L'autore di "Filosofia per tutti" - un manuale per la vita piena e felice, libro amatissimo dai lettori di tutte le età - con stile sapienziale, incrociando e contaminando testi biblici, riferimenti poetici e riflessioni filosofiche, propone un singolare avvicinamento all'evento religioso del Natale cristiano. L'Avvento diventa, in tal modo, un'attesa insieme inquieta e partecipe della grande e sorprendente speranza della nascita di Gesù di Nazareth. Il testo di Marcello Farina è una vera e propria guida che, giorno dopo giorno, fa gustare i momenti dell'attesa e quelli del compimento. In tal modo Avvento, Natale ed Epifania escono dal ritualismo religioso fine a se stesso e s'oppongono all'uso consumistico della grande festa cristiana. Leggendo queste pagine il credente ritroverà una freschezza inedita per la propria vita di fede e il cercatore di Dio si sentirà interrogato nel profondo. E la virtù inattuale della speranza troverà un proprio inatteso significato, per una vita meno intristita dalla banalità.
Ha quindici anni, Simone, quando il suo cuore si arresta, una mattina di ottobre alle 7.20, mentre va a scuola in motorino. E' Simo, è caduto. Da solo. Ma perché non si rialza?. Simone vomita, quelli dell'ambulanza spingono e lui convulsamente vomita un liquido rosso, non è sangue, è il succo di arancia rossa bevuto pochi minuti prima, con sua sorella, a colazione. Svegliati, Simone. Ma Simone non si è svegliato ancora. Sono passati 4 anni, da quella mattina di ottobre. E Simone non si è svegliato. Non si sveglierà. Storia di un ragazzo che suonava la chitarra e non amava la scuola. Storia di un ragazzo che aveva mille amici che, quattro anni dopo, continuano a stargli vicino, a parlargli. Non l'hanno dimenticato. Dopo 5 giorni senza vederlo, hanno nostalgia di lui. Continuano a dirgli: Svegliati Simone. Ad accarezzarlo, a fargli sentire le sue musiche preferite. Anzi, un po' meno rock di una volta. Storia di Gloria, la sua mamma che racconta la storia. Che respira (Non la voglio questa vita!) e piange (Non vedo più la città), che ride, lo cambia, lo bacia, non lo lascia andare. Sei un bel ragazzo, Simone. Non morire, Simone. Gloria non lancia messaggi, non fa prediche, non vuole insegnare niente a nessuno. Ma riconosce il miracolo dell'amicizia e della solidarietà cresciute intorno a Simone, che non si sveglia: Come spiegare alla gente che una persona in coma non è morta?
Il pensiero di Levinas è un pensiero esigente, che merita di essere conosciuto e apprezzato nella sua interezza. Lo scopo di questo libro è quelli di far conoscere il cuore del pensiero di Levinas, liberandolo da ogni specialismo e tecnicismo; di penetrare il segreto del suo fascino e della sua capacità di farsi ascoltare, senza approssimazioni e facili scorciatoie, ma con un grande sforzo di divulgazione.
"Levinas ha la capacità rara tra i filosofi di farsi ascoltare, con sentimenti di adesione e di ammirazione, da una cerchia molto più vasta di quella dei lettori professionali" (G. Sansonetti)
A 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, questo è il primo libro italiano che ricostruisce, con documenti di prima mano e dando voce agli stessi protagonisti, l'appassionante storia dei movimento pacifisti e nonviolenti, cresciuti nelle Chiese evangeliche della Germania comunista, e il cui centro era Lipsia, che furono determinanti con le loro manifestazioni, diventate poi imponenti, nella caduta del Muro senza spargimento di sangue. Tra repressione e conformismo, ambiguità e solitari atti di coraggio, questo libro accompagna il germogliare e il crescere della rivoluzione anti-regime sin dai primi volantini di protesta contro i sovietici negli anni Cinquanta e lungo una miriade di piccoli grandi gesti che costellano i quarant'anni di esistenza della Germania comunista.
La fedeltà come ribellione all'oblio. "Quando l'ho conosciuto appena trentenne, mi ricordo che mi aveva molto colpito rivelandomi che tutti i giorni richiamava alla sua mente in una sua speciale preghiera i volti e i nomi degli amici morti in giovane età. Ed era così vero che frequentandolo anch'io ho imparato le storie di questi ragazzi come se li avessi conosciuti"(dalla prefazione di Laura Rozza Giuntella)
Un importante intellettuale cattolico stende il proprio testamento biologico e riflette, secondo le urgenze di una coscienza credente, fedele e libera, sui problemi del fine-vita: accanimento terapeutico, anche nella forma dell'alimentazione e dell'idratazione forzata, autodeterminazione in vista del rischio di vita vegetativa, eutanasia.
"La guerra è il delitto perfetto. Anzi, di più. L'autore del delitto perfetto resta non scoperto e perciò impunito. L'autore della guerra è invece scopertissimo, anche perché si esibisce e si gloria del suo delitto. Resta impunito perché la guerra si fa legge sopra ogni legge, e perché non manca mai chi teorizzando identifica il fatto col valore, l'imposizione violenta con il diritto, e convince le vittime (uccisori e uccisi) alla rassegnazione". È uno dei pensieri che formano questo libro di Enrico Peyretti, studioso di Gandhi e della nonviolenza, tra i fondatori del mensile torinese "Il foglio", collaboratore di "Servitium" e di "Rocca". Si tratta appunto di una raccolta di fulminanti, profondi pensieri contro la guerra e la violenza, ma soprattutto che scavano con ostinazione dentro la possibilità, la necessità, l'urgenza di costruire una cultura della nonviolenza, che parta dalla persona e arrivi alla politica.
A un anno dalla scomparsa di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, gli autori (attivamente impegnati nel Movimento e con incarichi di grande responsabilità) raccontano cosa ha significato per la loro vita, personale e familiare, l'incontro con Chiara e la sua spiritualità dell'unità fondata sul Vangelo. Dagli anni della gioventù e della contestazione, con la scoperta di "un ideale che non passa", al matrimonio, ai figli (sei); dal ritrovarsi a vivere questo ideale in Parlamento (Lucia) e nello sport (Paolo, medico sportivo di squadre nazionali), fino agli impegni internazionali col Movimento, gli autori ripercorrono la loro avventura con lo stupore di chi non la poteva immaginare.
"Mi chiamo Alidad Shiri. Il mio nome vuol dire "dono di Alì". Il mio cognome, Shiri, indica l'abbondanza e la bontà del cibo. Vuol dire infatti: tanto latte, molto dolce. Sono cresciuto in Afghanistan, nella città di Ghazni, ma quando avevo nove anni i talebani hanno ucciso il mio papà. Pochi mesi dopo la mia mamma, la mia sorella più piccola e la mia nonna sono morte sotto un bombardamento. Allora, con i miei zii, mio fratello e mia sorella più grandi siamo emigrati in Pakistan perchè per noi era pericoloso rimanere. Ma lì non c'era futuro per me. Con un amico sono emigrato clandestinamente in Iran dove ho lavorato per due anni in una fabbrica di Teheran finchè ho guadagnato abbastanza soldi per fuggire in Europa. Dopo un lungo e pericoloso viaggio sono arrivato in Alto Adige legandomi sotto un tir che partiva dalla Grecia. Adesso ho sedici anni e vivo a Merano. Con l'aiuto della mia insegnante di italiano, Gina Abbate, vi racconto la mia storia".
Don Franco Mosconi, monaco camaldolese, priore dell'Eremo di S. Giorgio di Bardolino (Verona), è uno dei più apprezzati biblisti e conferenzieri italiani. Con linguaggio semplice e vivo commenta in queste riflessioni alcuni dei più importanti passi del Vangelo di Giovanni: "La Samaritana", la "parabola del buon Pastore", "L'Ultima cena", "il Processo" e "Pilato".