Lo spazio reale o immaginato - e variamente modulato in luoghi, paesaggi, prospettive e ricordi - si rivela ambito e spunto per la creazione e la trasmissione di un ingente patrimonio storico e culturale. Nello spazio, vissuto ed interpretato in modo non uniforme, prendono vita testimonianze religiose ed interpretazioni del mondo, itinerari, oggetti e creazioni artistiche che, adeguatamente letti, rimandano ad un orizzonte ampio e complesso. Gli studiosi intervenuti nel confronto che ha dato vita al volume propongono una lettura dello spazio quale categoria duttile e variamente interpretabile, inoltre lo caratterizzano sia come "recipiente o zona di accoglienza", ma soprattutto quale stimolo ed opportunità per la creazione e l'epifania di un patrimonio culturale che, secondo la linea preferita da molti degli autori intervenuti in quest'opera, si volge al sacro. Lo spazio inteso, dunque, come: ambito privilegiato in cui si rivelano e si materializzano variegate manifestazioni del trascendente, realtà ove si palesa la presenza ed il legame tra l'umano e il divino.
Quali erano le discipline note a Dante? e in che misura? quanta influenza ebbero queste conoscenze nella stesura della Divina Commedia? L'universo del sapere medievale era veramente privo di conoscenze scientifiche come crediamo oggi? A questi interrogativi risponde il volume che si propone di fare il punto su un aspetto, il rapporto con la scienza appunto, ancora poco studiato della scrittura dantesca. Dalla geografia all'astronomia e all'astrologia, dall'alchimia alle conoscenze naturalistiche, dalla logica alla matematica, via via scienze ancora oggi viventi e altre ormai dimenticate si alternano nella ricostruzione dell'universo scientifico di Dante Alighieri.