
La duplice arte del fumetto, parole e immagini ben accoppiate, al servizio di una delle più straordinarie rivoluzioni scientifiche nella storia dell’umanità. Alla teoria della relatività sono state dedicate opere ponderosissime ma in realtà i suoi concetti sono accessibili anche a chi non abbia una preparazione matematica superiore.
Lo dimostrano in modo straordinariamente efficace e divertente gli autori di questo libro che, senza far uso di tecnicismi, si muovono con agilità tra la narrazione del fumetto tradizionale e le sequenze in cui si spiega la scienza.
Gli scritti di Mary Main raccolti in questo volume arricchiscono in modo determinante le nostre conoscenze sulle forme di attaccamento organizzato e disorganizzato nella prima infanzia e nell’età adulta.
I temi trattati includono le origini e gli sviluppi della teoria dell’attaccamento, l’interpretazione del comportamento evitante, il problema delle cause “ultime” dell’attaccamento. Tra le metodologie innovative introdotte dall’autrice e dal suo gruppo è di particolare rilievo l’Adult Attachment Interview, che si è imposta negli anni come strumento indispensabile nella ricerca e nella pratica clinica.
"Perché l'hai fatto?" tratta le ultimissime rivelazioni delle scienze del cervello sugli eventi cruciali che segnano la nostra esperienza quotidiana: le scelte che facciamo. Siano sagge o folli, le nostre decisioni si basano sempre su valori che hanno una "rappresentazione" già nelle strutture di livello più basso, fino alla scala molecolare. Smontando pezzo per pezzo il meccanismo decisionale della mente, Montague mostra come il nostro cervello sia una sorta di computer lento, che prende le mosse da finalità immediate come trovare cibo o fare sesso. Rivela poi come semplici scopi del genere si trasformino in idee capaci di vita propria e spiega infine come il sistema di valori insito nel nostro cervello controlli tali idee e come questo sistema possa "guastarsi" e trascinarci in decisioni sbagliate, dipendenze patologiche e persino imponenti disastri finanziari. Le sue conclusioni hanno implicazioni in medicina, diritto, economia: dalla sfida tra Pepsi e Coca-Cola alle nostre reazioni alla violenza e al terrorismo.
Il delirio non è confinato nei recinti della follia. Tutti vivono in un proprio mondo di significati personali che a volte si arrocca, diventa impermeabile a ogni confronto, inattaccabile, isolato. La dimensione delirante intesa come tendenza autoreferenziale della conoscenza è prepotente nei disturbi psicotici, ma è anche l'elemento essenziale che impedisce il cambiamento in coloro che sono precipitati nelle trappole dei meccanismi nevrotici. E, ancora, si manifesta nella vita quotidiana con l'autoinganno e la costante tendenza a cercare e trovare conferme alle proprie idee. Sulla base di una lunga esperienza clinica come psicoterapeuti operanti nel servizio pubblico, spesso con pazienti difficili, gli autori sostengono che anche il delirio presente nelle psicosi è psicologicamente comprensibile e serve a spiegare un vissuto altrimenti incompatibile con gli schemi centrali riguardanti l'identità del soggetto. Tutta la dimensione delirante sta a protezione dell'identità e ciò diviene manifesto nel delirio psicotico. In questa prospettiva, la psicoterapia del delirio recupera il proprio razionale di intervento imitativo efficace sui sintomi ma anche sul complessivo funzionamento psicologico del soggetto. Non è solo un intervento che affianca utilmente il trattamento psicofarmacologico, ma dispone di una propria caratterizzante autonomia.
Ne parlano tutti ma nessuno l'ha mai visto: il tempo è un mistero la cui natura profonda resta ancora oscura. Ci hanno provato e sono stati sconfitti fisici e filosofi, biologi e teologi. Il tempo che noi percepiamo, che lascia il segno sul nostro viso, è lo stesso di quello degli scienziati? Ha avuto un inizio? E ha davvero una direzione? I teorici hanno provato a invertirlo. Ma, riflettendo sulla sua disperante irreversibilità, Étienne Klein avverte che il tempo non è altro che un'"enigmatico spazio" in cui però non ci si può spostare a proprio piacimento.
Inquinamento ambientale, riscaldamento climatico, minaccia nucleare: in un mondo ormai sull'orlo della catastrofe, la scienza è una malattia che deve fare i conti con gli incidenti di cui è responsabile. E con il paradosso di un disastro dovuto allo spettacolare successo della tecnoscienza e non al suo fallimento. Diventa allora necessaria, suggerisce Virilio, la creazione di un'Università del disastro, che possa misurare ma anche prevenire gli incidenti prodotti dal successo scientifico. Una specie di ospedale per la scienza e le sue tecniche, dove ripensare la portata devastatrice di un progresso che si rivela disastrosamente suicida.
Helmuth Ptessner, uno dei fondatori dell'antropologia filosofica, indaga sulla dimensione corporea della nostra esistenza. Qual è il "senso dei sensi"? Perché la vista risulta più legata alla conoscenza scientifica rispetto agli altri sensi? Cosa succede quando qualcosa viene tradotto da un senso a un altro, da un gesto a un suono, da una parola a un grafico? La principale novità sta nel fatto che si conduce un esame specifico delle diverse modalità sensoriali e delle prestazioni culturali a esse legate, dal rappresentare al danzare, dal parlare al calcolare, facendo chiarezza sui vari modi in cui facciamo esperienza del mondo.
L'interazione tra terapeuta e paziente viene analizzata nella prospettiva di una teoria evoluzionistica delle motivazioni allo scambio interpersonale, che sostiene l'esistenza di almeno cinque sistemi motivazionali: attaccamento o richiesta di cura, accudimento o offerta di cura, formazione della coppia sessuale, competizione per il rango sociale, collaborazione fra pari. Nella seconda parte viene presentato il manuale AIMIT (Analisi degli Indicatori della Motivazione Interpersonale nei Trascritti), una guida per valutare il susseguirsi dei sistemi motivazionali all'interno di un dialogo clinico, che rende il volume uno strumento per la formazione dei futuri psicoterapeuti.
Secondo una lunga tradizione intellettuale, la vita immaginativa nella prima infanzia sarebbe primitiva e disorganizzata. Paul Harris si schiera contro questa tradizione, mostrando come la capacità di immaginare possibilità diverse dal reale contribuisca allo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino.
Un contributo di grande interesse per comprendere come il reale, l’immaginario e il magico si intreccino strettamente a costituire la natura stessa della cognizione umana.
L'autore
Paul Harris insegna Pedagogia all’Università di Harvard. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Il bambino e le emozioni (2000).
Sono raccolti nel volume gli scritti più significativi di Edward Tronick, considerato uno dei maggiori studiosi a livello internazionale nell’ambito della psicologia evolutiva. Vengono esaminate le prime fasi dello sviluppo socio-emotivo, attraverso l’introduzione di un paradigma sperimentale, quello del volto immobile della madre, che costituisce un punto di svolta per la psicologia dello sviluppo. L’autore introduce quindi il modello della mutua regolazione, un modello innovativo secondo il quale, nel rapporto con la madre, il bambino mostra precoci capacità di sintonizzazione emotiva.
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