Una fallace immagine di una Sicilia selvaggia ed incivile, stereotipo di una letteratura straniera inclina ad ottenere facili ed efficaci effetti divulgativi, ha relegato l'estremo lembo del Mezzogiorno d'Italia a semplice appendice europea dell'Africa. La grande difficoltà di accesso, attraverso le impervie Calabrie, all'isola mediterranea ha precluso, nel corso del Settecento, artisti, uomini di lettere, antiquari e giovani rampolli dell'aristocrazia del vecchio continente dal prolungare, lungo la penisola, il proprio itinerario di erudizione, concludendolo a Roma e, per i più impavidi, a Napoli. A lato di una società senza dubbio arretrata, conforme nel vecchio continente a numerosi altri esempi, spicca, all'interno di una vuota aristocrazia d'impronta feudale, una nuova generazione, intelligente e colta, pronta ad aprirsi all'emergenti idee del "secolo dei lumi". Attraverso gli scambi commerciali, i soggiorni all'estero, la lettura di gazzette e di libri, la corrispondenza epistolare, le relazioni con diplomatici, militari, mercanti e viaggiatori stranieri, anche i siciliani s'aprono, superando le circostanti acque del Mediterraneo, ad una Europa in pieno rinnovamento. Tra i protagonisti del "passaggio" non è estranea l'opera della massoneria speculativa. Un contesto che vede, anche in Sicilia, le locali logge contribuire, attraverso i propri membri, al generale processo di modernizzazione.
"Brani di storia... Questi brani di storia raccolti dalla bocca della vedova del Generale, ritenendoli veritieri serviranno per coloro che potranno avere maggiori documenti di autenticità... Con queste parole inizia il resoconto sugli ultimi giorni di vita del generale Garibaldi, stilato da un anonimo compilatore che svela i difficili momenti vissuti dall.eroe durante la sua malattia. E sono brani di storia quelli che raccontano le pagine di libri e di giornali dell.epoca, che testimoniano i documenti autografi o che affiorano dalle rappresentazioni dei luoghi di battaglia e dai volti dei protagonisti del Risorgimento ritratti in antiche fotografie all.albumina o illustrati da abili disegnatori e caricaturisti. Questo primo quaderno, che inaugura la collana Quaderni della Rivista 'Accademie & Biblioteche d'Italia', è il catalogo di una piccola esposizione ideale che, attraverso un breve percorso tra testi a stampa e manoscritti, fotografie e rari cimeli, selezionati nell.ingente patrimonio bibliografico delle Biblioteche pubbliche statali, vuole offrire un piccolo apporto alle celebrazioni per i centocinquanta anni dell'Italia Unita." (Dalla presentazione di Maurizio Fallace)
È il 22 ottobre 1867: a Roma scoppia l'insurrezione, mentre le Provincie dello Stato Pontifìcio sono invase, già da un mese, dalle camicie rosse. È l'ultimo tentativo, infruttuoso, prima della presa di Porta Pia, per fare di Roma la capitale del Regno d'Italia. Il piano verrà attuato grazie alla determinazione del deputato bergamasco Francesco Cucchi, che organizzerà la rivolta con l'aiuto dei gruppi liberali romani. Il vecchio leone garibaldino, Francesco Crispi, riuscirà ad ottenere l'appoggio (clandestino) del governo Rattazzi. Ed ancora una volta, il sessantenne Garibaldi, fuggito dall'esilio di Caprera, compatterà il movimento e gli darà una guida, fino alla sconfitta di Mentana. Anche se fallì, l'insurrezione dell'autunno 1867 verrà ricordata per alcuni episodi drammatici passati alla storia: l'esplosione, in Borgo, della caserma "Serristori"; l'esecuzione capitale dei due responsabili Monti e Tognetti, l'ultima prima dell'annessione, che tanto scalpore ed indignazione provocò nell'Europa di allora; la strage del lanificio Ajani ed il sacrifìcio di Giuditta Tavani Arquati, come ancora oggi ricorda la targa commemorativa sul palazzo. Forse fu a causa di un'organizzazione non perfetta, per colpa di qualche tradimento e per l'illusione che il popolo romano fosse pronto per il grande salto verso l'Italia, che l'insurrezione fallì. Alcuni municipi della provincia resistettero più a lungo, come quello di Cori, che resse una settimana intera, fino alla sconfitta di Mentana.
Questo denso e agile volumetto spiega in maniera chiara e divulgativa quanto sappiamo sulla struttura della comunità ebraica di Roma, illustrando allo stesso tempo il contesto storico e politico in cui essa si sviluppò. Impresa non facile, a causa della carenza dei dati che ci sono pervenuti; con grande onestà Elsa Laurenzi non nasconde questo problema, né presenta ricostruzioni "facili" ma infondate. Accompagna invece il lettore alla scoperta di una società che mantiene i propri costumi e la propria cultura vivendo all'interni di un'altra più vasta società, tanto profondamente diversa quanto tollerante, che seppe integrare realtà varie e contrastanti. Si basa sulle varie fonti disponibili, gli scrittori antichi, i testi epigrafici, le testimonianze archeologiche e fornisce, mediante un glossario distribuito all'interno del testo, utili e puntuali spiegazioni di termini non a tutti noti.
"Protagonista del libro è Papa Pio XII il cui operato risulta essere chiave nel far decifrare alcuni passaggi emblematici di un secolo che ha visto momenti di abissale crisi dell'umanità. In questi momenti di tenebre il Papa più di ogni altro rappresentante del potere politico doveva adoperarsi per riuscire a far superare indenni la cecità della violenza della guerra e del genocidio. La storia sembra essersi impigliata nella definizione di questo Papa Pacelli tanto amato e tanto odiato, tanto criticato e poco conosciuto da farne un caso denso di inesplorati significati e messaggi ancora da decodificare in modo compiuto e definitivo." (Dalla prefazione di Laura Villani)
Gulliver sull'isola di Lilliput: è questa l'allegoria scelta dall'autore per rappresentare Roma. La capitale d'Italia dal 1871 è al contempo il comune più esteso d'Europa e più popoloso del Paese, eppure ha la stessa forma ordinamentale, autonomia e status dei restanti 8.093 comuni della penisola. Una veste giuridica troppo stretta, che le ha impedito di sviluppare una governance territoriale efficiente. Fino all'approvazione della legge n. 42/2009. Al suo interno un articolo, il 24, prevede Disposizioni speciali per Roma capitale. Si apre una nuova fase per la città. Nella prospettiva dichiaratamente federalista che sta assumendo lo Stato italiano,Roma, dotata di nuovi poteri e nuove risorse, si appresta infatti a diventare la quarta Capitale. L'autore ci racconta, con dovizia di dati e analisi, perché Roma sia speciale e unica, sfatando molte leggende metropolitane, e ci dimostra quanto sia fondamentale, per l'evoluzione della città, una disciplina giuridica specifica, di cui già godono le altre capitali mondiali.