1914, uno sperduto villaggio della pianura ungherese. La superstizione avvolge il paese con la sua cappa soffocante. Basta poco per essere tacciati di stregoneria e di peccato. Basta essere donne e non seguire le rigide regole del villaggio dettate dagli uomini. Basta non avere un marito, fare figli fuori del matrimonio o essere orfane. Come Sari, ragazza sedicenne che, da quando ha perso i genitori, abita con l'anziana levatrice del villaggio. Il carattere introverso e la dimestichezza con le erbe l'hanno marchiata indelebilmente agli occhi degli altri paesani come una strega. Ma ora tutto sta per cambiare. E scoppiata la prima guerra mondiale, gli uomini sono partiti per il fronte e il villaggio è diventato la sede di un campo di prigionia di ufficiali. Ad assisterli vanno le donne del paese insieme a Sari, le cui conoscenze erboristiche sono molto utili nella cura dei feriti. Giorno dopo giorno si profilano tradimenti e nuove storie d'amore: finalmente le donne sono libere di amare. Ma quanto può durare? Non molto, perché con la fine della guerra gli uomini fanno ritorno, determinati a riprendersi con la violenza ciò che hanno perduto. Alle donne non resta altra scelta che difendersi. Sari è l'unica che sa come fare, ma il prezzo da pagare per la libertà è molto alto.
In questo romanzo-ballata, Jorge Amado racconta una storia tanto strana che potrebbe essere vera. È la storia di una valle fertilissima, attraversata da un limpido fiume, ricca di fiori e frutti dal dolce profumo. Questa terra benedetta da Dio viene battezzata dagli uomini Tocaia Grande (Grande Imboscata) perché insanguinata dalle lotte di truci cacicchi che si contendono terra e potere. Gli abitanti che giungono via via a popolarla sono mercanti arabi e negri fuggiaschi, avventurieri e reduci, zingari e prostitute, immigrati europei e meticci senza terra. Manca solo una cosa, di cui gli abitanti non sentono affatto il bisogno: la Legge, lo Stato. Ma a questo pensano i "grandi": le multinazionali del cacao, i militari, i preti fanatici venuti da lontano. Tocaia Grande, conquistata con l'inganno e con la forza, perderà persino il suo nome insolito e sconveniente per quello pomposo di Irisópolis.
Il testo racconta l'indagine svolta da Waris Dirie e dalla giornalista Corinna Milborn sulla pratica della mutilazione genitale femminile in Europa. Esse stimano che oltre 500.000 tra donne e bambine siano vittime o siano a rischio dell'infibulazione. Attualmente, la Francia è il solo paese in cui vige una legge che punisce chi la pratica, ma nessun paese europeo riconosce ufficialmente il timore di subire la mutilazione come ragione sufficiente a chiedere e ottenere asilo. Questo libro dà voce a tutte quelle donne che dall'esempio di Waris Dirie hanno tratto il coraggio di parlare e denunciare la loro atroce condizione. Un grido di dolore che osa sfidare antiche e odiose tradizioni per venire allo scoperto e chiedere a tutti di fare qualcosa.
California del Nord, anni Settanta. Anna ha sedici anni e vive insieme alla sorella adottiva e al padre nella fattoria di Petaluma. Non ha mai conosciuto la madre, morta di parto, e sin da piccola ha imparato a badare alla fattoria. Ad aiutarla c'è Coop, un giovane lavorante più grande di lei, ragazzo taciturno e silenzioso. Con il suo fare protettivo, per Anna è sempre stato una figura enigmatica e affascinante. Ma adesso l'affetto si è trasformato in un'attrazione sempre più forte che minaccia di distruggere tutto ciò che hanno di più caro al mondo. È il padre a scoprirli per caso, una mattina. È posseduto da una furia cieca, e si abbatte su Coop, ancora e ancora, fino a quando lui non giace a terra quasi senza vita. Vent'anni dopo, Anna è fuggita da quella violenza. È in Francia, abita in un piccolo paesino nella casa che fu di Lucien Segura, un misterioso scrittore vissuto durante la grande guerra. Anna ne sta studiando la vita e le opere. Si sente ossessionata da lui. Forse perché nella vita dell'uomo, fatta di segreti, passioni illecite, amori controversi e impossibili, ritrova inquietanti paralleli con la propria vita; o forse perché in quei misteri giace la cruda verità del passato che Anna ha lasciato dietro di sé ma che non riuscirà mai a dimenticare.
Nella notte hanno tentato un furto in comune, ma la guardia Firmato Bicicli non ha visto nulla. Invece, quando al gruppetto dei curiosi accorsi davanti al municipio s'avvicina Anna Montani, il maresciallo Accadi la vede, eccome: un vestito di cotonina leggera e lì sotto pienezze e avvallamenti da far venire l'acquolina in bocca. Da quel giorno Bicicli avrà un solo pensiero: acciuffare i ladri che l'hanno messo in ridicolo e che continuano a colpire indisturbati. Anche il maresciallo Accadi, da poco comandante della locale stazione dei carabinieri, da quel momento ha un'idea fissa. Ma intorno alla bella modista e al suo segreto ronzano altri mosconi: per primo Romeo Gargassa, che ha fatto i soldi con il mercato nero durante la guerra e ora continua i suoi loschi traffici; e anche il giovane Eugenio Pochezza, erede della benestante signora Eutrice nonché corrispondente locale della "Provincia". Il romanzo è centrato su una protagonista femminile vitale, ambiziosa e sensuale, un po' furba e un po' ingenua. Intorno al suo frequentatissimo atelier, tra cognac doppi e partite a scala quaranta, si muove e si agita tutto il paese: dal sindaco Balbiani con il segretario comunale Bianchi, giù fino al trio di giovinastri composto dal Fès, dal Ciliegia e dal Picchio, passando per l'appuntato Marinara, che deve rimediare alle distrazioni del superiore, e poi le misteriose titolari della farmacia Gerbera e Austera Petracchi, la cuoca di casa Pochezza e sua figlia Ersilia, lo spazzino Oreste e il messo Milico...
Fuggiasco da Venezia, dopo Campoformio, Jacopo si isola sui Colli Euganei. Qui conosce Teresa e se ne innamora, ma sa che questo è un amore impossibile, perché Teresa è promessa a Odoardo. Jacopo si mette in viaggio per l'Italia, senza una meta e ovunque vede la tragedia dell'oppressione straniera, né lo consolano le bellezze naturali o la saggezza del vecchio Parini, incontrato a Milano. La tragica conclusione è una denuncia al mondo di una doppia delusione.
Delle novelle verghiane lo scrittore Massimo Bontempelli ha detto: "La brevità estrema di Verga è fatta soprattutto di soppressione d'alcuni tratti del racconto. Non esistono più le zone di passaggio. La sicurezza con la quale esse sono state recise, al punto esatto, è spaventosa; sono tagli improvvisi e netti, che riempiono di coltellate tutta la narrazione". Le "coltellate" inferte dal Verga al tessuto compatto del narrare tradizionale sono aperture sulla realtà, rappresentano i varchi attraverso i quali la chiamata stentorea dei simboli giunge direttamente alla coscienza.
Sacrificata dal padre Agamennone alle ragioni della guerra, Ifigenia è salvata e resa immortale dall'intervento di Artemide, della quale sarà consacrata sacerdotessa. Così il mito classico; nella sua "rilettura" Goethe rappresenta nella figura di Ifigenia - mite ma non rassegnata - un ideale di pace che supera ogni dissidio e si batte per il trionfo della solidarietà, della saggezza e della tolleranza; un modello di armonia e di femminilità che chiama la donna a un'opera civilizzatrice delle società virili.
Gli "Inni" possono essere visti come l'autorealizzazione di una coscienza perfetta concepita da Novalis come un canto, una pura modulazione di quei toni intimi che prendono il nome di "Stimmungen", indeterminate sensazioni e sentimenti che rendono felici.
Seconda opera del progettato ciclo dei "Vinti", dopo i "Malavoglia", "Mastro-don Gesualdo" è un romanzo di costume. La parabola di Gesualdo Motta che da "mastro" (muratore) diventa "don" (ricco borghese) descrive il fallimento di una vita tutta dedita al culto della "roba", ma completamente aliena da affetti genuini e sinceri. Nel sovrapporsi chiassoso di voci che incrinano ogni valore sociale Verga sembra aver individuato il ritmo espressivo di un'umanità condizionata dal denaro e condannata alla solitudine. È una condizione di cui i personaggi non hanno coscienza, e questo fa di "Mastro-don Gesualdo" il primo romanzo italiano dell'alienazione borghese.