in famiglia è un'arte che coinvolge la preparazione delle persone, dei luoghi e del cibo, per vivere autenticamente le azioni tipiche della festa: stare insieme, mangiare, scambiarsi doni, ricordare, parlare e giocare. Il Natale, la Pasqua e la Pentecoste sono le feste attorno a cui il libro sviluppa idee e proposte sperimentate dall’autore insieme a famiglie con figli nell’età dell’iniziazione cristiana, ma non mancano richiami ad altre feste cristiane e incursioni nelle tradizione ebraica e ortodossa.
Età di lettura: da 8 anni.
Dialogo tra donne e uomini, tra cristiani di diverse confessioni; dialogo tra culture e religioni, in particolare con musulmani ed ebrei. Dialogo come stile di vita e forma del pensiero.
E, ancora, la sfida della nonviolenza nel Medio Oriente insanguinato dai conflitti. La vita di padre Paolo Dall’Oglio e le sue ultime parole prima della drammatica sparizione sono un appello, talvolta un grido disperato. Sono parole di speranza nonostante il fallimento sia dietro l’angolo e tracciano una via. La più difficile, la più evangelica.
«La vita di Paolo Dall’Oglio è stata una spinta incessante a ricercare la condivisione, l’incontro, la giustizia, l’unità,
in nome della persona, di ogni persona, della sua integrità, della sua inviolabile dignità.»
Sergio Mattarella
L’inizio è importante: “Chi ben comincia è a metà dell’opera”. Nel cammino di iniziazione cristiana, oggi più che mai, è importante curare gli inizi per dare tempo di conoscere i ragazzi e le famiglie e di farsi conoscere da loro. È il tempo per stringere un’alleanza e per iniziare a camminare insieme alla scoperta di Gesù.
Come iniziare il percorso di iniziazione cristiana con i bambini e le loro famiglie? Quali ingredienti, quali attenzioni, quali atteggiamenti avere? Quali soggetti coinvolgere? Quali linguaggi utilizzare?
Nella Quattro giorni delle Comunità educanti riflettiamo su cosa significhi iniziare, offrendo alcune prospettive missionarie e pedagogiche, condividendo azioni promettenti che ci sono state raccontate da alcune comunità cristiane. Soprattutto ci chiediamo quali soggetti coinvolgere e come farli sentire parte viva del cammino.
Inoltre, desideriamo esplorare i linguaggi della catechesi e in particolare quelli più propizi per gli inizi e per accedere i sensi dei ragazzi così che possano aprirsi all’incontro personale con Gesù. Approfondiamo l’utilizzo delle illustrazioni e del gioco nella catechesi.