In un mondo in cui tutto ha un prezzo che sale e che scende senza che ne sia chiaro fino in fondo il motivo, abbiamo bisogno di capire cosa succede alla nostra mente quando ha a che fare con i soldi.
Un breviario divertente e ben scritto di educazione finanziaria.
«Ho l'impressione che il mio stipendio si stia assottigliando.» «La decisione su questo mutuo mi dà l'ansia.» «Questa vacanza è costata troppo o sono io che sono di cattivo umore?»
È difficile capire cosa succede quando la nostra mente ha a che fare con i soldi, i risparmi, gli investimenti, gli alti e i bassi della vita, le perdite e i guadagni. Anche se siamo persone ben istruite, razionali, responsabili, non riusciamo magari a fidarci di una scienza come l'economia, che ha vari secoli di storia ma ha sempre avuto poco a che fare con le emozioni e i modi di pensare delle persone.
Per questo, al momento di investire i nostri risparmi o di capire se fare un mutuo e comprare una casa oppure stare in affitto, finiamo sempre per rivolgerci a un esperto, a un consulente finanziario, a qualcuno che pensiamo ne sappia più di noi.
Paolo Legrenzi ci invita a rovesciare completamente questo nostro atteggiamento, a prendere confidenza con l'economia e a diventare capaci di gestire gli aspetti economici della nostra vita quotidiana. Un buon modo per farlo, suggerisce Legrenzi, è applicare la psicologia alle scelte finanziarie ed economiche e capire così che è tutto molto più semplice di quel che sembra.
Il Novecento fa discutere. La sua eredità è controversa. la sua memoria divisa. Dal regicidio alla Grande Guerra, dal delitto Matteotti all'8 settembre, dal miracolo economico alla contestazione, al terrorismo, al maxiprocesso e a Tangentopoli il corso della storia ha accelerato il passo, impresso svolte, segnato l'identità del nostro paese in un vortice di eventi che ci riguarda tutti da vicino.
Virginio Marzocchi ripercorre il pensiero politico dei maggiori filosofi, da Platone a oggi, mettendo in luce i concetti di fondo, attraverso cui l'ambito del politico viene ritagliato e illuminato. Al contempo questa tradizione di pensiero è posta in relazione ai contesti geo-storici (dal mondo mediterraneo prima e cristiano-europeo poi a quello globalizzato), giuridico-istituzionali (dal diritto romano e medioevale alle Costituzioni degli Stati nazionali verso un ordine internazionale) e culturali, a loro volta connessi con l'affermarsi di nuovi saperi (la teologia sistematica, le scienze esatte della natura, l'economia politica, la sociologia) e di differenti forme di trasmissione di questi saperi (dalle accademie alle università).
«È fuor di dubbio che Bruno venne al mondo per accendere un fuoco e vide quel fuoco come una raffigurazione dell'amore ardente che aveva creato sia il cosmo sia i cuori umani. Dalla sua cella nelle prigioni dell'Inquisizione veneziana avrebbe contemplato le stelle»: anticipatore del calcolo, investigatore dell'atmosfera planetaria, aspro critico delle prime forme di colonialismo in America, Giordano Bruno ha tutte le carte in regola per essere considerato un uomo totalmente 'moderno'; eppure, allo stesso tempo, la sua riflessione è impregnata dell'immaginario neoplatonico rinascimentale, di cabala e arti mnemoniche, di visioni spirituali che esprime a volte in densi componimenti in latino, altre in un vernacolare scatenato o in sublime poesia. Nato sotto l'ombra del Vesuvio, cresciuto nel convento napoletano di San Domenico Maggiore, nella sua breve vita fu destinato ad attraversare gran parte dell'Europa cinquecentesca: la Svizzera, la Francia, l'Inghilterra, la Germania, Praga, spesso nelle corti dei sovrani, fino a giungere poi a Venezia, dove cadde nelle reti del Sant'Uffizio nel 1592. Morì il 17 febbraio del 1600 in piazza Campo de' Fiori a Roma come «eretico ostinato e pertinace».
Ingrid Rowland traccia una biografia del filosofo nolano agile e accessibile, facendo ampio uso di brani delle sue opere e dedicando un'attenzione particolare agli aspetti 'scientifici' della sua ricerca: le conseguenze che l'esistenza di un universo infinito comporta alla fisica, alla matematica, al concetto della magia (qui reinterpretata in chiave filosofica), al giusto modo per l'uomo di stare nel mondo quando il mondo è un cosmo senza limiti.
«Credo nella capacità che hanno le idee di favorire importanti cambiamenti sociali e politici. Credo inoltre nella forza progressista della vita e nella capacità delle persone di combattere e di ottenere una qualità di vita compatibile con la loro dignità umana e il loro benessere.»
Abdullahi Ahmed An-Na'im appartiene a pieno titolo alla corrente dell'Islam riformista e può essere considerato uno dei riformatori oggi più noti e più discussi per la radicalità e il rigore argomentativo delle sue posizioni revisionistiche. L'importanza del suo contributo intellettuale sta nel tentativo di dare vita a una corrente di pensiero innovativo all'interno del mondo islamico. Altrettanto rilevante è la sua esplicita proposta di dialogo fra l'Islam e la modernità occidentale alla ricerca di un'intesa su alcuni essenziali temi giuridici e politici che renda possibile la comprensione reciproca e quindi la pace. Sarebbe molto grave se la sua voce non venisse ascoltata – nel mondo islamico, in Europa, negli Stati Uniti – e se il suo ottimismo venisse cinicamente irriso e squalificato.
Dalla Presentazione di Danilo Zolo
Il male minaccia la ragione umana, mette in dubbio la possibilità che la vita abbia un senso, sradica le nostre interpretazioni del mondo.
«Ci chiediamo se spiegare le cose si avvicini troppo a giustificarle e, se è così, dove dovremmo fermarci. Ci preoccupiamo su come mantenere un impegno di giustizia quando il mondo intero non lo fa. Ci chiediamo quale sia lo scopo di dare senso teorico al mondo quando non possiamo dare un senso alla miseria e al terrore. Possiamo farlo con ironia, asciuttezza o passione, ma in ogni caso troviamo il modo per considerare una parte trascurata del problema come il senso stesso della vita. Concentrarsi su tali questioni non consiste nel sostituire il pensiero critico con il buonismo. Al contrario: i testi qui discussi dovrebbero rivelare che poche cose danno adito a un pensiero di profondità e rigore tali da togliere il fiato e che, soprattutto, danno adito al dialogo, il vero inizio della filosofia»: da queste considerazioni prende avvio la riflessione di Susan Neiman sul problema del male. Che senso ha un mondo dove gli innocenti soffrono? Quale fede in un potere divino o nell'umano progresso resiste a non catalogare il male? Il male è forte e radicato o banale e mediocre? Fino a quando l'impossibile può divenire possibile in termini di brutalità e violenza?
In un serrato confronto con molte voci della filosofia degli ultimi tre secoli – da Voltaire e Rousseau a Kant, da Leibniz a Schopenhauer, passando per Nietzsche e Freud, fino a giungere ai contemporanei Adorno, Camus, Arendt e Rawls – Susan Neiman dimostra come il male non abbia una essenza costante. Al contrario, cambia nel tempo e noi nel rapporto con esso. Cercare di comprenderlo significa accettarlo come una parte del mondo da indagare.
Una trattazione istituzionale del diritto della famiglia, cioè di quell'insieme di norme che regolano i rapporti tra i membri del nucleo sociale 'famiglia' e la protezione dei soggetti in condizione di debolezza la cui cura è per lunga tradizione una delle funzioni a suo carico, con un chiaro scopo didattico: stimolare lo sviluppo delle competenze utili per cogliere e risolvere i problemi giuridici che possono presentarsi nella programmazione e gestione dei servizi socio-assistenziali territoriali nel campo della famiglia, dei minori e dei soggetti deboli adulti.
Dopo un'introduzione riguardante i fondamenti del diritto privato, il testo entra nel merito delle questioni di diritto familiare, fra cui il matrimonio, la convivenza, gli strumenti di protezione contro la violenza in famiglia, la prole, i diversi tipi di affidamento dei minori, i diversi tipi di adozione, la protezione degli adulti in condizione di debolezza.
«Questo libro nasce da un'idea semplice, condivisa da molti: Norberto Bobbio manca alla cultura e alla vita civile del nostro presente. Manca la sua proverbiale chiarezza, che non è soltanto uno stile, una dote di nitore nella scrittura: è un modo di pensare, di affrontare i problemi andandovi al cuore, superando equivoci e confusioni, involontarie o interessate. Tuttavia – anche questa è un'idea condivisa – l'opera sterminata che Bobbio ci ha lasciato è in grado, per la sua misura 'classica', di offrire orientamenti per la comprensione della nostra realtà, in parte già mutata rispetto al tempo, anzi ai diversi tempi, in cui è stata elaborata.»
Michelangelo Bovero muove da queste considerazioni per riflettere su molte grandi questioni del nostro tempo insieme ad altri studiosi partecipanti a un convegno internazionale in occasione del centenario della nascita di Norberto Bobbio. In discussione sono le condizioni presenti della democrazia, dei diritti umani, della pace; il destino del diritto, dello stato di diritto e della Costituzione in tempi di globalizzazione; le sorti delle grandi correnti politiche del Novecento, come il liberalismo e il socialismo, e il rapporto tra politica e cultura nel nuovo secolo.
Questo è un libro appassionato, saggio, lucido, capace di guardare in modo approfondito sia al passato che al futuro. È un regalo ai giovani che oggi si sentono smarriti e non per mancanza di obiettivi. La causa della loro inquietudine è il mondo che ricevono in eredità e i pochi mezzi che hanno per trasformarlo. Questo libro, summa degli interessi di una vita intera, è dedicato al loro futuro e a tutti noi che vogliamo farne parte.
I ricchi, come i poveri, ci sono sempre stati. Ma rispetto al resto della popolazione i ricchi, oggi, sono più ricchi e più numerosi di qualsiasi altra epoca di cui si abbia memoria. Il privilegio privato è facile da capire e da descrivere. Più complicato è spiegare l'enormità dello squallore pubblico in cui siamo precipitati. La povertà è un'astrazione, perfino per i poveri, ma i sintomi di un impoverimento collettivo sono tutti intorno a noi. Qualcosa che non va c'è, e non è trascurabile. Se una simile, grottesca disuguaglianza persisterà, perderemo qualsiasi senso di fratellanza; e la fratellanza, per quanto fatua come obiettivo politico, è la condizione necessaria della politica stessa. Inculcare il senso di uno scopo comune e di una dipendenza reciproca per molto tempo è stato visto come il pilastro di qualsiasi comunità. Sappiamo da sempre che la disuguaglianza non è solo fastidiosa moralmente: è inefficiente. L'egoismo è scomodo perfino per gli egoisti.
Guasto è il mondo è una sfida politica alla politica: farci carico dei mali della nostra società e immaginare un modo migliore di vivere.
La festa dei centocinquant'anni di unità cade in un'Italia smarrita, un paese che rinnega se stesso e i propri padri fondatori. Ma perché abbiamo un cattivo rapporto con il movimento nazionale che diede origine allo Stato italiano? E per quale ragione ci sentiamo italiani, ma non cittadini di uno Stato nazionale?
Emilio Gentile ripercorre un secolo e mezzo di storia italiana attraverso la lente del rapporto con il Risorgimento e nel confronto con le voci più autorevoli della storiografia italiana e straniera. Da una riflessione svolta senza retorica, senza condanne e senza apologie, emerge il ritratto realistico di un popolo continuamente oscillante fra euforia e depressione, orgoglio e avvilimento, presunzione di grandezza e complesso di inferiorità. Una comunità rissosa, incapace di accordarsi su cos'è l'Italia e cosa sono gli italiani.