Nella primavera del 1849 il popolo di Genova si ribella ai Savoia prima in nome di una generica aspirazione alla libertà e all'autonomia, e poi per risollevare l'antico vessillo della gloriosa Repubblica che si vuole ripristinare 35 anni dopo che il Congresso di Vienna aveva ceduto la Liguria ai Savoia contro la volontà del suo popolo. La feroce repressione e il saccheggio cui il La Marmora sottopone la città la prima settimana di aprile è la prova generale di tutte le successive "normalizzazioni" che il Regno unitario porterà a termine contro suoi cittadini ribelli, contro i "fratelli d'Italia". Nell'episodio genovese ci sono già tutti gli elementi che avranno sviluppo in futuro: la violenza della truppa, generali che si mostrano coraggiosi contro il popolo disarmato e vili davanti a eserciti veri, l'arroganza dei Savoia nel trattare i sudditi. C'è addirittura l'intervento della marina britannica come esperimento delle protezioni prestate negli anni a venire. Dalla vicenda di Genova, passando per la repressione della resistenza meridionale e delle rivolte padane, si arriva in un tripudio tricolore fino a Bava Beccaris. Per molto meno la storia "ufficiale" ha bollato Ferdinando II come "re bomba": chi ha fatto molto peggio è invece ricordato sui libri di scuola come il "re galantuomo", e il suo degno figliuolo addirittura come il "re buono".
1861-2011, ovvero 150 anni dalla proclamazione del Regno d'Italia, tappa intermedia ma simbolica del processo di unione politica dell'Italia che si concluderà solamente nel 1918. Una data-simbolo, che in quanto tale travolge la concretezza storica con il linguaggio del mito politico, delle rappresentazioni oleografiche, di una vulgata da "Libro Cuore" che nacque nei primi decenni dell'Italia unificata come parte di una strategia pedagogico-politica atta a "creare gli italiani", e che riproporre nel XXI secolo appare prima incomprensibile, e poi paradossale. A differenza di altri grandi Stati europei come la Francia e la Germania, questo processo non riuscì a "creare gli italiani" almeno fino alla 1ª guerra mondiale: le grandi questioni nate lungo i decenni che vanno dall'invasione napoleonica all'unificazione (1796-1870) non a caso restano ancor oggi irrisolte: la questione meridionale; la questione settentrionale; la questione cattolica; la questione nazionale, sintesi delle prime tre. Il 150° può invece essere l'occasione per rileggere il processo dell'unificazione italiana a partire dai territori dell'Italia concreta. Ognuno diverso dagli altri, ma tutti accomunati dallo storico confronto con un'unità a suo tempo quasi completamente inattesa. Come ne è cambiata l.identità in questi 150 anni? Questa è la scommessa che regge questo libro.