"Molti sono convinti che la crescita economica di un paese sia determinata sempre dal livello o dall'aumento delle infrastrutture, indipendentemente da qual è lo stadio a cui la crescita è arrivata. Ma non è così. Certo, se prendiamo un paese che è quasi del tutto privo di infrastrutture, per esempio una nazione che si trova al centro dell'Africa, è chiaro che lì la costruzione di un'infrastruttura costituisce un passaggio essenziale per la crescita e di fatto ne diventa un volano. [...] Non è certo realizzando la Livorno-Civitavecchia in forma autostradale che la crescita dell'Italia può accelerare di chissà quanto. E neanche realizzando la Tav o il nuovo traforo del Brennero vedremo aumentare il Pil in modo consistente e, soprattutto, duraturo." (l'autore)
A lungo si è considerato il fascismo come il prodotto della crisi europea successiva alla glande guerra. In questa sua fondamentale opera Vivarelli rilegge invece la storia dell'Italia postunitaria mostrando che il fascismo è il frutto, non la causa, delle debolezze dello Stato liberale, incapace di gestire la propria trasformazione in Stato democratico dopo l'avvento del suffragio universale. Un fallimento le cui ragioni vanno ricercate indietro nel tempo, anche se fu effettivamente la guerra a creare le condizioni perché esso si manifestasse con effetti dirompenti. Orientato da tale ipotesi interpretativa e sorretto da una rigorosa documentazione, questo lavoro è molto più di una cronaca delle vicende italiane tra il 1918 e il 1922: al di là della guerra, infatti, il problema delle origini del fascismo trova qui la sua definizione nell'intero contesto della storia politica, istituzionale e sociale dell'Italia dopo l'Unità.
Negli anni Cinquanta il processo di internazionalizzazione dell'Olivetti compie un salto di qualità. In un contesto internazionale favorevole, l'impresa riesce ad acquisire una importante presenza produttiva o commerciale in tutti i continenti. Alla base di questo successo, le scelte imprenditoriali di Camillo Olivetti negli anni Venti-Trenta, quando l'azienda si mosse su due fronti strategici per la crescita: l'innovazione di processo e di prodotto in settori che erano allora alla frontiera tecnologica, e gli investimenti diretti all'estero per crearvi proprie strutture produttive e commerciali. Il che consentì all'impresa di superare quasi indenne la Grande Depressione del 1929-32. Adriano rimase fedele ai capisaldi della strategia imprenditoriale del padre, rafforzandoli con una più moderna organizzazione del lavoro, nuovi impianti, una attenta cura dell'immagine e della comunicazione aziendale. Egli costruì un'impresa su scala globale, che si affermò per innovazione e cultura, efficienza e responsabilità sociale, capace di conquistare nel 1959 il controllo di uno storico marchio delle macchine per scrivere, l'americana Underwood, e allo stesso tempo di presentare il primo elaboratore elettronico italiano. L'improvvisa scomparsa di Adriano, nel 1960, rese difficile continuare a sviluppare la presenza internazionale insieme all'innovazione tecnologica: ma quel percorso rimane un modello a tutt'oggi.
Che cos'hanno in comune la moderna Istanbul, con i suoi 12 milioni di abitanti, e la capitale dei tre imperi - romano d'oriente, bizantino e ottomano - che l'ha preceduta? In questo sintetico profilo, che spazia dagli insediamenti dei primi coloni dorici alla Costantinopoli bizantina, dalla Istanbul ottomana alla megalopoli contemporanea, la vicenda millenaria di una città che ancora oggi esibisce agli occhi del viaggiatore la stratigrafia complessa e affascinante della sua storia.
La storia della lirica romanza coincide con la storia stessa della poesia dei trovatori e si estende su un arco temporale di poco più di due secoli, dalla fine del secolo XI agli ultimi anni del Duecento. Il volume traccia un profilo completo del genere lirico nel medioevo romanzo toccando la questione delle origini, delle fonti, dello stile e del pubblico, esaminandone i tipi principali (la "canso", il sirventese, la canzone di crociata, il lamento funebre, la pastorella) e analizzando la produzione delle diverse aree culturali in cui il genere si diffuse (Francia, Provenza, penisola iberica).
Non sempre le previsioni economiche sono azzeccate: e anche un paese vecchio e ricco come l'Italia può riprendere a crescere. "Da quando l'euro e l'Europa sono in crisi, sembra che le vie della crescita stiano finendo. Non è così. È la via fiscale e monetaria alla crescita che si è esaurita. Per dare nuovi orizzonti alla crescita economica, facendo una robusta concorrenza alla Cina senza alzare barriere protezionistiche, bisogna rilanciare un vero mercato transatlantico e completare l'integrazione tra Europa e Stati Uniti".
La Banca centrale europea è un organo indipendente e sovranazionale con lo straordinario potere di creare moneta e stabilire il tasso al quale questa è data e presa in prestito nei diciassette paesi dell'Unione che hanno adottato l'euro. Suo compito è quello di definire e gestire la politica monetaria dell'area dell'euro per assicurare la stabilità dei prezzi. Nel libro, qui presentato in edizione aggiornata, si racconta la storia di questa istituzione e se ne illustrano le funzioni, le strutture e le responsabilità. Particolare attenzione è dedicata inoltre alle eccezionali risposte date dalla Bce alla più grave crisi economica e finanziaria degli ultimi sessant'anni.
Nella sua opera Cipolla si è spesso interrogato sul ruolo della cultura nello sviluppo delle società. Con questo scritto pionieristico ha aperto la strada agli studi sull'alfabetizzazione, sulla scuola popolare, sull'istruzione tecnica, sul contributo dell'istruzione alla crescita economica. Una ricostruzione che ci fa vedere meglio come ancora oggi, in ampie realtà del mondo in via di sviluppo, il problema dell'istruzione resti uno dei fattori chiave del decollo economico.
L'estetizzazione della merce, il rapporto del design con l'arte, l'industria e la tecnica, il design di massa: il libro introduce alle principali teorie estetiche del design, dai primi accenni ottocenteschi di Baudelaire e Marx alle prospettive contemporanee aperte da Adorno, Baudrillard e Flusser.
Dal crocifisso esposto nelle aule scolastiche all’abbigliamento o alle «mutilazioni rituali» delle donne musulmane, dal matrimonio omosessuale a quello poligamico, dalla fecondazione artificiale al «testamento biologico»: differenze di vedute e regole di vita opposte, espressive di identità spesso in conflitto. L’ideologia del multiculturalismo ne propugna una «amministrazione congiunta» con le comunità di appartenenza, costringendo però nell’angolo il principio di eguaglianza. Questo libro propone di rovesciare il punto di vista e di declinare anche la tutela delle differenze a partire direttamente dai diritti della persona. Il diritto pubblico delle religioni, come potrebbe definirsi la disciplina che ne risulta, consente di contemperare, grazie alla «norma di riconoscimento» della laicità pluralista, eguaglianza e differenze nel rispetto della dignità e della libertà di coscienza di ogni persona.
Indice del volume: Introduzione. - I. Laicità. - II. Identità. - III. Libertà. - IV. Fonti. - V. Diritti. - VI. Regole di vita. - VII. Dialogo. - Indice dei nomi.
Nicola Colaianni è stato giudice della Corte suprema di Cassazione fino al 2003 e ora è professore di Diritto ecclesiastico, italiano e comparato, nell’Università di Bari. Tra le sue opere: «Confessioni religiose e intese» (1990), «Tutela della personalità e diritti della coscienza» (2000), l’Introduzione alla raccolta di scritti di G. Dossetti «Costituzione e resistenza» (1995). Con il Mulino ha pubblicato «Eguaglianza e diversità culturali e religiose. Un percorso costituzionale» (2006).