Tra i più bei racconti lunghi di Conrad, tra i più sottilmente inquietanti e misteriosi pur nella lineare semplicità della vicenda, "La linea d'ombra" riassume nella breve esperienza di un ufficiale di marina al suo primo comando una intera esistenza. Prigioniero di una bonaccia che costringe la sua nave all'immobilità assoluta, circondato da un equipaggio i cui membri cadono progressivamente vittime della febbre gialla, senza alcuna possibilità di chiedere e ottenere aiuto, il protagonista conosce, nel breve arco di tempo di un viaggio che diviene simbolo della vita, le miserie e le grandezze della condizione umana. Messo a confronto con la sofferenza, la follia, le insondabili forze della natura, oltrepasserà infine "la linea d'ombra", quel confine elusivo, a tratti inafferrabile, che segna il passaggio dalla giovinezza all'età matura. Con un saggio di Italo Calvino. Introduzione di Ian Watt.
Pubblicato con grande successo nel 1889, "Il Piacere" è il primo romanzo di Gabriele d'Annunzio. Le esperienze biografiche del giovane scrittore nella Roma elegante e mondana di fine secolo confluiscono qui nel personaggio di Andrea Sperelli, giovane artista e raffinato esteta. I suoi complicati amori e il suo tentativo di "fare la propria vita come si fa un'opera d'arte" si vengono però a scontrare con un mondo che, malato di edonismo, sta morendo soffocato "nel grigio diluvio democratico odierno" che alla bellezza sostituisce il profitto. L'amara e sterile ricerca del piacere del protagonista è dunque emblematica di una crisi di valori di ben più vasta portata, quella dell'intera società aristocratica ottocentesca.
"Memorie dal sottosuolo", uscito a puntate a partire dal 1864, costituisce una tappa centrale nella vicenda artistica e spirituale di Fëdor Dostoevskij. In forma di monologo-confessione, è la storia della fallita redenzione di una prostituta e, nello stesso tempo, la tormentata indagine sull'inconscio, il "sottosuolo", e sull'impossibilità di capire a fondo se stessi e gli altri. L'io narrante è uno dei cosiddetti "uomini superflui", uno che si limita a prendere atto dell'immensa ricchezza nascosta nel proprio intimo e non trae alcuna conseguenza pratica, soffrendo acutamente, al tempo stesso, del proprio fallimento. È la prima incarnazione di quel tipico personaggio di ribelle non riconducibile ad alcuna fazione, di individuo smarrito tra l'angosciosa ricerca della verità e un'incolmabile distanza dalla realtà, che sarà protagonista dei grandi romanzi di Dostoevskij.
Al suo primo apparire, nel 1774, "I dolori del giovane Werther" conobbe un successo senza precedenti: romanzi ispirati a Werther, abiti modellati su quelli indossati da Werther, profumi intitolati a Werther invasero in breve tempo l'Europa. Nel 1787 Goethe ne pubblicò una seconda stesura, destinata a diventare un classico della letteratura mondiale, quella che viene ripresentata qui nella traduzione, anch'essa ormai "classica", di Giuseppe Antonio Borgese. Primo grande testo del romanticismo, questo romanzo conserva un fascino profondo, un'inconfondibile originalità nel modo in cui la prosa si adegua ai successivi stati emotivi del personaggio, ora rapito nell'osservare la bellezza di un frammento di natura, ora rinchiuso in se stesso mentre nel suo cuore si agitano tempestose passioni. Con un saggio di Thomas Mann. Introduzione di Roberto Fertonani.
Messa per la prima volta in scena a Venezia nel 1753, "La locandiera" piacque subito molto, anche se forse non riuscì ad affascinare del tutto il pubblico del tempo. Originale, spiazzante, giocata su una storia d'amore che non si sviluppa secondo gli schemi consueti, ma li rovescia in un gioco di imprevisti, "La locandiera" era probabilmente troppo "moderna", troppo audace per la sua epoca. Più che una vicenda sentimentale, il commediografo veneziano aveva infatti scritto una storia sull'egoismo e sulla forza di carattere, magnificamente rappresentati nella seducente e sicura Mirandolina, civetta e donna d'affari, indimenticabile esempio di un eterno femminino davanti al quale devono crollare tutte le difese degli uomini, anche e soprattutto di quelli che fanno sfoggio di un'esasperata misoginia. Con uno scritto di Giorgio Strehler.
Un capitolo della storia morale d'Irlanda: secondo la definizione di Joyce, "Gente di Dublino" (1914) è la spietata e nichilista radiografia di una città, del suo ambiente e dei suoi abitanti in quindici racconti brevi, quindici schizzi esistenziali che hanno per protagonisti i "reietti dal banchetto della vita". Storie in equilibrio fra elemento realistico e simbolico, che mescolano angoscia e disperazione. Epifanie, rivelazioni di una verità tragica, ma anche comica, che hanno odore "di cenere, di erbe macerate e di immondizia". Un libro che Joyce ha rigorosamente architettato sullo schema che sarà proprio di tutte le sue opere maggiori, da "Ulisse" a "Finnegans Wake": la vita dell'uomo, dell'intera umanità.
Franz Kafka aveva disposto che alla propria morte la maggior parte dei suoi scritti venisse distrutta, salvando solo pochi testi. Da "La metamorfosi" a "Nella colonia penale", questo volume raccoglie i più significativi fra quelli selezionati per la pubblicazione. Racconti celebri e celebrati, che mettono in luce la complessa poetica dello scrittore praghese: il senso dell'ambiguità, lo spiazzamento, la continua ricerca dell'allegoria e della metafora usate in tutta la loro enigmaticità e ambivalenza. Specchio di una personalità tormentata, con il loro stile limpido e disadorno questi racconti sono un ritratto efficace dell'uomo del nostro tempo, sperduto viandante oppresso da un potere inspiegabile e irraggiungibile, e rappresentano una pietra miliare della letteratura novecentesca.
Composto intorno alla metà del I secolo a.C, il poema "De Rerum Natura" espone gli ideali dell'epicureismo in versi di rara potenza e bellezza. Rifacendosi infatti alla tradizione epica e arcaizzante di Ennio, ma senza dimenticare la lezione di nitore espositivo della poesia didascalica alessandrina, Lucrezio compone un grandioso poema nel quale l'elemento letterario e quello dottrinale sono inscindibili. Come gli antichi poeti-filosofi Empedocle e Parmenide, e animato dallo stesso entusiasmo missionario, Lucrezio si fa scienziato, profeta, maestro di verità. Scopo della sua opera è privare l'uomo delle illusioni sulla religione, sull'anima, sul mondo, per porlo di fronte alla danza eterna degli atomi, allo spettacolo sublime e terribile, ma anche liberatorio, della verità ultima della Natura. Introduzione di Emanuele Narducci.
Profondo, perfino inquietante, estremamente "vero": "Il Principe" di Machiavelli, scritto nel 1513, è un capolavoro del pensiero e della letteratura, un testo classico da leggere, rileggere, gustare nella sua prosa rapinosa e avvincente. Le rivoluzionarie intuizioni di Machiavelli, rimaste attraverso i secoli di provocante attualità, sono tese soprattutto a mettere in luce l'indipendenza delle categorie dell'utile e del pratico rispetto a quelle etiche e religiose. Su questa indispensabile premessa si basa il ritratto del Principe, individuo virtuoso, creatore assoluto dello Stato inteso come compiuta costruzione "artistica": un uomo nuovo che, con il suo individualistico sforzo creativo, attua la sintesi di virtù e fortuna, un profeta armato capace di realizzare il controllo razionale del progetto e della prassi politica, ponendosi come antitesi alla forza devastatrice del Caso. Introduzione di Vittore Branca. Commento di Tommaso Albarani.
"L'Odissea" è l'opera che più ha influito sulla psicologia e sulla letteratura europee: senza il racconto omerico Cervantes, Defoe, Stevenson, Kafka, Joyce non avrebbero scritto i loro capolavori. È il poema epico al quale l'Occidente ha affidato il senso più profondo della ricerca, del viaggio, della fantasia, del sogno, della lucidità, dell'ironia, della maschera, dell'infinita capacità di metamorfosi: esso riveste una posizione preminente e un'importanza senza eguali nella formazione dell'identità occidentale. Il testo di Omero viene qui presentato nella traduzione di G. Aurelio Privitera, estremamente fedele alla lettera, al tono, alla lentezza e alle improvvise concentrazioni dello stile di Omero. Introduzione di Alfred Heubeck. Indici a cura di Donato Loscalzo.