Con la sua singolare combinazione di talento, ambizione, energia e immaginazione Jacopo Tintoretto (1518/1519-1594) dominò il campo della pittura nella natia Venezia durante la seconda metà del Cinquecento. Stando ai contemporanei dell'artista e ai suoi primi biografi, egli ambiva a coprire ogni muro veneziano con le proprie tele. Giorgio Vasari lo definì "il più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura". Ritenuto, con Tiziano e Veronese, uno dei tre massimi pittori che contrassegnarono l'età d'oro dell'arte veneziana, Tintoretto fu un audace innovatore, tanto da stupire e, talvolta, indignare i suoi pari. Quella pennellata libera ed espressiva che spinse i detrattori a giudicare non finite le sue opere è ora riconosciuta come un passo fondamentale nello sviluppo della pittura a olio su tela. Ancor oggi il pubblico è impressionato dalle dimensioni sovrumane, dal dinamismo pittorico e dal carattere visionario delle opere tintorettiane. Pubblicato in coincidenza con il cinquecentenario della nascita dell'artista, ricorrenza celebrata con mostre sia in Italia sia negli Stati Uniti, questo volume offre una visione esaustiva della carriera di Tintoretto e degli esiti da lui raggiunti. Basandosi sulle ricerche più recenti, un gruppo internazionale di studiosi esplora in profondità vari aspetti dell'arte tintorettiana: dai metodi operativi alla venezianità di Jacopo e all'interesse da lui testimoniato per il ritratto, da accostare a quello rivolto alla pittura sacra, l'ambito da cui deriva principalmente la sua fama. Nuove scoperte biografiche forniscono risposte a interrogativi lungamente dibattuti sul posto occupato da Tintoretto nella società veneziana. Le numerose illustrazioni, molte delle quali dedicate a particolari delle opere, presentano oltre centoquaranta dei più importanti dipinti dell'artista - un'ampia parte dei quali restaurata di recente - insieme a una scelta dei suoi disegni più pregevoli. Il volume, rivolto non soltanto a esperti e studiosi che si occupano del Rinascimento italiano ma anche al lettore non specializzato, si propone come l'analisi definitiva di uno dei giganti dell'arte europea.
Trasmessa in radio alla fine degli anni novanta, «Le voci dei vinti» portò per la prima volta all'attenzione del grande pubblico le testimonianze di chi si unì alla Repubblica Sociale Italiana. L'altra faccia della guerra civile veniva raccontata direttamente da uomini e donne che, per fedeltà al fascismo o per paura di essere giustiziati, si ritrovarono a combattere contro i loro stessi connazionali. Le storie raccontate seguivano parabole simili: dal senso di tradimento dopo l'armistizio, alla fuga precipitosa al nord per unirsi alla «Decima» o alle Brigate Nere, alle vicende dimenticate del Servizio Ausiliario Femminile, fino ai campi di addestramento in una Germania crepuscolare, alla resa finale, alle foibe e alle vendette verso i «traditori». La trasmissione provocò feroci dibattiti, interrotti solo dall'intervento della Commissione di Vigilanza RAI. Per i successivi vent'anni Sergio Tau ha continuato a raccogliere i racconti degli ultimi reduci della Repubblica di Salò, consapevole della necessità di preservare le testimonianze di tutte le voci di quella che ancora oggi è una delle pagine più controverse nella storia italiana. Grazie al ricco testo introduttivo di Pietrangelo Buttafuoco, il libro di Tau è un documento unico per comprendere come le storie personali di uomini e donne si siano intrecciate alla vicenda più tragica dell'Italia fascista, fuori da ogni retorica celebrativa o ideologicamente riduttiva dell'esperienza repubblichina.
Dopo una lunga serie di vagabondaggi in giro per il mondo, a quasi settant'anni Signe fa ritorno ai luoghi dell'infanzia, sulla costa occidentale della Norvegia, là dove il fiume incontra il fiordo e l'acqua della montagna diventa tutt'uno con quella del mare. È arrivata sulla sua Bla, la barca a vela che porta il nome del colore del ghiacciaio, ma si fermerà per poco, giusto il tempo di constatare quanto tutto sia cambiato e camminare per l'ultima volta sopra il "suo" ghiaccio. Presto salperà di nuovo l'ancora con un singolare carico a bordo. Vuole attraversare parte dell'Atlantico e raggiungere il litorale francese, dove spera di trovare l'uomo che amava. Ventiquattro anni dopo, la violenta siccità che flagella il Sud dell'Europa costringe la gente a migrare verso nord: le case sono vuote, i campi inariditi e non c'è più acqua per tutti. Ma per David, troppo giovane per sentirsi un buon padre, e la sua piccola Lou la speranza si riaccende quando, in un giardino bruciato dal sole, scoprono una vecchissima barca a vela. Una barca che ha custodito un carico singolare, molto prezioso. Nel suo romanzo, seconda parte di una tetralogia letteraria sul clima, Maja Lunde ci racconta dell'amore per i figli e della difficoltà di conciliare gli ideali con l'esperienza quotidiana, mettendo a nudo i disastrosi effetti che le nostre azioni possono avere sul pianeta. Ogni sua frase, solida e insieme emozionante, diventa un inno all'acqua, e di conseguenza alla vita.
Un dialogo tra pensiero antico e pensiero moderno, tra Occidente e Oriente: un «alfabeto» - e non «dizionario» - filosofico, perché l'elenco dei concetti proposti non si pone come premessa per giungere a una definizione conclusiva, ma come pretesto per mantenere aperto un campo di discussione e riflessione da parte del lettore. Un elenco esemplare di alcune idee che si sono formate e consolidate nella storia del pensiero, ma che continuano a dimostrarsi talmente feconde da rimanere aperte a sempre nuove interpretazioni prodotte da un lavoro filosofico inteso come sapere critico che non ha né sede né fine.
Quanto somiglia Cabras, Sardegna, paese natale di Michela Murgia, ad Avalon, Britannia, luogo mitico di Re Artù e della spada nella roccia? Se Morgana, Igraine e Viviana, le "Signore del Lago", hanno il potere di sollevare le nebbie con le parole e influenzare le vite dei cavalieri della Tavola Rotonda, Michela Murgia, nata in mezzo alle acque di Cabras, ha il potere di sollevare le nebbie intorno alle storie e alle idee che ci circondano, raccontandoci la versione delle donne, nel solco ideale di Ave Mary. In un viaggio che comincia in mezzo al mare e in mezzo al mare ritorna, una delle maggiori scrittrici italiane racconta come e perché è diventata femminista, come e perché ha cominciato a temere le gerarchie religiose, come e perché non ha mai smesso di giocare di ruolo nel mondo magico di Lot, come e perché certi libri che ci hanno fatto crescere, in effetti, li abbiamo mangiati più che letti, e soprattutto come e perché creare ogni giorno il mondo che ci circonda è un gesto politico.
Le spettacolari architetture cartacee di Dario Cestaro ci restituiscono la bellezza di Roma in un libro pop-up che racconta la storia della città con testi semplici e aneddoti curiosi raccolti da Franca Lugato. Un affascinante viaggio tra pagine colorate che si trasformano negli edifici più famosi di Roma, punti di partenza per approfondimenti curiosi: il Colosseo e i grandi eventi della Roma imperiale; una passeggiata nella Roma antica tra i Fori imperiali; il Pantheon, costruzione perfetta e luogo di sepolture di uomini illustri, da Raffaello ai re d'Italia; San Pietro, la più grande chiesa della cristianità, e i palazzi vaticani con la cappella Sistina e i suoi splendidi capolavori; la Fontana di Trevi, emblema di Roma regina delle acque e simbolo della dolce vita di felliniana memoria; Piazza di Spagna, raffinato salotto all'aperto coronato dalle sinuose scalinate di Trinità dei Monti. I magnifici disegni di Cestaro aiutano anche i più piccoli a riconoscere le caratteristiche principali della città, svelandone gli artifici e la storia. Età di lettura: da 5 anni.
Arricchiti da una nuova introduzione, i tre volumi autobiografici di Massimo Fini - «Di[zion]ario erotico», «Ragazzo. Storia di una vecchiaia», «Una vita» - raccolti per la prima volta in un unico libro, ripercorrono eventi e sentimenti con un andamento narrativo, giocato sulla memoria. Amori, passioni, amicizie, tradimenti, illusioni e disillusioni, ricordi, esperienze personali: raffigurati senza indulgenze, sfilano davanti ai nostri occhi i personaggi, noti o meno noti, che Fini ha incontrato nel corso della sua esistenza, in un racconto venato da una nostalgia quasi feroce per il Tempo Perduto, al di là delle ipocrisie e della retorica sulla «terza età».
Siviglia, 1519. Più uomo di penna che di spada, Antonio Pigafetta, vicentino di nascita, decide di prendere parte alla straordinaria impresa di Ferdinando Magellano che si appresta a salpare con cinque navi cariche di provviste, armi, specchietti e cianfrusaglie da baratto. Gli uomini ai suoi ordini sono 250, tra marinai e soldati. Di questi, 27 sono italiani. Scopo della missione è raggiungere le Molucche, isole delle spezie, in senso contrario alle rotte usuali su cui il Portogallo esercita una pericolosa concorrenza. Per arrivare al Pacifico, bisogna però trovare el paso, mitico stretto che non è riportato sulle approssimate carte nautiche, ma ben definito nella mente del caparbio comandante. Ostacolato da infidi sottoposti, che mal ne tollerano l'autorità, il viaggio sarà irto di pericoli ed eventi drammatici, sorprendenti scoperte e amare sconfitte, ripercorsi sulla falsariga del diario di questo coraggioso cronista. Superando inaudite difficoltà, la spedizione, decimata da perdite di uomini e navi, si concluderà con un successo. Ma la gloria, come la fortuna, si rivelerà cieca?
Addentrandosi nelle trame dei decenni appena trascorsi per rintracciare le cause profonde di una modernizzazione incompiuta, Valerio Castronovo analizza le metamorfosi dell'«identità italiana» attraverso la cultura, i protagonisti, la mentalità, la visione della politica e delle istituzioni, sottolineando i cambi di passo e le costanti nella storia nazionale, tra cui spicca il sussistere (e l'aggravarsi) di un profondo divario tra Nord e Sud. Il racconto parte dalla seconda metà degli anni ottanta, dal formidabile guizzo con cui l'economia ricominciò a galoppare sorpassando addirittura il Regno Unito. Una ripresa effimera, a cui seguirono le inchieste su Tangentopoli, destinate ad affondare il sistema partitico, e la discesa in campo di Berlusconi, che si fece «garante» del passaggio da una «repubblica dei partiti» a una «repubblica dei cittadini». Sullo sfondo, la scomparsa delle principali dinastie imprenditoriali, il sorgere di piccole-medie aziende e dei distretti industriali, le scelte di politica economica che hanno frenato il Sud, fino alle sfide di oggi poste dalla rivoluzione del digitale e dalla produzione 4.0.