La penisola reca, tracce profonde del suo rapporto col mondo musulmano (tanto arabo quanto turco), tracce perlopiù nascoste: la nostra ricerca comincerà da Palermo, per poi proseguire nelle terre di Campania, Puglia e Sicilia e arrivare sino a Venezia, la porta d'Oriente. Ci imbatteremo in una ricchissima "mescolanza mediterranea" - fatta di uomini, donne, viaggiatori, mercanti, ma anche di oggetti, spezie, cibi, gioielli, tessuti, libri, racconti, lingue, idee - che ha contribuito a forgiare eredità e tradizioni italiane. Un viaggio quasi millenario che non trascura la presenza odierna.
L'acqua ha avuto fin dall'antichità un alto valore simbolico e culturale: si pensi alle fonti, meta ancora oggi dei pellegrinaggi di cura, fenomeni di culto legati a figure sante o divine. Al soggiorno termale, che in Italia gode di una lunghissima tradizione, si è sempre accompagnata la ricerca del benessere psichico e spirituale. Il nostro viaggio comincerà dalle Terme di Caracalla e toccherà vari centri, fra cui Bagni di Lucca, le Terme di Salsomaggiore, Ischia. Nell'acquoreo vagare fra stabilimenti, sorgenti, grotte, fanghi, è l'immaginario delle terme, intessuto di sacro e di profano, che si disvelerà a noi.
"Andare a Canossa": ancora oggi, dopo mille anni, è l'icastica espressione con cui si descrive l'atto di riconoscersi in errore e chiedere perdono, a tal punto ha colpito l'immaginario "l'umiliazione di Canossa" subita da Enrico IV. Costretto nel gennaio del 1077 ad attendere per tre giorni sotto la neve di essere ricevuto da papa Gregorio VII, allora ospite di Matilde a Canossa, l'imperatore ottenne infine la revoca della scomunica che gli era stata comminata. Momento culminante nella lotta per le investiture e cioè nel conflitto di poteri fra Impero e Papato, l'episodio è, come spiega questo libro raccontandone con chiarezza lo svolgimento su entrambi i fronti, un autentico punto di svolta. Il Papato, riuscendo a respingere l'ingerenza dell'imperatore nelle cose della Chiesa e ad affermare la propria indipendenza, avviava quella separazione fra potere religioso e potere politico che ha caratterizzato da allora in poi lo sviluppo della civiltà europea.
Nella convinzione che la Costituzione non sia solo una nuda norma giuridica o un puro fatto organizzativo, l'autore mira a trasmettere l'idea che la Carta fondamentale sia soprattutto l'espressione della vita, della memoria e del progetto propri di una società. Nel ricostruire quindi la storia costituzionale italiana - nelle sue origini, nei suoi sviluppi, nei suoi conflitti anche più recenti - entra in dialogo diretto con discipline diverse, usando un metodo che tiene conto dei profili storici, politici, sociologici e culturali della vicenda nazionale. Una lettura che, pur muovendo da una ricostruzione giuspubblicistica delle tre diverse Costituzioni dell'Italia unita, per l'ampiezza dello sguardo rappresenta un importante momento di impegno e coscienza civile.
Torturare un prigioniero in guerra, incendiare automobili, rompere vetrine durante una manifestazione, sparare sui compagni di scuola. Eventi diversi accomunati dall'idea che dentro gli esseri umani vi sia una bestia sempre pronta a esplodere, l'aggressività. Ma esistono istinti omicidi e pulsioni distruttive? La biologia umana è davvero irrimediabilmente maligna? O si tratta di stereotipi, come dimostra il libro? Non è affidandoci a una concezione universale e pessimistica dell'aggressività, o all'idea di una separazione tra natura e cultura e tra individuo e società che possiamo comprendere la violenza e i conflitti umani, bensì cogliendo le ricchissime compenetrazioni che esistono tra organismo e ambiente.
Scena prima, nel 14 d.C. Augusto è in ambasce: dalla sua statua è caduta la C di CAESAR (ma anche C = 100). È un segno funesto, gli restano solo cento giorni di vita. Scena seconda, 306 d.C. Un anziano senatore commenta ironico le nuove idee che i cristiani stanno diffondendo. E siamo all'epilogo, nel 396. A parlare è il nipote del senatore di prima. Roma non è più capitale, a difendere i confini adesso sono i barbari: un intero mondo sta scomparendo. Ci sarà un Rinascimento?
Nella filosofia occidentale la coppia di concetti potenza/atto ha una storia millenaria che comincia con Aristotele e arriva, con Heidegger, sin dentro il Novecento e oltre. La tradizione intende la potenza, rispetto all'atto, come luogo della possibilità, della facoltà e della capacità, oltre che come ciò che precede la realizzazione compiuta. Esiste però anche un'altra linea di pensiero che, soprattutto in età moderna, concepisce la relazione potenza/atto in senso deterministico, come qualcosa di simile alla coppia causa/effetto. Il volume ripercorre la lunga contrapposizione filosofica tra i due modelli sottolineando le implicazioni antropologiche, morali e politiche del binomio potenza/atto, così come emergono nelle categorie di possibilità e necessità, contingenza e mutamento, immaginazione e utopia.
La grande recessione e il salto tecnologico in questi anni sono andati di pari passo. Per necessità e poi per virtù le imprese hanno affrontato ristrutturazioni in cui si trovano a convivere cacciavite, robot e tablet. Ma quali sono le politiche e gli strumenti che i governi e il sistema delle imprese devono adottare per rilanciare la manifattura? Un economista e un giornalista si confrontano con questa domanda e arrivano a conclusioni assai diverse. Gianfranco Viesti sostiene il rilancio di un'azione pubblica all'altezza delle sfide della globalizzazione, in grado di accrescere la dimensione delle imprese e di favorirne internazionalizzazione e innovazione. Dario Di Vico è per una politica industriale plurale in cui lo Stato diminuisca le tasse e passi l'iniziativa a banche, fondi di investimento e multinazionali.
Il volume ricostruisce la partecipazione di osservatori non cattolici al Concilio Vaticano II, aspetto assolutamente inedito della storia religiosa moderna. E lo fa partendo dall'enorme mole di documentazione inedita emersa durante le ricerche dell'autore per la redazione della "Storia del Concilio Vaticano II" diretta da Giuseppe Alberigo e curata da Alberto Melloni. Si tratta in gran parte dei rapporti che gli osservatori (luterani, riformati, anglicani, ortodossi e di altre piccole chiese cristiane) mandavano periodicamente ai responsabili della propria chiesa: in questi scritti emerge il punto di vista critico di questi osservatori nei confronti dei lavori conciliari ma soprattutto la dinamica del loro coinvolgimento nell'azione comune. Seguendo questo percorso si arriva a comprendere come siano divenuti in qualche modo membri a tutti gli effetti del Vaticano II e protagonisti di quel "concilio segreto" che rappresenta il nucleo spirituale e di comunione dell'esperienza sinodale.
Succede spesso di spiegare i comportamenti degli altri in base alle loro inclinazioni, al loro carattere o alle loro opinioni. Il fatto è che diamo per scontato di avere, oltre al cervello, anche una mente, o - secondo la concezione degli antichi - un'anima che si contrappone al corpo. Che cosa dicono in proposito la psicologia e le neuroscienze? Se in ambito scientifico appare vincente la progressiva riduzione delle funzioni mentali a quelle neurali, perché nella vita quotidiana continuiamo a pensare, sentire e interagire secondo una premessa dualista, come se mente e corpo fossero separati? Le risposte a queste domande sono oggi più rilevanti che mai, dal momento che nascita, vita e morte non dipendono solo dalla natura, ma anche dalle scelte intenzionali degli individui.