"Mollati gli ormeggi, il lettore si ritrova in queste regioni periferiche cariche di tensioni, dove percepisce il carattere eccezionale di quell'isola di pace chiamata Unione Europea. Pace che diventa un privilegio, in un quotidiano fatto di crisi e conflitti. Questa realtà duplice ci ricorda che la nostra pace è legata allo stato del mondo "altro". Il nostro mondo sopravvive e progredisce solo se anche il "mondo degli altri" progredisce e si sviluppa. L'Unione dovrà dunque costruire se stessa e il proprio rapporto con il "vicinato" tenendo a mente che la pace degli altri, nel suo senso più vasto, è anche la nostra."
Questo volume, oltre a raccogliere preziosi testi di Sartori mai pubblicati sullo spirito conciliare, contiene una fondamentale intervista originale, densa come un testamento, in cui, accanto ai suoi temi essenziali, svolge con libertà la sua ultima profetica provocazione: la conoscenza di Dio è sempre più grande dei nomi che gli diamo.
In questa raccolta di racconti autori originari dell'India e del Brasile, dell'Argentina e della Siria, della Grecia e della Polonia, dell'Albania e della Slovacchia, della Bosnia e della Romania, venuti per diverse ragioni a vivere in Italia, contaminano valori, tradizioni, religioni e culture a partire dalla figura di San Nicola, il santo meticcio per eccellenza.
"Spesso le coppie che si dividono enfatizzano la necessità ("meglio separarsi che litigare"), proclamano l'opportunità ("inutile procrastinare"), sottolineano l'altruismo ("l'abbiamo fatto per il bene dei figli") della scelta. Dimenticano che spezzare il patto coniugale rappresenta pur sempre una scelta esistenziale importante e gravida di conseguenze. In primo luogo per i figli che subiscono decisioni prese dai genitori di cui non conoscono o non riescono a capire sino in fondo i motivi. Ma, come un sasso gettato nell'acqua, il disgregarsi della famiglia investe, a cerchi concentrici, i parenti, gli educatori, gli operatori sociali, la comunità nel suo insieme. I figli, rimasti senza il guscio protettivo ella famiglia, rischiano di subire un trauma che, anche quando celato dallo straordinario senso d'adattamento, non va sottovalutato. Dalla constatazione di come sia al tempo stesso indispensabile e difficile vivere insieme nasce l'esortazione "che nessuno resti solo!", che pervade in lungo e in largo queste pagine. Eppure, la rottura di una famiglia non genera necessariamente una cascata di disgrazie. L'esperienza degli autori ci mostra, in vari contesti, che alla rottura del contenitore familiare si può sopravvivere e che una crisi esistenziale ben superata può aiutarci a crescere e a diventare migliori." (dalla prefazione di Silvia Vegetti Finzi)
"Fuga dalla paura" di Irena e Henryk Zeligowski è un libro doppio. Nel senso che si può cominciare a leggere da una parte e poi, semplicemente girandolo, incrociare l altra storia. Un artificio grafico con due diverse copertine, per rendere l'idea delle due storie che camminano parallele e poi, a un certo punto, si incontrano. Sono le storie di Irena e Henryk, 2 ebrei sopravvissuti alla Shoah. Irena prima braccata e poi in fuga dal ghetto di Varsavia, Henryk in fuga dal ghetto di Kalisz, città di frontiera con la Germania. Ora medici in pensione, vivono in un quartiere nei pressi di Tel Aviv. Per anni non hanno raccontato la loro storia, fino a quando, Giulia, la loro nipotina che vive in Italia, studiando a scuola la storia degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, ha chiesto ai suoi nonni di raccontarle la loro storia. Irena e Henryk hanno incontrato la classe di Giulia e tanti altri bambini. Hanno così capito l'importanza di ricordare e raccontare per lasciare memoria perché non accada o continui ad accadere che ai ragazzi venga rubato il loro futuro.
Un libro che alterna fotografie (molto belle e intense) di volti e squarci di vita africani a inserti narrativi dove le storie di Philip, Kevin, Jane, Jack rispondono alla domanda posta dal capitolo che le raccoglie: "Vite di scarto?" e a riflessioni inedite che accompagnano il lettore alla scoperta di pedagogie made in Africa. Pochi, pochissimi, al di fuor dall'Africa hanno studiato e riflettuto sulle pedagogie africane. È uno dei tanti segni della superficialità, a volte del disprezzo, con cui le culture e l'esperienza africana sono state avvicinate negli ultimi secoli. Il libro supera questa rimozione. Già il titolo indica l'oscillazione tra il senso etimologico della parola pedagogia, condurre il bambino così come avviene nelle forme tradizionali di cura ed educazione in Africa, e il senso più recente di sostegno alla vita con cui l occidente si approssima al vecchio continente. Su quali tracce è possibile ricostruire l'incontro tra i nostri mondi, allora? Gli autori ci indicano che per farlo bisognerà lasciare la pista, andare per fenditure e crepacci, andare per il terreno rugoso, muoversi sulla rima di una bolgia, sull'argine, per trovare quella linea che collega i margini, dove tutto è periferia. Dove l'incontro è più possibile se accompagnato dall'ascolto. Un libro da leggere e da vedere. Un viaggio nell'Africa che può condurre e sostenere, con le radici robuste della sua storia e della sua cultura, l'incontro tra identità e culture diverse.
Una città si può raccontare in mille modi. Se poi è l'unica città che vanta il solo monumento equestre eretto a un cavallo e non a un cavaliere ti viene da scrivere, raccontandoti con ironia, che "siamo l'unica città secoli avanti nella lotta per la parità dei diritti tra umani ed equini". Con la penna che scorre agilmente sul foglio, Marocco descrive una generazione che vive la periferia di una città levantina come Bari, anche quando di questa città abita i quartieri "bene" e frequenta i posti alla moda. 6 racconti che tracciano e segnano, nei destini dei protagonisti, i linguaggi, i sogni, le solitudini e le acrobazie di una generazione immersa in una metropoli che è periferia perchè città del sud, che non sa essa stessa se dirsi antica o moderna... e che festeggia il suo santo patrono con le stesso ardore con cui ricorda l'estate in cui il Bari comprò João Paulo, mentre strizza l'occhio ad Antonio Cassano.
Il dolore cupo, le urla, i pianti e dopo il silenzio, il vuoto ma anche la rabbia o al contrario l'abbandono. E poi il filo tenue con chi resta, con la parola che aiuta a rialzarsi e a ritrovare il senso, la forza di riprovare. Storie di giovani che raccontano il loro incontro con la morte di una persona cara: un amico, il proprio ragazzo, un genitore. 7 racconti che provano a tirar furoi dagli adolescenti le paure e le emozioni forti che l'esperienza del dolore comporta. Età di lettura: da 12 anni.