
Questo libro muove da una critica radicale all'ideologia dello sviluppo e della crescita economica e si propone come un accessibile manuale di introduzione al concetto e alla pratica della decrescita. È quindi animato da una chiara intenzione pedagogica che lo rende accessibile e "leggero" pur toccando tutti i campi della conoscenza, tutti gli angoli di visuale del problema: materiali, psicologici, sociali, economici, tecnici, poetici e politici. Queste pagine hanno il pregio di conservare la sostanza di anni di dibattiti e ricerche sul tema della decrescita ordinando l'argomentazione con chiarezza, rigore ed efficacia. Così il libro muove dal perché al come, dallo stato delle cose e delle cause di questo stato fino all'esplorazione di piste concrete per uscirne.
Un unico modello, il Santo Sepolcro, cuore dell'ecumene cristiana, moltiplicato in centinaia di repliche diverse le une dalle altre, sparse in Europa, nei paesi mediterranei, in Africa. Un caleidoscopio di forme, di strutture, di spazi costruiti per riti e celebrazioni che vengono ripetuti inalterati nell'impostazione a rinnovare un solo mistero, eppure sono variati nel tempo secondo le trasformazioni della Chiesa e delle chiese. L'exemplum di Gerusalemme e i simulacra costruiti nel mondo tra l'età tardoantica e i primi secoli dopo il Mille sono legati da rapporti che non sono solo devozionali, ma formano un fitto tessuto di relazioni culturali, figurative, ecclesiali, politiche. Vi si intrecciano immagini del cosmo, proiezioni ideali, forme del disegno, committenze di vescovi, ordini religiosi e ordini militari, esperienze di pellegrinaggio, memorie e celebrazioni di spedizioni armate. Lo stesso prototipo è cambiato nel tempo, edificato, distrutto e ricostruito più volte. Sono mutate le percezioni che ne hanno riportato i pellegrini e sono variate le sue copie, in un processo plurimo scandito da eventi singoli, rielaborazioni locali e percorsi artistici di lungo periodo. Buona parte della società medievale finisce, così, per riflettersi nella relazione profonda tra la tomba vuota di Cristo e le sue innumerevoli riproduzioni, che sono per noi oggi altrettanti specchi, talvolta deformati e frammentati, di un mondo straordinariamente ricco di scambi e di contaminazioni.
La fenomenologia francese contemporanea, negli ultimi trent'anni, ha goduto in Italia di un'attenzione che non ha mai cessato di crescere, stimolando anche la nascita di nuove riflessioni e percorsi. In questa felice stagione della ricezione del pensiero francese, il libro di Jean-Luc Marion, "Dio senza essere", possiede ancora, a distanza di venti anni dalla prima edizione in lingua italiana, una forza e originalità che non cessano di imporlo al cuore degli studi di filosofia e di teologia. I temi affrontati (Dio, l'ontologia e soprattutto l'amore) hanno segnato la rinascita di questioni alle quali ancor oggi si sta tornando con rinnovata consapevolezza critica, specialmente in direzione del superamento di un concetto di Dio idolatricamente creato dalla filosofia e di un divino che non è altro da un riflesso talvolta pallido, talvolta violento (a seconda dei casi) del pensiero umano. La nuova edizione è accresciuta dal saggio San Tommaso e l'onto-teo-logia e dalla introduzione che l'autore ha aggiunto all'edizione francese.
Dopo 2500 anni il buddhismo continua il suo cammino e mantiene il suo ascendente su una parte notevole dell'umanità. Durante i secoli, nell'incontro con le culture, ha subito diversi adattamenti, e ciò gli ha conferito una complessità storica di cui occorre rendere conto per ben analizzarne i diversi volti. Julien Ries conduce i giovani lettori a cogliere i caratteri essenziali e i principali momenti della storia del buddhismo e nella sua espansione, fuori dalla terra di origine. Il volume è la riedizione completamente rinnovata di una serie che aveva già avuto oltre 10 edizioni straniere, è uno strumento che si rivolge anche agli insegnanti: nelle famiglie i ragazzi chiedono informazioni sulle altre religioni e i genitori spesso non sanno rispondere. Questa serie è uno strumento utile non solo perché studia le grandi religioni del mondo ma anche perché, pur fornendo tutte le notizie geografiche, e storiche sulle varie religioni, conduce il lettore al cuore del contenuto spirituale (antropologico-religioso) di ciascun credo. Età di lettura: da 9 anni.
Riedizione completamente rinnovata di una serie che aveva già avuto oltre 10 edizioni straniere, è uno strumento che si rivolge anche agli insegnanti: nelle famiglie i ragazzi chiedono informazioni sulle altre religioni e i genitori spesso non sanno rispondere. Questa serie è uno strumento utile non solo perché studia le grandi religioni del mondo ma anche perché, pur fornendo tutte le notizie geografiche, e storiche sulle varie religioni, conduce il lettore al cuore del contenuto spirituale (antropologico-religioso) di ciascun credo. Età di lettura: da 9 anni.
La vita religiosa dei Navajo, ricca e complessa, si incentra su cerimonie che vengono celebrate sia per il singolo che per la collettività: si tratta di cerimonie che rinnovano l'intera comunità e accrescono la conoscenza, mettendo i Navajo a contatto con gli esseri soprannaturali che possiedono il sapere e creano lo scenario della loro vita. Riedizione completamente rinnovata di una serie che aveva già avuto oltre 10 edizioni straniere, è uno strumento che si rivolge anche agli insegnanti: nelle famiglie i ragazzi chiedono informazioni sulle altre religioni e i genitori spesso non sanno rispondere. Questa serie è uno strumento utile non solo perché studia le grandi religioni del mondo ma anche perché, pur fornendo tutte le notizie geografiche, e storiche sulle varie religioni, conduce il lettore al cuore del contenuto spirituale (antropologico-religioso) di ognuna. Età di lettura: da 9 anni.
Riedizione completamente rinnovata di una serie che aveva già avuto oltre 10 edizioni straniere, è uno strumento che si rivolge anche agli insegnanti: nelle famiglie i ragazzi chiedono informazioni sulle altre religioni e i genitori spesso non sanno rispondere. Questa serie è uno strumento utile non solo perché studia le grandi religioni del mondo ma anche perché, pur fornendo tutte le notizie geografiche, e storiche sulle varie religioni, conduce il lettore al cuore del contenuto spirituale (antropologico-religioso) di ciascun credo. In questo volume l'autore esamina con particolare attenzione le intuizioni e le espressioni che caratterizzano la fede e il comportamento protestante. Età di lettura: da 9 anni.
Siamo già oltre il Novecento. Scritte negli ultimi anni di quel secolo queste poesie, di un autore già riconoscibilissimo e ancor giovane, testimoniano il brivido di metamorfosi dall'età dell'inquietudine e del dramma a una nuova, aurorale, seppur non meno tormentosa, epoca di rinascita.
Lo scozzese Giovanni Duns Scoto (1265-1308), contemporaneo di Dante Alighieri, figura tra i più conosciuti pensatori del medioevo. Divenuto francescano, si formò a Oxford e a Parigi e vi insegnò la teologia commentando ripetutamente il libro delle Sentenze del Lombardo. Operò un trentennio dopo la morte di Tommaso d'Aquino, risentendo del clima profondamente mutato a partire dalle condanne parigine e oxoniensi del 1277. Dopo un periodo di incertezze, il suo credito crebbe presso i teologi dell'ordine di san Francesco, dando origine, al pari di san Tommaso, a una vera e propria scuola scotista che attraversò i secoli. Etienne Gilson (1884-1978), il grande storico della filosofia medievale, non potè non incontrarlo di continuo nel corso della sua longeva vita di studi, ma il suo interesse si concretizzò in una monografia tutta dedicatagli solo molto tardi. Infatti tra gli ancora validissimi e fondamentali volumi gilsoniani su alcuni dei principali pensatori medievali (Il tomismo - con le sue sei edizioni dal 1919 al 1965 che ci offrono in realtà libri molti diversi -, La filosofia di san Bonaventura del 1924, Introduzione allo studio di sant'Agostino del 1929, La teologia mistica di san Bernardo del 1934), quello su Giovanni Duns Scoto, apparso nel 1952, è cronologicamente l'ultimo.
Quando nel 1954, sacerdote cattolico, mi recai per la prima volta in India, la terra di mio padre, vidi che il grande problema, anche mio, era quello del rapporto tra "induismo e cristianesimo": questo fu il primo titolo del libro che aveva come sottotitolo "Il Cristo sconosciuto dell'induismo". Ricordo che fu il mio grande amico Bede Griffiths a suggerirmi di invertire il titolo con il sottotitolo e gliene sono sempre stato grato. Desidero sottolineare inoltre che il tema del libro ha costituito da sempre il problema centrale della mia vita, come mostrano le diverse date delle varie introduzioni alle differenti edizioni. Ribadisco che l'aggettivo "sconosciuto" riferito a Cristo vale anche per il cristianesimo storico. Ho suggerito ripetutamente che l'incontro delle religioni, indispensabile oggigiorno, implica una mutazione nella stessa autocomprensione delle religioni e in questo caso dello stesso cristianesimo. Dopo essere stato storicamente ancorato per quasi due millenni alle tradizioni monoteistiche originate da Abramo, il cristianesimo deve meditare sulla "kenosis" di Cristo e avere il coraggio, come nel primo Concilio di Gerusalemme, di svincolarsi dalla tradizione ebraica (il cui simbolo era la circoncisione) e dalle tradizioni romane senza rompere con esse, lasciandosi fecondare dalle altre tradizioni dell'umanità.