
La fisica quantistica è probabilmente la più profonda rivoluzione della scienza e del pensiero moderni. Frutto di uno sforzo corale permeato di umanità, ci ha costretto ad abbandonare solide certezze tanto da farsi rinnegare da alcuni tra coloro che l'avevano pensata. La quantistica ci ha permesso di superare i limiti della fisica classica nello spiegare l'infinitamente piccolo e ha schiuso una finestra su un panorama di conoscenze che dà brividi ed emozioni, conducendoci al cuore del mondo. Questo libro non ha la pretesa di trasformare lettrici e lettori in donne e uomini di scienza (fosse così facile!) ma permetterà di stupirsi e godere della meraviglia di una tra le più affascinanti conquiste dell'intelletto umano, attraverso cinque idee fondamentali che sono alla base della rivoluzione dei quanti: discontinuità, identità, futuro, indeterminazione, relazione. Cinque idee intrise di umanità, perché poche branche della fisica sono riuscite a coinvolgere tanti aspetti del nostro vivere in una delle costruzioni più geniali dell'intelletto. In cinque atti unici, alla portata di tutti e di tutte, scopriremo i capisaldi dell'architettura quantistica, che danno forma a tante applicazioni che hanno cambiato e cambieranno il mondo e miglioreranno l'ambiente, dal laser alla medicina, dai computer quantistici alle celle solari.
Al centro di questo libro c'è una immagine: la casa dell'attesa, quella accanto all'ospedale rurale di Chiulo. Siamo in Angola, sugli altopiani al confine con la Namibia, luogo in cui le donne della provincia vanno a vivere in comunità prima del parto per proteggere sé stesse e i loro figli dagli imprevisti dell'ultimo mese di gravidanza. Fabio Geda racconta il lavoro di un gruppo di medici italiani e le storie di donne e uomini angolani il cui destino è stato trasformato dall'incontro con quei medici e con l'organizzazione cui appartengono, Medici con l'Africa Cuamm. Ma non c'è solo la casa dell'attesa: ci sono le strade di Luanda, la capitale, abitata da oltre dieci milioni di persone, strade piene di giovani che attendono di vendere qualsiasi cosa. C'è la bellezza di un ambiente naturale mozzafiato, abitato da popolazioni che lottano con la siccità e la malnutrizione. C'è il ricordo dei ventisette anni di guerra civile. Ci sono figure straordinarie, a partire da quella di Agostinho Neto, medico, poeta e padre della patria. Alla fine della lettura, ecco che l'immagine dell'attesa diventa universale. Perché questo nostro pianeta assomiglia a una gigantesca casa dell'attesa - in portoghese: casa de espera - dove a dare alla luce il futuro, o anche solo la giornata, fatichiamo tutti. Ma tutti continuiamo a sperare.
Nel 1899 il sindaco di Gerusalemme, Yusuf Diya al-Khalidi, rimase molto colpito dalla richiesta del movimento sionista di creare in Palestina un focolare nazionale ebraico. Si decise a scrivere una lettera proprio al fondatore del sionismo, Theodor Herzl, e lo avvertì dei pericoli che si sarebbero presentati. Concluse la sua nota dicendo: «In nome di Dio, lasciate in pace la Palestina». È così che Rashid Khalidi, pronipote di al-Khalidi, inizia questa ampia storia, il primo resoconto generale del conflitto raccontato da una prospettiva esplicitamente palestinese. Attingendo a una grande quantità di materiali d'archivio e ai resoconti di generazioni di membri della sua famiglia - sindaci, giudici, studiosi, diplomatici e giornalisti - Khalidi ribalta le interpretazioni accettate del conflitto, che tendono, nella migliore delle ipotesi, a descrivere un tragico scontro tra due popoli che rivendicano lo stesso territorio. Questo libro ripercorre invece cento anni di guerra coloniale contro i palestinesi, condotta prima dal movimento sionista e poi da Israele, ma sostenuta da Gran Bretagna e Stati Uniti, le grandi potenze dell'epoca. Originale, autorevole e importante, "Palestina" non è una cronaca vittimistica, né tralascia gli errori dei leader palestinesi. Piuttosto, analizzando in dettaglio le forze che si sono schierate contro i palestinesi, offre una nuova visione illuminante di un conflitto che continua ancora oggi.
Maria Montessori è una delle personalità italiane più influenti nel mondo. A più di 150 anni dalla nascita, questa biografia propone una lettura nuova del suo pensiero e della sua azione educativa. Recupera il suo impegno pacifista mettendolo in relazione tanto al suo attivismo pedagogico quanto al più ampio dibattito internazionale sulla pace. L'approccio progressista di Maria Montessori, infatti, avrebbe permesso la formazione di adulti realizzati, autonomi e naturalmente avversi a ogni genere di conflitto. I bambini educati con il suo metodo sarebbero cresciuti senza le costrizioni disciplinari proprie di altri metodi pedagogici contemporanei. A questo fine, Montessori propose numerosi interventi umanitari e legislativi per promuovere i diritti dei bambini e per avviare una rivoluzione pacifica a livello globale, in quello che lei stessa immaginava come un effetto domino necessario e, al contempo, inevitabile. Una biografia che, attingendo a un'ampia gamma di materiali transnazionali e multimediali per gran parte inediti, consente di ricollocare la riflessione sul pacifismo di Maria Montessori dai margini al centro della sua filosofia.
Primavera 1945. Finisce la seconda guerra mondiale in Europa e l'Italia, che l'ha combattuta a fianco dei nazisti, ne esce sconfitta. Che significa per gli italiani che vivono alla frontiera adriatica? Per la maggior parte di loro, un sospiro di sollievo seguito immediatamente da un nuovo urlo di dolore. Quelle settimane segnano, infatti, un momento di svolta in un lungo dramma. Ma come si è arrivati a questo punto? Di chi sono le responsabilità? E prima ancora, che cos'è stata quell'italianità adriatica di cui si consuma la catastrofe? Il libro ne ripercorre i passaggi fondamentali dal processo di formazione - le cui radici si stendono molto all'indietro nei secoli - all'epoca della nazionalizzazione e della politicizzazione ottocentesche, fino alle convulse vicende novecentesche e alla loro eredità nella memoria, per approdare alla più recente costruzione di un'identità di frontiera protesa verso la cittadinanza comune europea.
I Greci presero Troia; Ramses II sconfisse gli Ittiti; Didone fondò Cartagine; Romolo fece rapire le Sabine; Temistocle vinse a Salamina; Annibale tenne in scacco l'esercito romano. Cosa accomuna questi e altri episodi della storia antica, greca, romana e non solo? Il ricorso a imbrogli, trucchi, raggiri: in una parola, stratagemmi. Anche se lasciavano credere che fossero sempre e solo i nemici a perpetrare le astuzie più ambigue ai loro danni, in realtà i popoli antichi non si fecero mai scrupoli a utilizzare mezzi subdoli e ingannevoli. Ritenevano l'intelligenza l'arma più efficace, affidabile e pronta per superare difficoltà, vincere nemici, imporsi sulla scena politica. I protagonisti di questo libro sono personaggi noti e meno noti della storia antica. Alcuni leggendari, come Ulisse, Pericle, Alessandro Magno, Annibale, Cleopatra. Altri meno familiari, ma ugualmente significativi per l'entità delle loro gesta. Tutti emergono vincenti da contesti competitivi o escono indenni da situazioni di disagio. Tutti mostrano come l'intelligenza, nelle sue diverse declinazioni - e tra queste, soprattutto l'astuzia -, sia la chiave per imporsi, o anche solo per sopravvivere, in ogni occasione.
I santuari hanno cominciato a diffondersi a partire dal IV secolo grazie al successo in Occidente del culto dei santi. Grande, infatti, era l'afflusso di pellegrini desiderosi di ottenere guarigioni, di venerare reliquie e immagini sacre legate soprattutto alle apparizioni della Madonna e dell'arcangelo Michele. Questo rappresentava un paradosso per la religione cristiana, dal momento che il suo fondatore aveva rifiutato l'idea che esistessero dei luoghi privilegiati per rivolgersi a Dio. Ma le iniziative dei vescovi e la pressione dei fedeli smussarono presto questo riserbo. I più rinomati santuari furono quelli di Gerusalemme - a cominciare dal Santo Sepolcro -, San Michele Arcangelo sul Gargano e in Normandia, San Martino di Tours e Rocamadour in Francia, Santiago di Compostela in Spagna e, negli ultimi secoli del Medioevo, San Francesco ad Assisi e della Madonna di Loreto in Italia. Insieme ad altri più modesti e meno noti, formarono una rete densa di luoghi sacri che popolò l'Europa con forme nuove di sacralità. André Vauchez, uno dei più autorevoli maestri della storia medievale, ne ricostruisce la storia della formazione e la loro crescita all'interno del mondo cristiano occidentale fra il IV e il XVI secolo, accompagnandoci alla scoperta del loro significato.
I principi, le istituzioni e le procedure su cui si fonda il diritto dell'Unione europea in una nuova edizione completamente rivista e aggiornata che dà conto delle numerose modifiche che hanno interessato l'ordinamento europeo. Una guida autorevole e concisa per comprendere i meccanismi di funzionamento dell'Unione e i rapporti con l'ordinamento italiano.
Daniel Chandler - partendo dalle idee di uno dei più grandi filosofi dei nostri tempi, John Rawls - disegna una società più giusta e libera e indica un'agenda ambiziosa e concreta per realizzarla. Nella prima parte del libro, Chandler espone con grande chiarezza l'idea di Rawls di una società insieme equa e libera, in cui tutti i cittadini vedano rispettate le fondamentali libertà personali e collettive e abbiano nei fatti le stesse opportunità di fare una buona vita. Nella seconda parte espone invece i provvedimenti che si possono realizzare nei diversi ambiti della vita individuale e collettiva, rifacendosi alle esperienze concrete di vari paesi e a molte proposte articolate uscite in questi anni. Si compone così una agenda ampia e variegata, che va dall'istruzione alle leggi elettorali, dai congedi parentali al reddito universale, dal salario minimo alla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, dalla tassazione dei patrimoni più alti ai limiti nell'uso delle emissioni di carbonio. «Nella storia,» - scrive Chandler alla fine del libro - «i sogni utopici di una società migliore sono sempre stati la linfa vitale del progresso. Molto di ciò che oggi diamo per scontato - la libertà dalla schiavitù, il suffragio universale, l'esistenza dello Stato sociale - un tempo non era altro che il parto dell'immaginazione di riformatori sociali idealisti. I partiti progressisti hanno bisogno di guidare anziché seguire, di riacquistare un senso di autonomia politica e di presentare una tesi sostanzialmente morale del perché e del come si possa cambiare la società in meglio. I valori morali sono sempre stati importanti in politica, e oggi forse lo sono più che mai».
Quando viene sequestrata, il 25 giugno 1976, la diciottenne Franca Jarach è forse l'ex allieva migliore del Colegio Nacional de Buenos Aires, la scuola più prestigiosa della capitale argentina. Vive una vita felice con i suoi genitori Vera e Giorgio, ebrei italiani rifugiatisi oltreoceano dopo le leggi razziali. È una ragazza brillante, unica figlia di una famiglia colta, inserita in una comunità cosmopolita. Scrive poesie, suona, dipinge e fa politica. Ha iniziato a lavorare come grafica e vuole diventare un'insegnante. Ma fare politica nell'America Latina del Plan Cóndor, dove l'opposizione viene schiacciata con l'eliminazione fisica dei dissidenti, può significare firmare la propria condanna a morte. Basta un libro, basta una canzone, basta che qualcuno sotto tortura sussurri il tuo nome. Franca diventa una dei 30.000 desaparecidos di quegli anni: di lei si perdono le tracce. Soltanto dopo sette anni di ricerche e false piste, telefonate ricattatorie e appelli, i genitori conoscono un primo iniziale frammento di verità. Ma sarà solo nel nuovo millennio che la madre riuscirà a mettere insieme tutti i pezzi e a scoprire cosa era successo a Franca. Carlo Greppi ricostruisce minuziosamente la sua corta vida attraverso fotografie, documenti, lettere e interviste. E poi c'è Vera: una madre coraggio capace di inserire la propria ricerca di verità in una lotta collettiva. Memoria, verità, giustizia, esigevano le Madres de Plaza de Mayo dal 1977. Ed è quello che infine accade, anche grazie alla tenacia di Vera, una delle ultime tra loro ancora vive.