Un testo chiave per la storia tardoantica, una storia della chiesa da un punto di vista eterodosso di un vescovo siriaco. Scritta in siriaco nella seconda metà del VI secolo, la storia ecclesiastica di Giovanni di Efeso costituisce una fonte importante per la storia ecclesiastica, politica e militare di quel periodo. Sfortunatamente si è conservata solo la terza parte, la quale narra delle vicende della chiesa miafisita e dell'Impero bizantino negli anni 570-588. È un'opera chiave per ricostruire il punto di vista miafisita delle persecuzioni operate dai Calcedonesi negli anni dopo la morte di Giustiniano, un'opera importante della storiografia siriaca finora poco studiata dagli esperti di storia della chiesa e dell'impero bizantino.
Il sesto volume del Dizionario Dinamico di Ontologia Trinitaria intende esplorare l'inventio della ontologia trinitaria nel secolo IV, con un'attenzione specifica sull'incontro fra l'intelligenza ecclesiale della rivelazione e quella corrente della filosofia tardoantica che ha segnato in profondità l'elaborazione della teologia patristica, il neoplatonismo. La questione di tale rapporto non può essere affrontata con pertinenza se non si fa riferimento all'"aporia del fondamento" che ha travagliato l'indagine filosofica sin dai suoi albori: l'essere è uno o molteplice? Essa si qualifica infatti per la postura tesa a includere in un unico ordine ontologico il primo principio e il mondo, senza così riuscire però a declinare persuasivamente il rapporto di unità e molteplicità. L'evento di Gesù Cristo, vissuto e interpretato nel solco dell'affermazione ebraica della trascendenza di Dio, propizia nel IV secolo un pensiero del rapporto uno-molti che, pur facendo i conti con esse, stravolge le categorie greche con lo sviluppo di un pensiero formalmente trinitario. A 1700 dal Concilio di Nicea, il volume è uno studio a più voci, al contempo storico e teoretico sull'incontro tra filosofia ed evento del Cristo e, in ultima analisi, sulla pensabilità e dicibilità dell'E/essere.
Con questo volume, l'ultimo dell'opera omnia di Pier Damiani, viene dato alla serie dei 12 volumi un carattere conclusivo. A integrare il profilo del santo eremita e cardinale vi si legge l'ultimo gruppo di lettere per lo più da ascrivere agli ultimi anni della sua vita e due testi direttamente o indirettamente a lui riconducibili: la relazione del suo viaggio a Cluny, in un momento cruciale della riforma del secolo XI, e la vita scritta dal discepolo e segretario Giovanni da Lodi. Infine, l'aggiornamento della bibliografia generale dopo quindici anni di studi fioriti anche grazie a questa impresa editoriale.
Tutta la creazione è un inno alla risurrezione del verbo che si è fatto carne. Il libro si muove tra due fuochi: da una parte la relazione singolare di gesù con l'abbà, la declinazione dell'alterità della sua coscienza filiale, la profondità della sua libertà; dall'altro la risurrezione di gesù come principio della speranza e del dono della fra(e)eternità, per la novità dei legami più forti della morte generati tra noi dalla parola fatta carne. Un'originale e promettente prospettiva cristologica che s'inscrive, in sintonia con le linee tracciate dalla veritatis gaudium, entro l'orizzonte dell'ontologia agapico-trinitaria dischiusa dalla rivelazione.
Il carme escatologico più enigmatico della tarda antichità. Il libro propone un affascinante viaggio nel mondo dell'escatologia cristiana tardo-antica, attraverso la lettura dell'anonimo carme a Flavio Felice sulla resurrezione dei morti e sul giudizio del signore, testo latino di incerta collocazione geografica databile tra v e vi secolo. Il carme traccia un percorso singolare dalle domande filosofico-religiose sulle origini della vita a quelle sulle realtà ultraterrene definitive, rappresentate con una vividezza di immagini e di percezioni sensoriali che anticipano la visionarietà icastica delle opere medievali.
Una storia aggiornata dei primi anni del Movimento dei Focolari. La vicenda trentina di Silvia "Chiara" Lubich e delle sue prime compagne racconta di un carisma al servizio dell'unità che tanti frutti ha portato alla Chiesa e all'umanità intera nei decenni seguenti. A quasi ottant'anni da quei giorni, la consultazione di documenti e una serie di interviste permettono di tracciare la storia di quei primi tempi con nuovi dettagli e nuove prospettive, arricchendo così il racconto della fondazione del Movimento dei Focolari di notizie finora ignote.
L'amore è diffusivo per natura, ed è incontenibile il desiderio di comunicare quanto si è scoperto di bello e di vero. «Ho visto il Signore!», fu il grande annuncio di Maria Maddalena dopo aver incontrato il Risorto. Le fanno eco gli apostoli: «Abbiamo visto il Signore... Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Quella esperienza aveva cambiato loro la vita e il suo racconto ha continuato a cambiare la vita di quanti l'hanno accolto. Di generazione in generazione, di secolo in secolo la grande "notizia" è giunta fino a noi. Saremo capaci di accoglierla, di farla nostra e di trasmetterla ai nostri contemporanei e alle nuove generazioni? È l'interrogativo a cui il libro intende rispondere, partendo dalla testimonianza di Chiara Lubich, che suggerisce condizioni, modalità, vie perché il grande annuncio continui a rimanere vivo e a suscitare un mondo nuovo.
Prima schiavo, poi banchiere, poi condannato ai lavori forzati in Sardegna, graziato, ammesso nel clero, divenuto segretario di Papa Zefirino e infine Vescovo di Roma, ucciso in un tumulto popolare anticristiano: è la rocambolesca vicenda umana di Papa Callisto, venerato come martire dalla Chiesa Romana. Tuttavia un'opera pubblicata nel 1851 e attribuita a Origene, intitolata confutazione di tutte le eresie, include tra gli eretici proprio la figura di Callisto. Come valutare quest'accusa? Il volume risponde in un'accurata rivisitazione della figura di papa Callisto sotto gli aspetti: storici, dottrinali e disciplinari, dando un prezioso contributo alla storia della chiesa tra fine II e inizio III secolo.
Ogni giorno ci capita di incontrare qualcuno che è Altro da noi, la qual cosa ci mette in difficoltà. Il punto è che, nell'incontro con il differente/diverso, il problema non è rispondere alla domanda "chi sei Tu?", oppure "chi sono Io?", perché confrontarsi sulle identità serve a poco se vogliamo comprenderci. Piuttosto la domanda da porsi è: "chi sono Io per Te e chi sei Tu per Me?", cioè chiederci quale sia la nostra relazione. Nella relazione c'è un confine che ci divide, il quale a seconda di come lo trattiamo può generare incomprensioni e conflitti o, al contrario, dei beni relazionali. Tale confine, per l'Autore del libro, è un effetto emergente, il Terzo fra l'Io e l'Altro, da cui dipende l'identità di ciascuno. Solo nel prenderci cura del confine come relazione in cui viene elaborata l'alterità è possibile riconoscere l'Altro, e quindi Noi stessi, trovando in questa relazione il senso di che cosa significa essere umani.
La questione antropologica è oggi più che mai urgente in tutti gli ambiti. Che cosa è l'uomo? Meglio, chi è l'uomo? Varie sono le risposte, spesso tra loro inconciliabili. Eppure il presente e il futuro dell'uomo, nonché del pianeta in cui vive, dipendono non poco dalle risposte di cui si occupa l'antropologia teologica. In tale orizzonte il volume presenta in particolare il pensiero di Chiara Lubich, offrendo alcune novità dal punto di vista metodologico e contenutistico. Dopo un'introduzione sulla persona e l'opera letteraria della Lubich, vengono esaminati i contenuti più importanti della sua concezione antropologica, alla luce della specifica metodologia dell'autore: una "metodologia dall'interno", che si differenzia da quelle che la tradizione teologica ha definito "dall'alto" o "dal basso". Ne deriva la constatazione di quanto pertinente sia per l'antropologia della Lubich l'attributo a essa associato di "trinitaria".