Giro d'Italia con delitto dovrebbe essere "delitti", al plurale, ma si può considerare tutto il crimine assortito come un delitto unico commesso profanando la sacralità della corsa, è un giallo classico di ingredienti e moderno di salse, rigoroso e particolare, con soluzione completa e inattesa non all'ultima pagina e neppure all'ultima riga, ma all'ultima parola. Poi c'è un epilogo brevissimo che rimanda ad un Tour de France con delitto. Protagonista è la corsa rosa, che fa cent'anni in questo 2009. Le comparse sono tantissime, dal pubblico ai corridori ai cosiddetti suiveurs (giornalisti, amici, parenti, meccanici, tecnici, organizzatori, poliziotti...). I delitti sono truci ma non trucidi. Si sentono più applausi ai ciclisti che grida di terrore, ma il racconto toglie il fiato e toglie la voglia di fare tappa per sostare nella lettura.
GLI AUTORI
Gian Paolo Ormezzano (Torino, 1935) tre figli e sei nipoti, diplomato al liceo classico Cavour. A Tuttosport dal 1953 al 1979: giovane di studio, redattore semplicissimo, caposervizio del ciclismo, direttore. Da fine 1979 inviato speciale a La Stampa e poi, dal 1991 della pensione, collaboratore fisso dello stesso giornale, con breve ritorno a Tuttosport nel 1997-98. Primatista mondiale di Giochi olimpici, cominciando dal 1960 a Squaw Valley: 23 edizioni dopo Torino 2006, record di tremenda pesantezza anagrafica e non solo. Servizi o – più fine – reportages da 28 Giri d’Italia, 12 Tour de France, tanti e forse troppi campionati mondiali ed europei di calcio, atletica, basket, nuoto… Per i Giochi invernali di Torino 2006 ha scritto Di neve e di ghiaccio, fiabe olimpiche vere raccolte in un volume edito in italiano e inglese.
L’interrogativo che regge il pensiero scritturale qui presentato è se possa esistere, nella contemporaneità, un appello utopico ad un lingua poetica che sappia accogliere l’alterità, esprimere le sue condizioni di esilio, annunciarne il desiderio di futuro. Intorno a questi nuclei di analisi, La lingua di Cleopatra tesse – è la forza stessa della traduzione interpretata dalla figura shakesperiana – legami strettissimi con il pensiero utopico di Walter Benjamin (e della Scuola di Francoforte), con la filosofia di Jacques Derrida nell’intreccio con il poststrutturalismo di Paul de Man, col pensiero postcoloniale di Gayatri C. Spivak nella sua vicinanza d’ispirazione con l’écriture feminine di Hélène Cixous. La prospettiva è quella che s’interessa così al dibattito teorico sulla traduzione, all’intertestualità, alla (dis)appropriazione autoriale, alla sperimentazione di nuove forme della comunicazione artistica, con la musica, il cinema, il reportage giornalistico.
La Commedia è culla di tradizione letteraria europea ed espressione somma del patrimonio della civiltà occidentale. Essa possiede un'inesauribile capacità di descrivere l'animo umano e di abbracciare la realtà dell'universo, grazie alla quale ha conquistato nei secoli generazioni di lettori. Nessun altro genio artistico della nostra tradizione letteraria ha saputo risvegliare quanto Dante, "poeta del mondo terreno", quella "concreta e perpetua sete" di bellezza e verità che spalanca aòòa conoscenza di noi stessi e del mondo e rende degna e appassionante l'esperienza dell'umano cercare.<br/
Atene e Gerusalemme rappresentano, fin dalla tarda antichità, le cifre emblematiche di due universi spirituali – la cultura greca e il messaggio biblico – profondamente differenti e distanti. La storia, com’è noto, li condusse ad incontrarsi, a scontrarsi e – talora loro malgrado – ad interagire in modalità riccamente articolate. Il presente volume si propone di ricostruire la comprensione che il «nuovo pensiero» di Franz Rosenzweig (1886-1929) elaborò del profilo complessivo dei due universi e di una loro possibile, feconda connessione reciproca. L’indagine si sviluppa su uno scenario tematico e problematico riccamente articolato, sullo sfondo del quale si stagliano diverse questioni di scottante attualità, come, ad esempio, quella dell’identità dell’Europa nello scenario della globalizzazione planetaria, quella del destino della religione e delle religioni nell’odierna cultura post-secolare e post-moderna, e infine quella del confronto e del dialogo fra culture profondamente differenti.
Canzoniere di luce e di dolore, questo libro di Serricchio è il dono di una voce di acclarato calore nel campo della poesia italiana. Voce piena di pudore e forza, che accoglie l'esperienza della luce - quella abbagliante del sud e quella che è per l'anima - e l'esperienza del dolore e le ridona a noi che leggiamo in modo che dove c'è l'una non manca l'altro, e viceversa. Perché il miracolo della voce di un poeta è la presenza contemporanea di luce e pena, di carcere e di sole, nel segreto delle parole e della visione da cui nascono. La parola con due lingue di Serricchio in queste pagine, specialmente in quelle dedicate alla donna amata, trovano una misura che si può definire classica ma mai inerte, anzi tutta viva di emozione e di capacità di scoperta. Voce e andamento antichi e sempre nuovi della poesia. La personalità di questo poeta e il dono della sua voce sono tra le conferme del legame che sempre corre tra stoffa della vita e destino d'arte. In questo libro ricco e bellissimo, Serricchio ci fa sentire la unicità della sua terra, dei volti, dei suoni, delle visioni tra cielo e mare, e di una lunga storia d'amore. E anche l'universale parola della solitudine di un uomo che, commosso, apre le braccia al mistero dell'esistenza.
Esistono domande che contengono in sé tutto ciò che le società occultano. Una di queste è certamente il ruolo della donna nell’Islam. Così quando Benazir Bhutto fu eletta Primo ministro del Pakistan nel 1988, nessuno in Occidente si era resoconto della frattura che questo avvenimento aveva provocato nella storia dei paesi islamici. L’inchiesta storica e sociologica di Fatima Mernissi nasce da questo avvenimento. Essa indaga quindici secoli di storia dell’Islam, dalla storia delle dinastie ai fondamenti del linguaggio politico religioso, per scoprire il ruolo spesso nascosto delle sultane. Anche le domande più scottanti e attuali sullo stato della donna in Islam non sono assenti dall’indagine. Fatima Mernissi fa parte infatti di questa umanità e vive in prima persona i problemi della condizione della donna nel mondo musulmano. Tale condizione viene riassunta mirabilmente dall’autrice attraverso il concetto di «medina democrazia»: «noi, abitanti delle “medine-democrazie”, stiamo girando, presi nel vortice tra cielo e terra, cosmonauti malgrado noi stessi, senza tuta né maschera a ossigeno,abbandonati in questa danza planetaria, la faccia scoperta e i palmi aperti. Con una differenza tutt’altro che trascurabile: che noi donne dobbiamo fare tutte queste giravolte con in più il velo».
Uno sbandato "che scappa da tutto e da tutti", sullo sfondo di una guerra civile tra le montagne vicino al confine. Si imbatte in una dimora abbandonata, costruita in un luogo inospitale ma protetta da una faggeta antichissima, sorta tra gole inesplorate. Un giovane canuto, incontrato nella casa, promette di aiutarlo a passare il confine come guida di un viaggio di cui entrambi conoscono i rischi. Ma qual è la presenza che ossessiona il protagonista e che sembra nascondersi dentro la casa? A partire da prestiti importanti (Racconto d'autunno di Tommaso Landolfi e Stalker di Andrej Tarkovskij) l'autore costruisce un libro che può essere letto come un gotico, un racconto filosofico, un poema in prosa o un romanzo d'avventura. Si tratta in realtà di un viaggio di parole attraverso il quale prendono vita tre personaggi senza nome e una casa sventrata. Racconto d'inverno è la storia della loro storia.
I contributi qui raccolti affrontano il tema dell’incontro fra Islam e Occidente in età moderna con una prospettiva aperta su molteplici campi: missioni, e letteratura religiosa e controversistica, conversioni reali e apparenti, esperienze di convivenza e influenze reciproche, scambi linguistici e culturali, traduzioni di testi sacri e circolazione del sapere. La prima parte, Immagini e pratiche dell’Islam nella cultura europea, descrive l’islam visto con gli occhi di uomini di Chiesa, viaggiatori, scienziati, filosofi e “liberi pensatori” dell’Europa del Seicento. La seconda parte, Politica e religione di fronte all’Islam, mette a fuoco il valore delle vittorie militari, degli scambi politici e delle missioni religiose per la formazione di un’immagine occidentale dell’Islam e per la conoscenza di esso. Il “lungo Seicento” si rivela così un periodo chiave nell’evoluzione di un rapporto tormentato e multiforme.
Il racconto della chiamata dei discepoli da parte di Gesù e della e della loro vita comunitaria attorno a lui, qui presentato in maniera scorrevole e lineare, semplice e chiara, è frutto di riflessione attenta, da un lato, alle più recenti ricerche esegetiche e, dall’altro, alla dimensione contemplativa dello stupore infantile.
Illustrazioni di Giuliano Ferri
GLI AUTORI
ENZO BIANCHI (Castel Boglione, Monferrato, 1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. Direttore di «Parola, Spirito e Vita», membro della redazione della rivista internazionale di teologia «Concilium», è autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a «La Stampa», «Repubblica», «Avvenire», «Luoghi dell'infinito» e, in Francia, a «La Croix», «Panorama» e «La Vie». Tra i suoi libri ricordiamo Adamo dove sei? (1994), Apocalisse di Giovanni (1990, n.e. 2000); Pregare la Parola (1974, n.e. 1994), Il radicalismo cristiano (1980), Vivere la morte (1983, n.e. 1996), Da forestiero (1995), Altrimenti (1998), Non siamo migliori (2002), Dare senso al tempo (2003), Le parole della spiritualità. Per un lessico della vita interiore (1999, n.e 2003), Cristiani nella società (2003, n.e. 2007), Vivere la domenica (2005), Una vita differente (2005), La differenza cristiana (2006), Ero straniero e mi avete ospitato (2006), Vivere è Cristo (2006).
Non è di certo un esercizio quello di Giardinazzo. E se pur non mancano i momenti di grande virtuosismo e di spericolata orchestrazione di temi e riferimenti, mai viene meno in questo saggio la partecipazione accorata dello studioso. Insomma, per dirla in un niente: qui l'autore si sta giocando l'anima. Sta ricapitolando alcuni dei motivi che gli hanno fatto muovere i primi passi nella poesia. E sta mettendo a verifica tutta intera la sua percezione di quel che si chiama letteratura. Infatti, nello studiare i confini o quelli che tali si presumono tra i fenomeni accade di ricomprendere, di riconoscerli diversamente. E qui, il calabor-etiope corridore sta guardando e sta aiutandoci a guardare con occhi rinnovati l'esistenza stessa della poesia e del narrare, e del loro deposito storico-critico che chiamiamo letteratura. Sono occhi pieni di un vento antico. Nulla è meno rispettoso del fenomeno della canzone che il circoscriverne le radici in una provincialissima modernità, senza avere il coraggio (e l'erudizione) di guardarlo entro il grandioso affresco della storia del fenomeno poetico-lirico e nella prospettiva fatta di ombre e di splendori remoti di ciò che precede sempre la storia.
Dalla prefazione di Davide Rondoni
GLI AUTORI
Francesco Giardinazzo è docente di “Teoria e analisi del testo letterario” presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori, Università di Bologna; inoltre insegna presso il Centro Internazionale della Canzone di Bologna.
Tra le pubblicazioni, si rammentano: Lirici greci. Traduzioni. (Firenze, 1992); D’Annunzio 1895. Un viaggio in Grecia (Firenze 1996; Firenze 2005); Cercare il volume. Saggi danteschi (Rimini, 1998); La voce e il vento. Variazioni su L’infinito di Leopardi (Firenze, 2001); La trama e l’arazzo. Maestri della cultura europea fra presente e passato (Ferrara, 2003); Il gesto di Hermes. L’ermeneutica, i classici, la modernità letteraria (Bologna, 2007).
Oltre a occuparsi di letteratura, filosofia, analisi stilistica e traduzione, ermeneutica testuale, storia del teatro, i suoi interessi si muovono in direzione dello studio dell’esperienza musicale nel suo rapporto con le altre forme di espressione artistica.