La nascita della Repubblica milanese e del gran numero di Comuni lombardi che si costituirono dopo l'anno Mille è uno dei più importanti fenomeni di emancipazione civile ed economica dell'età medievale. Decisive sono state le loro battaglie contro Federico Barbarossa, feroce nemico della loro autonomia e dei loro ideali sociali e religiosi. Ed è proprio sul Barbarossa che Dario Fo punta il suo occhio critico e irriverente per portare alla luce, in questo romanzo inedito, un episodio esemplare, la singolarissima fondazione della città di Alessandria e la lotta che ha aperto la strada a un nuovo corso della storia d'Europa. Cancellando la cronaca ufficiale, forse troppo attenta a non gettare il ridicolo sul sovrano, l'autore fa spuntare dagli archivi un'altra verità e ricostruisce la vicenda di una «fantastica Alessandria galleggiante», capace di resistere per mesi all'esercito più potente del mondo occidentale, e di un imperatore con la tragicomica ossessione dell'acqua: una vicenda in cui l'ordinaria triste ingiustizia viene ribaltata e il tiranno, per una volta, sconfitto.
La vita di Pit è cambiata in fretta da quando ha lasciato il vecchio quartiere e le vecchie amicizie per trasferirsi con i genitori in un'altra città. Fin dal primo giorno nella nuova classe le cose gli sono sembrate strane. Molto strane. Come se tutti, ma proprio tutti, avessero un potere particolare: c'è una bambina che diventa verde dall'imbarazzo (verde per davvero, non per modo di dire), un compagno che cammina sui muri, una a cui si infiammano i capelli e uno che qualsiasi cosa tocchi la manda in frantumi. Sembrano tutti dei supereroi, persino la maestra, che quando passa emana profumo di gelsomino. Solo Pit non sa fare niente di speciale. Come può un bambino senza qualità farsi degli amici in una classe così?
Dublino, una calda notte di giugno. Un'auto si schianta contro un albero e viene avvolta dalle fiamme. Nell'impatto, l'uomo alla guida perde la vita. Tutto fa pensare a un tragico incidente, ma la scoperta di una strana contusione sul cranio della vittima obbliga l'anatomopatologo Sinclair a chiedere l'aiuto del suo capo, Quirke, lontano ormai da tempo dalla sala autoptica per motivi di salute. Quirke troverà nell'indagine il giusto stimolo per uscire dallo stato di apatia in cui era rimasto bloccato e, grazie alle sue intuizioni e alla lunga esperienza, metterà in discussione le teorie della polizia per seguire nuove, inquietanti piste. Nel frattempo anche Phoebe, la figlia di Quirke, si rivolge al padre in cerca di aiuto: una sua conoscente infatti, dopo averle confessato di temere per la propria vita, è misteriosamente scomparsa senza lasciare traccia. Le indagini porteranno Quirke e il suo vecchio amico, l'ispettore Hackett, a sfidare un mondo sommerso, dove a farla da padrone sono uomini potenti e pericolosi, disposti a tutto pur di raggiungere i propri scopi...
Nitido e scritto a macchina, il biglietto in busta sigillata infilato sotto la porta confermava l'appuntamento. Arundhati Roy aspettava questa notizia da mesi, era pronta: doveva farsi trovare al tempio di Ma Danteshwari nell'orario e nel giorno stabiliti, con la macchina fotografica, il tika e una noce di cocco. In questo modo il pericoloso ribelle adivasi che avrebbe incontrato, a sua volta provvisto di cappellino, rivista hindi "Outlook" e banane, avrebbe potuto riconoscerla. Ad accoglierla, però, c'era un ragazzino dall'aria tutt'altro che minacciosa, e per giunta senza giornale né banane, veloce spuntino consumato per ingannare l'attesa. Molto poco professionale per chi costituiva "la più grande minaccia per la sicurezza interna" dell'India, come sostenuto senza mezzi termini dal primo ministro Chidambaram in persona. Comincia così questa coraggiosa e sorprendente ricognizione attraverso un'India sconosciuta, il cui orizzonte fisico ed economico negli ultimi decenni è stato completamente ridisegnato dalle multinazionali. Con la connivenza del governo, le grandi aziende si sono impadronite delle terre, delle foreste, delle vite delle popolazioni locali in maniera del tutto illegittima e anticostituzionale. Ma i poveri di questi villaggi hanno deciso di fare fronte comune e di unirsi alla ribellione maoista per guidare la più grande democrazia del mondo verso un futuro alternativo al capitalismo selvaggio e all'avidità dilagante.
Le favole di Luis Sepúlveda parlano ai bambini e agli adulti e raccontano i grandi temi universali: l'amicizia, la lealtà, l'amore e il rispetto per la natura. Contiene: Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza; Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà; Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico; Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.
Cosa c'è di divino nell'essere giovane madre di un figlio arrivato per grazia o per caso? Ci si augura per lui una vita buona: che non incontri il male, che il mondo lo accolga o almeno lo lasci in pace. È la storia umanissima di Maria, madre di Dio bambino, la stessa di ogni madre per cui il proprio bambino è Dio, vita che si consegna fragilissima e si promette eterna. Ma il figlio di Maria è troppo speciale perché la storia sia solo questa e infatti sarà altra, raccontata per generazioni in poesia, in pittura, in musica, nel vetro, nel ghiaccio immacolato, a punto croce, sulle volte delle cattedrali e sui selciati delle piazze. Qui parla Maria. Accanto a lei Giuseppe, padre che ha detto sì senza comprendere, senza nemmeno pronunciare questo sì, costruttore di un progetto di vita e di amore ben più grande di quello immaginato. Intorno a lei uomini e donne che pensano di capire, ma sanno solo chiacchierare; e gli amici del figlio, Giovanni, Simone, Giuda e anche Nicodemo, che si affannano di domande nella notte; e dottori e farisei che chiedono la verità solo per poterla negare. Sopra di lei, infine, gli angeli fanno corona, ma con le loro ali non riescono a tenere lontano il gran male del mondo, che si addensa fino a quando qualcuno griderà: «A morte». Ciò che resta è un corpo rotto senza grazia, consegnato a una madre ancora giovane, anche nel momento estremo così simile a tante madri. Ma questa è una storia troppo immensa perché tutto possa andare perduto.
La lunga e meravigliosa storia di Dario Fo ricreata come in un romanzo attraverso sogni, visioni, ricordi, testimonianze, aneddoti, rari documenti. Dai racconti strabilianti dei fabulatori del lago, i suoi primi maestri, alla passione per la pittura e per il teatro, due grandi amori che coltiverà in parallelo tutta la vita. E poi il terzo amore, Franca Rame, con la quale ha diviso la sua parabola umana e artistica. Con lei a fianco nelle prime farse, nelle tante commedie dello sberleffo politico, nell'avventura televisiva di Canzonissima, negli scontri con le censure...
Con la sua capacità di raccontare in una prosa limpida e precisa temi universali come la giovinezza, la guerra, l'erotismo, l'amicizia, James Salter ha conquistato un posto nel canone della letteratura americana, ricevendo sia l'ammirazione incondizionata dei colleghi scrittori, sia il plauso dei lettori. In questo libro ci consegna con voce intima e diretta il suo inesauribile incanto per autori quali Balzac, Flaubert, Babel', Dreiser, Celine, Faulkner, offrendoci l'occasione di vedere come un grande romanziere legge i romanzi altrui. Ma ci svela anche i modi in cui la biografia di un autore può entrare nella sua narrativa e le tecniche utilizzabili per far fronte alla complessità della costruzione di una trama. Con schiettezza, poi, Salter non tralascia gli aspetti più prosaici e meno piacevoli della vita di uno scrittore: le lettere di rifiuto delle case editrici, le recensioni negative, le mattine e le notti trascorse a scrivere e i lunghi pomeriggi a preoccuparsi per la cronica mancanza di denaro... Un piccolo libro per conoscere un maestro che ha saputo creare uno stile allo scopo di catturare l'esperienza: perché «soltanto le cose preservate dalla scrittura hanno qualche possibilità di essere reali».
I racconti di una lunga vicenda umana, politica e civile che ripercorrono oltre quarant'anni di storia personale e corale. Pagine in cui affiora di continuo il narratore di razza. Si affacciano in questo libro temi come l'amicizia - con Saramago, Soriano, Neruda e altri -, il ricordo dei maestri, l'impegno per l'ambiente, la lotta per la libertà e per la difesa degli ultimi. "Storie ribelli" si apre con il racconto dedicato alla memoria di Oscar Lagos Rios, il più giovane della scorta che quel tragico giorno restò fino alla fine accanto al presidente Allende nel palazzo della Moneda, e si chiude con il testo scritto a caldo in occasione della morte di Pinochet. Nella prefazione Luis Sepùlveda rievoca il momento emozionante in cui gli viene finalmente restituita, dopo tanto tempo, la nazionalità cilena.
Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l'amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l'irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt'altro motivo, a dare l'avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l'ascesa del nazismo, l'ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l'ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.