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Accreditata da una parte della storiografia, la mitologia assolutoria che nega la presenza del razzismo nella storia italiana conserva intatta la propria influenza. Questo mito storiografico narra di un processo di formazione dello stato nazionale immune dalla etnicizzazione della cittadinanza e racconta di un'esperienza coloniale eccezionalmente mite. Questo libro fornisce gli argomenti per confutare tale vulgata autoassolutoria. Esso documenta come anche la storia d'Italia abbia annoverato, tra le sue componenti essenziali, ideologie e pratiche razziste nei confronti dei nemici interni, delle aree di popolazione subalterna, dei nemici esterni e degli ebrei, sintesi di tutte queste dimensioni.
Parole rubate dall'informatore, lettere sequestrate alla censura, relazioni settimanali degli organi di polizia che registrano per il Duce lo "stato d'animo delle popolazioni". Cavallo è riuscito a ricostruire come la pensavano gli italiani, quasi giorno per giorno, sulla guerra. Questo libro non costituisce dunque una storia della guerra in Italia, dei fatti politici e militari, ma una storia dei sentimenti, dell'immaginario che la guerra ha generato: in breve una storia di come essa è stata percepita e vissuta. Un tema in larga parte inedito, studiato anche su fonti e materiali come canzonette, film, commedie e barzellette, ossia tutta quella produzione che al tempo stesso rispecchia e influenza l'immaginario collettivo.
Sergio Anselmi propone dodici racconti che danno corpo a quei fantasmi incontrati in una vita di scavo negli archivi di qua e di là dell'Adriatico. Vite non illustri, destini oscuri e dimenticati che hanno lasciato solo qualche labile traccia nelle carte. Anselmi ricombina quelle tracce in racconti dove "tutto è falso e vero a un tempo, ma tutto è storicamente fondato".
Il concetto di "interesse" ha avuto una vicenda così rocambolesca che viene spontaneo chiedersi se esso possegga realmente una sostanza politica. Il volume affronta le tappe rilevanti di questo percorso: dall'origine dell'utile nel mondo antico all'incerta nascita moderna dell'interesse, dal cosmo degli interessi dell'Ancien Régime all'interesse di Stato, all'interesse nazionale, alla democrazia degli interessi. Filo conduttore della ricostruzione sono i conflitti fra interessi o i loro più o meno instabili equilibri.
Il volume affronta il tema della motivazione all'apprendimento secondo una prospettiva che vede lo studente artefice della propria costruzione di conoscenze attraverso mezzi di tipo sia cognitivo sia motivazionale. Vengono descritte le principali teorie della motivazione ad apprendere e le relazioni fra motivazione e aspetti strategici, metacognitivi e di prestazione. Sono quindi considerate le modalità di sviluppo delle differenti componenti strategiche e motivazionali dell'apprendimento e le caratteristiche di alcuni stili di motivazione.
Anche in Italia, come già a livello internazionale, acquista sempre più rilievo il ruolo del settore non profit, il cosiddetto "privato sociale". Una multiforme costellazione di organizzazioni private senza fini di lucro riversa il proprio contributo nei campi della sanità, servizi sociali, culturali, ricreativi, ambiente, tutela dei diritti civili, individuali e collettivi. Un fenomeno di ampiezza tale da suscitare forte interesse nell'opinione pubblica e tra gli studiosi. Questo volume riflette sull'attuale situazione complessiva e sulle linee di tendenza, tenendo presente anche le esperienze straniere.
Il 5 giugno 1967 Israele sferrò un attacco militare preventivo contro Egitto, Siria e Giordania, dando inizio a una guerra lampo (la guerra dei sei giorni) che portò ad occupare il territorio egiziano fino al canale di Suez, la Cisgiordania e le alture del Golan. Partendo da quelle drammatiche giornate, il libro ripercorre la complessa storia del conflitto arabo-israeliano. Viene analizzato il ruolo svolto dal panarabismo egiziano di Nasser, dai movimenti nazionalisti nei diversi paesi arabi, infine dalla questione palestinese, che aveva cominciato a configurarsi già al tempo della prima guerra mondiale per poi precipitare con la fondazione di Israele nel 1948.
L'interpretazione giuridica, cioè l'attività volta a cogliere il significato delle disposizioni del diritto, costituisce "il problema eterno del diritto". Le leggi devono essere applicate, e le controversie risolte: il momento dell'interpretazione è dunque ineliminabile. Accanto ad interpretazioni "giuste", vengono date interpretazioni che sono frutto di interessi particolaristici e, dunque, relativistiche. Come si pongono il diritto e l'interpretazione giuridica ripetto alle concezioni antagoniste del bene che si contendono lo spazio nelle società pluraliste contemporanee? Per Rosenfeld la chiave di volta è costituita dal "pluralismo comprensivo" che "riconcilia il sé con l'altro".
"Non rubare", "non superare il limite dei 90 chilometri l'ora", "vietato fumare", "non parlare con la bocca piena". La nostra esistenza è intessuta da una fitta trama di regole, di modelli di comportamento più o meno coercitivi. Ma che cos'è una regola? E in che modo le regole determinano le nostre decisioni? La tesi dell'autore consiste in una difesa di principio delle decisioni basate su regole in opposizione ai tradizionali richiami a morale, giustizia e equità.