
«Su di noi avevano fatto un film», dice Clay. Un film tratto dal libro che un loro amico aveva scritto ispirandosi alla sua storia e a quella di Blair, Trent, Julian e Rip. Il problema è che il loro amico, che sarebbe poi diventato uno scrittore e che si chiamava Bret Easton Ellis, ce l'aveva con Clay e per questo l'aveva trasformato nel narratore «bello e stordito, incapace d'amore e di bontà» di quel romanzo intitolato Meno di zero: «Ecco come diventai il giovane viveur rovinato e festaiolo che si aggirava tra le macerie, il sangue grondante dal naso, ponendo domande che non avevano mai bisogno di risposta». Ma oggi, venticinque anni dopo, Clay è tornato in città - di nuovo Los Angeles, di nuovo durante le vacanze natalizie - e questa volta è pronto a raccontare la sua storia in prima persona: senonché la storia, come canta Elvis Costello, molto spesso non fa che ripetere «gli antichi vezzi, le facili risposte, le stesse sconfitte».
Diventato (dopo aver abbandonato l'idea di fare lo scrittore come Bret) sceneggiatore di mediocre successo, Clay è a Los Angeles per scegliere il cast dell'ultimo film a cui sta lavorando. Qui incontra gli amici di gioventù, solo con più anni, più soldi e più problemi: Blair, la sua ex ragazza, si è sposata con Trent che nel frattempo è diventato un potentissimo agente delle star di Hollywood, Julian ha messo in piedi una discreta agenzia di escort, mentre Rip¿ Rip ha sempre fatto storia a sé.
Quando a una festa incontra la giovane, splendida Rain e se ne innamora - se la parola ha un senso per uno come lui - Clay precipita in una dimensione in cui paranoia e terrore sono i muri di un labirinto da cui non riesce, o non vuole, uscire.
Bastano questi accenni per far intuire al lettore il gioco di specchi, rimandi e false piste con cui Ellis, mai così disincantato e ironico, intesse il suo inquietante racconto. Disperazione e violenza, noia e glamour, autoindulgenza e degradazione sono gli atomi costitutivi del mondo (o dell'inferno) in cui Ellis, impeccabile come suo solito, ci fa da guida.
«Ellis è un moralista che si interroga su come le persone si trasformano in mostri. A quale livello di dolore o di indifferenza l'uomo smette di essere umano?»
Financial Times
«Ellis non solo scrive bene, ma sembra che lo faccia senza sforzo. Sesso, droga e chirurgia plastica».
Tatler
L'epica eroica, torbida, idealista e ribalda dell'Italia che nasce. Dal lato oscuro del Risorgimento, un racconto sul nostro presente. Il giovane aristocratico Lorenzo, catturato nel ’44 in Calabria in una battaglia contro le forze borboniche, ha salva la vita in cambio del tradimento, da quel momento suo compito sarà spiare Mazzini. Ma per essere fino in fondo un traditore, Lorenzo deve essere anche un eroe, almeno agli occhi dei rivoluzionari. Riparato a Londra, Lorenzo ritrova Striga, la misteriosa fanciulla muta dai capelli rossi che tutti credono pazza o posseduta dal demonio. Intanto, a Palermo, un mafioso in erba capisce che la sua convenienza è assecondare il movimento nazionalista, e diventa l’ombra del giovane barone di Villagrazia, che ha in mente ambiziosi traffici internazionali. Mentre le insurrezioni e le cospirazioni si susseguono, e la storia fa il suo corso, e nella ospitale Londra si decidono i destini dei patrioti profughi e delle belle inglesi, Mazzini sfugge ad ogni attentato, anche perché, forse, un cambiamento vero si sta producendo nell’animo di Lorenzo… Quando, infine, l’Italia sarà fatta, un nuovo, inesorabile, arrogante potere sospingerà ai margini tutto ciò che era stato autentica vita. E tutti, eroi, traditori, idealisti e voltagabbana, tutti dovranno fare le proprie scelte.
Nonostante i racconti e le prose brevi siano stati uno dei maggiori impegni creativi di Beckett, restano tra le sue cose meno conosciute. Una impopolarità difficile da spiegare, anche perché Beckett scrisse prose brevi durante tutta la sua attività creativa e la loro qualità non è certo inferiore ai romanzi o alle pièce. Lo stesso Beckett considerava i suoi testi brevi degli «scritti importanti». La sua poetica del resto lo spingeva più verso la contrazione che l’espansione, e la prosa breve diventò presto la forma narrativa prediletta, il distillato di forme più lunghe. Immaginazione morta immaginate (lungo solo 1500 parole) recava nell’edizione inglese la seguente indicazione: «questo brano è stato concepito come un romanzo e, nonostante la sua brevità, rimane un romanzo, un lavoro di finzione nel quale l’autore ha rimosso tutto meno l’essenziale... È probabilmente il romanzo più breve mai pubblicato».
Benché tutti celebrino l’era dell’individuo sovrano e dell’io autosufficiente, scendendo dal piano alto delle idee per praticare la vita quotidiana, ci imbattiamo in una moltitudine di fenomeni che segnalano tutt’altro. Il rifiuto patito in una relazione amorosa, la stigmatizzazione perché fisicamente «diversi», l’ostracismo negli ambienti di lavoro, l’essere ignorati dalla propria famiglia costituiscono esperienze dolorose che quasi tutti gli esseri umani, chi più chi meno, vivono nel corso dell’esistenza. A dispetto di questa pervasività del fenomeno, la psicologia gli ha prestato poca attenzione sistematica, sopratutto nei confronti dell’ostracismo sul piano interpersonale. Proprio l’essere esclusi, respinti e ignorati è il focus di questo libro che – per la prima volta nel panorama editoriale italiano – affronta una condizione esistenziale diventata un ingrediente quasi inevitabile della nostra società contemporanea.
Quale che sia il loro scenario, tutti i personaggi della Controvita si confrontano con l'incessante tentazione di un'esistenza alternativa che possa ribaltare il loro destino.
A illuminare queste vite in transizione e a guidarci fra i suggestivi panorami del libro, familiari o alieni che siano, c'è la mente dello scrittore Nathan Zuckerman. Sua è l'intelligenza scettica e avvolgente che calcola il prezzo da pagare nella lotta per cambiare le sorti personali e dare un nuovo volto alla storia, che si attui in uno studio dentistico di un quartiere residenziale del New Jersey o in un villaggio inglese improntato alla tradizione nel Gloucestershire o in una chiesa del West End londinese o ancora in un minuscolo insediamento israeliano nel deserto della West Bank occupata.
«Il problema non consiste nell'o/o, nella scelta consapevole tra possibilità ugualmente difficili e incresciose: non è un o/o, ma un e/e/e/e/e e ancora e. La vita è composta di e: l'accidentale e l'immutabile, l'elusivo e l'afferrabile, il bizzarro e il prevedibile, l'attuale e il potenziale, tutte realtà che si moltiplicano, si aggrovigliano, si sovrappongono, entrano in collisione, si combinano tra loro¿ più il moltiplicarsi delle illusioni! Questo moltiplicato per questo, moltiplicato per questo, moltiplicato per questo...
Possibile che un essere umano dotato di intelligenza non sia molto di più che un produttore di incomprensioni su larga scala?»
«Roth è un genio del comico e in questo libro (meravigliosamente acuto, teso allo spasmo) sa elettrizzare».
Martin Amis
«Roth non ha mai scritto con tanta attenzione e, in alcuni passaggi, con tanto amore».
John Updike
«Caro don Lorenzo, sono passati quanti anni dalla lettera che mi hai inviato? Quarantadue? Quarantatre? Il mondo è cambiato mille volte da allora. Eppure io mi ritrovo a insegnare incredibilmente nella scuola dei tuoi poveri Gianni, sempre piú distinti dai ricchi Pierini. Non a Barbiana, bensí in una periferia palermitana. Quaranta anni fa, ci avevi convinti tutti. Noi insegnanti e quelli che decidono. Avevamo capito la tua lezione. Ci abbiamo provato a fare una scuola migliore. E l’avevamo fatta, lasciamelo dire, prima che arrivasse questo disastro». Quindici lettere di una professoressa (a Don Milani, al primo della classe, all’ultimo della classe, a una mamma, al presidente della Repubblica) per raccontare il disastro della scuola italiana.
Tutto era cominciato con un ragazzo dalla maglietta bianca e i capelli lunghi che dal palco de L'air du temps incantava le ragazze con la forza giovane della sua musica e la musicalità antica della sua lingua. A quei tempi Serey sembrava vivere solo di rock e della matematica che studiava all'università, eppure molto altro impegnava il suo cuore: da sei anni era lontano dal suo paese, da quando i Khmer Rossi avevano chiuso le frontiere della Cambogia. È durante questo esilio forzato che lo incontra lei. Di qualche anno più giovane, anche Anne deve fare i conti con la solitudine: quella di essere cresciuta senza un genitore, affidata a un padre il cui dolore aveva trasformato la dolcezza in severità. Tra Anne e Serey l'amore è quello disperato e senza domani di chi si abbandona all'altro come a una patria ritrovata, di chi impara per la prima volta la propria lingua madre.
Ma quando i Khmer vengono ricacciati sulle montagne e le frontiere riaperte, Serey deve tornare a casa e scoprire cosa è successo alla sua famiglia negli anni in cui Pol Pot ha trasformato la Cambogia in un inferno. Un periodo in cui il regime ha armato le mani dei contadini contro i propri stessi fratelli in nome di un'ideologia per cui era «meglio uccidere un innocente che lasciare in vita un solo traditore».
Quando, dopo undici anni senza avere sue notizie, le sembra di intravedere il volto di Serey in un servizio al telegiornale, Anne decide di partire per la Cambogia. Inizia così la battaglia, disperata, indimenticabile, di una donna forte e disposta a tutto per dare voce a chi è stato messo a tacere dalle ragioni della Storia.
Il fiume delle cento candele è un romanzo scritto come una lunga, struggente lettera d'amore, un canto rivolto all'amato assente e al suo paese che diventa una meditazione sofferta sulla verità e la giustizia, su quali parole usare per onorare i morti e pacificare i vivi. Anche quando ogni parola sembra venir meno.
In questo libro si parla di vita. Di amore, volontà, gioia, amicizia, dolore. Di scienza e fede, di corpo, piacere e cibo. E in particolare si parla tanto, profondamente, di madri e figli.
Sono molte le voci che si intrecciano in queste pagine, voci che provengono dal lontano passato del secondo conflitto mondiale, dagli anni difficili e pieni di speranza del dopoguerra, e dall'oggi: un tempo più vicino, più veloce e, per molti versi, migliore.
Un uomo decide di raccontare la propria storia. Le battaglie etiche e scientifiche che lo hanno visto protagonista. I momenti di affetto e di gioia vissuti con dolcezza e rispetto e quelli di amarezza e di dolore affrontati con coraggio e tenacia. E lo fa attraverso le storie delle molte donne che ha incontrato lungo tutta la sua vita, con le quali ha condiviso sentimenti, amicizie e lavoro.
Donne che di volta in volta si sono impegnate in una battaglia: contro la guerra, i pregiudizi, la malattia, la paura. Contro la moralità, i dogmi religiosi, la disinformazione, l'ipocrisia. O semplicemente contro la consuetudine e il senso comune: né buoni né cattivi, semplicemente granitici.
Donne che hanno deciso, ognuna a proprio modo e con la propria voce o afonia, di combattere e di non cadere. E soprattutto di non rinunciare, difendendo con un sorriso, sopra i denti stretti, se stesse, i propri affetti e ciò in cui credono.
Sono storie d'amore e libertà. Storie intense, spesso semplici e lievi nella loro immediatezza, a volte dure e tenaci. Con una costante che, pur nella diversità degli anni e delle realtà, le accomuna tutte: la volontà di prendere in mano la propria vita, di guardare sempre avanti, buttando via il meno possibile.
Cosí proprio il fatto che a raccontare sia un uomo (non un uomo qualsiasi, ma un medico, un ricercatore, un uomo di pensiero e pratica) permette di penetrare senza ipocrisie o sbavature retoriche un universo tanto connotato e a raccontare, senza imbarazzi e forzature, un mondo intimamente femminile.
Un uomo e un bambino viaggiano attraverso le rovine di un mondo ridotto a cenere in direzione dell'oceano, dove forse i raggi raffreddati di un sole ormai livido cederanno un po' di tepore e qualche barlume di vita.
Trascinano con sé sulla strada tutto ciò che nel nuovo equilibrio delle cose ha ancora valore: un carrello del supermercato con quel po' di cibo che riescono a rimediare, un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia gelida e una pistola con cui difendersi dalle bande di predoni che battono le strade decisi a sopravvivere a ogni costo.
E poi il bene piú prezioso: se stessi e il loro reciproco amore.
Nell'insuperabile creazione di McCarthy, la post-apocalisse assume il volto realistico di un padre e un figlio in viaggio su un groviglio di strade senza origine, dentro una natura ridotta a involucro asciutto,
fra le vestigia paurosamente riconoscibili di un mondo svuotato e inutile.
È il nostro contrario, quello che c'è dietro allo specchio, un pezzo di mondo che va a ritroso nel tempo, l'ombra dell'essere. L'antimateria è stata definita in molti modi dalla letteratura popolare e ancor piú spesso è stata fraintesa e ha dato luogo a leggende bizzarre, ispirando non poco la fantascienza e i pruriti millenaristi di molti autori.
Tuttavia, per quanto incredibile possa apparire, l'antimateria, la «materia al contrario», esiste davvero; anzi, è teoricamente necessaria. Elusiva e inafferrabile, è stata scoperta inconsapevolmente da un fisico russo, con un esperimento chiarissimo che però non si seppe interpretare nel modo giusto, per essere poi predetta teoricamente dal grande Dirac, che la ipotizzò per necessità formali, lavorando di carta e penna. Eppure, solo anni dopo, nel 1932, si arrivò a «vedere» effettivamente un positrone, l'inequivocabile antiparticella di un elettrone.
Per sua natura, l'antimateria è piuttosto pericolosa: annichila, fa completamente sparire nel nulla la materia «ordinaria» con cui entra in contatto, distruggendo se stessa e ottenendo in cambio energia, tutta l'energia possibile intrappolata nel mondo fin dai tempi del Big Bang. Non è strano quindi che la storia dell'antimateria, avvincente e tortuosa, accompagni da un lato le grandi scoperte della fisica del Novecento e dall'altro alimenti i timori e i misteri delle forze liberate dalla natura. In questo libro Frank Close coglie in pieno questo doppio registro, narrativo e scientifico, coinvolgendo Dan Brown, la misteriosa esplosione di Tunguska del 1908, la US Air Force, ma anche la splendida storia dei giganti della fisica, dalla rivoluzione quantistica ai prossimi, promettenti esperimenti sull'origine dell'Universo.