"È gelida l'acqua. Mi entra nelle ossa. Non riesco a liberare la stazza dall'acqua. Uso tutta la mia forza e la mia agilità ma la lancia resta piena. E cado. Ho paura. È notte fonda e fa freddo. Siamo a quaranta miglia da Lampedusa e, se non riesco a farmi sentire subito, mi lasceranno qui e sarà la fine. Non voglio morire così. Non a sedici anni. Il panico sta per impadronirsi di me e comincio a urlare con quanto fiato ho in gola, cercando di rimanere a galla e di non farmi trascinare giù da questo mare che ci consente di sopravvivere ma che può anche decidere di abbandonarci per sempre. "Patri" urlo. "Patri." Lui è al timone e non mi sente. La fine si avvicina, penso. Poi qualcosa accade... Ciò che non potevo sapere allora è che non solo quella notte sarebbe rimasta per sempre impressa nella mia mente ma che la mia esistenza sarebbe stata segnata da un mare che restituisce corpi e vite e che sarebbe toccato proprio a me salvare quelle vite e toccare per ultimo quei corpi." Pietro Bartolo è il medico che da oltre venticinque anni accoglie i migranti a Lampedusa. Li accoglie, li cura e, soprattutto, li ascolta. Queste pagine raccontano la sua storia: la storia di un ragazzo mingherlino e timido, cresciuto in una famiglia di pescatori, che si è duramente battuto per cambiare il proprio destino e quello della sua isola. E che, non dimenticando le difficoltà passate, ha deciso di vivere in prima persona quella che è stata definita la più grande emergenza umanitaria del nostro tempo.
"Le sto chiedendo di continuare a essere uno scienziato attivo dentro e fuori il laboratorio, le offro la possibilità di farlo potendo intervenire e contribuire ai lavori del Senato della Repubblica." Elena Cattaneo, biologa famosa in tutto il mondo per i suoi studi sulla corea di Huntington, una malattia neurologica causata da un gene mutato, non dimenticherà mai le parole dell'allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando nel 2013 le annunciò la decisione di nominarla senatrice a vita. Da allora la sua esistenza è profondamente mutata e la sua attività scientifica si è arricchita di una funzione pubblica e istituzionale fondamentale per poter restituire alla scienza, troppo spesso bistrattata e abbandonata a se stessa, un ruolo di primo piano nel nostro paese. Lo testimoniano le pagine di questo libro, in cui l'autrice racconta i primi tre anni trascorsi in aula, affrontati con la stessa dedizione riservata al lavoro di ricerca in laboratorio, ma soprattutto con lo stesso metodo e gli stessi principi, nella salda convinzione che "i valori scientifici dell'oggettività, oltre all'allenamento al pensiero critico, avrebbero reso migliore il mio apporto al paese come senatrice". Abituata al lavoro di squadra, Elena Cattaneo è affiancata da un gruppo di esperti con competenze in diversi ambiti, dal diritto parlamentare ai rapporti con le istituzioni e con gli istituti scientifici.
"La terra è tonda, la benzina è infiammabile, i vaccini non provocano l'autismo. La scienza ci dice che i vaccini sono sicuri e affidabili e che proteggono i bambini e l'intera società da pericolosissime malattie. Però se vi collegate a Internet trovate un gran numero di medici e personaggi vari che vi dicono l'esatto contrario e che vi vogliono fregare. I praticoni che affollano la rete non solo mettono in pericolo il vostro conto corrente, ma anche la salute vostra, dei vostri figli e dei figli degli altri." Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, spiega le inoppugnabili ragioni scientifiche che rendono vitale vaccinare i bambini. Lo fa con l'autorevolezza di un professore in camice bianco e con quella forza comunicativa che lo ha fatto conoscere sui social network, in televisione e sui giornali come il medico che "cura" le paure dei genitori di oggi sui presunti effetti collaterali dei vaccini. Alcuni di questi genitori, disorientati, tendono a non vaccinare i propri figli con la conseguenza che la popolazione infantile non coperta dalle vaccinazioni è in repentina crescita e sta raggiungendo il livello di guardia oltre il quale si rischiano concretamente focolai di epidemie. Il professor Burioni riporta la discussione sui vaccini su un piano oggettivo: la sua esperienza clinica e scientifica. Racconta chi ha compiuto questa scoperta medica, cosa accade al "lupo virus" quando sbatte contro un "gregge immune".
"Il mio nome è Fabro e di mio padre so solamente che era maniscalco e che non aveva un filo di fantasia." Così si apre l'epopea di Fabro, uomo semplice e forte, capace di rialzarsi e ricominciare nonostante i colpi che la vita non risparmia. Fabro nasce in una stalla ai piedi delle montagne un mattino di novembre del 1925 scaldato dal fieno e dal respiro di quattro mucche, perché "ci sono cose che, se sei povero, non cambiano mai". La sua infanzia trascorre serena tra i boschi e i picchi delle Dolomiti e alla scuola elementare incontra Rina, una bambina timida con un sorriso che solo lui sa accendere, un sorriso capace di scaldare gli inverni più freddi. La vita va avanti, dà e toglie, generosa e spietata, finché Fabro scopre la musica. Se ne stava nascosta in un vecchio armonium, nella chiesa di Tai di Cadore. La melodia che esce vibrando dallo strumento è il respiro del bosco, il vento che accarezza rami, e lo pervade d'incanto. Poi arriva la guerra e Fabro deve lasciare casa per andare in bottega a Cibiana, il mitfico paese delle chiavi. Qui viene iniziato a segreti di un mestiere antico e affascinante. La musica però non smette di aspettarlo. C'è un organo nella chiesa del paese che il parroco suona durante la messa. Una sera Fabro si siede sullo sgabello, guarda fuori dalla finestra e inizia a suonare, sono le sue montagne a suggerirgli la melodia, lui solamente le ascolta e le copia...
Pubblicato nel 1961 e premio Strega nello stesso anno, il romanzo ruota intorno alla figura del giovane napoletano Massimo De Luca, per molti aspetti trasparente alter ego dell'autore, ed ha come palcoscenico Napoli, la città "che ti ferisce a morte o t'addormenta", che si identifica con l'amore perduto d'una donna e coi miti d'una giovinezza troppo presto conclusa.
Mentre è in viaggio in Italia con il suo amante Vrónskij, Anna Karénina avvia quasi per caso una corrispondenza con Emma Bovary, una signora francese che abita in provincia. Per sfuggire alla monotonia della propria vita, Emma cerca rifugio nei piaceri della letteratura e quindi non esita a consigliare ad Anna di leggere "L'epistolario" di Abelardo ed Eloisa, che l'ha conquistata. Anche sulla spinta di questa comune passione, le due donne iniziano a scriversi con assiduità e a scambiarsi racconti, chiacchiere e considerazioni sulle rispettive esistenze, che in parte ricalcano la trama dei romanzi di cui sono protagoniste, in parte la reinterpretano o la reinventano. Mentre la corrispondenza tra Anna ed Emma si fa sempre più intima e disinibita, a una festa in casa Guermantes Anna incontra Charles Swann, che la introduce nei fascinosi ambienti di una Parigi a lei sconosciuta, l'accompagna al Père-Lachaise sulla tomba di Abelardo ed Eloisa, all'atelier di Degas, ai caffè degli impressionisti e soprattutto le presenta la sua amante, la cocotte Odette de Crécy. Nel frattempo, a Rouen, Emma incontra a teatro Rossella O'Hara e Rhett Butler: prigioniera delle sue passioni e ostinata nel desiderio di evadere dal meschino orizzonte borghese, progetta di partire per l'America con la sua nuova ed effervescente amica...
Il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro (16 marzo - 9 maggio 1978) sono molto più di una pagina sanguinosa e terribile della nostra storia; molto più di un sequestro e di un omicidio. La violenza delle Brigate rosse colpisce un simbolo, un uomo che aveva intrecciato la propria biografia con il percorso e le stagioni dell'Italia repubblicana, dall'impegno nell'Assemblea costituente fino alla crisi degli anni Settanta. Commissioni d'inchiesta, storici, magistrati, giornalisti hanno cercato di comprendere cosa fosse realmente successo in quelle tragiche giornate di quasi quarant'anni fa, tutti alla ricerca di tracce di una verità che finora è sempre stata accompagnata da molti punti interrogativi. Ma che cosa ha rappresentato quel tornante decisivo nella coscienza più profonda della società italiana? Dal primo giorno del sequestro, la famiglia Moro viene letteralmente sommersa da un fiume di lettere: pensieri, disegni, foto, preghiere, piccoli grandi gesti di vicinanza e solidarietà. Una corrispondenza spontanea e abbozzata che spesso non ha neppure un indirizzo corretto o un destinatario adeguato. Scrivono italiani e italiane di ogni età e condizione: bambini delle scuole elementari e pensionati, operai e intellettuali, detenuti e funzionari dello Stato, politici più o meno affermati, nonché associazioni, sindacati, partiti che intendono partecipare a un funerale collettivo, quello della Repubblica e delle sue basi fondanti.
È ancora possibile oggi, in un mondo dominato dal secolarismo e dalla cultura scientifica, pensare a una vita dopo la morte? Per rispondere a questo interrogativo, a cui nessuno può dirsi disinteressato, il cardinale Ruini sviluppa una riflessione a tutto campo, che mette a confronto storia e attualità, indagine razionale e fede religiosa, scoperte della tecnoscienza e aspirazioni profonde dell'animo umano, e offre una sobria ma toccante testimonianza personale: le esperienze vissute come sacerdote accanto a chi è giunto al traguardo della vita terrena e il modo in cui egli stesso, ormai anziano, sente e vive l'avvicinarsi dell'ultimo viaggio. Prima di affrontare il grande tema dell'esistenza di un aldilà, Ruini prende in esame quella certezza biologica, e insieme quell'enigma filosofico, che è la morte, il cui significato è profondamente cambiato nell'ultimo secolo: l'aumento della preoccupazione per la propria sorte, nei nuovi scenari aperti dal prolungamento dell'attesa di vita, è andato di pari passo con la decostruzione sociale e culturale della morte, ridotta oggi a semplice fatto naturale. Ultima versione di quel fenomeno antico quanto la specie umana che è la fuga dall'idea della propria fine. Nonostante la coscienza della morte e il desiderio di trascenderla attraverso una qualche forma di sopravvivenza siano caratteristiche primarie dell'uomo, costitutive della sua identità, è davvero arduo raggiungere la certezza razionale di una vita dopo la morte.
"Voi donne siete meglio di noi. Non pensiate che gli uomini non lo sappiano; lo sappiamo benissimo, e sono millenni che ci organizziamo per sottomettervi, spesso con il vostro aiuto. Ma quel tempo sta finendo. È finito. Comincia il tempo in cui le donne prenderanno il potere." Aldo Cazzullo racconta perché il nostro sarà il secolo del sorpasso della donna sull'uomo. I segni sono evidenti: a Berlino e a Londra governano due donne, una donna si affaccia per la prima volta sulla soglia della Casa Bianca. L'Italia resta un Paese maschilista; eppure sono donne la sindaca della capitale, la presidente della Camera, le direttrici delle principali carceri, l'astronauta più nota, la scienziata più importante. Ed è solo l'inizio. Le donne erediteranno la terra perché sono più dotate per affrontare l'epoca grandiosa e terribile che ci è data in sorte. Perché sanno sacrificarsi, guardare lontano, prendersi cura; ed è il momento di prendersi cura della terra e dell'uomo, che non sono immortali. L'autore evoca il genio femminile, attraverso figure del passato e del presente, storie di grandi artiste e di figlie che salvano i padri o ne custodiscono la memoria. Racconta le battaglie che le donne conducono nel mondo e in Italia contro le ingiustizie che ancora le penalizzano, contro il masochismo che ancora le mette l'una contro l'altra o le induce a innamorarsi della persona sbagliata.
"Sotto Tiberio" è una storia di crimini e inganni che racconta di un uomo chiamato Gesù Cristo. Nei recessi della biblioteca Vaticana viene ritrovato un codice antichissimo, scritto in un latino elegante; narra di un tristissimus hominum, il più tetro fra gli uomini - l'imperatore Tiberio - e di Jesvs, detto Gesù. L'autore che l'ha scritto, nel primo secolo, è Gaio Fulvio Falconio, mandato in esilio da Tiberio nella misera terra di Cesarea. Eppure in quella terra Falconio percepisce subito un'aspettativa diffusa nell'aria, la promessa di una salvezza finale, sancita dal Libro sacro dei Giudei, dopo "un'eternità passata nell'attesa, nel lamento e nel pianto". Tutta una bugia, pensa l'aristocratico romano, ma che potrebbe essere raccolta e rilanciata: con parole nuove, come proprio lui aveva già fatto a Roma con l'imperatore, dando preziosi consigli, scrivendo discorsi costruiti con maestose parole, creando l'illusione di un nuovo dio. Perché non farlo anche qui in Giudea, creare un nuovo profeta e liberarsi di Roma? E per avidità naturalmente, per mungere le nascoste ricchezze di quel deserto. Ed ecco che davanti a lui - tra tutti i malridotti messia possibili, numerosi come mosche - si fa avanti uno strano accattone con gli occhi luminosi. Sono Gesù, dice, "nato dalla sporcizia, figlio del nulla". Insieme faremo miracoli, miracoli per denaro.