L'espediente non è nuovo. Quello, cioè, di ricorrere alla finzione epistolare per mettersi in contatto con i personaggi della storia. Forse, però, è la prima volta che viene praticato il tentativo di scrivere ad alcuni protagonisti biblici, e per giunta del Vecchio Testamento, allo scopo di leggere, attraverso vicende lontane, il senso di certi avvenimenti vicini, e, conversando familiarmente con loro, interpretare l'enigma delle scelte nodali della civiltà contemporanea.
"Il Dio di Abramo, di Mosè e di Gesù continua a soffrire con i sofferenti e in loro, per essere con loro e condurli ad una vita priva di limiti. A partire da tale fiducia esistenziale moltissime persone hanno trovato la forza di vivere con le loro limitazioni e con le loro sofferenze e di sperare.
Tale fede e tale speranza non si possono dimostrare a forza o a livello teorico argomentativo, ma là dove qualcuno - magari in mezzo alla prova - porta in sè questa speranza credente, può essere chiamato anche a manifestarla davanti a chi sta sperimentando dolorosamente i limiti e ad attestarla, con discrezione, senza invadenza e settarismo, solo come 'semplice' testimonianza della propria esistenza. Se lettrici e lettori, al termine di queste riflessioni, si sentiranno meglio rapportati alla fede e all'amore biblici, se percepiranno che essi devono opporre ad ogni forma di male lo slancio inesausto di un amore capace anche del martirio, se essi percepiranno che, in questa lotta aspra e ininterrotta, la gioia di Dio è la loro forza, allora queste pagine non saranno state scritte invano."
Luigi Gedda (1902-2000) costituisce una pietra miliare nella storia dello "sport cattolico". A lui si deve il merito della rifondazione dell'associazionismo sportivo, dopo il secondo conflitto mondiale, non come un mondo isolato e impermeabile ma come azione per contagiare l'intero mondo dello sport con i valori cristiani, al cui centro è persona umana. Queste pagine rappresentano un primo prezioso ed essenziale sforzo di ricostruzione del lungo intreccio con cui la storia dello sport di ispirazione cattolica e la vicenda nazionale si sono intersecati ma anche reciprocamente influenzati. Dall'unità d'Italia al trauma delle due guerre mondiali, ma soprattutto dalla lunga cesura del ventennio fascista e del suo modello sportivo totalitario, emerge un filo di lettura che, attraverso i molteplici contributi di ricostruzione storiografica, conduce fino alla lettura del fenomeno sportivo dei giorni d'oggi. Oggi, sul solco delle intuizioni di Gedda, il Centro Sportivo Italiano considera lo sport un fattore di educazione e promozione umana, strumento di crescita civile, aperto a tutti i cittadini senza confini di censo, in massima parte rivolto ai bambini e ai giovani come supporto alla loro crescita personale. È sport sociale, il cui fine principale non è primariamente il conseguimento di record o prestazioni, ma la promozione della persona umana.
È dura. Negli ultimi anni il clima psicologico e culturale nelle scuole medie inferiori e superiori è diventato sempre più difficile. Gli insegnanti appaiono smarriti di fronte alle nuove responsabilità che la società attribuisce loro al di là dell'insegnamento delle materie: prevenzione delle droghe, degli atti di bullismo e più in generale prevenzione di tutto il disagio adolescenziale. A questi problemi, per i docenti si aggiungono poi le difficoltà legate all'inserimento di allievi stranieri che spesso non parlano italiano e il governo degli allievi più trasgressivi e meno abituati alle regole di un tempo. Ma lo sconforto degli insegnanti nasce soprattutto dalla consapevolezza di dover lavorare spesso con ragazzi che non hanno nessuna voglia di imparare. Si può "ri-svegliare" la scuola, cioè ridare vita, emozioni e senso al difficile lavoro quotidiano dei ragazzi e degli insegnanti? Sì, ma solo mettendo in rete tutti gli attori magari con l'aiuto di psicopedagogisti capaci di farli interagire positivamente. Come dimostrano queste pagine nate da una positiva esperienza, la scuola media può interpretare i valori positivi che emergono dalla nuova cultura giovanile e dai cambiamenti sociali in atto. Infatti, dai periodi difficili si esce soltanto con soluzioni innovative. Ed ecco questa proposta creativa per stimolare una strategia di piccoli ma importanti passi per cambiare la scuola e adattarla più velocemente alle nuove generazioni di adolescenti.
"Vedete, vi dico una cosa. Se noi dovessimo lasciare la croce su cui siamo confitti (non sconfitti), il mondo si scompenserebbe. È come se venisse a mancare l'ossigeno nell'aria, il sangue nelle vene, il sonno nella notte. La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo."
Noi siamo letteralmente in e allo stesso tempo la relazione con noi stessi, gli altri e il mondo: se io sono capace di relazionarmi con rispetto e comprensione e autenticità con le varie parti di me, sarò altrettanto capace di relazionarmi con le molteplici componenti della società, sempre più costituita da persone di varie etnie, religioni, credenze, orientamenti. Purtroppo anche l'opposto è vero: se mi sentirò minacciato da alcune parti di me (dai miei diversi sé che altro non sono che le configurazioni delle diverse relazioni significative della mia vita emozionale relazionale) vivrò in forma di minaccia tutto ciò che percepirò diverso dalla parte "rigida e scarnificata" che chiamo me stesso e rischierò di contribuire ai fenomeni di alienazione di parti significative di me; negherò alcuni bisogni fondamentali e mi precluderò la loro soddisfazione, farò violenza a me stesso e così facendo potrò farne ad altri. Questo processo di perdita di contatto, di dissociazione da alcune importanti parti del mio sé non solo creerà una grave reificazione di me stesso ma contribuirà ad aumentare nella società quel livello di paura, pregiudizio, razzismo che quotidianamente vediamo produrre notevole sofferenza a noi stessi e gli altri generando disfunzionali modelli di sé che influenzeranno le nuove generazioni. Barrett-Lennard nel suo libro ci aiuta a capire tutto questo e soprattutto a comprendere la portata bio-psico-sociale di una relazione psicoterapeutica.
Un Kit con un DVD contenente un documentario storico più un agile volume a firma di Claudio Ragaini.
Come scritto nell'introduzione: "La biografia di don Tonino ha radici nella sua terra e nel suo tempo. Una terra solare e accogliente come il Salento. Un tempo di fermento come quello del Concilio.
É una biografia, la sua, che ha il sapore della profezia, come le immagini del cortometraggio firmato da Alessandro Torsello ci fanno vedere. Ad accompagnare le immagini, la riflessione di Claudio Ragaini "don Tonino e il suo tempo conciliare" al convegno voluto dalla diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo e Terlizzi celebrato a dieci anni dalla sua morte, il cui titolo fu appunto “don Tonino, vescovo secondo il Concilio”.
Immagini e parole per rinnovare l’invito della Gaudium et Spes: “ Le gioie e le speranze, le tristezze degli uomini di oggi…”".
"Mi si avvicinò una bambina. Le chiesi il nome. Si chiamava Milagro. Solo dopo seppi che Milagro vuol dire miracolo. Ma che quella bambina, nonostante il muco che le si era congelato sotto il naso, fosse un miracolo di tenerezza lo capii subito dal sorriso gratuito che mi regalò. La presi per mano e le chiesi di condurmi a casa sua. La seguirono subito cinque o sei altri fratellini, ed entrammo così in una baracca".
Il gioco è il gioco. L'apprendimento è l'apprendimento. Bisogna tenere ben distinti i due ambiti e possibilmente separati. Al massimo qualche intersezione è consentita solo quando il gioco può essere funzionale all'apprendimento. Al limite al gioco è riconosciuto lo status di strumento. Ma che il gioco sia apprendimento è proprio un'eresia che non ha cittadinanza nella cultura prima ancora che nella didattica. Bene. Questo libro è dedicato agli eretici convinti che i contesti complessi possano essere appresi solo attraverso l'esperienza ludica. Anche nella scuola. La storia e le culture della geografia, la matematica e la fisica possono trasformarsi in una intelligente, regolata pratica ludica. Basta sfogliare queste pagine per trovare stimoli imprevedibili e proposte praticabili. Certo non è facile nella scuola. Perché la scuola ha molti trucchi che falsificano il valore della sua efficacia. Ad esempio non si può dire "adesso gioca che poi ti valuto". Ma imparare può anche essere appassionante e il gioco è sempre coinvolgente; dunque il suo contrario non è il lavoro ma l'infelicità. Gioco e apprendimento non si escludono ma possono vicendevolmente arricchirsi e vivificarsi. Poiché, come afferma George Bernard Shaw, "noi non smettiamo di giocare perché diventiamo grandi; noi diventiamo grandi perché smettiamo di giocare".
Questo libro racconta la storia di una donna siciliana che con la mafia ha fatto i conti denunciandola, nella paura di nuovi attentati e nel ricordo delle violenze subite.
Michela: donna fiera e libera. Ma a caro prezzo.