Nel nostro mondo tutto sembra a portata di mano e, insieme, complesso e intricato, al punto che ciascuno sperimenta la propria incapacità di stare al passo con l'incalzare delle trasformazioni scientifiche, tecnologiche, economico-finanziarie, culturali e sociali. Si finisce così, quasi inevitabilmente, col rimpiangere un mondo più semplice e interpretabile. Questa sensazione collettiva di complessità suscita un generale desiderio di ordine di stampo fondamentalista che, come un virus, attacca le culture e le religioni, davanti al quale le scienze umane sono tenute a interrogarsi, nel tentativo di delineare nuovi orizzonti, capaci di dare ossigeno al pensiero.
Il libro, imboccando la via della verità come relazione, si propone di rendere ragione di un modello epistemologico che consenta di comprendere, nel modo più pertinente possibile, i rapporti tra i relati che concorrono al costituirsi del processo veritativo. Questa impostazione introduce anche lo status quaestionis della ricerca: in un contesto definito dalla complessità e dalla molteplicità, quale può essere il modello epistemologico più adatto a comprendere una forma di verità olistica e integrale? Il virtuale e i new media, perché multimediali e sinestetici, stimolano e suscitano un ripensamento epistemologico. In effetti, a partire dalla forma virtuale, ci si viene a trovare all'interno di un modello esperienziale e veritativo che può essere definito per immersione. Per fondare la ricerca si è reso necessario rifarsi non solo all'esperienza virtuale, carica di tensioni e di ambivalenze, ma soprattutto giustificarla sulla base di grandi pensatori quali Paul Ricoeur e Wolfhart Pannenberg.
Tra gli autori del Nuovo Testamento, Paolo è sicuramente colui che offre una riflessione più complessa e accurata della teologia della misericordia divina. La sua trattazione spazia dall'ambito personale, al motivo della salvezza d'Israele e delle genti, fino a toccare la dimensione etica della vita del credente e delle comunità cristiane.
Il grande simbolo di Babilonia di Apocalisse 17-18 viene accolto come criterio di lettura della storia, uscendo dalla diatriba identificativa tra Roma e Gerusalemme. La vibrante parola del veggente di Patmos chiama a fare nuove operazioni di "apocalisse/svelamento", a vivere quell'esperienza di "divenire nello Spirito" che ci abiliti a una lettura sapienziale degli eventi odierni, dove con "mente e sapienza", riconoscere la nostra posizione davanti a Babilonia e i nostri compromessi con essa. Uscire oggi da Babilonia, non può che essere l'impegno quotidiano di ogni credente e di ogni comunità, perché con Cristo un mondo nuovo è iniziato: è Gerusalemme! E noi possiamo tesserne fin d'ora il vestito nuziale, con le nostre opere giuste.
Un'insufficiente teologia della famiglia genera un'insufficiente pastorale della famiglia. Nonostante i pronunciamenti del magistero, continua a permanere una scarsa valorizzazione della "Chiesa domestica" nella vita delle comunità ecclesiali e dei movimenti, centrati più sull'individuo che sulla coppia-famiglia. La teologia della comunità domestica è data per scontata e non è mai diventata "lo snodo obbligato per rifare il tessuto delle comunità ecclesiali e della società" (DPF, 22). Ricuperare la soggettualità della famiglia nella Chiesa e nella società è un fattore di crescita e di maturità. La soggettività ecclesiale della famiglia porta a rivalutare il sacramento del matrimonio. Questa soggettività è essenziale per superare il tarlo roditore dell'individualismo. "Il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare" (GS, 47).
La fine dei regimi autoritari di destra e di sinistra e la crisi del neocapitalismo liberista hanno restituito credibilità a una visione della politica in grado di intrecciare, senza indebiti unilateralismi, libertà e giustizia, individuo, società e Stato, principio di sussidiarietà e principio di solidarietà. Sta in questo la ragione principale dell'attualità del cattolicesimo democratico, che è essenzialmente un modo di stare nella politica, facendo riferimento a presupposti valoriali che affondano le loro radici nel concetto di "persona" e nel riconoscimento della sua assoluta dignità. La politica, che rifugge dalle logiche individualiste e collettiviste, diviene così il luogo della mediazione tra istanze personali e sociali e di esercizio di una democrazia partecipativa che ha come obiettivo il perseguimento del "bene comune".
La teologia morale post-conciliare, nelle diverse scuole di pensiero, sta provando da tempo a essere un ponte tra sensus fidelium e Magistero, dando il proprio contributo per "illustrare" (e dunque presentare in maniera chiara nello "splendore della Verità"), da un lato l'identità più profonda e il progetto vocazionale di Dio per l'intera comunità dei fedeli in Cristo, dall'altro per ricordare la missione, il compito, di tutto il popolo: "apportare frutto nella carità per la vita del mondo". Per realizzare questo compito è essenziale, per il teologo moralista, confrontarsi costantemente con il Dio rivelato (dimensione teologica), ma anche con la comunità dei "fedeli in Cristo" (dimensione antropologica e ecclesiologica), che vivono nel mondo. Questa raccolta di saggi, frutto del XXV congresso nazionale dell'ATISM, si pone positivamente e propositivamente in questo percorso che, in linea con il magistero di papa Francesco, si sta realizzando nella comunità ecclesiale.
Il colloquio diretto con Loris Capovilla integra la memoria di grandi eventi con i colori in affresco dell'immediatezza e della quotidianità: il Concilio Vaticano II e prima il cardinale Roncalli, e prima ancora il cardinale Ferrari; le Chiese locali della Rerum Novarum; Giovanni XXIII "maestro inatteso" e la Pro Civitate Christiana in Assisi; i cammini di testimonianza e di ricerca in ogni terra e cultura e religione del mondo. I retroscena del viaggio a Loreto e ad Assisi di papa Giovanni alle soglie del Concilio, per chiudere un tempo e aprire il futuro; il magistero semplice e radicalissimo: "la mia persona conta niente?"; e poi, ancora, l'angolo minuscolo dell'universo in cui "Verbum caro factum est" e il sorgere di Obama e i tanti profeti di un tempo - questo tempo - dove "troveremo dieci giusti" e in cui "?uomini di buona volontà, certamente ce ne sono".
Il saggio esamina la formulazione di diverse scuole di pensiero all'interno dell'Ortodossia ellenofona contemporanea circa il rapporto tra essa e l'Europa. A seconda dei modelli ermeneutici, si può verificare ora l'appoggio a logiche di contrasto e ora la convergenza con le altre chiese sul piano pratico.
I Felici, una famiglia, ma anche un'identità in cammino. E un luogo d'incontro di tanti interrogativi sul senso della comunità, sul modo di vivere la fede, sul dovere dell'impegno civile e sul peso della responsabilità, sul perché del male e sulla legittimità di tornare a sogni "dalla pelle dura". Alexander Dubcek che si racconta in una visita inverosimile e il "Rossini" che fugge; la "torinese" con le sue sorprendenti battute e la sua ricerca senza fine; Sabato Felici, il vecchio combattente contro malattie e ingiustizie, preso dalle sue memorie e immerso nelle sue carte; la priora Letizia che si fa chiamare la Minore; Borges che appare in sogno nella notte di Baires; e soprattutto, gli ex ragazzi della Piana e i sentieri percorsi dalle loro vite e dalle loro speranze, tra successi effimeri e "sconfitte degne di risurrezione". Nel caleidoscopio dei colori che il romanzo teologico di Borgognoni di continuo compone e ricompone, in un crescendo di tensione che è insieme narrativa, religiosa e politica, il verde chiaro degli occhi di Evel sembra mescolarsi con il verde di uno scassatissimo Maggiolino, il rosso di uno straccio che sa di Resistenza e di giustizia sociale richiama quello di una scritta murale che parla di risurrezione, la luce della candida tunica di Marco pare fondersi con il bianco della barba del padre di Evel, complice un abbraccio lungo e muto.