"Ritengo un vero dono dello stesso Rinaldi l'aver potuto approfondire il suo pensiero e le sue convinzioni su un punto nodale della sua stessa vita: la trasmissione fedele del carisma di Don Bosco nonostante il forte dinamismo dei cambiamenti richiesto dai tempi. Lo studio coinvolgente e sistematico della periodica corrispondenza tenuta dal Beato con i salesiani sparsi nel mondo (le famose "lettere circolari" scritte da lui come Rettore Maggiore dal 1922 al 1931) mi ha fornito tutto un vasto patrimonio di notizie, di dati, di spiritualità vissuta, che ho ritenuto utile comunicare con questo libro anche agli altri" (dalla Prefazione).
Gli Autori di questo volumetto offrono una rilettura nell’oggi del mistero del cuore, che permetta di penetrare nell’esperienza dell’amore misericordioso del Cristo, in modo da trovare il luogo dove abitare da veri credenti. Essi sviluppano il tema “Misericordia voglio, non sacrificio” sul versante dell’Antico Testamento per poi passare al Nuovo Testamento senza dimenticare il vissuto della tradizione e della vita della Chiesa di oggi.
La riflessione di Valerio Baresi su “il cuore al centro” focalizza la centralità del cuore di Dio e permette di riallacciare l’essenziale nella vita e le molte relazioni infrante tra gli uomini. Bruna Costacurta presenta in modo suggestivo il tema del cuore di Dio attraverso il Salmo 103, che celebra e benedice il Dio dell’amore e della misericordia. Michel Murenzi si concentra sulla parabola del Padre misericordioso, pagina luminosa di Luca che presenta la figura del Padre, icona della misericordia e del perdono, sempre pronto all’amore verso tutti, specie i peccatori.
Francesco Cereda affronta il passaggio dal dato della rivelazione a quello educativo trattando l’argomento: “Educare alla bontà”; per una pedagogia del cuore buono e del volto buono si è invitati a guardare al cuore e al volto di Cristo e a modelli di vita, come Don Bosco. Una figura davvero esemplare è quella di Annibale Maria Di Francia, presentata da Padre Angelo Sardone. La vita del santo ha trovato lo spazio naturale di azione nell’esercizio della carità, specie verso i piccoli e i poveri, ed ha reso “cuore del carisma e della sua spiritualità la preghiera incessante al Signore della messe per il dono di buoni operai”. Un’esperienza significativa di Istituto religioso, che vive la spiritualità del cuore di Gesù, è quella delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù, fondate da Madre Clelia Merloni. Altrettanto esemplare è il carisma della Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, fondate dal beato Luigi Variara, la cui devozione al sacro Cuore è inserita in una spiritualità che è fonte di amore fraterno, vissuto in una consacrazione vittimale sul modello dell’amore divino. Conclude la serie delle testimonianze l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio con i poveri, di Augusto D’Angelo, che presenta l’amore per i poveri come mistero della Chiesa e segno privilegiato dell’amore di Cristo.
Il volume offre in un unico testo la visione di un cammino spirituale che abbraccia aspetti della storia moderna e contemporanea, sia dell’Occidente e dell’Oriente cristiani. In particolare, l’opera per la sua natura sintetica e manualistica, si apprezza per alcune caratteristiche originali che la rendono particolarmente utile agli studenti e a coloro che intendono avere un primo sguardo panoramico degli ultimi secoli della spiritualità cristiana.
L’Autore ha ritenuto proficuo non insistere su una rigida classificazione di scuole tradizionali con il loro tentativo di rinnovamento, ma ha preferito sviluppare piuttosto la comprensione di validi insegnamenti che provengono anche da contesti semplici ed umili di spiritualità.
Inoltre, rivolge una sintetica ma originale attenzione alle ricchezze spirituali che provengono dai due polmoni dell’unica Chiesa di Cristo: quella cattolica e quella ortodossa. La ricerca così non solo ha permesso di mettere in luce le radici storiche degli attuali orientamenti spirituali, ma ha favorito anche un fecondo incontro con la cultura patristica, la progressività di ogni cammino di perfezione, il valore dell’accompagnamento spirituale, il rapporto tra spiritualità e liturgia, il rispetto del principio di continuità nello sviluppo dei diversi contributi spirituali e le istanze culturali dell’ambiente, in cui sono chiamati a vivere le diverse comunità cristiane.
Nell’opera un adeguato spazio è stato riservato agli apporti forniti dalle figure di santi nella Chiesa, con speciale riferimento alla spiritualità della gioia, del servizio e del rinnovamento ecclesiale.
In tale contesto assume un particolare significato il titolo stesso dell’opera con il riferimento alla lettera di San Paolo ai Filippesi: “mihi vivere Christus est” (1,21), tematica che riconduce e unifica tutti i capitoli del libro.
Mons. Chenis, nei pochi ma fecondi anni di attività pastorale, culturale e istituzionale, ha dato a tutti noi l’opportunità di apprezzare la sua straordinaria esperienza di umiltà e di dedizione all’amore di Dio, disponibile per chiunque avesse bussato alla sua porta, sempre pronto ad accogliere, ammaestrare, donare.
Mons. Chenis aveva la capacità di unificare in sé la passione per la bellezza e per l’arte con l’amore per il Signore, a partire dalle cose di ogni giorno: la sua quotidianità era improntata alla ricerca della volontà di Dio, a partire dallo splendore che rifulge nella bellezza della creazione e, ancor più, nella magnificenza della Redenzione.
Egli è giunto presso la nuova Diocesi forte della preziosa esperienza di segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, che aveva impresso in lui un profondo senso di appartenenza alla comunità ecclesiale e di progettualità sempre rinnovata per il bene della Chiesa. La nuova sfida pastorale lo ha da subito proiettato in una instancabile opera di evangelizzazione e di amore verso il prossimo, investendo sempre più energie, non risparmiando nulla di sé.
Nel suo operoso impegno di vescovo non trascurava mai, infatti, la dedizione per la ricerca filosofica e teologica presso l’Università Pontificia Salesiana, e, in particolare, nella sua attività pastorale, l’attenzione per la liturgia e la cura di ogni suo aspetto, considerata come un segno della delicatezza dell’amore di Dio per ogni uomo. La liturgia costituiva la chiave di volta della sua spiritualità, dove l’arte diviene preghiera e il bello si incarna in un Volto, quello del Signore Gesù. Un Volto che vuole incontrare il volto di tutti e di ognuno, e che mons. Chenis ricercava con tutto se stesso.
(dalla Prefazione).
I sei capitoli della prima parte del volume hanno come destinatari gli educatori, coloro che, giorno dopo giorno, sono chiamati a condividere la storia dei giovani, le loro speranze e le loro difficoltà. Toccano il tema della emergenza educativa, ma soprattutto si concentrano su quella dimensione così centrale che si chiama la dimensione ‘pastorale’, il cuore dell’educazione cristiana e salesiana.
I quattro capitoli della seconda parte hanno l’intento di offrire spunti per una conoscenza maggiore dell’identità dell’educatore e dell’educatrice cristiani: l’educazione salesiana e la concezione laicista, la fonte mistica dell’essere educatore, e, infine, una visita ai Padri del deserto, nella convinzione che sia più che opportuno riscoprire questi maestri. Essi hanno la sapienza del cuore che ci serve per leggere le mappe del nuovo territorio nel quale siamo mandati: il territorio dove abitano i nostri giovani. I Padri del deserto hanno scoperto dei metodi del cuore che ci aiutano verso quell’ascolto sacro, silenzioso e profondo che è tanto ricercato dai giovani oggi.
Nell’ottica storico-critica dei 150 anni dell’Unità d’Italia si situa anche il presente volume, che intende verificare, in analogia a quanto avvenuto a livello nazionale, e nel contesto del Mezzogiorno d’Italia, come si è sviluppato il rapporto dialettico fra Stato e Chiesa nella provincia di Caserta, di certo non privo di tensione, nelle fasi immediatamente precedenti l’Unità d’Italia e nei primi decenni del nuovo Stato.
La monografia, collocandosi in un contesto molto ampio di ricerca storiografica nell’ambito del Mezzogiorno d’Italia, e grazie ad un’ampia consultazione dell’Archivio di Stato di Caserta, esplora il rapporto tra il clero e lo Stato unitario nella provincia di Caserta (1860-1878) in cinque capitoli: 1. Il clero dal legittimismo borbonico all’opposizione verso lo Stato unitario; 2. L’opposizione del clero durante il governo della Luogotenenza; 3. Il clero reazionario e il clero liberale; 4. Il clero e i vescovi tra reazione e rinnovamento; 5. Il clero e l’opinione pubblica.
Dalla documentazione esaminata emerge che il rapporto fra clero e Stato unitario ebbe punte di asprezze molto dure, all’interno di tentativi piuttosto fragili di conciliazione. Tuttavia, anche nella provincia di Caserta si manifestò un certo rinnovamento, dopo il 1870, con una maggiore adesione al Papa, con la nomina di nuovi vescovi, con l’attenzione a nuove forme di vita pastorale e religiosa e con la ricerca di nuove vie per l’educazione dei ragazzi.
A differenza di qualsiasi altra specie vivente – tranne che per alcuni aspetti comuni di allevamento e di cura – l’essere umano è l’unico che attiva quella serie di comportamenti e modalità “assistenziali” che prendono il nome di educazione. E a fortiori, è pure l’unica specie che predispone di pensieri complessi e strutturati su tale procedura per riflettere criticamente o progettare quando vien facendo. Cioè, fa pedagogia. E l’ambiente familiare, con tutti i suoi elementi: dal clima relazionale-affettivo, agli stili educativi, ai rapporti intrafamiliari, alle caratteristiche personali dei genitori, ai valori trasmessi, rappresenta un luogo imprescindibile e necessario per lo svolgersi del processo educativo e si pone anche come condizione importante – seppur non determinante – per la crescita e la maturità umana.
Il volume è realizzato a partire dalla forte consapevolezza dell’imprescindibile esigenza di educare. E di educare in famiglia. Nella sua stesura abbiano tenuto presenti come in uno sfondo alcune caratteristiche dell’odierna complessità che ci parevano rilevanti per la compagine familiare. Nel primo capitolo si fa cenno, quasi in maniera introduttiva, all’importanza di avere come riferimento epistemologico la complessità nel trattare le interrelazione tra famiglia, minori e istituzioni educative. Nel secondo capitolo il riferimento è alla complessità multireligiosa, nel terzo, invece, alla complessità multiculturale; nel quarto, alla complessità relazionale all’interno dello stesso nucleo familiare. Nel quinto capitolo, infine, – proprio a motivo della società complessa in cui le famiglie si “muovono” per adempiere il loro fondamentale compito educativo – ci è sembrato utile delineare qualche considerazione sugli aspetti formativi legati al tema della promozione delle competenze genitoriali nel mondo contemporaneo.
Dai loro frutti li riconoscerete (Mt 7,15-16).
La comunicazione non è un mondo a parte,
perché coinvolge tutto ciò che la Chiesa fa ed è.
Il messaggio è ciò che siamo.
La Chiesa comunica ciò che è e ciò che fa.
Giovanni Paolo II ha usato l’espressione “nefasta separazione” per indicare il processo, iniziato nel tardo Medio Evo e accentuato nell’età moderna, in cui la legittima distinzione tra teologia e filosofia è stata sostituita da una filosofia separata autonoma e fredda nei confronti della fede. L’idea che il moderno si sia costituito come una frattura rispetto alla cultura medievale, così fortemente caratterizzata dalla presenza di Dio, è divenuta una linea interpretativa classica quando si considera che, da Descartes in poi, il concetto di Dio finisce col perdere centralità e diventa funzionale alle speculazioni dei filosofi: per i razionalisti esso garantisce il sistema deduttivo e l’applicazione di questo alla realtà, per gli empiristi Dio non è più il garante del sistema e quindi può essere escluso.
Nell’età moderna assistiamo ad un lento percorso di distacco tra ragione e fede, che servirà come base per le grandi teorie atee del XIX secolo. Questo percorso comincia con lo sviluppo di quelle linee critiche già interne all’ultima Scolastica, che portarono ad una netta divisione degli ambiti tra teologia, filosofia e scienze positive. L’Autore cerca di ricostruire i vari tasselli del mosaico, tenendo presente che si può parlare di due vie, una “ufficiale”, più lenta ed indiretta, ed una “clandestina”, più diretta ed esplicita.
Il volume offre una visione generale dello sviluppo dell’istruzione di base in Cina nelle decadi passate. Con questo termine nella Repubblica Popolare ci si riferisce all’educazione prescolare, all’istruzione primaria e all’istruzione secondaria generalista (l’istruzione secondaria professionale non rientra nell’istruzione di base).
Il volume inizia con una breve rassegna storica sullo sviluppo dell’istruzione di base a partire dall’introduzione del sistema scolastico moderno in Cina. Successivamente viene analizzata l’evoluzione recente delle politiche e delle pratiche nelle aree dell’educazione prescolare, del regime di ammissione ai livelli primario e secondario delle scuole sia statali che private, del curricolo, del finanziamento, degli esami e delle valutazioni, della formazione degli insegnanti, delle scuole speciali e dell’istruzione di base dei bambini migranti dalle campagne alla città. Lo studio di natura pedagogica è basato sulla legislazione nazionale, i regolamenti governativi e le attività delle amministrazioni locali.
Destinatari prioritari del volume sono i docenti e gli studenti di scienze dell'educazione delle Facoltà universitarie e delle Scuole superiori. Ma la collana si rivolge anche agli insegnanti, agli educatori, ai genitori e, in generale, alle persone interessate ai problemi educativi e scolastici – giornalisti, politici, sindacalisti – a diversi livelli e nei differenti contesti di vita e di azione.