Gli anni che vanno dal 1859 al 1866 sono davvero cruciali per l'Italia ma anche per gli Stati Uniti d'America. Mentre i Savoia proseguono con le annessioni alla formazione del Regno d'Italia, oltre oceano si combatte una guerra sanguinosa che decide la prevalenza di un parte degli Stati sull'altra ma anche l'assetto definitivo della federazione. Gli accadimenti hanno anche un altro interessante elemento che li avvicina: la partecipazione di americani alle guerre italiane e di italiani allo scontro americano. Sono infatti alcune migliaia gli italiani di nascita o di origine che prendono parte al conflitto dalle due parti: ci sono addirittura dei reparti militari che portano denominazioni riferibili in qualche modo all'Italia. Questo libro parte dai rapporti più antichi fra le due parti di mondo, analizza la presenza italiana oltre oceano nei secoli che vanno dalla scoperta alla guerra civile, e si sofferma sulle relazioni politiche e commerciali fra la penisola e gli Stati del Nord America. Viene raccontata la vicenda del mancato comando di Garibaldi nell'esercito unionista e poi soprattutto degli italiani di cui si ha conoscenza che hanno vestito l'uniforme blu e quella grigia. Viene anche dato un resoconto degli strascichi italiani della guerra americana. Dalla narrazione emergono numerosi personaggi affascinanti: eroi, avventurieri, esploratori, trafficoni e anche qualche furfante.
L'imperativo marx-engelsiano, "Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!", sembra essere stato stravolto nel suo opposto: le vicende che qui richiamiamo, quelle dei "soliti ignoti" cioè delle multinazionali, dimostrano che nell'età postmoderna tutti i "lavoratori" (e i semioccupati, e i disoccupati, e i diseredati) si sono frammentati e dispersi, mentre a unirsi, salvo che ciò preluda a nuovi conflitti, per il momento sono stati invece i padroni. Non possiamo opporci a questa dinamica, sappiamo di essere impotenti dinanzi ad essa, non c'illudiamo sul valore del nostro contributo. Che tuttavia tende, con molta modestia, a tradurre in termini politici il vecchio imperativo esorcistico, Quomodo te vocaris? Ecco: questo è un contributo al disincanto weberiano. Cominciamo a conoscerli e a chiamarli per nome, questi padroni. Cominciamo a riconoscerli, a costringerli a salire al proscenio, a farsi vedere. Cominciamo a contarli e a parlare di loro. Ce la siamo troppo a lungo presa con i politici mediocri e corrotti che essi mandavano avanti a spianare la loro strada: e, come lo stupido cane bastonato, abbiamo azzannato il bastone anziché la mano che lo guidava, e meglio ancora la gola di chi ci stava bastonando.
La storia della rinascita della Repubblica del Leone (1815-2036). 1815: nelle pieghe del Congresso di Vienna, un seme della Serenissima Repubblica di Venezia sopravvive ancora nella Confederazione delle Isole ionie. 1815: inizia il lungo cammino, diplomatico e militare, per la resurrezione della Serenissima Repubblica di Venezia. Protagonista, l'organizzazione segreta "Bucintoro" e il suo ispiratore, il Padre della Patria Veneziana, Zeno Miovilovich. 2036: La Marina da guerra della Repubblica del Leone, alleata della Confederazione d'Europa, sconfigge la Repubblica Araba Unita, restituisce l'isola di Cipro ai Cristiani e libera Istambul, che ritorna al glorioso nome di Bisanzio. La storia non ha un senso, e si fa con i "se". Un viaggio in profondità nella storia europea degli ultimi due secoli visti attraverso un sogno e una civiltà, quella Veneziana. Una storia parallela, che ci provoca a pensare al di là delle ideologie, per le quali uno solo è il corso possibile delle cose. In realtà la nostra storia adriatica e mediterranea poteva andare in tutt'altro modo. Come Francesco Mario Agnoli qui ci spiega.
Un dato emergente dell'attualità politica del continente europeo: l'aumento dei piccoli Stati sulla carta geografica continentale, il proliferare di istanze autonomistiche e indipendentistiche, una crescente esigenza di sussidiarietà nei rapporti fra lo Stato, i corpi intermedi della società e il singolo cittadino. Questo volume, grazie al concorso di più voci, autorevoli e provenienti da più Stati europei, intende indagare questo fenomeno per cercare di rispondere alla domanda: si tratta di un segno della crisi della politica contemporanea o costituisce una risposta in positivo a questa stessa crisi?
In questa originale opera il concetto di ideologia tripartita, postulata da Georges Dumézil, viene applicato ai miti dell'Asia Orientale, basandosi principalmente sulle ricerche svolte dal professor Yoshida Atsuhik, che iniziò i suoi studi in Francia proprio sotto la guida di Dumézil. Avvalendosi del metodo comparativo, viene portato alla luce l'inequivocabile carattere trifunzionale delle tradizioni mitiche dello shinto giapponese primitivo e di altri popoli altaici. Si disveleranno così corrispondenze sorprendentemente numerose e puntuali, testimonianza di profonde influenze del mondo indoeuropeo sull'Asia orientale risalenti a ben prima dell'introduzione del buddhismo, che gettano una nuova luce sui rapporti intercorrenti in epoche remote tra i vari popoli dell'Eurasia.
Questo libro costituisce una novità nel panorama degli studi storici essenzialmente per tre ragioni. La rivoluzione milanese scoppiata il 20 aprile 1814 a poche settimane dalla disfatta di Bonaparte segnò l'ascesa di una classe politica lombarda la cui lotta contro il dispotismo napoleonico, lungi dall'ispirarsi all'ideale "risorgimentale" di uno Stato italiano comprendente l'intera penisola, tese in via primaria alla formazione di uno Stato cisalpino limitato a una parte della valle padana. In secondo luogo, lo studio dei principali provvedimenti approvati dai lombardi nel breve periodo in cui furono al governo. Le misure riguardanti l'espulsione dei "forestieri" dalla pubblica amministrazione rivestono un notevole interesse perché, segnando una netta discontinuità rispetto al regime napoleonico che aveva aperto la carriera impiegatizia a tanti giovani italiani ed europei, lasciano trasparire una politica ben determinata a fondare uno Stato lombardo in cui la gestione della cosa pubblica fosse riservata ai lombardi. In terzo luogo la novità di questo studio investe l'analisi rigorosamente politologica del linciaggio di cui fu vittima il ministro delle finanze Giuseppe Prina: la giustizia di piazza fu la reazione violenta dei cittadini nei confronti di uno Stato, come quello napoleonico, il cui livello d'imposizione fiscale era salito vertiginosamente gravando sulle classi produttive.