Vede la morte in faccia, Ashoke Ganguli, una notte d'ottobre, in India, quando il treno deraglia, i vagoni si accartocciano in un lampo. Lo salva il racconto che sta leggendo nell'attimo dell'incidente: Gogol, Il cappotto. Al lume della lanterna, qualcuno scorge le pagine del libro sparse per i campi: il giovane che ne solleva, con le ultime forze, qualche foglio è ancora vivo. Grato allo scrittore russo, sette anni più tardi, in America, Ashoke Ganguli decide di chiamare Gogol il primogenito appena nato. Ma quando cresce, man mano che si affaccia al mondo "nuovo", Gogol Ganguli trova insulso, fastidioso, quel nome che è un cognome, e neppure indiano. Si allontana allora dai genitotri e dalle tradizioni di famiglia, fino a che un evento tragico lo obbliga a tornare sui suoi passi.
Durante una prima all'opera al teatro di Edimburgo, il giovane manager Mark Fraser muore cadendo in platea dalla balconata: sembra una morte assolutamente accidentale, ma a Isabel Dalhousie, donna single di gusto e di cultura, fondatrice del Club dei filosofi dilettanti e assidua frequentatrice di mostre e concerti, non tutto pare così semplice. E si sente quasi moralmente obbligata a improvvisarsi detective, seguendo i fili di un'indagine che McCall Smith descrive con prosa lieve e divertita, seguendo gli incontri e le conversazioni della sua curiosa protagonista. Alexander McCall Smith, nato e cresciuto in Africa, è professore di medicina legale presso l'Università di Edimburgo e conosciuto in Italia per la serie di Precious Ramotswe.
L'ammirazione per il poeta, il libro sul "Postino", poi la frequentazione e l'amicizia con l'uomo: raccontando del suo rapporto con Pablo Neruda, Antonio Skármeta ci offre un ritratto e un'antologia personale di uno dei più grandi protagonisti della scena letteraria del secolo scorso. Lasciandosi guidare dai versi del "maestro", Skármeta propone un itinerario poetico e critico in cui sono le poesie stesse a suggerirgli ricordi e riflessioni, spunti che illuminano la vita e l'opera di Neruda, aneddoti di un'amicizia intensa e di una grande passione civile, culminata con la morte di Salvador Allende e la fine di un'illusione politica.
Da sempre, al termine delle giornate che scandiscono la sua lunga avventura, il giovane Alfonso van Worden descrive i propri pensieri, annota gli eventi più singolari, confessa le sue paure più intime. Così prende forma il "Manoscritto", variopinto affresco della commedia umana, "romanzo nel romanzo" specchiato all'infinito, complesso telaio che intesse figure e paesaggi sempre diversi. Da una Spagna ora picaresca e romantica ora moresca e guerriera, agli eldoradi del Nuovo Mondo; attraverso un'Italia di prelati, signorotti e nobili fino all'Oriente mediterraneo di duemila anni fa, si muovono personaggi leggendari: lo zingaro e l'Ebreo errante, Rebecca e il cabalista, che null'altro sono se non le forme di una spettacolare iniziazione alla vita.
In una scelta ampia di scritti tratti dai suoi migliori romanzi, il percorso umano e letterario dell'autore sudamericano da poco scomparso proposto da Pino Cacucci, suo traduttore e scrittore in prima persona. Ne emerge il ritratto di un uomo che ha segnato la storia della letteratura latinoamericana, affascinando prima i giovani del suo paese e in seguito quelli di tutto il mondo, raccontando la terra spietata e possente "alla fine del mondo" e trasmettendo quel senso di smarrimento e di infinita debolezza dell'uomo di fronte alle forze indomabili della natura.
Quando uno nasce, non sa chi è. E se non c'è nessuno che glielo dice, la vita diventa una bella complicazione. Lei, per esempio, non sapeva chi era, perché quando era nata, rotolando giù dal camion di Jack il Camionista, si era ritrovata sola e aveva scambiato per sua madre una pantofola di pelo. Una calda pantofola accogliente, dentro la quale si era accoccolata sognando di non essere ancora nata. In fondo, era contenta di avere questa mamma. E tutto sarebbe rimasto per sempre così, se non avesse voluto conoscere il mondo e non avesse continuamente incontrato qualcuno che le chiedeva: "Che animale sei?" Finché un giorno si ritrovò alla scuola della maestra Tolmer, che aveva una profonda convinzione, e cioè che tutto a questo mondo passa, anche le domande.
Leo Gursky fa del suo meglio per sopravvivere; vive alla giornata, emarginato in una città enorme come New York, legge i libri del figlio, che è un famoso scrittore ma che non lo conosce, e ogni sera batte alcuni colpi sui tubi della caldaia di casa, per fare sapere al suo vicino che è ancora vivo. Ma la sua vita non è sempre stata così. Quando ancora era giovane, ebreo nella Polonia degli anni Trenta in cui era nato, Leo Gursky si era follemente innamorato di Alma e aveva scritto un libro in yiddish, "La storia dell'amore", racconto di quel suo impossibile sentimento. E Leo non sa che, nonostante le fughe e le persecuzioni subite dai suoi protagonisti, quel libro esiste ancora... Nicole Krauss è nata nel 1974 a New York, dove vive, da una famiglia ebraica.
Da Roddy Doyle a John Banville, da André Brink a Jonathan Coe; e poi ancora Bernard MacLaverty, Julian Barnes, William Trevor, Margaret Atwood, Irvine Welsh e altri ancora. Settanta poeti e narratori, noti o addirittura notissimi, che hanno accettato di raccontare, in brevissimi e spassosi aneddoti, tutte le figuracce, le umiliazioni ricevute in pubblico, tutti i momenti e le occasioni in cui essere uno scrittore famoso si è rivelata un'esperienza vergognosa e grottesca, a volte al limite del drammatico, e sempre comunque un'esperienza da affrontare con le guance stravolte dal rossore. Una serie di quadretti sapidi e divertenti, raccontati con leggerezza autoironica.
Il viaggio, il vagabondaggio per il mondo, è qui che si collocano le storie raccolte in questo libro. Lo scrittore narra le vicende di personaggi anonimi e marginali incontrati per il mondo, uomini e donne che hanno in comune l'aver fatto della propria vita una forma di resistenza. Un amico cileno che ha diretto la rivista Analisis, prima barricata della lotta contro Pinochet. Un cantante che ha partecipato alla Primavera di Praga. Un cameraman olandese ucciso dall'esercito del Salvador. Uomini che non hanno mai sperato di uscire dai margini, ma che per una volta sono affiorati, con le loro storie, dal buio dell'oblio. Come le rose che, in un solo giorno dell'anno, ricoprono il deserto di Atacama. Il libro è ripresentato con una nuova veste grafica.
Due fratelli cantastorie, due menestrelli irriverenti e iconoclasti, la loro vita e i loro vagabondaggi, di cui si è persa la memoria e di cui rimangono solo confusi e casuali frammenti, riscoperti in questo libro ironico e divertente scritto da due protagonisti della letteratura sudamericana. Sotto le mentite spoglie di due filologi paludati che si scambiano lettere e informazioni, integrando la reciproca conoscenza dei misteriosi fratelli, Sepúlveda e Aparaín ricostruiscono le origini e le disavventure sudamericane di una coppia di giullari, costruendo a quattro mani una parodia del genere epistolare e non risparmiando con la loro bonaria vena irriverente gli ambienti letterari e la cronaca di oggi.