
Il volume contiene il libro X, con gli sviluppi sulle parabole e il passaggio dal Battista al Cristo; l'XI, compreso tra la prima e la seconda moltiplicazione dei pani; il XII, tutto incentrato sul mistero di Gesu. Il primo di tre volumi che presentano, in prima traduzione italiana, il commento a matteo nella sua interezza (dei commenti di origene in greco sono rimasti i nove libri su giovanni e gli otto libri su matteo). Il volume contiene il libro x , con gli sviluppi sulle parabole e il passaggio dalla economia annunciata (il battista) al tempo propizio (il cristo); l'xi, compreso tra la prima e la seconda moltiplicazione dei pani; il xii, tutto incentrato sul mistero di gesu. In queste pagine, calibrate secondo i canoni della retorica antica, viene espresso lo sforzo di sintesi e armonizzazione - rispettosa anche nella polemica - che caratterizza tutta la produzione didattica di origene. Il commento risulta di grande importanza per il lettore moderno come riflessione sul mistero della chiesa, il suo ruolo, il suo carisma. Introduzione, tradu zione e note a cura di rosario scognamiglio e maria ignazia danieli
Con l'editto di Milano (313), che poneva fine alle persecuzioni dei cristiani e ristabiliva la pace religiosa, Cecilio Finniano Lattanzio si accinge alla composizione del De mortibus persecutorum. L'opera, che inaugura il genere della storiografia ecclesiastica e delle persecuzioni, racconta il periodo che va dal 303 al 313. Anni bui e sanguinosi. di gelosie e lotte politiche, di tetrarchie, delitti e violenze. Lattanzio ne ripercotre le vicende soffermandosi in particolare sulle persecuzioni anticristiane, la restaurazione della pace, la rinascita della Chiesa e la punizione degli imperatori persecutori attraverso il loro erano politico, le sofferenze fisiche e morali e, il più delle volte, una morte dolorosa e infamante. L'intento è di most:rare che tutto si compie secondo il disegno di Dio affinchè "i posteri imparassero che c'è un unico Dio". Apprezzato da Pico della Mirandola e da altri umanisti come il "Gcerone cristiano", Lattanzio, consapevole di rivolgersi ad un vasto pubblico, si esprime in uno stile curato, elegante, classico, ma al tempo stesso essenziale, semplice e chiaro.
Tra i più significativi mediatori del Cristianesimo con il mondo dell'alta CtÙtura tra la fine del II secolo e l'inizio del III, Tito Flavio Clemente Alessandrino compone intorno al 190 il Pedagogo. Si tratta di un'opera di importanza straordinaria: per la vicinanza cronologica all'età degli Apostoli, èuno dei primi "grandi libri" del Cristianesimo, un documento imprescindibile per conoscere la Chiesa delle origini; poiché inoltre affronta argomenti di grande attualità, è a noi particolarmente vicino. Pensando non ad una ristretta elite ascetica o monastica, ma ad un pubblico laico, di uomini e donne appartenenti alla classe agiata di Alessandria d'Egitto, Clemente si propone di offrire un manuale di condotta cristiana con precise indicazioni per ogni circostanza della vita: l'abbigliamento, l'alimentazione, la frequentazione dei bagni pubblici, la sessualità, gli spettacoli teatrali; il tutto in un'ottica genuinamente cristiana. Scritta in un greco di squisita raffinatezza e intessuta di numerosissime citazioni di autori pagani (se ne contano circa 750) l'opera ci restituisce un fedele affresco della vita quotidiana ad Alessandria, di grande valore documentario.
Che vale il mondo rispetto alla vita? E che vale la vita se non per essere data? E perché tormentarsi quando è così semplice obbedire? Cosa è l'amore? E cosa c'entra con il sacrificio? E può un miracolo intervenire nel dramma della vita? Sono queste le grandi e attualissime questioni che in modo vivo e intenso Paul Claudel tratta in questo testo teatrale, il suo capolavoro. Violaine, la ragazza bella e felice, Pietro di Craon, il genio costruttore e doloroso, Anna Vercors, il padre saggio e lontano: questi e altri personaggi si scolpiscono nella memoria del lettore in un'opera piena di forza e di poesia.
Scrittore cristiano della tarda antichità, noto soprattutto per essere discepolo e biografo di san Severino, Eugippio è anche l'autore di una Regola monastica, della quale fino alla metà del XX secolo esistevano solo notizie indirette. Si tratta di un testo di grande importanza nell'ambito della letteratura monastica prebenedettina, tipico esempio di quel genere letterario "a compilazione" che aveva lo scopo specifico di trasmettere la tradizione e con essa formare intere comunità di asceti, nella cornice carismatica di un'interpretazione dinamica della vita evangelica. Le fonti di Eugippio - la Regola del Maestro, Basilio, Agostino, Pacomio, Girolamo - sono ricombinate secondo un criterio che fa emergere una chiara preferenza per la vita cenobitica, mentre il contenuto si articola intorno a tre grandi coordinate teologiche: la prima comunità cristiana come modello della comunità monastica, l' "abate" inteso come doetor-maestro e il fondamento della carità come "vincolo di perfezione". Un'opera di particolare importanza per gli studi patristici e per la storia della spiritualità, finalmente pubblicata in prima edizione italiana assoluta.
Vescovo di una piccola città della Bizacena durante la dura dominazione del re vandalico filo-ariano Unerico, Vigilio fu tra i partecipanti alla drammatica conferenza di Cartagine convocata nel febbraio 484, che metteva a confronto cattolici e ariani. Proprio da questo contesto nasce l'opera principale attribuita a Vigilio, il Dialogus contra Arianos, Sabellianos et Photinianos, in tre libri, in cui il dialogo tra un cattolico e tre esponenti eretici - anche se l'interesse principale dell'autore è soprattutto in chiave antiariana - ha lo scopo di confutare un'eresia per mezzo dell'altra. Facendo riferimento a una tradizione consolidata e prendendo a modello in modo particolare La fede di Ambrogio, Vigilio scrive un'opera caratterizzata da una grande moderazione di toni nei confronti degli interlocutori, destinata a istruire un pubblico di buona preparazione teologica sulle verità di fede, convincendolo da un lato della coerenza del cattolicesimo con le Scritture, dall'altro della sua ragionevolezza, diversamente dalle contraddittorietà delle tesi degli awersari.
II Commento ai Salmi di lIario di Poitiers rappresenta iI primo commento al Salterio, seppure incompleto (58 trattati in tutto) in lingua latina giuntoci dall'antichita. Databile all'incirca tra iI 364 e il 367, l'opera costituisce pertanto una testimonianza fondamentale del pensiero e dell'esegesi dei primi secoli sui Salmi, e raccoglie nel contempo il pensiero teologico piu maturo di Ilario, dalla cristologia alia dottrina trinitaria, dall'ecclesiologia all'escatologia. Il vescovo di Poitiers riconosce nei Salmi iI testo biblico più idoneo a esprimere la maturazione della sua dottrina e della sua esperienza umana, e il loro commento gli consente di esporre le verita di fede in un'ottica pedagogica e spirituale, al cui centro si colloca il mistero del Cristo.
Nella vita e nella conversione di sant'Agostino l'influenza della madre Monica deve essere stata grande se - come lui stesso ammette - compose le Confessioni «per dimostrare come deve alle lacrime di sua madre la salvezza e ai meriti di lei tutto ciò che vive». Proprio scegliendo l'Agostino delle Coifessioni come guida privilegiata, l'Autrice indaga la relazione tra il figlio e Monica (o Monnica, grafia che preferisce, secondo i codici più antichi e autorevoli studiosi, valorizzando una figura per troppo tempo rimasta in ombra. Nella prima parte (Monica: ambiente e personalità') se ne espone la vita e la personalità; nella seconda parte ('Monnica e Agostino') si analizza la relazione educati va e di conversione intercorsa tra madre e figlio. Chiude il volume una scheda cronologica di Monica e una ricca bibliografia. Un quadro vivissimo di una figura femminile di alta classe e nello stesso tempo di grande umanità, ricca di intelligenza, di sensibilità e di fede, che si pone come modello per coloro che, come il figlio Agostino, cercano le risposte fondamentali dell'esistenza.
Il paradigma dialogico è un elemento cruciale nell'intera opera di Agostino: intimamente convinto che la disputatio e l'esercizio dialettico dell'interrogazione e della risposta siano il modo più adatto per cercare e trovare la verità che risiede nell' animo umano, egli elabora un paradigma di pensiero vissuto e condiviso che non cotraddistingue soltanto lo specifico genere letterario dei dialoghi giovanili, ma attraversa tutta la produzione della maturità. La funzione maieutica del dialogo non soddisfa del tutto la ricerca: è necessario che la mente, anzichévolgersi fuori di sé, diriga la propria attenzione verso i suoi contenuti più nascosti. Ed ecco che il dialogo in Agostino riaffiora nella forma inedita di un colloquio dell'io con se stesso, con Dio e con gli altri, alimentando ininterrottamente con la sua linfa l'intero pensiero occidentale. Il presente studio intreccia un duplice percorso di approfondimento e di analisi intorno al tema della ricerca filosofica intesa come dialogo, da un lato approfondendo il paradigma agostiniano nelle sue diverse sfaccettature e influenze, dall' altro disegnando un percorso tematico parallelo in cui il confronto con Agostino si colloca sullo sfondo. Nel panorama ricco e articolato che ne risulta, emerge da un lato l'idea.
L'anno liturgico è un cammino, un viaggio alla conoscenza sempre piu profonda di Gesù, della sua opera e del suo insegnamento. La contemplazione dei grandi misteri della salvezza, insieme con l'''ordinario'' incontro domenicale con i vari momenti della vicenda terrena e dell'attività pubblica di Gesù - sotto la guida dell'evangelista Marco -, sono altrettante tappe di un percorso di conoscenza spirituale sempre più profonda e trasformante: una catechesi viva nella quale tutti gli elementi dell'annuncio cristiano si fondono insieme e aiutano a vivere meglio il Vangelo.