Il 30 gennaio del 1703, un gruppo di 47 uomini portò a compimento la più imponente incursione nella storia del Giappone. Obiettivo dei membri del commando - noti con il nome di "Ronin", cioè samurai rimasti senza padrone era vendicare la morte del loro signore, Asano Naganori, assaltando la residenza di colui che ne era ritenuto il responsabile, Kira Yoshihisa, e ucciderlo. All'origine della cruenta vendetta, pianificata a lungo e in clandestinità, e infine eseguita con i crismi di una spietata operazione militare, fu il cosiddetto "incidente di Ako", occorso due anni prima. L'episodio dei 47 Ronin, per le complesse implicazioni legate alle antiche tradizioni dell'onore samurai, assunse la forma delle leggenda. L'autore analizza la controversa storia secondo una prospettiva che mira a epurarla dalle inesattezze storiche (cui molto hanno contribuito resoconti romanzati come il Chushingura nonché talune interpretazioni distorte diffuse in Occidente), inquadrandola con accuratezza nella realtà sociopolitica nel Giappone feudale del XVIII secolo. Il libro costituisce un'attenta indagine filologica dell'articolata vicenda e ne esamina gli aspetti più propriamente tecnici.
A Solferino, nel corso della guerra che nel 1859 vide a confronto Francia e Austria, si combatté la più grande battaglia europea dal 1813, quando Bonaparte fu sconfitto sui campi di Lipsia. Tre sovrani - Napoleone III di Francia, Francesco Giuseppe, Kaiser dell'Austria, e Vittorio Emanuele II, re di Sardegna e futuro re d'Italia - assistettero allo scontro dei loro eserciti che a fine giornata contarono, tra morti e feriti, 26.000 vittime. Il libro non si limita a Solferino, momento supremo della Seconda guerra d'indipendenza, ma tratta anche i preliminari della battaglia e le azioni di Montebello, Palestro e Magenta che portarono all'unificazione dell'Italia. Ricorda anche la fondazione della Croce rossa internazionale.
Lo storico Marco Cimmino scrive nell'introduzione al volume: "In questo libro non si spiega la catastrofe di Caporetto: innanzi tutto perché, per chi lo ha scritto, non si è trattato di una catastrofe, bensì di un successo, e poi perché a Rommel non interessavano le spiegazioni strategiche né la filosofia della guerra, come a uno storico o a un polemologo. Quel che, evidentemente, spinse Rommel a scrivere questo libro fu il desiderio di mantenere vivo il ricordo di una grande impresa: cristallizzarlo e, soprattutto, renderlo esemplare, farne uno strumento di emulazione e di apprendimento. Non bisogna mai dimenticare che, nel 1937, anno in cui vide la luce la prima edizione di "Fanteria all'attacco", Rommel insegnava alla scuola di guerra di Potsdam: la cattedrale del prussianesimo. Egli era una sorta di leggenda per i giovani ufficiali: a sua volta il più giovane Pour le Mérite della fanteria tedesca nella Grande Guerra. Va da sé che il suo libro fosse visto come una sorta di vangelo laico per i futuri eroi della Germania".
Il 9 marzo 1916, truppe irregolari al comando di Pancho Villa attaccarono Columbus, nel Nuovo Messico, e il locale distaccamento del 13° reggimento di cavalleria statunitense, uccidendo 18 uomini e dando alle fiamme la città. Sei giorni dopo, il generale John J. "Black Jack" Pershing guidò in Messico una forza di spedizione di 4.800 uomini per catturare il comandante guerrigliero. Seguì una serie di scontri, battaglie e cacce nel selvaggio territorio messicano. Questa campagna, durante la quale i militari nordamericani utilizzarono per la prima volta veicoli a motore, fu anche la prima esperienza di combattimento di un giovane tenente, George S. Patton. Il libro ricostruisce le fasi dell'impresa, ripercorrendo le marce polverose e rievocando gli aspri scontri a fuoco nelle strade delle cittadine di frontiera, e analizzando i successi e i fallimenti di una spedizione unica nel suo genere.
Nei dieci anni trascorsi dalla fine della Guerra civile americana, Frank e Jesse James da sconosciuti ex guerriglieri confederati diventarono i più celebri fuorilegge del mondo. Una lunga serie di audaci rapine a banche, treni e diligenze procurarono loro notorietà, ammirazione, odio e, cosa sorprendente, poca ricchezza. Nel 1876 progettarono il colpo più temerario di tutti quelli concepiti insieme ai fratelli Younger: cavalcare per centinaia di chilometri dallo Stato nativo del Missouri per svaligiare la First National Bank a Northfield in Minnesota. Malgrado la loro grande esperienza bellica di ex irregolari sudisti, la rapina fu un fallimento, complice la scarsa disciplina della banda e la sua stessa fama che mise sul piede di guerra ogni città, pronta a respingerli armi alla mano. Questo libro ha come argomento la storia dell'ultima azione della banda James-Younger.
Temuti in tutto l'estremo Oriente, i pirati erano noti come "demoni neri" o "dragoni dell'inondazione". Per secoli, i rapporti tra il Giappone, la Corea e la Cina si svolsero sul triplice piano della guerra, del commercio e della pirateria. Quest'ultimo elemento combinava le caratteristiche degli altri due e, con le sue implicazioni violente ma allo stesso tempo politiche e militari, costituisce il soggetto di questo originale volume. Stephen Turnbull ricostruisce il mondo e la vita quotidiana dei pirati, dalle loro attività pacifiche nel settore della pesca alle incursioni, spesso condotte a grande distanza e con un consistente impiego di mezzi. Il libro fa rivivere le basi, i castelli e le navi dei pirati attraverso relazioni dell'epoca che, abbinate a un notevole apparato iconografico, riportano il lettore a un periodo brutale ma affascinante.
Questo libro è un'accurata ricostruzione delle attività dei pirati attivi nei Caraibi e lungo le coste atlantiche del continente americano nel "periodo d'oro" della pirateria, tra il 1660 e il 1730, e dei corsari attivi nelle medesime zone - come pure in Atlantico - sino ai primi decenni del secolo XIX. Partendo dalle origini di queste situazioni nel secolo XVI, e attraverso il particolare fenomeno dei Bucanieri In Giamaica e a Hispaniola, si comprenderà come e perché molti marinai diventarono pirati, descrivendo il loro abbigliamento, le armi, le navi che utilizzavano e le consuetudini su cui basavano la propria attività. Considerati, a seconda dei casi, criminali o vittime della società, i pirati costituirono una grave minaccia per la navigazione e i commerci nell'Atlantico occidentale per più di settant'anni. Una volta conclusosi il "periodo d'oro" della pirateria all'inizio del secolo XVIII, molti comandanti di nave si trasformarono in corsari, dando avvio a un'attività che, sotto certi aspetti, era né più né meno una nuova forma di pirateria, questa volta condotta con il beneplacito di questa o quella nazione.
Gneo Pompeo Magno celebrò il suo trionfo con una lunga serie di successi sul campo, all'età di 24 anni; a 35 aveva raggiunto i vertici di comando della Roma repubblicana, salutato come l'Alessandro Magno romano. I suoi exploit contro i seguaci di Mario, poi le sue campagne nella penisola iberica, contro i pirati nel Mediterraneo, e ancora le sue grandi vittorie in Oriente contro Mitridate e altri avversari contribuirono a estendere in notevole misura le frontiere di Roma. Nessuno poteva vantare analoghi successi militari nella tarda età repubblicana, ma il suo posto nella storia è stato sancito da quanto scrive Cesare nei suoi "Commentarii": questo libro offre al lettore un ritratto imparziale e completo delle campagne belliche di Pompeo e delle sue qualità di comandante.
Nei primi decenni dell'VIII secolo gli eserciti islamici dilagarono in Europa dopo essere penetrati nella penisola iberica, minacciando il territorio dei franchi e dei burgundi con incursioni sempre più feroci. Nella battaglia di Poitiers, nota anche come battaglia di Tours, le forze cristiane al comando del franco Carlo Martello (nonno di Carlo Magno) affrontarono le imponenti forze d'invasione islamiche. Ai vincitori franchi fu in seguito attribuito il merito di aver salvato il cristianesimo in quanto fede dominante in Europa. Sulla base di fonti dell'epoca, questo libro si propone di ricostruire la battaglia, collocandola nel suo contesto storico, riesaminandone le origini e gli strascichi, e cercando altresì di dare una risposta alla questione se davvero Carlo Martello abbia "salvato l'Europa".