
Questo libro si compone di due parti. La prima, intitolata "Tendenze anticlericali e fermenti antireligiosi nell'Italia del 1944-1946. Echi e reazioni nel mondo cattolico", si occupa di alcuni aspetti del fenomeno anticlericale e antireligioso manifestatosi nei mesi a cavallo della Liberazione, con particolare riferimento all'"odio" predicato da alcuni contro il clero "politicante", a certe tematiche del dibattito-scontro politico allora in atto (quella, ad esempio, dei rapporti tra Chiesa e fascismo), alle polemiche antivaticane di Radio Mosca, alla propaganda antireligiosa dei "senza Dio". Nella seconda, intitolata "La campagna anticlericale del 1946-1947 nella documentazione dell'Archivio Centrale dello Stato", si parla dei giornali, e dei circoli anticlericali e della loro diffusione sul territorio nazionale. Nell'uno e nell'altro caso l'autore, che fa ampio riferimento anche alle vivaci reazioni che l'anticlericalismo suscitò negli ambienti cattolici del tempo, si è basato sui documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato e l'Archivio dell'Azione Cattolica Italiana, oltre che sulla lettura di riviste e giornali d'ogni tendenza.
Mario Casella è professore ordinario di Storia contemporanea nell'Università del Salento. Si è occupato della lotta politica e della vita religiosa a Roma e nell'Italia centrale tra il XIX e il XX secolo, del movimento operaio di fine Ottocento, della classe dirigente pontificia e italiana (con particolare riferimento ai vescovi e ai prefetti), della riforma dei seminari al tempo di Pio X, dei rapporti tra Stato e Chiesa dal 1929 al 1948, dell'associazionismo, soprattutto cattolico, nell'Italia liberale, fascista e repubblicana. Tra i numerosi volumi pubblicati figurano: "L'Azione Cattolica alla caduta del fascismo. Attività e progetti per il dopoguerra (1942-1945)" (Roma, 1984), "Cattolici e Costituente. Orientamenti e iniziative del cattolicesimo organizzato (1945-1947)" (Napoli, 1987), "18 aprile 1948. La mobilitazione delle organizzazioni cattoliche" (Galatina, 1992), "L'Azione Cattolica nell'Italia contemporanea (1919-1969)" (Roma, 1992), "Stato e Chiesa in Italia dalla Conciliazione alla riconciliazione (1929-1931)" (Galatina, 2005), "Alla scoperta della religiosità nell'Italia meridionale. La diocesi di Diano-Teggiano tra Otto e Novecento" (Soveria Mannelli, 2006) e "Stato e Chiesa in Italia (1938-1944)" (Galatina, 2006).
Il Medioevo coltivò una intensa passione per le spezie, che si prestavano ad essere usate nei più vari ambiti, dalla gastronomia alla medicina ai cerimoniali religiosi. Una infatuazione che fu davvero un motore di prima importanza per lo sviluppo degli scambi commerciali, le conquiste, 
la crescita economica. Perché le spezie erano così richieste, e così costose? Come racconta questo libro, erano simboli di bellezza, 
di ricchezza, di raffinatezza, di grazia. E la domanda di cannella e pepe, o di rare ed esotiche essenze aromatiche come l'ambra grigia e 
il muschio, stimolava i viaggi verso Oriente, le esplorazioni geografiche, 
i commerci. Seguendo il gusto e la tirannia della moda, l'Europa medievale andava così alla conquista del mondo.
Paul Freedman insegna Storia nella Yale University. Tra i suoi libri: "The Origins of Peasant Servitude in Medieval Catalonia" (1993), "Images of the Medieval Peasant" (1999) e "Food. The History of Taste" (a cura di, 2007).
Un nuovo capitolo della storia complessa e affascinante della più famosa tra le reliquie. Dopo aver illustrato in un libro precedente l'ipotesi che la sindone sia stata portata in Europa e conservata segretamente dal potente ordine dei Templari, Barbara Frale esamina alcune tracce di scrittura in greco, latino ed aramaico solo da poco identificate sul lino della sindone. Confrontate con molte fonti greco-romane, giudaiche e del primo cristianesimo, queste scritte riconducono nella Gerusalemme del tempo di Tiberio (14-37 d.C.) e inquadrano la sepoltura di un personaggio chiamato Yeshua Nazarani.
Barbara Frale è ufficiale dell'Archivio Segreto Vaticano. Studiosa dei Templari e delle Crociate, ha pubblicato "L'ultima battaglia dei Templari" (Viella, 2001), "Il papato e il processo ai Templari" (Viella, 2003), "I Templari" (Il Mulino, 2004; trad. inglese, francese, spagnola, portoghese, polacca e ceca) e "I Templari e la sindone di Cristo" (Il Mulino, 2009).
La parola che evoca l'inferno e il cielo, il nulla e il tutto, l'orrore della colpa e la speranza della salvezza. E' il compito della predicazione, forma che del Seicento costituisce uno dei più complessi lasciti. E come tale offre un campo ancora molto da esplorare. Lo fa questo libro, nel quale a un grande quadro d'insieme sulle forme e tendenze specifiche della predicazione barocca seguono cinque indagini particolari su aspetti rimasti in ombra: dalla "scuola" dei Canonici regolari lateranensi alla retorica dei "Sermoni divoti" all'oratoria sacra dei gesuiti del Collegio Romano; e su testi poco noti di autori famosi come Emanuele Tesauro e Giacomo Lubrano. Se, come scriveva Bossuet, la predicazione è arte che non finisce mai di sorprendere, il volume - singolare tipo di monografia a più voci - continua a farcene conoscere nodi, aspetti e figure di rilievo.
Maria Luisa Doglio insegna Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Torino. Con il Mulino ha pubblicato "L'arte delle lettere. Idea e pratica della scrittura epistolare tra Quattro e Seicento" (2000); nonché, curati insieme a Carlo Delcorno, "Scrittura religiosa. Forme letterarie dal Trecento al Cinquecento" (2003), "Rime sacre dal Petrarca al Tasso" (2005) e "Rime sacre tra Cinquecento e Seicento" (2007). Carlo Delcorno insegna Letteratura italiana nella Facoltà di Lingue e letterature straniere dell'Università di Bologna. Fra le sue pubblicazioni, "La tradizione delle 'Vite dei santi padri'" (Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, 2000). Per il Mulino ha curato, insieme a Maria Luisa Doglio, "Scrittura religiosa. Forme letterarie dal Trecento al Cinquecento" (2003), "Rime sacre dal Petrarca al Tasso" (2005) e "Rime sacre tra Cinquecento e Seicento" (2007).
Opera di uno dei più autorevoli studiosi della storia politica e sociale degli Stati Uniti, questo saggio si colloca fra i classici della storiografia americana. Wiebe vi traccia un resoconto delle vicende ormai bisecolari della democrazia in America, proponendo al tempo stesso una riflessione sui suoi attuali problemi. Nella ricostruzione dell'autore, ciò che ha caratterizzato la democrazia americana dall'inizio dell'Ottocento è il "Self-rule", l'autogoverno della comunità e degli individui. La democrazia americana insomma nasce popolare, populista, decentralizzata, con una forte resistenza al potere istituzionalizzato. Questo modello democratico è stato travolto nei decenni fra Otto e Novecento dal processo di modernizzazione, che ha portato a una democrazia gerarchica guidata da grandi élite tecnocratiche, al proliferare dei gruppi di pressione e delle lobbies nonché al prevalere di una cittadinanza individualista ma non partecipativa.
Robert H. Wiebe (1930-2000) ha insegnato Storia nella Northwestern University. Tra i suoi libri: "The Search for Order 1877-1920" (1967), "The Opening of American Society" (1984) e il postumo "Who We Are: A History of Popular Nationalism" (2002).
L'immagine del diritto come sistema di norme disposte gerarchicamente, riconducibili tutte a una fonte unica, appare in declino, non solo perché all'attività legislativa statale si affiancano altre fonti subnazionali e sopranazionali, ma anche perché l'attività legislativa stessa procede sotto la spinta di interessi e posizioni ideologiche, senza che sia assicurata la compatibilità delle nuove norme con le leggi vigenti. Di conseguenza, nella legislazione come nell'applicazione delle leggi vi è una presenza sempre più invasiva di considerazioni extragiuridiche che cambia lo stesso ruolo degli operatori: dai magistrati - spesso tentati dall'interpretare le norme in base alle loro convinzioni personali - agli avvocati che cercano, fuori dal processo, soluzioni di tipo arbitrale o, nel processo, patteggiamenti vantaggiosi per l'imputato. Viene quindi da chiedersi se ci stiamo incamminando verso la fine del diritto, o almeno di quel diritto che ha accompagnato in Europa, per quasi un millennio, l'espansione del mercato e dei rapporti economici. Su questi temi, e sulle prospettive future del diritto, riflettono, sollecitati da Pietro Rossi, Luigi Capogrossi Colognesi, Sabino Cassese, Vincenzo Ferrari, Maurizio Fioravanti, Gilberto Lozzi, Pietro Rescigno.
Pietro Rossi è professore emerito dell'Università di Torino, dove ha insegnato dapprima Storia della filosofia e poi Filosofia della storia. E' socio dell'"Accademia Europea", dell'Accademia Nazionale dei Lincei e dell'Accademia delle Scienze di Torino. Ha diretto la "Rivista di filosofia". Ha condiretto, insieme a Carlo A. Viano, la "Storia della filosofia" (Laterza 1993-1999). Con il Mulino ha pubblicato "L'identità dell'Europa" (2007) e "Avventure e disavventure della filosofia" (2009).
Il potere sovrano e il corpo dei miserabili
Un'"antologia di esistenze", a riunire in un pugno di parole una serie di vite singolari, con le loro avventure e sventure: era il progetto a cui Michel Foucault pensava riesumando, dagli archivi delle prigioni e dei manicomi parigini, i documenti di internamento degli "uomini infami". Di quel lavoro restano solo queste poche pagine, che evocano individui ignobili e sconosciuti, reietti e opachi, strappati alla loro notte solo perché il potere li ha attesi al varco, ha scagliato su di essi il lampo della decisione che annichilisce. Potenza di un testo breve, e dell'inconfondibile prosa tersa e tagliente del grande filosofo francese, colui che con la sua opera più d'ogni altro ha trasformato per sempre il panorama intellettuale contemporaneo.
Michel Foucault (1926-1984) ha insegnato al Collège de France. Fra le sue opere tradotte in italiano ci limitiamo a ricordare: "Storia della follia nell'età classica" (Rizzoli, 1963), "Le parole e le cose" (Rizzoli, 1967), "L'archeologia del sapere" (Rizzoli, 1971) e "Sorvegliare e punire" (Einaudi, 1976).
Guglielmo Massaja, assistente spirituale di Vittorio Emanuele II, al termine di una lunga e avventurosa esperienza vissuta nelle affascinanti terre del Vicariato apostolico dei "Galla", fu riaccolto in patria come una vera e propria icona missionaria. Dopo la sua morte, con l'accrescersi dell'interesse italiano per l'Africa orientale, la sua figura fu tuttavia oggetto anche di un processo politico di rielaborazione, passante soprattutto per l'enfatizzazione di un suo presunto ruolo di propugnatore dell'espansionismo coloniale nazionale nell'area del mar Rosso. Grazie a una ricostruzione puntuale, fondata su una vastissima documentazione, il volume di Mauro Forno fa finalmente luce sull'azione svolta dal cardinale astigiano durante la sua travagliata missione africana, ripercorrendo i principali snodi di una vicenda sino a oggi in gran parte trascurata dalla ricerca storico-scientifica.
Mauro Forno è ricercatore di storia contemporanea nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Torino. Ha pubblicato vari volumi sulla storia del fascismo, del movimento cattolico e del giornalismo dell'Ottocento e del Novecento, tra i quali "Rinnovamento cattolico e stabilità sociale" (Edizioni Gruppo Abele, 1997), "Fascismo e informazione" (Edizioni dell'Orso, 2003), "La stampa del ventennio" (Rubbettino, 2005), "1945: l'Italia tra fascismo e democrazia" (Carocci, 2008) e "A duello con la politica" (Rubbettino, 2008).
Un sistema di rituali, idee, pratiche e costumi che sin dall'antichità ha pervaso la civiltà cinese. Alla sua origine vi è Confucio, un saggio vissuto tra il VI e il V secolo a.C., che educò i propri discepoli a una vita esemplare e virtuosa, e con essi peregrinò per le corti dei sovrani della Cina preimperiale offrendo insegnamenti e consigli sull'arte del governare. Nel volume si spiegano i principi fondamentali del pensiero confuciano, incentrato sull'osservanza delle norme rituali che ribadiscono il valore delle gerarchie e delle convenzioni sociali, rappresentando la via per una retta condotta e il raggiungimento dell'armonia con il mondo e con il cosmo. Si ripercorrono poi le varie fasi di sviluppo del confucianesimo nel corso del tempo, in Oriente e nel resto del mondo, fino alla sua riscoperta nella Cina contemporanea.
Tiziana Lippiello insegna Lingua e letteratura cinese classica nell'Università Ca' Foscari di Venezia. E' autrice di numerosi saggi sul pensiero e le religioni della Cina antica e ha tradotto e curato i "Dialoghi" di Confucio (Einaudi, II ed. 2006).
La storia del Novecento europeo è punteggiata di stati che crollano: dalla fine pressoché contemporanea dei Romanov, degli Asburgo e degli Hohenzollern, al termine della Grande Guerra, alla dissoluzione della Terza Repubblica francese nel giugno 1940, allo sfascio italiano del settembre 1943, fino alla dissoluzione dell'Urss e del suo impero europeo. Macry ricostruisce e discute questi "ultimi giorni". Nei palazzi del potere e sulle piazze cittadine è un affollato teatro di avvenimenti individuali e corali. Di decisori che cercano di reagire al ritmo eccezionale assunto dalle cose. Di apparati di controllo che si sfaldano e rinunciano a usare la propria forza. Di comunità urbane che reagiscono al terremoto delle istituzioni che collassano, della quotidianità che si sbriciola sotto i piedi, dei valori pubblici e privati che si capovolgono. Con l'evidenza vivace della cronaca, gli ultimi giorni mostrano il cumularsi, come in un circolo vizioso, di errori politici, inefficienze amministrative, delusioni e antagonismi collettivi, smarrimenti psicologici. Ma nulla sembra predestinato. A Pietroburgo come a Vienna, a Berlino come a Mosca, nel 1917-18 come nel 1989-91, il gioco è aperto fino all'ultima mossa. Le partite della storia non sono mai un destino già scritto.