Agli albori dell'Anno Mille, l'arcivescovo Sigerico ritorna a Canterbury da Roma seguendo un percorso che oggi è considerato l'asse portante della via Francigena. Per tutto il Medioevo, su questa e su tante strade europee si incammineranno pellegrini diretti, attraverso l'Italia, non solo a Roma, ma anche a Santiago di Compostella e, mediante i porti italiani, a Gerusalemme. Prendendo l'avvio dalle più note guide medievali del pellegrino, il presente saggio sviluppa un'indagine sui meno conosciuti diari di viaggio di pellegrini europei del Quattrocento dalle cui descrizioni è possibile ricostruire gli itineraria peregrinorum italiani di questo secolo. Il saggio coglie perfettamente la tendenza scientifica attuale che spinge a interpretare i pellegrinaggi - medievali, ma anche rinascimentali - nell'ambito di una stessa civiltà e cultura. Un approccio necessario perché per molto tempo si è assistito ad un'incomunicabilità tra gli studiosi di tematiche gerosolimitane e quelli di argomenti romei e compostellani. Il saggio contribuisce a tessere legami metodologici e tematici tra ambiti solo apparentemente diversi e separati, di cui vanno colte sia le diversità che le concordanze.
Simbolo arcaico tra i più ricchi di significato, la conchiglia evoca lo scrigno solido ed inviolabile in cui l'uomo intende custodire tutti i valori più preziosi e più sacri.
Le costolature radiali delle ruvide valve richiamano le dita di una mano protesa alle opere di bene, mentre la loro affinità ai raggi del sole e alle aureole, conferiscono un alone di immortalità.
È questo il simbolismo che la conchiglia trasferisce con sé dal mondo antico al mondo medievale, quando diviene una delle figure primarie della nascente araldica. Al tempo stesso, essa diviene il simbolo del pellegrinaggio cristiano, con la particolare accezione di emblema del Cammino di Santiago di Compostella.
I capostipiti di tante famiglie d’Europa, compiuto questo viaggio estenuante e pericoloso, con orgoglio apponevano la conchiglia nel loro stemma al fine di lasciare una traccia indelebile dell’estrema impresa devozionale.
Anche Benedetto XVI, assieme a tanti prelati, inserisce nel proprio stemma «la conchiglia, che è anzitutto il segno del nostro essere pellegrini, del nostro essere in cammino».
Molte località europee interessate dalla fitta rete di strade che conducono a Santiago di Compostella, esibiscono la conchiglia nel loro stemma per testimoniare la loro vocazione all’accoglienza dei pellegrini in transito.
L’autore, Maurizio Carlo Alberto Gorra, prende in esame tanti stemmi italiani e stranieri appartenenti a famiglie, prelati e città nel cui blasone è inclusa la conchiglia. In questo modo, egli ci conduce nell’universo affascinante dell’araldica, avvalendosi anche di una elegantissima rassegna iconografica contenente oltre 200 stemmi in quadricromia, molti dei quali sono inediti e realizzati nell’ambito di questa ricerca.