Alla conclusione del secondo conflitto mondiale, la sovranità nazionale viene diffusamente ritenuta un ostacolo alla costruzione di un futuro di pace e prosperità. Nasce così l'Europa unita, intenzionata a coordinare l'azione dei singoli Stati per sostenere la piena occupazione e difendere la società dall'invadenza dei mercati. Ben presto, però, la promozione della concorrenza diviene il punto di riferimento per l'operato delle istituzioni europee, che finiscono per identificare nel mercato il principale strumento per redistribuire la ricchezza. La moneta unica viene creata per presidiare questo schema, perché la sua architettura impedisce agli Stati di tutelare il lavoro e alimentare il welfare: non deve esserci spazio per allocare risorse con modalità alternative a quelle riconducibili al libero incontro di domanda e offerta di beni e servizi. Di qui il crescente impoverimento della società, alla base dei drammatici conflitti che evidenziano il tradimento delle idealità da cui era scaturito il percorso verso l'unità europea. E se l'Europa unita si mostrerà irriformabile, se cioè il sogno di una stagione di pace e prosperità avrà ceduto il passo all'incubo di un futuro di conflitti e povertà, il suo destino sarà irrimediabilmente segnato.
Irresponsabili che con le loro azioni scatenano le rappresaglie naziste e fasciste che si abbattono sulla popolazione inerme. Esaltati che combattono per imporre una dittatura comunista in Italia. Assassini che infieriscono sui vinti. E ancora, autori di un racconto falsificato della storia, imposto a tutti. Questi giudizi sui partigiani oggi sono parte integrante di un senso comune diffuso, popolato di frasi fatte. Con un meccanismo connaturato ai media in generale ma amplificato dalla rete, prende forma un racconto che azzera i contesti, semplifica brutalmente, trasporta gli avvenimenti del passato nel presente per giudicarli con il metro dell'oggi. Come possiamo rispondere a questa offensiva pluridecennale? Chiara Colombini restituisce concretezza alla distanza che ci separa da quegli anni, calandosi nella realtà dura e drammatica, ma anche piena di speranza, di quei venti mesi che tanto hanno significato per la storia del nostro paese. Un libro per conoscere ciò che è stato. Senza retorica, tornando alla storia.
Protetto da draghi o spiriti maligni, gravato da maledizioni, rivelato da sogni e visioni, il tesoro è materia magica per eccellenza e fra le più affascinanti. Se cercassimo una ricetta alchemica per crearne uno, avremmo bisogno di alcuni ingredienti fondamentali. Il primo è il valore, quello scintillio che accende il desiderio. Il secondo è il segreto, la consapevolezza che esso esiste senza sapere dove. Il terzo è il tempo, al quale è sopravvissuto e che l'ha reso libero da ogni possesso: attende chi saprà meritarselo ma non è più di nessuno. In queste pagine si proverà a seguire la storia della ricerca dei tesori fra Medioevo ed Età Moderna, analizzando le sfumature del desiderio che ha colto gli uomini attraverso i secoli, descrivendo alcuni degli oggetti che hanno alimentato i racconti più favolosi, svelando come nascono certe leggende, alla scoperta dei nascondigli e dei loro custodi, sulla scia di quei cercatori che, dalle sponde meridionali del Mediterraneo fino all'Europa settentrionale, per secoli hanno seguito il miraggio della ricchezza fra magia e misteriose topografie auree.
La Targa Florio è nata nel 1906 e si disputa tutt'ora. Gli anni gloriosi della competizione, che si svolge in Sicilia, sulle Madonie, hanno visto la partecipazione dei più importanti campioni di ogni epoca: da Varzi a Nuvolari, da Fangio a Siffert. Ideata da un giovanissimo Vincenzo Florio, rampollo della grande famiglia di armatori e industriali, la gara ha consentito che un'area agricola e ancora dominata da un'economia feudale venisse alla ribalta internazionale delle cronache sportive e mondane. Sullo sfondo di una grande sfida della velocità, il libro ci permette di apprezzare un luogo che dal mare alla montagna custodisce straordinarie bellezze e tradizioni, nonché - chi lo avrebbe mai detto - il più alto tasso di biodiversità in Europa.
Il re norvegese Sigurd Magnússon è stato il primo sovrano cristiano a visitare la Terrasanta dopo la conquista crociata di Gerusalemme. E la sua storia è unica nel panorama delle crociate medievali proprio per la sua provenienza: uno scandinavo, signore di un regno lontano in cui il cristianesimo si era affermato da appena un secolo. Un viaggio straordinario: dall'Inghilterra alla Spagna musulmana, dalla Sicilia a Gerusalemme e oltre, fino a Costantinopoli, in un susseguirsi di battaglie navali e assedi, prestigiosi incontri con re e imperatori e violenti scontri con nemici musulmani ma anche, all'occorrenza, cristiani. Un periplo del mondo allora conosciuto che, in cinque anni (1107-1111), condusse sessanta navi dagli estremi confini della terra fino al cuore della cristianità e da qui nuovamente in patria. Uno degli episodi meno conosciuti e più affascinanti della grande storia delle crociate che unisce ai tratti tipici delle scorrerie vichinghe (desiderio di avventura, di fama e di ricchezze) quella tensione spirituale di cui è permeata tutta l'epoca, e che farà guadagnare al suo giovane protagonista fama imperitura.
Questo libro è il racconto di ventiquattro ore che hanno cambiato l'Italia. Poche volte nella storia capita che un intero Paese si accorga immediatamente di essere di fronte a uno spartiacque, a un momento da cui si uscirà profondamente diversi. È quello che accade il 16 marzo del 1978, il giorno del rapimento di Aldo Moro ma anche il giorno della fiducia al primo governo che vede il voto favorevole del Partito comunista. Il 16 marzo 1978 è un giorno sbagliato. Un giorno che, destinato a entrare nella storia italiana come inizio di una nuova fase democratica, diventa improvvisamente tutt'altro: il giorno della violenza e della 'geometrica potenza' di fuoco delle armi. Il giorno del sequestro di Aldo Moro a via Fani.
«Capire qualcosa di più della mia stirpe, trovare il bandolo del nostro comune sentire femminile. Così ho legato la mia parola a quella di tante donne che mi hanno preceduta e nutrita, le scrittrici di cui possiedo libri sottolineati, appuntati, deformati. Amati. Virginia Woolf, Natalia Ginzburg, Annie Ernaux, Marguerite Duras, Elsa Morante, Sylvia Plath, Ingeborg Bachmann, Anna Maria Ortese, Lalla Romano, Joyce Carol Oates, Nina Berberova, Karen Blixen, Clarice Lispector, Marguerite Yourcenar, Hannah Arendt. E tantissime altre. Ne ho seguito le orme, le ombre, le opere e i fatti della vita, per decifrare la tela di un pensiero e di un lessico nostri.» La materialità delle cose, l'urgenza della vita, la solitudine, la ricerca di un senso: pagina dopo pagina, la scrittrice Sandra Petrignani ricostruisce un mosaico che è il volto delle donne.
Questa biografia vuole far emergere una storia comune, di cui Maria Paola Colombo Svevo è stata un 'anello forte'. Classe 1942, nativa di Rho, in provincia di Milano, democristiana, è stata assessore al comune di Monza e alla Regione Lombardia, senatrice e poi parlamentare europea. Si è sempre occupata, prevalentemente, delle fasce più deboli e vulnerabili, con uno sguardo costante alla condizione delle donne e al loro punto di vista sulle cose. È la stessa vita di Maria Paola Colombo Svevo ad aver suggerito la strada da percorrere per la stesura di questo libro: il suo impegno per la storia comune permette di ricostruire il tessuto culturale della realtà del suo tempo. Nella sua unicità, è anche una biografia 'rappresentativa': di una cultura, di un territorio, di una generazione, di moltissime donne. È parte di una tradizione: quella del movimento cattolico democratico e popolare, delle persone libere e forti, che trova le sue origini nel pensiero di Luigi Sturzo.
Claudio Cesa, uno dei più importanti studiosi di Hegel, ha chiamato a raccolta i maggiori studiosi del filosofo che, seguendo un metodo rigorosamente storico, ne analizzano e ne descrivono in modo sistematico e completo il pensiero. Un libro per tutti coloro che vogliono accostarsi alla sua riflessione filosofica, utile per chi voglia studiarlo.
Lungi dall'essere istintivo ed estemporaneo, il gesto è qualcosa di assai complesso perché pieno di storia. Fare una 'storia del gesto' vuol dire, infatti, occuparsi delle relazioni sociali, elemento costitutivo della società umana. Pur mutando e trasformandosi di epoca in epoca, la gestualità intesa come 'uso sociale del corpo' trasmette un codice di valori e di significati preciso e duraturo, che il grande storico Jean-Claude Schmitt ci aiuta a riconoscere e a comprendere con grande ricchezza di esemplificazioni concrete. Un libro sorprendente che ci fa entrare nella tradizione culturale della tarda Antichità e del Medioevo, intrecciando storia sociale, storia della cultura e della mentalità, antropologia storica, sociologia, semiotica teatrale.