
Questo testo nasce dalle parole di Papa Francesco e dalla sua denuncia: "La solidarietà diventa uno stile di costruzione della storia" (EG 188)Il volume, snello e senza pretesa di esaustività, vuole dare qualche suggestione alla nostra società attraverso un triplice sguardo: quello di un teologo (Walter Magnoni), di un filosofo (Silvano Petrosino) e di un economista (Luigi Campiglio). Magnoni si lascia pro-vocare dalla parabola di Gesù del Buon Samaritano, che si trova a essere solidale senza averlo programmato; Petrosino riflette sul termine "solidarietà" tentando di smascherarne alcune tentazioni in atto, come quella che la considera un "lubrificatore sociale"; Campiglio, infine, analizza concetti quali "solidarietà naturale" e "solidarietà della ragione" sottolineando l'importanza della solidarietà tra generazioni ed eredità. Il cardinale Angelo Scola firma la prefazione del testo e riconosce come la solidarietà possa essere uno stile virtuoso per "includere socialmente i poveri".
"La prima lettera ai Corinti era cara al cardinal Martini, che certamente l'aveva amata perché rivelava un volto dell'Apostolo spesso tenuto in penombra: ben lontano dal pastore appassionato, ben lontano dallo stereotipo dell'intellettuale e del teologo astratto e distaccato che gli era stato imposto da molti. Questo testo paolino presenta la vastità dei problemi che pervadono l'esistere cristiano non solo di allora ma di ogni epoca, fino ai nostri giorni. È perciò interessante seguire l'itinerario che propone il cardinal Martini, perché egli seleziona alcuni nodi capaci di riflessi attuali nella nostra contemporaneità; primo fra tutti, una certa disillusione, l'elemento che riesce a spiegare appieno il titolo scelto dal cardinale. Un itinerario, quello proposto da Martini, che riflette non solo la sua fede ma anche la sua anima di pastore, la sua sensibilità per la Parola di Dio nelle sue molteplici iridescenze, ma anche la sua profonda umanità e la sua sintonia con la cultura e la società contemporanea." (dalla prefazione del card. Gianfranco Ravasi)
"Dalle stelle... alla stalla" indica immediatamente il percorso che il Dio cristiano ha scelto come sua identità, anzi, come la felicità della propria esistenza. Attraverso i personaggi che gli evangelisti e la tradizione citano nel contesto della nascita di Gesù, è possibile comprendere a piccoli passi il grande mistero di una scelta per noi così ardua, tanto da essere divina. Nessun personaggio è quindi banale, né tanto meno frutto di un semplicismo pittoresco: si tratta invece sempre di figure tipologiche che rispecchiano il nostro porci di fronte a Gesù e al suo mistero. Con uno stile semplice, l'autore si immedesima nelle principali figure che oltre duemila anni fa hanno vissuto più da vicino gli eventi connessi alla nascita del Cristo, facendo comprendere come un avvenimento apparentemente così lontano sia in realtà sempre attuale per la vita di ogni uomo.
"La parabola dell'uomo che aveva due figli mi appartiene da sempre. Me l'hanno consegnata fin da bambino tanti padri e tante madri incontrati nel cammino dell'esistenza. Mai avrei pensato di poter rileggere oggi questa 'parabola delle parabole', questo 'vangelo nel vangelo', attraverso gli occhi, i volti e le storie dei ragazzi incontrati nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano e nelle comunità di accoglienza Kayròs in cui abito. Quindici anni di vita sacerdotale intensi a fianco di quei ragazzi che l'opinione pubblica definisce 'cattivi', 'bulli', 'giovani devianti' sono bastati a farmi comprendere come il viaggio del figlio minore della parabola non sia così separato da quello del figlio maggiore, e come sempre meno abbiano senso distinzioni tra figli 'buoni' e figli 'cattivi'. Siamo tutti figli perduti e ritrovati, tutti bisognosi di guarigione e di perdono, tutti in viaggio verso casa alla ricerca del Padre, il solo buono." (don Claudio Burgio) "Bisogna tornare a 'occuparsi' dei giovani più che a 'preoccuparsi' di loro. Le nuove generazioni hanno bisogno di adulti che facciano gli adulti e che non coltivino, in modo irresponsabile, il mito dell'eterna giovinezza. Ma i ragazzi 'difficili', come i ragazzi più 'normali' che vivono 'all'ombra del campanile' e nei nostri stupendi oratori, hanno bisogno anche di amici, di fratelli maggiori con cui mettersi in dialogo. Il giovane della parabola non ha trovato questo fratello..." (dalla Prefazione del card. Dionigi Tettamanzi)
L'abbandono della fede ha questo tratto caratteristico: è il suo inizio più semplice, ma anche il suo più arduo compimento. Nella figura di Charles de Foucauld, "fratello universale", c'è veramente uno spazio ospitale per chiunque, all'interno di quei due estremi. Nell'abbandono della fede - ma potremmo dire anche: nell'abbandono che la fede è - si forma una reale fraternità di uguali, per quanto diversi. La fede che ci unisce non può essere meno di questo. Ma neppure più di questo.
In tutto l'arco della sua attività accademica, tra il 1963 e il 1984, Giovanni Moioli si è occupato dell'identità e del metodo della teologia spirituale. Con attenzione e intelligenza si è inserito nel dibattito che, sin dai primi decenni del Novecento, si è occupato di definire l'oggetto della disciplina, la sua natura di "vera scienza teologica" e i rapporti con le altre discipline. Moioli ha, progressivamente, fatto maturare la consapevolezza che la teologia spirituale, all'interno di una rinnovata teologia della fede, appartiene alla sintesi finale dell'intera operazione teologica, studiando, dal suo specifico punto di vista, "la fede in quanto vissuto cristiano concreto e storico". Gli undici contributi - raccolti qui per la prima volta documentano l'interessante percorso svolto dall'autore e costituiscono la base per gli ulteriori sviluppi della disciplina e per il suo inserimento, sempre più consapevole, nel quadro complessivo della riflessione teologica.
"Il profondo contenuto innovativo che, in questo manuale, soggiace alla puntuale ritrattazione della materia tradizionale, rappresenta un termine di riferimento di intatta attualità. [...] Esso rimane il documento programmatico di un sostanziale avanzamento della materia, le cui implicazioni teoriche ed ermeneutiche sono da svolgere analiticamente e consequenzialmente. Una esplorazione avanzata insomma, che ancora a buon diritto avanza la pretesa di diventare il nostro inizio" (dalla presentazione di PierAngelo Sequeri). "Il testo di Moioli rappresenta una novità per molteplici aspetti. Anzitutto per un ricentramento cristologico alieno da ogni vaghezza. Cristo sta al centro della trattazione nella totalità della sua vicenda, che trova compimento nella risurrezione/innalzamento. Non a caso nella considerazione dell'escatologico (non dell'escatologia) si prende avvio dalla parousìa di Cristo. [...] Ricentramento cristologico dell'escatologia significa far diventare la cristologia la matrice, la regola e il criterio di verifica dell'escatologia. In questo l'opera di Moioli si ripropone metodologicamente esemplare".
"La beatificazione di Montini-Paolo VI mi vede interpellato in modo privilegiato. A pressarmi in questo stanno due fatti concreti: il primo è l'ordinazione presbiterale che ho ricevuto dalla preghiera e dalle mani dell'arcivescovo Montini; il secondo è il ministero episcopale da me svolto sulla medesima Cattedra dei Santi Ambrogio e Carlo dal 2002 al 2011. [...] A mescolarsi con i dati di Montini sono alcune riflessioni personali che si sviluppano spontanee assumendo il tono di una specie di 'dialogo' o di 'colloquio'. In questo modo si può cogliere e apprezzare maggiormente l'attualità - e insieme la profezia - del dono che Montini con la sua 'vita secondo lo Spirito' ha offerto e continua a offrire alla comunità cristiana e alla stessa società civile." (Dionigi Tettamanzi)
Il presente volume contiene il testo delle relazioni proposte alle Quattro Giorni per le comunità educanti tenute a inizio dell'anno pastorale 2014-2015. Il suo scopo è di abilitare alla narrazione del Vangelo, intesa non come operazione tecnica bensì come azione della Chiesa che consegna il tesoro della fede agli adulti e alle giovani generazioni. Un compito bellissimo ma impegnativo, che mette in gioco ogni aspetto dell'esistenza comunitaria e ogni figura della comunità. Il testo offre anche schede per la ripresa personale e il lavoro di équipe. Esso rappresenta così la prima tappa dell'itinerario formativo per le figure cui è affidato il nuovo itinerario diocesano di iniziazione cristiana, con particolare riferimento al percorso 7-11 anni.
Un breve cammino con i genitori guidato dalla Parola di Dio in preparazione alla celebrazione del Battesimo dei figli. "Come di generazione in generazione si trasmette la vita, così anche di generazione in generazione, attraverso la rinascita dal fonte battesimale, si trasmette la grazia, e con questa grazia il Popolo cristiano cammina nel tempo, come un fiume che irriga la terra e diffonde nel mondo la benedizione di Dio. Dal momento che Gesù disse quanto abbiamo sentito dal Vangelo, i discepoli sono andati a battezzare; e da quel tempo a oggi c'è una catena nella trasmissione della fede mediante il Battesimo. E ognuno di noi è un anello di quella catena: un passo avanti, sempre; come un fiume che irriga. Così è la grazia di Dio e così è la nostra fede, che dobbiamo trasmettere ai nostri figli, trasmettere ai bambini, perché essi, una volta adulti, possano trasmetterla ai loro figli. Così è il battesimo. Perché? Perché il battesimo ci fa entrare in questo Popolo di Dio che trasmette la fede. Questo è molto importante. Un Popolo di Dio che cammina e trasmette la fede". (Da: Udienza generale di papa Francesco del 15.01.2014). Questo testo fa spazio all'incontro con pagine bibliche che introducono al mistero del venire alla luce di un figlio e alla benedizione che in esso è contenuto.