Tutto comincia con "Delitto e castigo", un romanzo che Paolo Nori legge da ragazzo: è una iniziazione e, al contempo, un'avventura. La scoperta è a suo modo violenta: quel romanzo, pubblicato centododici anni prima, a tremila chilometri di distanza, apre una ferita che non smette di sanguinare. "Sanguino ancora. Perché?" si chiede Paolo Nori, e la sua è una risposta altrettanto sanguinosa, anzi è un romanzo che racconta di un uomo che non ha mai smesso di trovarsi tanto spaesato quanto spietatamente esposto al suo tempo. Se da una parte Nori ricostruisce gli eventi capitali della vita di Fëdor M. Dostoevskij, dall'altra lascia emergere ciò che di sé, quasi fraternamente, Dostoevskij gli lascia raccontare. Perché di questa prossimità è fatta la convivenza con lo scrittore che più di ogni altro ci chiede di bruciare la distanza fra la nostra e la sua esperienza di esistere. Ingegnere senza vocazione, genio precoce della letteratura, nuovo Gogol', aspirante rivoluzionario, condannato a morte, confinato in Siberia, cittadino perplesso della "città più astratta e premeditata del globo terracqueo", giocatore incapace e disperato, marito innamorato, padre incredulo ("Abbiate dei figli! Non c'è al mondo felicità più grande", è lui che lo scrive), goffo, calvo, un po' gobbo, vecchio fin da quando è giovane, uomo malato, confuso, contraddittorio, disperato, ridicolo, così simile a noi. Quanto ci chiama, sembra chiedere Paolo Nori, quanto ci chiama a sentire la sua disarmante prossimità, il suo essere ferocemente solo, la sua smagliante unicità? Quanto ci chiama a riconoscere dove la sua ferita continua a sanguinare?
La solidarietà femminile può essere una straordinaria forza trainante, una complice ideale del talento e una spinta verso i vertici della professione. Ma la rivalità, unita a una buona dose di narcisismo, può cambiare il corso della Storia. Questo raccontano le vite di dieci donne straordinarie che, tra la fine dell'Ottocento e la metà del Novecento, si sono confrontate in segreto o a viso aperto e, per affermarsi, non solo hanno sfidato le norme sociali, ma si sono combattute l'un l'altra, lasciando un segno indelebile nell'industria, nella moda, nello spettacolo e nel giornalismo. Avversarie? Nemiche? Nei loro rispettivi campi assolutamente sì. Dal palcoscenico dei più prestigiosi teatri del mondo l'eterea Eleonora Duse e la «divina» Sarah Bernhardt, alimentate dalla critica e dal pubblico che esaltano ora la dolcezza misteriosa dell'una, ora l'incomparabile capacità dell'altra di «essere» le eroine che interpreta, vivono per anni un antagonismo che al loro primo incontro sfocia in una vera e propria collisione. Sulle passerelle internazionali, la contesa fra il rigore formale di Coco Chanel e le mise sgargianti di Elsa Schiaparelli le vede creatrici di quello stile unico e rivoluzionario che ha plasmato la donna del Novecento. A colpi di rossetti e creme si gioca invece la sfida tra Helena Rubinstein ed Elizabeth Arden, imprenditrici geniali, pioniere di una bellezza egualitaria, nonché protagoniste di una delle più grandi faide imprenditoriali del Ventesimo secolo. Volano battute al vetriolo - la parola è la loro arma migliore - fra Hedda Hopper e Louella Parsons, fino alla fine degli anni Cinquanta regine del gossip che dettano legge a Hollywood quando in America le donne sono ancora considerate cittadine di serie B. Nemmeno le sorelle Joan Fontaine e Olivia de Havilland sfuggono alle loro penne avvelenate, soprattutto quando l'antico odio che le unisce-separa diviene di dominio pubblico in occasione della cerimonia in cui si contendono l'Oscar nel 1942. Con eleganza e ironia, ma senza nascondere un sentimento di autentica partecipazione, Paola Calvetti intreccia le biografie di queste cinque coppie di pioniere che, grazie alla caparbietà e a uno strepitoso intuito visionario, hanno trasformato la rivalità in uno stimolo al successo, diventando fonti d'ispirazione per le donne di tutto il mondo. E come in un gioco di specchi, seguendo il filo che lega le loro vite, ci racconta un'epoca in cui il genio femminile era osteggiato, deriso o guardato con sospetto. Ma trionfò comunque.
Per il detective Winston Garano quella chiamata è una vera sorpresa. Sta frequentando un corso di specializzazione alla National Forensic Academy quando il procuratore distrettuale, l'affascinante Monique Lamont, lo convoca d'urgenza per uno strano incarico. Deve indagare su un omicidio avvenuto vent'anni prima nel Tennessee di cui non è mai stato scoperto il colpevole. Tutto ruota intorno a un nuovo progetto investigativo, "A rischio", che utilizza le tecniche più recenti di trattamento del DNA a scopi di indagine criminale. Ma nella mente del detective Garano qualcosa non quadra: perché è stato scelto proprio lui? Perché indagare su un omicidio avvenuto in un altro Stato e per di più così lontano nel tempo? È noto che Monique Lamont mira al posto di governatore del Massachusetts, ma come può la soluzione di questo caso favorire le sue aspirazioni politiche? Quello che all'apparenza sembrava solo un vecchio caso da risolvere sfruttando le moderne tecnologie scientifiche, si rivela un mostro dalle molte teste, una complessa trama di poteri, dai risvolti inimmaginabili, in cui il detective Garano, e non solo lui, rischia di rimanere tragicamente coinvolto.
Inizia con questo secondo Meridiano l'esplorazione del pensiero e della scrittura mistica cristiana di epoca tardomedievale e moderna. Nelle tre sezioni che compongono il volume viene offerta al lettore una cospicua scelta di testi di area renana, fiamminga e tedesca, di area francese e di area italiana, disposti a comporre un arco cronologico che copre oltre otto secoli: dal "Cantico dei cantici" di Sankt Trudperter a Meister Eckhart, ai testi del poeta Rainer Maria Rilke e di Edith Stein; da Marguerite Porete alle splendide e tormentate scritture di Marie de la Trinité passando per il catechismo spirituale dei gesuiti del XVII secolo; da Marsilio Ficino e Giordano Bruno a Padre Pio da Pietrelcina. L'introduzione storico-interpretativa delle diverse sezioni, il profilo degli autori e il commento puntuale ai singoli testi sono stati affidati a una équipe internazionale di studiosi coordinata da Francesco Zambon e composta da Michela Catto, Victoria Cirlot, Guido Mongini, Benedetta Papasogli e Amador Vega.
Scritto nel 1932, "Il mondo nuovo" è ambientato in un immaginario Stato totalitario del futuro, nel quale ogni aspetto della vita viene pianificato in nome del razionalismo produttivistico e tutto è sacrificabile a un malinteso mito del progresso. Il culto di Ford domina la società mentre i cittadini, concepiti e prodotti industrialmente in provetta, non sono oppressi da fame, guerra, malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. In cambio del benessere fisico, però, devono rinunciare a ogni emozione, a ogni sentimento, a ogni manifestazione della propria individualità. Produrre, consumare. E, soprattutto, non amare. Un libro visionario, dall'inesausta forza profetica, sul destino dell'umanità. E sulla forza di cambiarlo. Al romanzo, qui per la prima volta accompagnato dalla fondamentale Prefazione che lo stesso autore scrisse nel 1946, segue la raccolta di saggi "Ritorno al mondo nuovo" (1958) nella quale Huxley tornò a esaminare le proprie intuizioni alla luce degli avvenimenti dei decenni centrali del Novecento.
Andrea Marcolongo ha scelto le sue personali 99 parole. E di ognuna di esse, con eleganza e leggerezza e al tempo stesso infinita cura, ricostruisce il viaggio. Ma come ci si prende cura delle parole? Innanzitutto riappropriandoci della storia, seguendo il viaggio che un termine ha percorso per arrivare fino a noi. Tutt'altro che sterile e fine a se stessa è dunque l'arte di ricostruire le etimologie. È lente per mettere a fuoco chi siamo stati, chi siamo. E chi vogliamo essere.
Tra il 1940 e il 1945 l'Italia subisce pesanti bombardamenti alleati. Le vittime civili sono almeno 70.000, probabilmente molte di più. Eppure la pioggia di bombe che ha flagellato il Paese, da Sud a Nord, è andata incontro a una sorta di rimozione collettiva. Questo libro - qui presentato in una edizione completamente rivista, aggiornata e arricchita di dati - narra la storia della guerra aerea sulla Penisola accompagnando l'analisi della strategia, della tattica, delle finalità e delle premesse ideologiche dei bombardamenti con il racconto della vita sotto i lanci, attraverso testimonianze di prima mano. Accuratissimo nella ricostruzione dei fatti, "L'Italia bombardata" è anche un vibrante romanzo della memoria, un punto di riferimento nella storiografia sulla Seconda guerra mondiale in Italia.
L'entusiasmante viaggio nel magico mondo di Narnia governato dal leone Aslan, popolato di animali parlanti, centauri, gnomi e streghe malefiche impegnati nell'eterna lotta tra il bene e il male. Riuniti in un unico volume i sette romanzi della saga che trascende il genere fantasy, ormai riconosciuta tra i classici della letteratura. "Il nipote del mago", "Il leone, la strega e l'armadio", "Il cavallo e il ragazzo", "Il principe Caspian", "Il viaggio del veliero", "La sedia d'argento", "L'ultima battaglia". Età di lettura: da 11 anni.
Quanto di quel che abbiamo vissuto da bambini ci rimane attaccato alla pelle? Ci si può salvare dal male che abbiamo respirato crescendo? Rosa è nata nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari, un affollarsi di case bianche solcate da vichi stretti che corrono verso il mare, un posto dove la violenza "ti veniva cucita addosso non appena venivi al mondo". E a insegnarla a lei e ai suoi fratelli è stato il padre, soprannominato da tutti Faccia d'angelo per la finezza dei lineamenti, il portamento elegante e i denti bianchissimi; tanto quanto nera - " 'gniera gniera' come un pozzo profondo" - aveva l'anima. Faccia d'angelo ha riversato sui figli e soprattutto sulla moglie - una donna orgogliosa ma fragilissima, consumata dall'amore e dal desiderio che la tenevano legata a lui - la sua furia cieca, l'altalena dei suoi umori, tutte le sue menzogne e tradimenti. Ma Rosa è convinta di essersi salvata: ha incontrato Marco, ha creduto di riconoscere in lui un profugo come lei, è fuggita a Roma con lui, ha persino storpiato il proprio nome. Oggi, però, mentre il suo matrimonio sta naufragando, riceve la telefonata più difficile, quella davanti alla quale non può più sottrarsi alla memoria. Ed è costretta ad affrontare il viaggio a ritroso, verso la sua terra e la sua adolescenza, alla ricerca delle radici dell'odio per il padre ma anche di quelle del desiderio, scoperto attraverso l'amicizia proibita con una prostituta e l'attrazione segreta per un uomo più grande. E, ancora, alla ricerca del coraggio per liberarsi finalmente da un'eredità oscura e difficilissima da estirpare. Rosa Ventrella ha scritto un romanzo coraggioso, animato dalla volontà di smascherare la violenza che affonda le sue radici, dure e nodose come quelle degli olivi, nella storia di tante famiglie. Ma, con la sua lingua capace di dolcezza e ferocia, ha saputo mettere in scena a ogni pagina l'istinto vitale, la capacità di perdonare e rinascere.
Alla soglia dei cinquant'anni Martin Berg vive un periodo di profondo smarrimento. È il proprietario e l'editore di una piccola casa editrice indipendente di Göteborg, che sta soffrendo la crisi dell'industria del libro. Diversi anni prima, la moglie di Martin, Cecilia, è sparita all'improvviso dalla vita sua e dei loro figli, senza lasciare alcuna traccia e creando un vuoto enorme. Ora, raggiunta la mezza età e guardandosi indietro, Martin comincia a fare un bilancio. Riflettendo sulla sua vita e sulle scelte del passato, sulle possibilità mancate e su cosa avrebbe potuto essere, si immerge nei ricordi e racconta la Svezia degli anni Settanta e Ottanta, rivivendo i periodi di angoscia adolescenziale, le intense amicizie, le relazioni perse e ritrovate. Ripercorre la stretta amicizia con lo straordinario artista Gustav Becker, l'amore appassionato per la moglie scomparsa, i due figli e, non per ultimo, il manoscritto incompleto che sta scrivendo da sempre e che sembra farsi beffe di lui e dei suoi sogni giovanili. Contemporaneamente Rakel, la figlia ventenne di Martin e Cecilia, si sente fuori posto e irrequieta in una Göteborg che le va stretta. La città si sta preparando per una retrospettiva dell'opera del celebre pittore Gustav Becker e, ovunque la ragazza si giri, vede l'immagine di sua madre, l'enigmatica Cecilia, la musa del geniale artista, riprodotta sui poster della mostra. Rakel vuole capire che cosa sia realmente successo e si rivolge ai vecchi amici della donna cercando risposte. Quando trova un possibile indizio del destino di Cecilia in un manoscritto, il suo mondo cambia per sempre. "La famiglia Berg" è una saga nata dalla penna di una nuova stella della narrativa svedese, un romanzo europeo che attraversa due generazioni, ricco di personaggi i cui percorsi si intrecciano in tempi diversi nella Göteborg di oggi e di ieri, nel mondo dell'arte e dell'editoria. Leggerlo è come entrare in un grande edificio disposto su piani differenti, con una miriade di stanze e porte da aprire e dove sbirciare, un piccolo mondo che non smette mai di incantare.