Le persone si fanno delle idee su Cristo osservando coloro che ne portano il nome come su un cartellino. Il modo di essere chiesa incide profondamente sul messaggio che si professa e sulla sua credibilità. E tutti sanno quanto, nel nostro contesto storico, le chiese cristiane siano accusate per molti versi di aver tradito il messaggio del loro fondatore o, al meglio, di costituire un ostacolo per la sua conoscenza. Tim Chester e Steve Timmis, sulla base della loro esperienza nell'ambito delle comunità The Crowded House (La Casa Affollata), una rete di comunità del vangelo per lo più familiari, presenti soprattutto in Inghilterra, propongono una rivisitazione radicale di cosa significa essere chiesa. Chiesa totale non è un luogo in cui ci si incontra, non è un incontro a cui si partecipa. È un'identità che dà forma all'intera vita in modo tale da ricomporre l'antica frattura che si è formata tra chiesa e vita privata. I due principi che rivoluzionano il modo di essere chiesa sono il vangelo (la verità proclamata) e l'appartenenza a una comunità locale definita nella quale la propria esistenza è incardinata.
Tra coloro che "hanno una considerazione molto alta della Scrittura", ci sono alcuni che pensano che le lingue siano il segno del battesimo dello Spirito, mentre altri pensano che il dono delle lingue sia facoltativo e altri che non esista più come dono autentico. Alcuni difendono una forma di governo della chiesa di tipo presbiteriana, mentre altri spingono verso forme di congregazionalismo... Non si capisce la ragione per l'esistenza di una pletora di opinioni escatologiche, e cosi? via. Secondo l'autore la risposta si trova, in parte, nel non avere coscienza delle fallacie esegetiche di ordine linguistico, grammaticale, logico e di altro genere. L'obiettivo di questo libro e? segnalarne alcune delle più comuni, al fine di stimolare in predicatori, pastori, conduttori, studenti e appassionati del testo biblico, la coscienza della necessita? di un impegno maggiore nel campo dell'esegesi biblica.
Tra tutti i libri del Nuovo Testamento, l'Apocalisse vanta forse la tradizione più consistente di interpretazioni diverse, contrastanti e creative. Per questo commentario, che si propone lo scopo di fornire un'esposizione meticolosa e aggiornata da un punto di vista scientifico ma anche fedele alla Bibbia considerata come Parola di Dio, ogni approccio interpretativo presenta degli importanti contributi a una corretta comprensione del libro anche se nessuno di essi si rivela sufficiente. Secondo Mounce, il Veggente prese spunto dal suo contesto immediato, per proferire profezie che avrebbero avuto un adempimento storico, ma nello stesso tempo anticipò, per loro mezzo, la fine dei tempi e rivelò i principi soggiacenti al susseguirsi degli eventi nella storia. Al di là degli approcci interpretativi, il commentario di Robert Mounce contribuisce a far godere pienamente il messaggio di speranza che il Veggente ricevette mediante le sue visioni, anche quando il lettore viene a trovarsi nel mezzo delle più grandi difficoltà.
Come esprimiamo la nostra fede di fronte al pericolo e in condizioni difficili? Come costruiamo e rafforziamo una comunità di fede che deve mostrare l'amore di Dio e confrontarsi con gente che non conosce questo Dio e osteggia la stessa fede? Meditando tra le righe dell'esperienza di Neemia, Jonathan Lamb guida il lettore in un lucido e incoraggiante percorso di riscoperta delle fondamenta della fede ebraico-cristiana.
In un mondo che spesso appare senza e fuori controllo i cristiani oggi hanno un urgente bisogno di unirsi all'antico profeta Abacuc per compiere con lui un vitale pellegrinaggio spirituale. Si inizia con le domande più crude dell'esistenza e si sperimenta la necessità della paziente attesa. Ma questo pellegrinaggio conduce alla rivelazione della grandezza di Dio e alla scoperta che egli ha veramente il controllo sovrano del mondo e della storia. Mediante la lettura di questo libro, Jonathan Lamb ci invita a scoprire che ci si può ancora fidare di Dio, anche nei momenti più bui.
Contenuto
Il gran finale di qualsiasi composizione musicale è di solito molto emozionante, ... anche la Bibbia termina con un coro finale, in crescendo che riassume tutto il messaggio biblico:
«Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano.
E gridavano a gran voce, dicendo: “La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all’Agnello”» (Ap 7:9–10)
E' la colonna sonora dell’intera Bibbia e questo libro di C. Wright intende esaminare con cura le profondità nascoste di ogni sua parola. Non è un coro lungo ma riassume una storia molto lunga. E' un coro che non vorremo lasciar svanire dalla nostra mente né dal nostro cuore, per tutta l’eternità ...
Christopher J.H. Wright è Direttore di Langham Partnership International ed è stato Presidente del Gruppo di lavoro sulla teologia del Movimento di Losanna e uno dei principali artefici de L’Impegno di Città del Capo (2010). Le Edizioni GBU hanno pubblicato dello stesso autore L’unicità di Gesù Cristo (2005) e il commentario a Deuteronomio (2009).
Questo scritto fu pubblicato per la prima volta nel 1946 per conto del Consiglio Federale delle Chiese Cristiane Evangeliche d'Italia che ne aveva affidato la redazione a Giorgio Peyrot (1910-2005). Con esso si intendeva porre all'attenzione dei Costituenti la necessità di affermare una libertà religiosa eguale per tutti e senza discriminazioni, con il superamento delle disposizioni più illiberali. Ad esempio l'impedimento al ministro di una determinata confessione acattolica, sprovvisto di approvazione governativa, di esercitare liberamente gli atti conseguenti al proprio ministero in privato e in pubblico. Giorgio Peyrot è stato Docente di Diritto Ecclesiastico presso la Facoltà Valdese di Teologia e all'Università di Perugia. Fu personalita? di rilievo nel panorama degli studi giuridici e delle relazioni tra societa? civile e societa? religiosa e strenuo difensore delle minoranze religiose.
Nel 2008 a Sidney, in Australia, si celebrò la XXIII GMG (Giornata Mondiale della Gioventuù). Nell'ambito del confronto spirituale che questo evento creò, così come accade dal 1985 in ogni parte del mondo, si sviluppò anche un dibattito con l'evangelismo australiano che nella diocesi anglicana di Sidney ha una delle roccaforti mondiali. Ray Galea, di origine maltese, e proveniente da una famiglia cattolica, dà vita a un confronto dialogico "vecchia maniera", rivisitando i punti che distanziano evangelici e cattolici di fronte al messaggio della salvezza. Sono tre i registri usati da Galea: quello personale la sua è infatti una testimonianza su come, messo a confronto con la Bibbia e il suo messaggio di salvezza, decise di abbandonare la religione della sua famiglia. Quello storico: l'autore sostiene che resta ancora in piedi il succo della protesta dei riformatori del XVI secolo espressa con i famosi "sola" (sola Scrittura, solo Cristo, sola fede e sola grazia). Quello biblico: sostiene che la Bibbia rende testimonianza al ruolo esclusivo di Gesù Cristo, a fronte di tutti i tentativi di affiancargli altri mezzi o sussidi di salvezza quali la tradizione, il magistero della chiesa, i sacramenti, ecc. Galea riassume le differenze tra cattolicesimo e messaggio biblico che gli evangelici vorrebbero incarnare con l'immagine delle mani vuote: gli uomini non possono presentarsi davanti a Dio con dei meriti propri.
Contenuto
Qual è la natura di una spiritualità che sia autentica, vera e fondata sull'Evangelo (evangelica)? Basta aver professato una fede sincera in Gesù quale Salvatore e Signore della propria vita? Oppure si ha bisogno di altre esperienze particolari?
Vaughan Roberts ritiene che il tema della «spiritualità» rappresenta una sfida per la vita cristiana nel XXI secolo. «Spiritualità» infatti è un altro nome per «vita cristiana».
Prendendo spunto dal documento neotestamentario in cui più si discute di spiritualità, la Prima Lettera di Paolo ai Corinzi, e partendo dal presupposto che tutti i cristiani sono spirituali perché «Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non appartiene a lui», l’autore illumina la completezza e la concretezza della concezione biblica della spiritualità.
Il corpo, le relazioni di genere e sociali, il tempo presente e futuro, le idee di potere e di sapere, le abilità e le identità sono i temi di una vera spiritualità evangelica.
Vaughan Roberts è il Rettore di St Ebbe's Church, a Oxford, e responsabile di diverse agenzie evangeliche volte alla fondazione di nuove chiese. Svolge inoltre un’intensa e apprezzata attività di conferenziere ed è stato uno dei relatori di Losanna III, il Congresso mondiale sull’evangelizzazione tenutosi a Città del Capo nel 2010.
Indice
Ringraziamenti
Introduzione
1. La vera spiritualità si concentra sulla croce di Cristo e non sulla sapienza umana.
2. La vera spiritualità rispetta i fedeli conduttori e non quelli che ostentano
3. La vera spiritualità richiede santità non permissivismo morale
4. La vera spiritualità afferma sia il matrimonio sia il celibato ma non l’ascetismo
5. La vera spiritualità promuove la sollecitudine spirituale e non la libertà senza regole
6. La vera spiritualità riconosce le differenze di genere ma non le divisioni sociali
7. La vera spiritualità dà la priorità all’amore non ai doni spirituali
8. La vera spiritualità mira a un futuro fisico e non solo al presente spirituale
Epilogo
Contenuto
In che modo i libri della Bibbia sono stati riconosciuti come documenti della rivelazione divina? Chi ha deciso quale struttura il canone dovesse avere? Quali criteri influenzarono tali decisioni?
Dopo circa diciannove secoli il canone della Scrittura rimane un argomento dibattuto. Protestanti, cattolici e ortodossi hanno collezioni di testi che divergono tra loro seppur di poco. Lutero, una delle figure preminenti della Riforma, avanzò dei dubbi sull’inclusione della Lettera di Giacomo. Nel corso degli anni gli studiosi hanno poi sollevato numerose altre questioni riguardanti il canone. Molti cristiani oggi, mentre confessano l’autorità di tutte le Scritture, sembrano fare affidamento solo su pochi libri e temi particolari ignorando completamente il resto.
In questo significativo studio, Bruce, grazie alla conoscenza derivatagli da anni di riflessione e interpretazione biblica, risponde a queste domande e dissipa la confusione che circonda il canone delle Scritture. Sebbene molte cose siano cambiate dalla sua prima pubblicazione, questo libro rimane una pietra miliare nella critica biblica.
Il canone delle Scritture è stato premiato nel 1990 con due Christianity Today Awards e nel 1989 con il ECPA Christian Book Award.
F.F. Bruce, studioso neotestamentario di fama mondiale scomparso verso la fine del ‘900. Profes- sore di critica ed esegesi biblica presso la University of Manchester in Inghilterra. Fu autore di moltissimi libri e commentari. In italiano le Edizioni GBU hanno pubblicato il suo Commentario alla Lettera ai Romani e Possiamo fidarci del Nuovo Testamento?.