Per milioni di persone Gerusalemme è il centro del mondo: città sacra per i tre grandi monoteismi, capitale eternamente contesa, sede di importanti ritrovamenti archeologici e istituzioni culturali. Secoli di storia sono ancora leggibili nei suoi vicoli, nei palazzi, nei monumenti, ma anche nei colori, nei volti degli abitanti, nei profumi del suk, nei contrasti palpabili tra un quartiere e l'altro. Marco Bonatti, viaggiatore in Medio Oriente da oltre trent'anni, presenta la sua Gerusalemme, raccogliendo appunti di viaggio secondo un criterio che è un gioco: immaginare le tappe della visita come altrettante linee e stazioni di una metropolitana attraverso la Città Vecchia. Una rete improbabile ma non inverosimile: le case, i muri, le strade di Gerusalemme contengono e richiamano frammenti d'Europa che si sono accumulati nei secoli. Nel labirinto della Città Vecchia siamo destinati a perderci e a ritrovare le pietre che hanno fatto il nostro cammino, perché Gerusalemme è «il luogo dove tutti siamo nati», come scrive Jean-Pierre Sonnet. Quei luoghi sono dentro di noi, ci sono stati raccontati dai pittori, dai santi, dai filosofi, dai poeti - e da Dante soprattutto, che da Gerusalemme inizia il suo viaggio. Un libro destinato ai curiosi ma soprattutto ai perplessi, che siamo un po' tutti noi: i credenti, messi di fronte a un mistero che non potranno mai possedere fino in fondo; i non credenti o gli agnostici, che "vedono" la fede e faticano a tuffarsi. Tutti scandalizzati (e un po' impauriti) da una guerra strisciante e da terrorismi che durano da troppo tempo.
Tra i primi pellegrini che, a partire dall'epoca costantiniana, si misero in viaggio verso Gerusalemme, spiccano alcune straordinarie figure femminili e tra queste, in particolare, la nobildonna Egeria, di origine ispanica, che ha lasciato testimonianza scritta del suo itinerario (avvenuto probabilmente tra il 381 e il 384), con preziose informazioni e minuziose descrizioni. Dopo aver introdotto la vicenda di Egeria e del suo viaggio, l'Autore entra nel vivo del racconto della Pellegrina, che è strutturato in due parti: la descrizione delle terre bibliche attraversate (Scritture alla mano) e un'ampia sezione dedicata alla liturgia della chiesa madre di Gerusalemme. L'ultima parte del volume è dedicata alle chiese e ai luoghi di culto visitati, con particolare riferimento a quelli presenti in Gerusalemme, a partire dalle memorie che racchiudono e dal prolungamento di queste nelle celebrazioni liturgiche.
Una fortunatissima espressione di Tertulliano definisce il Padre nostro «breviarum totius evangelii». Questa definizione, orientata all'origine verso il messaggio spirituale contenuto nella "preghiera del Signore", può ora, in un certo senso, essere applicata anche alla ricerca delle fonti o, più in generale, all'indagine critica degli scritti neotestamentari. Ogni uomo che prega, al di là della religione che professa, vive quotidianamente il pericolo della superficialità: tante parole, desiderio di finire presto, assenza delle intenzioni del cuore. La più antica e originale preghiera cristiana indica con chiarezza l'atteggiamento di chi prega e l'oggetto della preghiera, in modo liberante. Attraverso un prezioso commento teologico che prende in considerazione pure la nuova traduzione italiana recentemente adottata anche in ambito liturgico, Piero Stefani conduce il lettore a riappropriarsi del testo consegnatoci da Gesù a partire dalle sue radici ebraiche. L'autore riesce a spiegare in modo semplice il significato di ciò che si domanda nel Padre nostro: aumentando la consapevolezza della "richiesta", cresce infatti anche la sua efficacia.
Fu scritta nel 1223, nel cuore del medioevo cristiano impegnato a preparare la sesta crociata, ma ancora oggi è punto di riferimento per tutto il mondo cristiano e non ha perso nulla della sua originalità e del suo spirito evangelico. Che cosa è stata e cosa è oggi la Regola Francescana? Può essere ancora considerata una mappa esistenziale che orienta il vivere quotidiano? Padre Giuseppe Buffon, uno dei massimi esperti di storia del francescanesimo, offre una rilettura moderna di un testo che ha rivoluzionato la cristianità, tornando al suo spirito originario: non un ricettario di norme, ma una propedeutica al Vangelo. Cosa ci possiamo davvero aspettare da un tale documento, a 800 anni dalla sua stesura? Con il testo integrale della Regola bollata. Padre Giuseppe Buffon, uno dei massimi esperti di storia del francescanesimo, offre una rilettura moderna di un testo che ha rivoluzionato la cristianità, tornando al suo spirito originario: non un ricettario di norme, ma una propedeutica al Vangelo. Cosa ci possiamo davvero aspettare da un tale documento, a 800 anni dalla sua stesura? Con il testo integrale della Regola bollata.
Romanzi e saggi, opere poetiche e teatrali, sono uno strumento privilegiato per aprire il cuore e la mente alla curiosità, alla tolleranza, alla pace; una via preziosa per conoscere gli altri, il mondo e se stessi. Se letto nel momento giusto un libro può davvero cambiarci la vita e questo prontuario è una celebrazione del potere della letteratura di ogni tempo e paese, dai classici ai contemporanei, da opere famosissime ai libri più REPARTI rari e di culto.
Giuda Iscariota è una tra le figure più note e meno amate del Nuovo Testamento, e forse dell'intera Bibbia. Il suo tradimento e il suicidio lo pongono in una posizione a sé all'interno della vicenda umana di Cristo ma al contempo, forse paradossalmente, lo hanno reso un protagonista dell'immaginario collettivo nel corso dei secoli. A differenza degli altri apostoli, infatti, Giuda non è stato dimenticato: l'arte, la letteratura, il cinema e persino la pubblicità lo hanno ritratto ricorrendo spesso a caratteri stereotipati che ne hanno sottolineato la malvagità. Ma l'Iscariota era davvero un uomo perverso, un figlio del demonio, invidioso e materialista, che non seppe capire l'autentico valore del Messia? Si è ipotizzato fosse uno zelota, o addirittura un agente segreto al soldo del Sinedrio... forse un parente di Caifa, per alcuni addirittura un parente di Gesù. Decise di togliersi la vita dopo aver rinnegato e, per quel gesto estremo, la Storia non ha mai smesso di rimproverarlo: ma fu realmente un atto spontaneo? O forse fu un omicidio mascherato da fatalità? C'era infatti più di una persona che poteva volerlo morto...
Teresa di Lisieux e Francesco d'Assisi: i nomi di questi due santi risuonano nell'immaginario collettivo come un inno alla vita e all'amore. Cosa differenzia questi due "folli di Dio"? Che cosa li avvicina? Il giovane Francesco si abbandona ai piaceri della vita nella verde Umbria, mentre Teresa, tra le brume normanne, si rifugia in uno spazio di tenerezza, pregando ogni mattina il Bambino Gesù. Entrambi, però, andranno ad attingere alla stessa fonte. Sarà infatti la mistica della fiducia a unirli. Secoli di storia li separano, ma entrambi scoprono nel loro cammino che non è tanto nella ricerca affannosa di Dio che ci si deve impegnare, quanto nella docile disponibilità a lasciarsi trovare da Lui. Nel 150° anniversario della nascita di Teresa di Lisieux, un itinerario attraverso i suoi scritti e le fonti francescane per meditare sui due santi che nella cristianità hanno tracciato più di altri il sentiero del sereno abbandono alla Provvidenza.
«Mi ero imbattuto in don Milani per una bocciatura. Da figlio di mezzadri mi ero ritrovato a frequentare il liceo classico e l'impatto fu duro. Finché sei povero tra i poveri non provi infatti il senso odioso della discriminazione di classe, ma quando i tuoi compagni di banco sono figli di avvocati, notai, medici, allora provi sulla tua pelle il classismo, l'emarginazione. Fui così respinto. Qualcuno mi suggerì di leggere Lettera a una professoressa. Questa esprimeva tutto quello che io sentivo dentro ma non sapevo tirare fuori. La grande lezione di don Milani: se un povero possiede la parola è come se possedesse la fionda usata da Davide contro Golia. Da allora mi sono appassionato a don Milani. Ho scritto articoli e libri per un'esigenza interiore forte e ribelle di condividere con altri la mia scoperta. La mia passione. Come una buona notizia, vangelo, annuncio che un nuovo mondo è possibile». Da massimo esperto del priore di Barbiana, Mario Lancisi ce ne dà il ritratto definitivo a cent'anni dalla nascita (1923-2023), attingendo a nuove lettere, scritti e testimonianze, e soprattutto tenendo conto della piena "riabilitazione" di papa Francesco. Emerge così il ritratto di un prete e un maestro straordinari, forse di un grande santo. Sicuramente di un profeta religioso e civile. E disobbediente. Uno che per rovesciare il mondo antico, gli egoismi individuali e sociali, le logiche del potere disobbedì in forza di un'obbedienza salda al Vangelo.
«Una vera e propria enciclica sulla e per la pace in Ucraina e in ogni altra parte della terra». Sono le parole con le quali Papa Francesco ha voluto introdurre il suo messaggio al mondo contenuto in questo libro, rivolgendosi a tutti gli uomini e alle donne di buona volontà, alla vigilia del primo Natale di «guerra totale» in Europa dopo il secondo conflitto mondiale. Con la collaborazione del vaticanista Francesco Antonio Grana, il Pontefice ha raccolto tutti i suoi appelli accorati, insistenti e ripetuti. Uno dopo l'altro, questi interventi richiamano l'attenzione al dovere di essere uomini e donne di pace, perché nessuno, in qualsiasi ruolo, può sentirsi assuefatto o indifferente davanti agli orrori della guerra. E se l'obiettivo è la "pace giusta", allora nessuno potrà esimersi dall'ammettere che il mercato delle armi deve essere fermato, che le ingiustizie sociali vanno superate, che le differenze culturali non possono diventare motivo di odio e che la minaccia di un conflitto nucleare non può essere posta, in nessun caso, sul tavolo delle trattative. La guerra è una strada di morte che illude soltanto alcuni di essere vincitori, perché con essa siamo tutti sconfitti.
"La crisi mondiale che stiamo attraversando è "crisi di umanità". Il Vangelo può tornare a essere "scuola di umanità" per ricostituire quel tessuto relazionale e solidale che in questi anni si è drammaticamente sfilacciato. Da vero divulgatore del messaggio evangelico, Vincenzo Paglia sa che le parole di Gesù sono sovversive, indomabili: soffocano nelle sagrestie e respirano sulle strade, nelle case e sui marciapiedi. Da questa convinzione nasce l'idea di riproporre, in una rilettura semplice e originale, alcune delle pagine più forti e radicali del Vangelo di Luca. Un Vangelo scomodo, che invita alla conversione mettendo in scacco l'egolatria dilagante, ma anche una "buona novella" che sorprende e rincuora. Dopo il successo della rubrica Il Vangelo sulla strada, su Rai Isoradio, monsignor Paglia rilegge tutto il testo dell'evangelista Luca attraverso il filtro e la sfida della contemporaneità, invitando a non ascoltare i profeti di sventura."