Il testo consiste in due diari spirituali del card. Giovanni Colombo, uno del periodo della giovinezza e l'altro redatto alla vigilia della chiamata all'episcopato ambrosiano.
Il volume intende presentare al lettore la ricostruzione storica del problema della coscienza erronea a partire dai Padri della Chiesa e la ripresa sistematica in rapporto al tema della verità.
Chi vuole mantenere oggi la propria fede fatica sempre più a leggerne il senso entro un'esistenza sottoposta a disparate tensioni. Questa è la base che guida la riflessione dell'Autore il quale, associando la sensibilità pastorale e morale al profilo fondamentale della problematica, ripropone l'antica domanda sulla praticabilità della fede e della speranza cristiane. Gli interlocutori scelti, M. Bellet, E. Drewermann e S. Quinzio, offrono sponde dialettiche di grande interesse, che permettono di approfondire la questione incalzando la riflessione con acute provocazioni fenomenologiche, psicanalitiche, esegetiche e storico-culturali. Il disagio esistenziale e le angosce legate al credere, si trovano così sottoposte al ventilabro, nella faticosa ricerca di un passaggio fra le minacciose acque dell'angoscia: per far tesoro di quanto, pur nella sofferenza, fa vivere e smascherare la forza di un male che non sempre risulta essere 'mortale'.
Il libro indaga sulla cultura post-ideologica che preme sul cristianesimo perché accetti di rinunciare al pensiero del definitivo cui si è destinati, adattandosi alla religione post-moderna di provvisorie consolazioni e deboli pensieri.
Ricerca sollecitata, nel 2001, dal 1550° anniversario del Concilio di Calcedonia, pietra miliare nel cammino di comprensione della fede nel Signore Gesù, con lo scopo di stilare un bilancio più meditato sulla sua storia.