C’è nella storia una continuità secondo ragione, che è il futurum. È la continuità di ciò che si incastra armonicamente, secondo la logica del prima e del dopo. Secondo le categorie di causa ed effetto. Secondo gli schemi dei bilanci, in cui, alle voci in uscita, si cercano i riscontri corrispondenti nelle voci in entrata: finchè tutto non quadra. E c’è una continuità secondo lo Spirito, che è l’adventus. È il totalmente nuovo, il futuro che viene come mutamento imprevedibile, il sopraggiungere gaudioso e repentino di ciò che non si aveva neppure il coraggio di attendere. Dio si manifesta attraverso i processi della discontinuità, che è una continuità secondo lo Spirito, il quale soffia dove e come crede, quasi mai secondo logica. Il futuro non viene pensato da Dio come continuità rispetto al presente. Non c’è fedeltà ai suoi progetti che non richieda strappi. Non c'è fede che non postuli la disponibilità a mutare radicalmente i piani dell'esistere. Non c’è Chiesa che possa trincerarsi nell’esigenza di essere eguale a ieri per salvaguardare la propria identità.
Ha senso educare al successo? Se non pensiamo alle veline, ai calciatori e ai politici, dovremmo rispondere di sì, senza incertezze. Ci sono persone il cui successo è frutto di un lavoro serio e giocoso, e che non sono diventati col tempo la maschera di se stessi. Tutti sono in grado di individuarli e apprezzarli. Il successo a cui punta questo libro prescinde dalla notorietà, è all'altezza di tutti, è il frutto di quello che si è fatto o sarà fatto senza scorciatoie, anche con il passo lento e costante di una lumaca. In effetti, etimologicamente il successo è semplicemente il risultato di ciò che si è fatto, nulla di più e nulla di meno. Anche l'esame andato male è un successo, proprio perché è passato e ora non c'è più e bisogna andare oltre, muoversi, far succedere qualcosa di nuovo non ripetendo gli stessi errori. Il successo è la conseguenza della nostra responsabilità, dell'abilità e dell'impegno con cui abbiamo risposto creativamente agli stimoli offerti dalla vita. Non avete tra le mani il solito manuale che vuole farti credere che tuo figlio abbia le potenzialità di diventare presidente degli Stati Uniti. Al contrario, questo libro, per genitori ed educatori, è uno strumento che offre stimoli, riflessioni, domande da cui prendere spunto per costruire la propria risposta personalizzata ai diversi dilemmi educativi. Propone alle famiglie di diventare una palestra educativa, uno spazio libero di allenamento per genitori e ragazzi...
Fino a quando nelle nostre città la costruzione del regno non sarà organizzata dagli amici del cambio, dagli appassionati della rivolta, dai poveri che si ribellano, dai condannati alle piccole croci quotidiane, da chi vi rimane schiacciato sotto, da chi è ingiustamente spogliato di tutto come Cristo, da chi viene abbeverato con l'aceto e il fiele di una vita insostenibile, avremo sempre aurore senza mattino. E i macigni continueranno a ostruire i nostri sepolcri, lasciandoci privi di una memoria spiritualmente eversiva. Queste pagine sono dedicate a loro, pietre scartate dai costruttori che fanno le sorti della Storia. Il loro anelito di vita muta in serbatoio di speranze questa allucinante vallata di tombe che è la terra.
Il CD contiene brani della tradizione ebraica, islamica e cristiana eseguite dall'Ensemble Tre Volte Dio (Kudsi Erguner, Giovannangelo De Gennaro e Jeanette Yehoudian). Il libro raccoglie le riflessioni di Fratel MichaelDavide ispirate dalle musiche. Se l'ascesi della trascendenza è saper rientrare in se stessi toccando le profondità della propria interiorità, essa comporta anche il saper entrare in contatto con il mondo che ci circonda non per usarne, ma per parteciparne in pienezza. Curatore del progetto è Michele Lobaccaro.
Il termine cristianesimo indica due modelli di riferimento, sovente inconciliabili tra loro.
Il primo modello si richiama a quello che Gesù ha detto e fatto, cioè al cuore del messaggio di Cristo.
Il secondo si riferisce al cristianesimo reale così come si è affermato nella storia e nelle società umane, quel che si usa chiamare “cristianità”.
La divaricazione tra i due modelli, come dimostra l’acuta ricostruzione teologica e storica contenuta nelle pagine di questo coraggioso volume, è insopportabile.
Eppure non impedisce all’autore di formulare la speranza sulla possibilità di una riconciliazione:
“Sperando contro ogni speranza, sogno un papa che si affacci sul mondo e si sciolga nel mare di folla che gli sta di fronte, un papa che continui a rivolgersi all’intera umanità non come portatore di una verità precostituita, inquinata dal modo prepotente di proporla e prigioniera di schemi obsoleti. Sogno di vederlo proporsi come ricercatore di verità, da investigare e far maturare insieme per dare un senso alla vita nell’armonia dell’insieme.
Sogno che si allarghi la schiera di coloro che si decidono ad allungare la mano verso chi è nel bisogno, nella fiducia che altri lo stiano già facendo. Se si chiamasse cristiano solo quel che è conforme al messaggio di Cristo, molte sovrastrutture si mostrerebbero chiaramente per quello che sono, e forse si scoprirebbe che i cristiani autentici sono più di quanto si creda. E susciterebbero sorpresa e ammirazione, e molti si sentirebbero attratti dal loro stile di vita, e comincerebbero a fare come loro.”
Chi gliela dà oggi la "buona notizia" ai poveri? Parlare oggi di evangelizzazione vuol dire riprendere in mano il Vangelo, vivere come è vissuto Gesù, che volle essere povero e visse con i poveri. Non si tratta di presupporre la fede come un fatto ovvio, ma di situarla nel vissuto degli uomini e delle donne di oggi perché aprano i cuori alla speranza e sappiano viverla in una carità operosa. Con una parola inconsuetamente audace, franca, autentica, un vescovo, ormai libero nello spirito e nella fede, scrive queste pagine ai suoi confratelli perché non sprechino l'imminente occasione di cambiamento rappresentata dal sinodo che si terrà nell'ottobre 2012. Questa lettera, niente affatto retorica, si trasforma così in un bilancio serrato ed essenziale delle tante, troppe riforme ancora inevase dalla chiesa. Degli appuntamenti mancati con i bisogni spirituali profondi di questo tempo. Casale non omette nulla. Nemmeno i richiami alla forma esigente della testimonianza: "Dobbiamo cominciare noi Vescovi insieme al Papa a dare l'esempio. Al termine del Concilio, molti vescovi chiesero che la Chiesa riscoprisse la gioia della povertà evangelica. La rinuncia al fasto esteriore e ai titoli onorifici, la scelta della vita semplice e senza lusso, la condivisione della povertà di tanta gente sono ancora un traguardo lontano.
La fede è fare, non un semplice sentore; è dare, non dire; è anche parlare, ma soprattutto agire, costruire cioè il regno di Dio sulla terra, il luogo dell'uguaglianza, della fraternità, della felicità di tutti e ognuno. Si tratta di prendere coscienza di un nuovo rapporto interpersonale e sociale e soprattutto di viverlo, anche a proprio discapito.
Questo libro, essenziale come un vero manuale e accessibile come una preziosa guida, si offre a quanti, operatori sociali o anche solo persone in ricerca, vogliono continuare a indagare il senso delle domande profonde della vita e della sua felicità nell'inestricabile trama della relazione con l'altro.
"C'è una minoranza di persone che nomina le cose, sa farlo, e lo fa anche per gli altri; che guarda negli occhi la paura e dà al resto del mondo la misura del coraggio. Che entra nel buio e torna dicendo: questa dove si sta di solito è la luce. Allora gli altri dicono: certo, lo sappiamo. È vero, tutti lo sappiamo. Ma trovare le parole per dirlo fa la differenza, rende consapevoli." (dall'Introduzione di Concita De Gregorio)
Diciamolo pure. Pensiamo un po' tutti che in ogni evento vi sia chi ha ragione e chi ha torto. Ci meravigliamo che le differenze producano equivoci, ambiguità, distorsioni nella comunicazione e conseguentemente conflitti. Il conflitto, invece, è indicatore di movimento, di emozione, in poche parole di vita. Senza dubbio esistono conflitti inutili, e in effetti molti dei litigi fanno parte di questa categoria, ma dovremmo ridare cittadinanza ai conflitti, come occasioni di chiarimento, cura delle relazioni, scoperta di nuovi lati di noi stessi e degli altri. Perché non pensare a una gestione creativa dei conflitti? E cosa c'è di meglio del Cerchio per affrontare un conflitto? La figura geometrica del Cerchio ha in questa fase epocale la possibilità di entrare con più forza nella vita quotidiana: nella progettazione urbanistica, nel disegno degli spazi pubblici, nell'arredamento dei luoghi d'incontro e nel design di prodotti e oggetti. Mettersi a Cerchio significa mettersi sullo stesso piano, potersi vedere negli occhi, essere più partecipi dell'evento, intervenire superando le asimmetrie che una cattedra o una geometria unidirezionale comportano.